SENZA TITOLO

La perfezione del quotidiano
é il tempo che non conosce ma,
semplicemente, ‘ri-conosce’...perchè:
...ancora non son l’altro,
potendo essere la mia origine,
che il nulla conosce come l’animale;
l’uomo vero non é mai nato sulla terra,
ma due soltanto in un sol parto.
Il passo non mi ha tradito,
il freno avviato,
lontano l’arrivo.
Amore,
é finito il ghiaccio,
ma il freddo no.
Della pioggia che é speranza di sole
il cielo non sa che farsene.
Do da mangiare a un morto
per far vivere il mio digiuno.

(Ivan Ceruti)

SENZA TITOLO

Hai camminato per tutta l’alba
per fermarti al confine
del tuo fuoco
vieni dalla terra
vado verso l’acqua
non i cespugli
le pianure ci nascondono
da isola ad isola
disperdono la cenere.

(Gezim Hajdari da Corpo presente)

 

SENZA TITOLO

Ci sono uomini, in noi
che non vediamo
ascoltano silenziosi e
vorrebbero dire qualcosa
ma non la dicono
a volte nella notte
piangono
alcuni pensano che la gioventù
sia sfuggita, e vagano
altri, arrossiscono alla realtà
e siedono al buio
ad inventarsi il futuro.
Un giorno, il vento,
il nostro vento
spazzerà le nuvole, e
scompariranno le ombre.

(Sky)

SENZA TITOLO

Come è penoso andar tra la gente
fingendo di non essere defunto
e raccontare a chi non ha vissuto
il giuoco falso e tragico del male;
e contemplando l’incubo notturno
scoprire un’armonia nel discordante
mulinello dell’essere, ché solo
nei riflessi dell’arte l’uomo vede
l’incendio senza scampo della vita...

(Aleksandr Blok da Il fiore del verso russo Passigli Editore)

IX

E quanto accumulato d’inverno fu distrutto dal nuovo inverno.
Benché ci fosse silenzio nessuno disse più silenzio,
e quando la vallata fu buia nessuno disse notte ma schiuse i vetri
e posò un lume sulla terra nera.
Insieme dicemmo spazio, e aumentando col piede il dondolio delle sedie
sognammo
nella porta spalancata sognammo
(non il proprio nome sussurrato di lato,
né il tempo scandito dal cerchio dei passi e dall’ombra dei vasi...
ma chi per primo pensò deserto iniziò il suo viaggio immobile,le mani a scudo sulla fronte, le ginocchia strette contro il legno del tavolo.

(Antonella Anedda da Residenze invernali Crocetti Editore)