Il Coro Polifonico di Ivrea

 

Ne1 1958 nasceva il primo nucleo di quello che è oggi il Coro Polifonico di Ivrea.

Si trattava di un gruppo di ragazze che un giovane prete, e già così bravo musicista da essere l'organista della Cattedrale, aveva radunato per cantare sotto l'egida della FARI (Federazione Attività Ricreative Italiane). Ma poco dopo, quel giovane prete, don Antonio Nigra, sentiva la necessità di lavorare con una formazione completa, a quattro voci miste e così nacque il Coro Polifonico «Pier Luigi da Palestrina».

Poco per volta, ma abbastanza celermente, il gruppo vocale andava cimentandosi con partiture sempre più impegnative e si esibiva sempre meno timidamente in serate e concerti.

La qualità della formazione e la professionalità del maestro fecero sì che, prima ancora di compiere i dieci anni di vita, il Coro avesse già partecipato con buon successo al Concorso Internazionale Guido d' Arezzo e inciso il primo disco.
E la preparazione era tale che non solo spingeva ad affrontare compiti così impegnativi, ma portava ad estendere la ricerca vocale verso mezzi espressivi inconsueti per le altre tradizionali corali: ciò significò la «scoperta» di quel genere afromericano, allora in Italia poco conosciuto e per nulla coltivato, costituito dai canti Negro Spirituals.

Senza mai abbandonare la polifonia classica, il Coro Polifonico di Ivrea si impossessò a fondo dello spirito e della prassi esecutiva di questi canti spirituali e ne continua a dare, in tutte le occasioni di esecuzione, prove ed interpretazioni convincenti e trascinanti.

Ma perché questa specializzazione,perché proprio gli spirituals che, almeno apparentemente, sono così distanti dalla nostra musica europea sia colta sia popolare?

Ecco la risposta di don Nigra:

La musica quando è bella non ha confini, quella degli «spirituals» lo è per la sua carica vibrante, per le sue armonie e ritmi molto moderni. Non bisogna poi dimenticare l'importanza dei testi che fanno tutt'uno con la musica e sono, anche se malinconici e tristi, mai disperati, anzi indicano sempre motivi di speranza.

Ecco, questa speranza, di cui abbiamo bisogno in particolare in questi nostri tempi travagliati, fa sì che gli «spirituals» siano nella condizione di superare qualsiasi limite di spazio e di tempo. In altri termini, considerandoli unitariamente nella componente musicale e nel testo mai banale, sono attualissimi sia come messaggio artistico sia come contenuto sociale e morale.

(Sergio Giolito)