Interventi

La vita nel sapere vivente dei Bardi

Nella  cultura  celtica, Spirito e Materia erano una cosa sola. I Celti si consideravano parte della Natura che li  circondava  e  questo permetteva  loro  di vivere  anche  il lato animico e  spirituale della realtà. Al  posto di usare il  ragionamento,  come  facciamo noi,  da  un punto A ad  un  punto B  in  una  sequenza lineare,  i  Celti muovevano  il   pensiero in un percorso circolare  (oggi  diremmo olistico),  in grado  di  comprendere ogni  cosa  in una  stretta  rete  di relazioni  che  portano una  causa  a manifestare  il suo effetto  non  soltanto sull’ambiente  circostante e sulle creature  più prossime  e  distanti, ma  anche  sul soggetto  stesso  di tale  causa.  Questo concetto  di  “circolarità  delle  reazioni”, giunto fino a  noi  attraverso la trasmissione orale e la memoria dei Bardi,  si rivela oggi più che  mai  attuale.  Ne diamo un breve “assaggio” nei componimenti  poetici che seguono e per ulteriori approfondimenti rimandiamo gli interessati alla lettura del libro di  Riccardo Taraglio “Il Vischio e la Quercia”,  Edizioni  L’Età dell’Acquario,  che è senz’atro il più completo saggio  finora pubblicato in Italia sulla spiritualità celtica.

(Rita Remagnino)

E io ho il vento nel cuore,

e con la tempesta corro nei cieli carichi di pioggia;

salgo e scendo, sfreccio rapido fra le fole che s’intrecciano

in mille gorghi e spirali.

E io ho il sole nel cuore,

e con raggi sinuosi mi lascio scivolare fino a terra;

m’immergo nella calda luce e sprofondo nel culmine del volto sorridente

dove la dolce carezza m’acquieta.

E io ho la pioggia nel cuore,

e con gli scrosci divento acqua ridente;

cado quand'essa cade e in rivoli m’addentro nei meandri oscuri,

fra le pieghe di Madre Terra.

E io ho la terra nel cuore,

profumata pelle di chicchi di roccia;

sono pietra dura e sabbia fine, zolla fertile ed erba tenera

e con risa di frane corro lungo le montagne.

E io sono aria nel cuore,

e sono fuoco nel cuore;

sono acqua,

e sono terra nel cuore.

(TAIL NA BRIDE’ – ERYR NEMETON)

Ho rivestito una moltitudine di aspetti

prima di acquisire la mia forma definitiva,

me ne ricordo molto chiaramente.

Sono stato una spada stretta e variegata,

credo in ciò che è chiaro.

Sono stato goccia di pioggia nell’aria,

sono stato una stella splendente,

sono stato parola fra le lettere,

sono stato originariamente un libro,

sono stato luce della lampada,

per un anno e mezzo.

Sono stato un immenso ponte

gettato su tre ventine (sessanta) di estuari.

Sono stato strada, sono stato aquila,

sono stato coracle nel mare.

Sono stato l’effervescenza della birra.

Sono stato goccia nell’acquazzone.

Sono stato spada nella mano.

Sono stato corda dell’arpa

degli incantesimi, nove anni.

Nell’acqua sono stato la schiuma;

sono stato ferro di cavallo nel fuoco.

Sono stato albero fra gli arbusti.

Non vi è niente di cui

non sia stato parte.

(attribuito al BARDO TALIESIN)

Io sono vento che soffia sul mare,

io sono onda dell’oceano,

io sono il rumore del mare,

io sono il toro di sette battaglie,

io sono l’avvoltoio sulla roccia,

io sono la goccia di rugiada.

Io sono il più bello dei fiori,

io sono il cinghiale valoroso,

io sono il salmone nell’acqua,

io sono il lago nella pianura,

io sono la collina in un uomo,

io sono una parola della conoscenza,

io sono la punta della lancia da battaglia,

io sono il dio che genera il fuoco [ il pensiero ]

nella testa.

Chi sparge luce nella riunione sulla montagna?

Chi prevede le fasi della luna?

Chi parla del luogo in cui il sole si riposa?

Chi chiama la mandria della casa di Tethra

E a chi sorride la mandria di Tethra?

Qual è il branco, qual è il dio che formò

Delle decisioni in una fortezza di ferite?

Incantesimi attorno a una spada,

incantesimo di vento.

(attribuito al FILE AMERGIN)

Io sono il Figlio della Poesia,

Poesia, figlia della Riflessione,

Riflessione, figlia della Meditazione,

Meditazione, figlia della Tradizione,

Tradizione, figlia della Ricerca,

Ricerca, figlia della Grande Conoscenza,

Grande Conoscenza, figlia dell’Intelligenza,

Intelligenza, figlia della Comprensione,

Comprensione, figlia della Saggezza,

Saggezza, figlia dei Tre déi di Dana.

(attribuita al FILE NEDE)

Nota:

Mai come oggi le conoscenze druidiche e tribali dei popoli dell’Europa dell’Età del  Ferro sono tanto vicine alla realtà dell’umanità  del  Terzo Millennio, parte della quale sembra ormai convinta che nell’arco breve della vita l’uomo non ha alcuna Verità da ricercare ma semmai  un’Armonia da raggiungere.

Tale bisogno appare più urgente nei testi dei giovani poeti. Eccone uno, che tra quelli inviatici dai tanti amici di “Correnti” citiamo ad esempio.

essere un tutt’uno col vento

e la polvere, sua compagna.

essere vortice di tuono o

annegare nei silenzi.

e nuotare in questa musica

che sento, che danzo.

nel cui centro mi stendo.

non voglio frustare il cielo.

non lo spreco, non l’avanzo.

m'al giusto mio modo, coltivarmi

nel coro di terra che mi fate.

voglio gettare pane nel fiume

per i pesci, anatre, folaghe

senz’aspettarmi aspettare.

e poi piano scivolare,

come acqua che scorre

fra canali, che allaga

il sapore in conche.

finché a discesa,

mutandosi,

riprende l’andare.

essere.

di piena o ruscello

che la terra con sé

porta, spugna di voci

e di nomi, e di cose.

a nuovo colore,

ogni volta.

possa la terra, l’acqua,

a trasparenza tornare.

(CRISTIANO SORMANI, shambala@tiscalinet.it)