IL PIOPPO DI KARLSPLATZ

Un pioppo c’è, sulla Karlsplatz,
in mezzo a Berlino, città di rovine,
e chi passa per la Karlsplatz
vede quel verde gentile.
Nell’inverno del Quarantasei
gelavano gli uomini, la legna era rara,
e tanti mai alberi caddero
e fu l’ultimo anno per loro.
Ma sempre il pioppo sulla Karlsplatz
quella sua foglia verde ci mostra:
sia grazie a voi, gente della Karlsplatz
se ancora è nostra.

(Bertolt Brecht da Poesie e canzoni, Einuadi, a cura di Ruth Leiser e Franco Fortini)

L’ALBERO DELLE PAROLE

a Paul Laraque

Quando una mela si fa parola per farsi mangiare e la fame ha gli occhi
grandi dei bambini e cresce come la luna e il mare ( come una luna indiana
in mezzo al mare ) e cresce la parola e si fa pane come la crosta di un
vulcano spento che ha conosciuto il fuoco e non lo teme rossa la brace e
nero carbone rossa la bocca di buccia di mela rosso il tramonto che incendia
la sera rosso ed immenso il cuore del mondo.
E si fa musica il cuore del mondo musica negra per farsi ascoltare
bianchi gabbiani che volano in alto foreste di suoni da attraversare boschi d’angoscia
città nella sera l’ultimo grido che muore in gola ad una
donna malata d’asma seduta sola alla finestra e si fa albero il desiderio
cresce col sole e con la pioggia poi d’improvviso sboccia fiorisce
s’inturgidisce diventa frutta diventa mela diventa parola.

(Giancarlo Cavallo Multimedia Edizioni)

PATATE DOLCI

Aspettandovi
ho preparato un fuoco di braci
con fascine aromatiche
cuocerò per voi
le patate dolci
e mentre il calore trasforma
i tuberi in fragranza
vi vedo già qui
e vi riprendo
con la mia cinepresa improbabile
primo piano dei denti
che affondano nella dolcezza della polpa
particolari di mani
e sguardi che si incrociano
lunghe sequenze d’insieme
per non dimenticare nulla
Vi prego non fatemi più aspettare
il cinema è la mia passione e la mia medicina

(Carla Paolini)

IO VOGLIO STARE SOLA

Io voglio stare sola,
dopo tanta gente che mi ha concupita ed offesa
che mi ha avviata sui sentieri dell’odio,
adesso io voglio stare sola,
guarderò il carro dell’Orsa
mi orienterò su quello,
mi indicherà certo il mio vero cammino,
pregherò nel fondo della fanghiglia
quando avrò sete di amore
ma adesso io voglio stare sola,
le mie viscere si sono essicate
non danno più alcuna promessa
le finzioni dell’infanzia sono chiuse
e la madre ha lasciato il suo tempio
dopo tanti mutamenti segreti
le mille metamorfosi
le molte primavere perdute
nei giardini del manicomio
adesso io voglio star sola.
Ho concimato due terre
una non ha dato frutto
ma l’altra mi ha dato l’alloro
e con questo cingerò il mio capo di vergine,
che ha chinato il collo sul ceppo
perché io sono una martire
e dopo andrò davanti all’altare
povera di ogni miseria
e mi darò al mio Signore
ma adesso, si proprio adesso
io voglio finalmente stare sola.

(Alda Merini)

SENZA TITOLO

Una tomba laggiù è solitaria.........
Il pianto di scirocco l’ha bagnata,
e l’ha asciugata il vento di Aquilone.....
O Mamma, di tra i fessi de la pietra affocata,
e’ nato un grasso cespo d’acanto.....
altro non da la tua terra ingorda.....
Intorno le siepi son rifiorite
di biancospini, e il frumento è verde.....
L’usignolo ha cantato da un pioppo.....
La notte, la notte ha tremato,
la guancia della notte è abbrividita,
sulla gelida pietra di un sepolcro.....
La messaggera del mattino, l’allodola,
dalle nuvole è già caduta,
e le terrestri rugiade ha bevuto tra le giunchiglie.....
Traversò il cielo con un grande strido.....
Mamma, e tu non l’hai udita......

(Mario, Crema 1938)
da “ Oltre il confine “Cultura 2000 Ed.

PRESENZE

Nacqui, forse mi svegliai da un lungo torpore
dalla stanchezza di un viaggio.
Nacqui, portando tra le scene della forma
aspetto, presenza, nome
e il desiderio ancora sconosciuto
di volermi coscientemente altrove.
Nacqui, affermando in più respiri la mia vita,
cercando il senso della morte,
la mia coscienza in essa
che faticosamente e con attrito
trasforma il senso
drammatizzante del possesso.
Nacqui, sperimentando in uno sforzo
la pienezza del silenzio:
ho incontrato anche gente
oltre il confine,
presenze amiche, risposte, testimonianze...
Nacqui, portando dalle quinte della scena
la realtà di essere,
vibrazioni forti e persistenti,
la necessità di avere
e l’arte ancora impropria del distacco.
Nacqui individuo, da Mente Universale,
esploratore, isola, pioniere, campo aperto,
arrivai svegliandomi a poco a poco
forse ondeggiando con un respiro...

