Interventi |
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Una lettera a Caproni Caro Caproni, sono
sempre neutrali le ragioni: o una e neutra, furente e pia, attraverso
la quale, le quali, parla la poesia. E’ come se un osso sacro slogato,
scosso dal corpo e pendente fuori di noi calibrato a mezz’aria, nel vuoto,
ci trascinasse nel corso delle cose, all’ignoto, disequilibrati per sempre,
per sempre guidati. Non è un’opera della mente la poesia o la mente non
è quel che pensiamo che sia e allora semmai la ragione ne è solo una stagione
e l’avventura del corpo, la sua presente, assidua garanzia, ne sono una
decidua eternità, il contrappunto dell’aldiquà con l’aldilà. In questa
posa cosmica, comica poi come tutte le pose che troppo sul proprio sé
indugiano, in questa paratassi, noi attendiamo che il senso passi: e passa
arriva il senso come un treno di lontano lo sentiamo arriva ci assale
quasi senza ritegno come la vita, una bestia oscenamente prudente, da
un sentiero laterale, inesorabile tangente, ci assale. (Tiziano Ogliari) |