Scorciatoie
di salute
Nel mezzo del cammin di nostra vita, per far uso del più nobile degli
incipit, accade un singolare fenomeno ben noto - ahinoi - a tutti: il
tempo comincia ( inspiegabilmente, improvvisamente, inesorabilmente )
a precipitare. La clessidra viene rovesciata ( perché? da quale mano?
a nostra insaputa? ) e la sabbia che sino ad allora era scesa dalla goccia
di vetro più alta con la grazia, la levità e la lentezza del fiocco di
neve, adesso pare trasformata in cristalli di piombo che s’inabissano
in rossiniano crescendo: mettiamo già in conto, per acquisita esperienza,
che il prossimo anno - benché bisesto - sarà più breve di questo. Si può
reagire al nuovo, sconcertante travaso di tempo in diverse maniere: deprimendosi;
aumentando in qualità e quantità i nostri impegni; assumendo droghe di
diverso genere e tossicità; tornando a vivere in modo naturale - il che
significa nella maggior parte dei casi mangiando come maiali, bevendo
come spugne e scopando come ricci. Il tempo continua a volare ma almeno
ce la stiamo godendo, ce la siamo goduta.
Per quanto mi riguarda, a trentacinque anni ( ho fatto bene i miei conti,
la cifra è esatta ) ho cominciato a scrivere aforismi: ho cominciato,
e insisto, perché penso che scrivere aforismi faccia bene alla salute
( fisica e mentale ) e sia d’aiuto a sgambettare il tempo. Sui quadernini
che accumulo e dissemino, da una parte - a sinistra - riporto le parole
degli altri ( fate attenzione alle parole degli altri: sono preziose quanto
le vostre; le vostre non esisterebbero senza le parole degli altri, leggere
un testo senza la matita in mano significa fare il gioco di Cronos );
a destra, le mie: perlopiù immediate, con l'interpunzione da correggere,
in stile barbaro. Le metterò a punto in seguito: le poche, s’intende,
che sopravviveranno alla forca caudina della rilettura. Ieri l’altro ho
trascritto, a sinistra: “ Un lungo periodo di tempo dedicato a piccoli
particolari ci esalta e aumenta la nostra forza “. Il pensiero, di Hesse,
mi dà il destro di marcare come spesso, quanto spesso, fare il punto della
situazione non sia che un metodo ( non necessariamente il migliore ) per
tenere gli occhi aperti sulle coincidenze, sale della vita. Non è forse
una coincidenza, che proprio questo pensiero, e non un altro, si sia proposto
per l’occasione? A destra, ieri, ho messo invece di mio: “ Elementi di
psicosomatica. Il rimorso provoca diarrea, voglia di donare; il rimpianto
induce stitichezza, voglia di riavere “. Raramente ne compongo più d’uno
al giorno, raramente di meno: un aforisma al giorno leva il medico di
torno. Ho indagato, come diretto interessato, sulla longevità degli scrittori
d’aforismi: ebbene, vivono generalmente a lungo. Marco Aurelio è morto
a 61 anni, quando la vita media era sui quaranta, o anche meno. Nel nostro
secolo, E. C. Cioran se ne è andato ad 84, Canetti ad 89, Ambroce Bierce
ad 80, Paul valery a 74. Solo Oscar Wilde ci ha lasciato quarantaseienne,
del resto non ci si poteva aspettare di più dall’autore di Dorian Gray.
Il pensiero breve è anche, come ha notato Watzlawick, una forma peculiare
dell’emisfero di destra; ampiamente sottoutilizzato nella civiltà occidentale,
schiava della comunicazione verbale le cui funzioni sono localizzate a
sinistra. Nella sua opera più nota, “ Il linguaggio del cambiamento “,
Watzlawick riconduce il malessere avvertito dalla nostra società proprio
alla schiacciante supremazia dell’emisfero di sinistra; e suggerisce,
quali elementi utili alla comunicazione terapeutica, lo sviluppo delle
forme linguistiche proprie dell’emisfero destro: tra queste, appunto,
l’aforisma; non è improbabile che il mancinismo del quale soffro (non
ne soffro affatto, ne godo ) dalla nascita sia in qualche misura responsabile
della forma di scrittura che prediligo e coltivo. Tant’è: un'educazione
al laconismo diventa allora, probabilmente, un sistema per attivare (meglio:
ri-attivare ) zone della corteccia cerebrale destinate ad essere altrimenti
ignorate; a destra, si trova anche la sensibilità musicale e quella artistica
in genere. L’aforisma - sofferto compromesso tra la parola ed il silenzio
- naviga da quelle parti, ci aiuta a tenere desto l’artista che troppo
spesso la quotidianità della vita soffoca. Pertanto, e concludo perché
ho già superato la mia abituale misura: mai a corto di pensieri, sempre
di pensieri corti. Amen.
(Alessandro Paronuzzi)
Bibliografia: Paul Watzlawick - Il linguaggio del cambiamento - Feltrinelli
1980
Multa
Paucis
manifesto del pensiero breve
Poni quanto sei nel minimo che fai.
( Fernando Pessoa )
C’è un segno migliore di civiltà del laconismo?
( Emile C. Cioran )
Preferisco essere letto molte volte da uno solo che da molti una volta
sola.
( Paul Valery )
Ciò fu pensato spesso, ma mai espresso così bene.
( Alexander Pope )
La quintessenza dello stile è precisamente questo, che esso sia veloce
e mordace.
( Ezra Pound )
Uno stile verticale, a punta di diamante, senza sbavature.
( Jules Renard )
Non ci si stabilisce troppo a lungo in alcun frase e se ne sfiorano molte,
come le foglie quando si cammina. (Elias Canetti )
'Un umorista non può essere un grande scrittore; egli non può che scrivere
testi corti, perché ha sempre paura di scocciare la gente.
( Wolinski )
Il frammento è un viaggio nel nucleo atomico, nell’acaro pascaliano, nel
dedalo del protozoo. Più frammenti pensanti insieme formano delle nuove
aggregazioni, delle vegetazioni da grotta, dove si colgono altre rivelazioni.
( Guido Ceronetti )
E poi, il vero argomento di tutto questo discorso è il silenzio.
( Lanza Del Vasto )
di Alessandro Paronuzzi
ALESSANDRO PARONUZZI, MEDICO VETERINARIO, E’ NATO A TRISTE NEL 1953. HA
PUBBLICATO, TRA L’ALTRO, “CONDOGLIANZE & RALLEGRAMENTI“ (FRANFER 1991)
ED “EXL’ 'YBRIS“ (CALAMO 1997). LA SUA BATTUTA “AMA IL PROSSIMO. NON QUESTO,
IL PROSSIMO. E’ LA N. 1493 DELL’ OPERA OMNIA “ANCHE LE FORMICHE NEL LORO
PICCOLO S’ INCAZZANO“.
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