(Gaetano Azzali)

PIANO

Piano, Puerto Rican, non sei solo,
Muchos estan contigo, e hai una casa.
Forza,
combatti i sentimenti negativi,
fa’ un respiro profondo, non batter ciglio e
chiedi quello che vuoi
e fai l’uomo grande.....la donna
Metti in mostra il respiro della vita,
parla della brezza e dei non ti scordar di te.
Di’ la tua sulle sporche strade.
Scarabocchia un messaggio arrabbiato in un androne squallido,
esprimi quello che hai da dire e non reprimere l’ispirazione,
avvolgi a spirale con gli occhi un mondo tanto grande.
Una goccia alla volta, e magari piangi un po’
Potrebbe andare peggio.
Piano, Puerto Rican, non sei solo,
Muchos estan contigo, e hai una casa.
Giovane come sei, fa’ uno sforzo per capire i tuoi mezzi,
conosci la tua bellezza
e guarda la scena
risveglia un sogno che non ti sia nemico.
Alzati più in alto delle grigie volute di fumo dei camini.
Ehi, tira in dentro la pancia e trattieni il respiro.
Apri bene gli occhi di caraibico,
e guarda l’arcobaleno che è in te.
E guarda l’arcobaleno che è in te.
Punto.

(Piri Thomas Multimedia Edizioni)

da “ Il Gioco infinito “

Se entro te non fosse terso acquario
schermato da mobile prisma
abbagliato saresti dagli esseri varianti
per te venuti a luce
o concentrico prato rotonda conca visiva.
Ma dove affondano le tue radici
in ‘si ordinati fasci scambievolmente duplici
oltre il gioco infinito della mente.

(Dario Benzi)

da “ Basta coi Re “

tutti i poeti desiderano pubblicare le loro morti!
i poeti neri del XVII secolo
16 h. di lavoro al giorno             con la frusta.
i poeti di cent’anni fa
un tozzo di pane quando c’era               insaporito nell’aria.
i poeti di 40 anni fa
treno pendolari h. 4 del mattino
8 h. di lavoro                17 h. fuori casa.
i lavoratori del duemila, 2000 licenziamenti,
vent’anni di psicofarmaci.
tutti,      hanno respirato fin dalla nascita
^ capital ^
questi poeti non pubblicano.

(5/97 elio & c.)

SENZA TITOLO

Le cose che passano
ci ricordano
la gente che è!
Tutto scorre
eccetto i punti fermi
della breve memoria:
vivevano
vivono
vivranno.
L’uomo ha costruito
distrutto
rifatto:
il sole lo illumina,
giorno per giorno
anche se non ha fatto.
Che importa l’apparenza
dell’opera
se non importa la gente?
Noi creati
per creare
e far creare:
tutto passa
e quando anche la memoria,
l’ultimo rimasto
in mezzo a tutto
e quindi a niente
godrà del sole
nel ricordo anonimo
per cui è
spingendolo a vivere!
In siffatta posizione
governerà le cose
senza finalmente subirle
riprendendosi il diritto
di essere
grazie a chi era
perché saremo
anche e soprattutto
se avremo solo il
sole.

(D.D.)

SENZA TITOLO

I saw a new wrinkle in the corner of your mouth
Ho visto una nuova ruga all'angolo della tua bocca
it was so lovely it made me hot and then it wasn't there
fu così bella mi eccitò e poi non c'era più
I saw how beautiful it was going to be us growing old together
Vidi come sarebbe stato bello invecchiare insieme
terrible voids of you America
terribili vuoti di te America

(Sarah Menefee Multimedia Edizioni)

SON SEMPRE BAMBINO

Nel mio limbo alberga la fantasia,
creando pensieri gioiosi ed essa va
per ogni dove:
complice il tema ludico che
offro alla gente con amore
perché son sempre bambino
catalizzando i sogni in nuove
preghiere rivolte al cielo…
il sole è un giocattolo;
ed io so giocare con esso
ma fatalmente giorno dopo giorno
questa favola giungerà alla fine.

(Ugo Dossena)

TERRORE UNIFORME

Il modo infernale in cui li hanno
Bombardati quando erano a terra,
i criminali irakeni,

e hanno continuato a bombardare
finché la paura divenne danno
collaterale mondiale.

"Saddam è un nero del deserto"
- graffiti in un bagno
dell'Arco a Bakersfield

 In seguito, il modo
Infernale in cui hanno picchiato
Sull'asfalto un nero di nome King.

Il terrore
Uniforme trova spazio perfino
Nelle sillabe di questo haiku.

(Jack Hirschman Multimedia Edizioni)