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Chi cerca la vita incontra il fuoco

Come già molti altri sventurati prima di loro, i fratelli Zeus, Ade e Poseidone, avrebbero dovuto essere inghiottiti dal padre, il crudele Crono. Ma per un   susseguirsi dia salvarsi dalla quinto sovrano deglimare e dominò l'Acqua. A direla divisione fra i loro regni non fu mai troppo netta. E pure nellaoriginarie, fra i   tre fratelli le cose continuarono a scorrere naturalmente per millenni senza bisogno di tante parole. Un giorno però, era fatale, il
Erano tuttidell'Olimpo quando Zeus partorì da una spaccatura del suo cranio divino.che gli uscìdi Zeus: laluce che separava l'umano daldi confine tra lail potere (sapere) Non c'eraper distaccarsi dalla tirannia dei potenti della Terra, e sempre da sola li incoraggiò a discostarsi dall'influenza dei sovrani del Cielo. Ma siccome non voleva che gli   uomini si distaccassero anche da lei, inibì loro l'accesso all'unica arma capace di mandare tutto all'aria: il fuoco celeste. Era consapevoleFuoco nelle maniperciò evitò accuratamente che l'uomo potesse impadronirsene.
Altrettanto previdente non si dimostrò Prometeo. Fu lui a compiere il gesto definitivo, quando l'età dell'oro era oramai al tramonto e l'emancipazione umana appariva inarrestabile. Forse non sapeva che decisivo ciò che avviene nel Fuoco, con il Fuoco. Sicché,e stanchi dicorso dell'incivilimento umano. Sotto il segno del Fuoco, i molti ebbero modo di prosperare ed il   singolo crebbe. Ma la via che passa attraverso ilstrada di non ritorno,si oltrepassataall'altra la linea simbolicae definisce, nulla torna più ad essere come prima.

mai più potrà essere il calmo fanciullo che ero,
prima di ciò che quella notte accadde,
presso il mare, sotto la gialla e pendula luna,
dove si risvegli il messaggero, il fuoco,
il dolce intimo inferno,
l'ignota brama, il destino di me. (1)

Accadde così che per sviluppare progresso e sapere il Fuoco distruggessestato di natura, ovvero dell'epoca anteriore al mondo, quella priva di leggi e di codici. L'era della libertà. Il cinico Diogene non esitò ad additare nell'esaltazione della ragione che seguì all'impresa di Prometeo la causa prima della decadenza umana; secondo il suo punto di vista Prometeo, donando agli uomini il fuoco di Zeus, li rese ancor più malvagi, e sicuramente più infelici. Ma a loro questo non importava. L'uomo qualunque se n’impipa

Qui, dove tra mari l'isola crebbe, rupe
del sacrificio erta torreggiante,
Zarathustra qui sotto un nero cielo
accende i suoi fuochi dell'altezza,
fari per naviganti smarriti,
interrogativi per chi ha una risposta...


Questa fiamma dal ventre grigiastro
- in fredde lontananze guizza la sua bramosia,
verso altezze sempre più pure essa piega il collo -
un serpente che ritto si erge per l'impazienza :
questo segno io posi qui dinanzi a me.

La mia anima, ecco, è questa fiamma;
ingordo di nuove lontananze
il suo quieto ardore all'insù avvampa, in su
(2)

Una Ragione eterna sorregge questo umano accanimento. Il Fuoco l'energia cosmica che genera tutti i corpi,aeriformi.
E' un   dio intelligente che regge l'armonia dell'Universo. Dal Fuoco, da una primordialea manifestarsi.   Tutto incominciapresiede ad ogniFuoco che erompe con la potenza necessaria peroriginaria, senza l'energia che spacca l'involucro che custodisce il seme, nulla può protendersi all'esterno perNeppure l'impulso creatore insito nell'uomo può venire allo scoperto in assenza di un forte stimolo che logli stimoli nontuonare di scoppipreludono ad una serie infinita di trasformazioni. Non c'è pace per niente e per nessuno. Ognuno tenta di diventare ciò che non mai stato. E così gli uomini, che per loro natura sono costretti a vivere in basso, aspirano all'alto. Un desiderio a tal punto sentito, che talvolta l'uomo sembra tenere di più ad uscire da sé , dai suoi limiti materiali, che alla vita stessa. Un destino ineluttabile il suo, sancito dal Fuoco che porta in seno - dalla mente, dall'intelletto - il quale non gli dà tregua. 

