I fratelli
Il mio caro
amico, veste nero,
descritto, ora, ancora in fasce,
lamenta uno strano gusto. Di vero,
trascura la festa, di chiunque nasce.
I fratelli,
assaporando, il pane,
notarono, che non c'era la lista,
della ristorazione. Il tale cane,
controllato senza parole, a vista,
rubò
il cartello alla parete,
stupido! Il pesce nero, cadde a rete.
Perdeva facilmente
il controllo,
forse, fu quella la causa, del suo crollo.
Si faceva
chiamare, l'uomo ferro,
così perse, anche nel dopo, il carro.
Ricordo, quando : il mio lui suonava,
a volte, mi stupiva, perché cantava.
Abbandona!
L'ultima tua ferita,
vieni a piedi, in una terra scritta.
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