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Poesie.Calypso
L'eutanasia Delle parole Quel fiume Lento Sublime In che il mio corpo In estasi Si lascia fuggire. Come pietra sempre scalfita La mia carne Accarezzata Si ritira Di lieve e costante passo. Così le parole che uso Sono il pretesto Il fuso Che sempre muove a giorno nuovo Ma si rilascia: ogni giorno diventa fossa di pelle (ancora vita) profumo; così muoio come rosa quando lento mi dischiudo e più non sono. La parola incompiuta del poema Conosce prima il silenzio Deduce senso Aspira musica. Confermo l' inutilità del gioco: il fiore che il poeta cantò pur sempre non era altro; ancora, era silenzio tra innamorati; quindi suona e canta natura all'uomo oppure calla. Parole distilli Che reciti piano: silenzioso avanza il Rosario, contempla ed ama ascolta ciò che scrivo e cammina inesprimibile la presenza al mondo. La poesia la cosa bella Balla Tremenda All' aria gelida comunque Delle stagioni. Non ha sembianze, non somiglia imbriglia il cuore muore quando la intendi. Lascerò l' opera incompiuta. Una poesia d' odore intenso Di biancospini, di chiarori spettrali mattinali, di montagna. Seguirò il sentiero Ricco d' orme; mi perderò nell' ansia, nella musica. E' la parola Che non è parola. La realtà non trascrivibile Di troppe identità Che Sola Si annulla. Così fui: così ho pensato. Quindi lo scritto Pure poesia E' fantasia Di menti cieche. Ciò che esiste Ma non si vede: quello è che non si crede. Fa fede il mio inno silenzioso: non potrà che essere silenzio, anche se non sembra. Non datemi la colpa Non dite Che sia io Che lo voglio: il mistero accade cade pure la parola. Sembro perciò essere Ma non è vero; lo giuro non son poeta. Mi oscuro Nella luce Che svela graffiti; ma non potete darmi ragione. Riposo Sotto un letto di tomba Indolenzito Dal troppo vivere. E' amore anche questo dolore: quanto più tremi più ami. Mi manca però il sigillo Che dice e ferma idee e coscienza; son privo del valore del vivo: mi è chiaro del cielo l' urlo, vivo d' amore e di pazienza. Perché le poesie Sono un labirinto O un gomitolo senza capo. Perché non si devono posare, devono restar sospese tra pensiero e idea: perché la pietra si deve pur spaccare la ragione far tacere e noi restare stupiti del nulla che abbiamo trovato. Lo sguardo sull' arancio sera: si riprende il cuore da un collasso, il segno che l'occhio si è rimesso dal flash giornaliero, dallo scatto lungo del sole che impressiona la pellicola e la sovraespone. Ora è fresco La mente si ritira a luogo oscuro Si bagna nel mare del tramonto, quello del ricordo bambino, lontano. Gli acidi però funzionano! La notte sarà sveglia di luce rossa, poi domani sarò pronto per il nuovo fissaggio. La parola incompiuta del poema conosce prima il silenzio, deduce senso aspira musica. Confermo l' inutilità del gioco: il fiore che il poeta cantò pur sempre non era altro; ancora, era silenzio tra innamorati; quindi suona e canta Natura all'uomo oppure calla. Parole distilli Che reciti piano: silenzioso avanza il Rosario, contempla ed ama ascolta ciò che scrivo e cammina inesprimibile la presenza al mondo. La poesia la cosa bella balla tremenda all' aria gelida comunque delle stagioni. Non ha sembianze, non somiglia imbriglia il cuore muore quando la intendi. Lascerò l' opera incompiuta. Una poesia d' odore intenso di biancospini, di chiarori spettrali mattinali, di montagna. Seguirò il sentiero Ricco d' orme; mi perderò nell' ansia, nella musica. E' la parola che non è parola. La realtà non trascrivibile Di troppe identità che sola si annulla. Così fui: così ho pensato. Quindi lo scritto pure poesia Ë fantasia di menti cieche. Ciò che esiste ma non si vede: quello è che non si crede. Fa fede il mio inno silenzioso: non potrà che essere silenzio, anche se non sembra. Non datemi la colpa: non dite che sia io che lo voglio: il mistero accade cade pure la parola. Sembro perciò essere Ma non è vero; lo giuro non son poeta. Mi oscuro Nella luce Che svela graffiti; ma non potete darmi ragione. Riposo Sotto un letto di tomba Indolenzito Dal troppo vivere. E' amore anche questo dolore:
GianPiero Silvestro |