... Epicarmo, parlando della mente umana, dice:
"E’ un fuoco, questo, sottratto al sole",
[e parlando del sole:]
"E’ tutta una massa d'intelligenza".
(3)

L'intera esistenza umana arde come una fiamma che non conserva mai la sua mutevolissima forma. Ciascuno di noi s'illude di essere un Io sempre uguale a se stesso,tutti
forme incostanti come il Fuoco, e come il Fuoco bruciamo finchédal mondo esteriore, cheun soggetto diveniente. La nostra capacità d'imparare, di apprendere sempre nuove cose, fa si che noi si cambi in continuazione, e che nell'arco di una vita si susseguano idee diverse, convinzioni fra loro contraddittorie, atteggiamenti differenti. Si può cambiare in meglio o in peggio, dipende, ma comunque si cambia.
Ognuno di noi esiste solo con tutte le sue manie e con tutti i suoi problemi. Quale strumento migliore della poesia, dunque, per cogliere le mille luci di tanto ardore esistenziale. Come la vita umana di cui rivela il senso, la poesia una fiamma che s'allunga dalla Terra che la genera incontro all'Aria che la chiama. E' forma e insieme assenza di forma. E per sua naturale inclinazione sale senza spegnersi in direzione della luce. E' un Fuoco artefice e divino capace d'infondere la vita alla materia, il cui splendore il poeta ha il compito di tenere vivo nell'animo umano.

il gli uomini sanno raramente
come sia bello il fuoco
ogni fiamma una pietra preziosa
che dissolve in luce
sempre mutevole,
come sa chi la guarda attentamente.
(6)

Le parole si stagliano davanti agli occhi del poeta come istanti universali quando il lampo dell'intuizione lo sorprende mentre contempla. Fiammate di dolore. Urli di gioia. Non esiste al mondo miglior strumento dell'immagine poetica per immortalare l'istante distruttore: la fine di una situazione che ne determina un'altra, il passaggio dalla vita alla morte, dalla morte alla rinascita. Null'altro che Fuoco si fa incontro a colui che cerca la vita.

Cerchi la vita, cerchi,
e ti sgorga splendendo
Divino fuoco dal fondo della terra,
E tu [Empedocle],
rabbrividendo di brama,
Ti scagli giù dall'Etna nelle fiamme.(5)

Fuoco e poesia possiedono la rapidità necessaria a catturare l'attimo che si eleva al di sopra del quotidiano. Ed infatti la poesia, che come il Fuoco dinamica e veloce, rara e fugace, ed è nata espressamente per raggiungere un valore "alto", non si stanca di raccontare agli uomini che la sola vita possibile è quella verticale, al di fuori di sé .Né dimentica di spronare il poeta a non indugiare troppo sulle faccende personali, perché chi parla sempre e solo di avvenimenti che lo riguardano, di sentimenti che lo colgono e di angosce che lo affliggono, non giova né a se stesso né alla sua scrittura. Se vuole vedere rinascere il mondo ad ogni sguardo, lo scrittore deve "uscire fuori", catapultarsi verso l'alto, spingersi come fiamma dalla Terra fino al Cielo, e lasciare finalmente che la sua misera vicenda psicologica scompaia di fronte all'atto poetico che con un balzo improvviso oltrepassa le immagini nude della realtà per cogliere al volo un minimo accenno di verità.

(Rita Remagnino)

NOTE
1. Whitman W., da "Relitti marini", in "Foglie d'erba", Milano, Mondadori, 1971, p.165
2. Nietzsche F., da "Il fuoco del faro", in "Ditirambi di Dioniso e Poesie postume", Mi, Adelphi, 1982, p.45
3. Varrone M.T., in " Opere", Utet, Torino, 1974, pp. 87-89
4. Shelley P.B., da "La Maga dell'Atlante", in "Poesie", Milano, Mondadori, 1995, p.173
5. Holderlin F., da "Empedocle", in "Poesie", Milano, Mondadori, 1986, p.35