Appennese

Canta’ all’appennese .....

Oggi con il senno la maturazione e l’esperienza di qualche decennio in più posso sostenere che questa è l’espressione più originale ed unica delle passioni e della poesia che e’ sbocciata nella nostra gente.

Per un dialetto come il nostro che praticamente non conosce raffinatezze ed ingentilimenti di espressione, trovare traccia di vene poetiche autoctone è di per sé una notizia. Vi basti considerare che espressioni come “ ti prego” , “ mi faccia la cortesia” , “ abbiate pazienza “ sono praticamente quasi intraducibili per un dialetto stretto. Una persona che per esempio abbia piacere di ricevere una vostra visita vi dirà: “ Veniteme a tròva … “ . “ Ti prego” , “ mi faccia la cortesia” ….. Non ve lo dirà mai ( almeno se parla marcellinaro). Però non vi dice “ Veniteme a trovà … “ perché quell’accento forte alla fine della frase potrebbe essere confuso con un ordine…. Semplicemente spostando quell’accento sottintende tutte le frasi di rito come : “ ti prego” , “ mi faccia la cortesia” , “ abbiate la compiacenza “.

Anzi il più delle volte, se qualcuno è costretto a farvi un complimento, sente il dovere di correggerlo subito con qualche imprecazione. Ad esempio “ quantu sci bella che te pozza dà ‘n tonitu !” Un’altra caratteristica del nostro dialetto è che le parole sono spesso tronche e smozzicate ed il diverso significato è spesso legato all’apertura o chiusura di pronuncia delle vocali. E’ molto fonetico (si dice così ?) Non credo che la tradizione poetica dell’appennese vada al di là del territorio del Parco . Penso che già a Palombara il canto all’Appennese sia completamente sconosciuto.

Se lo dovessi descrivere ad un estraneo, gli direi di immaginare la gente di qualche decennio fa (senza telefoni... e tantomeno cellulari) che quando dovevano comunicare con qualcuno raggiungibile vocalmente, si mettevano su un rialzo, una sporgenza, un balcone e ... vai di corde vocali !!! I nostri pastori e contadini spesso coordinavano i movimenti di greggi o fissavano appuntamenti con questo mezzo. La voce era una grande risorsa... ecco, dovete immaginare chi canta all'appennese nell'atto di impostare la voce per farla giungere lontano...

Nela trascrizione in musica che ho cercato di ampliare in occasione del centenario, oltre a puntualizzare meglio le due voci, ho aggiunto proprio un elemento di questo tipo: un richiamo tipico  da eseguire contestualmente. In questa fatica mi sono anche reso conto che la maggiore difficoltà per rendere bene questi suoni è proprio un elemento che forse non siamo più abituati a percepire... il suono del SILENZIO.

CHI VOLESSE RENDERE FEDELMENTE L'ATMOSFERA MUSICALE DELL'APPENNESE SARA' BENE CHE RIVOLGA TUTTA LA SUA MAESTRIA ALL'EFFETTO ECO ED ALLA GIUSTA VALORIZZAZIONE DELLE PAUSE E DEI SILENZI.


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