Editoriali

La felicità possibile

Correnti, prima di essere questo foglio, la nostravostra rivista di poetica, sono stati un paio di giorni di sole, l’anno scorso. Era poesia a strappo, in piazza; non abbiamo fatto altro che leggere poesia, parlare e sorridere, distribuire tante e tante copie di Risemina, la prima antologia dell’edizione ’95. Correnti ora è anche il titolo della nuova antologia. E’ il nome che abbiamo dato al circolo poetico.Correnti è un futuro nel quale gli impegni si moltiplicheranno, come si sono moltiplicati durante l’anno appena trascorso ( il nostro anno poetico trascorre da settembre a settembre ). Come, del resto, era nostro desiderio, nostra profonda necessità, direi urgenza. Poesia a strappo l’abbiamo realizzata anche in altri centri, a Pandino e Lodi. La rivista, con la periodicità trimestrale che vorremmo mantenere, andrà ad intervallarsi o a coincidere con le prossime edizioni di poesia a strappo, che vorremmo fossero ospitate anche da altri nuovi centri, vicini e lontani. E poi chissà! I progetti si concretizzano dunque. E’ possibile realizzare qualche cosa di nostrovostro, dunque. Possiamo finalmente immaginare di descrivere, di tentare, un percorso di cultura che abbia una validità, non soltanto per noivoi. Un progetto che abbia la funzione di essere stimolo che conduca alla creatività, che costituisca un esempio. Non per tutti, ovviamente. Ma per molti. Chi vuol scrivere, scriva. Chi desidera fare teatro, lo faccia, magari in un cortile. Chi ha voglia di trasmettere ad altri proprie esperienze, trovi i canali per farlo. Anche in Internet, va bene. Meglio sarebbe incontrarsi, dopo, fare in modo di stringersi la mano, parlando da voce a voce. Sarebbe meglio. O ancora chi dipinge o crea sculture, chieda permesso e le metta in strada, in piazza. Le mostri. Chiunque siate e qualunque cosa creativa vogliate fare, fatela. Lasciate stare gli sponsor, gli assessori, le banche. Troverete sempre qualcuno disposto a condividere il vostro progetto, il quale dovrà necessariamente modificarsi, accogliere nuove istanze, prendere forme, appena o molto, diverse da quelle che avevate immaginato. Ed è questo il fatto di una importanza fondamentale; essere disposti ad agire in questa direzione significa esprimere la volontà di crescere in spirito democratico, significa essere pronti al vero cambiamento, che è immaginabile soltanto in una dimensione extraparlamentare, non amministrativa e impolitica. Ma senza dubbio comunitaria e popolare, nel vero senso. Cioè di azione comune che cerchi il consenso critico, e non il successo, il contributo volontario e non la mercificazione, l’identificazione con l’altro e non la stupida assimilazione di un comportamento univoco, modulato al peggio dai divi patinati. Un agire che cerchi di descrivere la vita più che i sogni. Che esprima il desiderio di essere felici e non solo un po’ contenti, magari oggi e mai più. Essere felici, di una felicità possibile, ecco un vero obiettivo, ecco l’imperativo morale.

(Millosevich)