trasbordano le idee isolate in piccoli suoni e miraggi. ostaggi della
chiacchiera degli anni che ci separano e di canzoni. abbiamo riso. e di
molto il cielo ci guardava. coi suoi mille occhi incandescenti. c'era
molta acqua in tavola e risuonavano come pioggia le parole nei bicchieri.
e s'alzavano i ricordi come densa polvere nel silenzio chiaro.
lui ti teneva la mano poggiata sulla spalla. ne avevi molti che t'aiutavano
il passo quando il suolo si faceva incerto e di certo godendo del calore
della mano ruotavi il collo sapientemente per baciarne il calore.
poi chi ricordava i perché lasciando vuote le sedie e tornando fra fumi
di fabbriche e volantini. o chi ricordava nomi di vie che non erano più
quelli ad occhi vispi e sinceri che ammansivano la fossa.
sappiamo noi quel ch'abbiamo perso sembravano dire. oppure sono i miei
che non sanno guardare così attenti.
ma la troppa enfasi mi uccide. vorrei convincermi a disertare da me stesso
almeno un poco, ma l'alito dell'effimero specchio mi rende mediocre. anch'io
coi miei vizi e le pochissime virtù.
diventa facile parlare di se stessi. poi la benedetta notte che ci lascia
forse vivi.
lei, lo scongiuro, che non sia.
che non ci sia!
domani il pensiero mai più.
Cristiano Valli Sormani
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