Antologia Meridiana


Tempo Secondo Tempo

Il tempo, la meridiana. E’ inutile, non posso avere, o derivare, un’idea sillogica di tempo. Il tempo è come la morte, una non-idea, un non-concetto: e come tutti i negativi vive di luce riflessa, e più smagliante. E’ in tutti i discorsi, le espressioni, le gestualità, i saluti ed i conati: è in ogni singolo momento pur non essendo. E’ il parametro dell’autoproduttività, ma primordiale - è il parametro primordiale della produttività esistenziale, e perciò necessariamente stonato.

Il tempo è la morte che è la vita.

Il mio,  il nostro tempo,  il tempo soggettivo è finito da un pezzo - ne ho parlato a lungo come di un cugino acquisito che prima o poi avrei conosciuto: non pensavo sarei arrivato a farne il conto, tanto meno a farci i conti. Il tempo di ognuno è un tempo sbagliato, irreparabile: il tempo è una sottolineatura in rosso sotto una parola non scritta - riverbera perché assente.

La meridiana è un volante ancestrale, di luce e di ombre, lungo una strada di milioni ciotoli umani. Come tutte le entità che angosciano e misurano e centellinano, il tempo è un marchio registrato dall’umanità, copy right esclusivo con diritto di seguito.

Il tempo è la voglia di se stesso, il tempo appartiene e disereda.

Uno sguardo senza tempo è il sublime; una musica senza tempo è il divino o lo strazio - il tempo connette e disconnette, anche in fasi di connessioni planetarie. Il tempo è il tempio della coordinazione millenaria delle specie: la meridiana è una trama perfetta di piani inclinati in un sistema-solare eppure offuscato dall’oscurità dei propri moti.

Il tempo è la relatività e la contingenza, pervase nell’ovunque.

Gestire, spendere, guadagnare, possedere: tempo, oggetto di attività transitive, di transiti attivi - oggetto paradossale perche non-oggetto; ci si relaziona, si ambisce a manipolare un sostantivo che non ha rimandi. Eppure ‘non avere tempo’ continua  a richiamare l’idea di privazione.

La meridiana è un ingranaggio declinato al gerundio, il tempo in corsa che si guarda guizzare in un altrove inesistente.

        

Francesco Vitali