Editoriali

La poesia a strappo e la Solitudine Pubblica

Ciò che ci  si  aspetta dalla poesia equivale  a  ciò  che  si  vorrebbe dalla  vita:  l’incontro.Trovarsi e trovare sono due aspetti non più separati dall’esperienza in quanto i  fuori e i  dentro  hanno perso  i  loro  contorni netti. Frequentare  e  abitare  i  luoghi dove  la poesia si fa scrittura dà un senso alla percezione dell’altro. Noi non vediamo più, bensì a-spettiamo  di  vedere.  Come  a teatro,  come  a  casa  davanti  al televisore,  noi  ci  ritroviamo  a-spettatori.
Il  problema, e non è un problema,  è  risolto  in  questo  appello di e in solitudine che si fa scrittura.Nella  poesia  che  narra,  nella poesia che denuncia, nella poesia  che  si  occupa  di  bellezza, nella  poesia  che  si  ama,  noi  a-spettiamo  e, in attesa, leggiamo noi  stessi  nell’altro.  Gli  altri, per  fortuna,  parlano  come  noi delle stesse cose che in noi sono gli altri. Confessione senza penitenza. Nel  gioco del  rimando si combinano i  nodi  degli  stupori individuali.  I  poeti,  così  come coloro  che  scrivono  poesie, desiderano che  la  loro peculiarità venga espressa nella tecnica che  descrive  ed  interroga  il “sentire”.Per  fortuna  vogliamo tutti la stessa cosa: essere diversi dagli altri.

(Ivan Ceruti)