Guardiamo la linea sottile
dell’orizzonte
che trema nel vento
e il cielo scavato dagli sguardi
che cade in un altro cielo
Tutto procede nel silenzio
i giorni si chiudono nei giorni
il muro fragile della nebbia
ci separa dal nulla
Diteci quel che sapete della neve
e del fuoco
il presente spazio non basta
per respirare il Tempo.


Ora non riusciamo a parlare
sotto questi cieli fissi

la nostra lingua ci riveste
di un’altra lingua che germoglia
corvi
corvi che volano su ghiacci e muri
disfatti

anche i fuochi da dove veniamo
non ci consegnano ai nuovi fuochi
dei quali abbiamo ancora bisogno.


Le ali della mia disperazione
sbattono sulle pareti di un mondo terribile
il silenzio che si ripete nella mia dimora
mi uccide
sono il poeta più triste dei Balcani
nella carne
e nel sangue
di giorno sto con voi e di notte emigro laggiù
portato da un’ombra

qualcuno cerca di cancellare la mia Voce
ma essa sta lì, dove è stata
in nessun luogo
e in nessun tempo
appena al crepuscolo.


Di stagione in stagione
mi insegui.
O mia cara nel sogno:
angelo e demonio
la nostra è una nuova
e vecchia alleanza
sto nel chiarore del giorno
cerco di riunire e separare
qualcosa da me stesso
e poi cammino e mi perdo
e nel perdermi
rompo la mia rinascita.

(Gezim Hajdari)