Una rosa
Voglio dirti
rosa
della
mia solitudine
profonda
come
la solitudine del grido notturno
e invisibile.
Voglio
dirti rosa
del
mio ardore di creta
a squame
come
tutto ciņ
che
la salsedine e il fuoco
del
carbone cereale ardono.
Voglio
dirti rosa
dei
miei sogni
che
la notte incatena, feriti,
a pezzi
come
i grigi occhi degli abeti
dopo
Natale.
Rosa
di
desiderio, di delirio, di angoscia.
Rosa
del
mio pianto. Represso nell'aria
dove
solo singhiozzano
foglie
di color viola.
Voglio
dirti
delicata
seduzione di acqua
che
scivola
sulle
pallide trecce di luna riflessa
e piccoli
mondi
di pietra abbraccia e rapisce;
o nasconde
in
un universo sonoro di baci di schiuma.
Rosa
di
ciņ che non č umano,
di
zagara che veste di bianco l'aurora,
di
stella che piange per prigionieri
come
noi
sulla
via lattea.
Nelle
tue mani
rosa
diventa
la pioggia,
i cui
petali infiammano,
contati,
vascelli
di eros o di morte.
Rosa
di
me tutto.
Franco Santamaria
(da Echi
ad incastro)
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