Editoriali

Una morte civica - Contro la corruzione e la latitanza delle sensibilità

E’ come se la palude riaffiorasse. Non direttamente sotto i nostri piedi, no. Facilmente potremmo ideare stratagemmi per metterci in salvo. Ribolle invece, sotto il piedritto sul quale abbiamo posto, in bella vista, il busto delle nostre esistenze. Eccole lì, le nostre riprovevoli vite. All’improvviso rese instabili, sobbalzano paurosamente sotto la spinta del fango diluviano, che sprizza nero e vischioso, spinto dalla incontrollabile potenza della storia, dalle fessure, dalle inevitabili e invisibili crepe che il tempo non potrà che allargare. Non c’è scampo al riaffermarsi dell’inquietudine della palude? Secondo cicli storici concentrici, anche nei confusi settanta/ottanta, cercando di vincere una criminale introspezione, una intera generazione cercava di ritrovarsi, provava a darsi una fisionomia, attraverso la musica, il teatro, la poesia, la politica, il sesso, la droga, l’alcool, il cibo. A tratti il percorso appariva piano, diritto. Invece si trascorreva il tempo da un corridoio ad un altro, in un inestricabile labirinto di incertezze ideologiche. Tutto, in realtà, non fa che giacere nelle polvere ed è su di essa che noi costruiamo esperienze, che poi accumuliamo con enfasi. Polvere sopra polvere. Si sperimentavano nuove sonorità durante percussivi pomeriggi stonati, convinti di tutto e di niente. La direzione da prendere? O capitano, o mio capitano, per di qua! O di là? Ma l’orizzonte futuribile cambiava di continuo, sconvolto da raffiche mitologiche; elucubrazioni e ripensamenti erano il gioco preferito, valido in ogni circostanza, aggregabile in sempre nuovi formati, nuovi contenuti. Le amicizie sembravano moltiplicarsi, invece venivano e se ne andavano, perpetuando l’incertezza. Sembrava potesse accadere di tutto, perduti nella propria provincialità più che nella nebbia padana. ( Polvere sopra polvere ).Inconsapevoli ma consenzienti. Tutti persi in una voragine di parole, alle quali non seguivano quasi mai proporzionate azioni. La sproporzione era una regola, a volte eccedendo nella efferatezza ( da chi hanno imparato qualcosa i nuovi giovani? ). In piccolissima misura qualcosa di buono, di concretamente buono ( e nulla a che vedere con il buonismo o la pratica cristiana! ). Qualcosa di tangibile, anche se non duraturo, veniva a dar corpo a quella che altrimenti sarebbe stata una vuota affermazione di sé. Le scelte, quasi sempre rocambolesche, erano indotte dalla corrente che sempre più impetuosa travolgeva corsi e ricorsi. ( Altra polvere ). Intanto la cosa pubblica passava da una mano all’altra; tutte eminentemente pulite, tutte capaci di insozzare invariabilmente ciò che toccavano, tutte dedite con proverbiale continuità a stringersi l’una con l’altra e a serrarsi insieme per strozzare il territorio, lasciandolo agonizzante in un immobilismo soprattutto culturale. Ma ora è diverso. Ci è sembrato, da un paio di anni a questa parte, di avere voglia di fare un poco di pulizia, coscienziosamente a partire da noi stessi. Di far la polvere, spazzando un po’ in giro con la ramazza. No, no, non si allude a nessuna arma, restiamo contrari ad ogni forma di violenza, ma con le parole ( ancora ), con il pensiero, con la comunicazione. Allora, ci siamo detti in uno dei tanti momenti di ritrovo, si può cominciare anche da una piccola rivista in provincia. Non per allargarsi in seguito, no. Ma per contribuire a mettere meglio a fuoco questa piccola realtà cremasca che poi è grande, ed è simile a quella delle altre provincie, sia del nord che del sud d’Italia, tutte attraversate e abitate da nuove etnie.Questa volta, ancora una volta e sempre di più si tratta dell'Umanità, quasi sempre dolente, nonostante il lavaggio del cervello pubblitelevisivo, finanziario e capitalistico. Come dite? Cosa già dette? Cose già sentite? Si, è vero. Forse è bene ripeterle però, dal momento che le piccole imprese scompaiono, gli artigiani ed i proprietari di piccoli esercizi commerciali chiudono l'attività e noi tutti continuiamo a restare senza un teatro, con un solo cinematografo e una programmazione culturale e di promozione turistica pressoché nulla. Si è sempre data priorità ai valori sbagliati, secondo il nostro parere, e ora se ne pagano le conseguenze; l’indifferenza cresce, così pure l’insofferenza e anche l’intolleranza e chissà quante altre malattie dell’animo, conosciute e sconosciute, sono liberate e pronte ad aggredire masse sempre più vaste di persone di ogni ceto, età, sesso e religione. Facciamo poesia allora! Semplicemente. E portiamola in piazza. E’ la sola voce che possa cantare con una forza diversa, ancora inaudita dalla maggioranza.

(Millosevich)