«Carte svizzere, fondi Fininvest andarono da Previti a Squillante»

di Paolo Biondani


Nei documenti ricevuti dai magistrati di Milano i passaggi di 434.404 dollari dall' azienda al giudice attraverso l'avvocato Previti.

Milano - Perché al processo sulla presunta corruzione di un gruppo di giudici romani (arrestati nella cosiddetta inchiesta «toghe sporche» e ora in pensione) sono così importanti le «rogatorie svizzere»? Cosa porta i pm milanesi a sostenere in tribunale che contro Cesare Previti e Silvio Berlusconi esisterebbero addirittura «prove documentali»? E perché la nuova legge sulla collaborazione giudiziaria tra Italia e Svizzera è contestata dall'opposizione come un tentativo di «aggiustare» proprio quel processo? Per rispondere a queste domande che agitano il dibattito politico, bisogna esplorare migliaia di pagine d’atti che la Procura di Milano ha ottenuto dalle autorità elvetiche. E isolare quei pochi documenti, non più di una decina, davvero fondamentali. Carte sequestrate in tre banche elvetiche dalla stessa magistratura svizzera, ma su richiesta (cioè su «rogatoria», dal latino «rogare», che significa «chiedere») dei pm italiani. Atti che, secondo la tesi dell'accusa, sempre respinta da tutte le difese, dimostrerebbero il passaggio di 434.404 dollari, nel marzo 1991, dal gruppo Fininvest all' avvocato Cesare Previti e da questi al giudice romano Renato Squillante. Una presunta «tangente», insomma, che sarebbe confermata proprio dalle «rogatorie».

ROWENA - E' il nome di una società off-shore panamense che gestiva l'omonimo conto alla filiale di Bellinzona della Società bancaria ticinese (Sbs). In Svizzera, le norme anti-riciclaggio impongono di indicare anche il reale «beneficiario economico» di ogni deposito, che resta comunque al riparo da rischi fiscali. Nel marzo '96 l'allora procuratore elvetico Carla Del Ponte ha sequestrato quel conto, scoprendo che faceva capo a un alto magistrato romano, Renato Squillante, indagato a Milano per le accuse di Stefania Ariosto e quindi arrestato. Pochi giorni prima del blitz, su «Rowena» c' erano 9 miliardi di lire, che furono prelevati in contanti da uno dei figli di Squillante. I difensori del giudice romano hanno più volte replicato che quel conto «non prova nulla»: Squillante, che fu anche commissario della Consob, avrebbe depositato in Svizzera semplicemente i propri risparmi ricavati con «normali investimenti in Borsa». Tra le carte di «Rowena», l'attenzione dei pm si è subito concentrata su un bonifico di 434.404 dollari, registrato il 6 marzo ' 91 (con «valuta» per il giorno 7). Quei soldi, secondo i documenti della «Sbs», arrivavano da «un cliente» della banca Hentsch di Ginevra: il titolare del conto «Mercier». Di qui la nuova rogatoria.

MERCIER - Nel luglio 1997, sempre Carla Del Ponte ha trasmesso al pm Ilda Boccassini tutti gli atti di quel conto ginevrino. Come titolare di «Mercier», la banca Hentsch ha indicato Cesare Previti, avvocato, onorevole ed ex ministro del primo governo Berlusconi. Tra le carte registrate il 5 marzo 1991 è comparso un bonifico di 434.404 dollari, proprio a favore della Sbs di Bellinzona e con «valuta 7 marzo». In settembre la Procura di Milano ha presentato la famosa richiesta, poi bocciata dalla Camera, di arrestare Previti, indicando appunto le rogatorie svizzere come prove documentali della presunta tangente a Squillante. Nel suo unico interrogatorio, Previti ha confermato di essere titolare del conto Mercier, ma ha respinto con forza l'accusa di corruzione. Per spiegare il documento bancario, l'onorevole ha precisato di aver versato più volte somme a un collega, l'avvocato Attilio Pacifico, che aveva propri rapporti con Squillante: la banca elvetica, insomma, potrebbe aver erroneamente riassunto quelli che in realtà furono due bonifici ben distinti. L'inchiesta però è proseguita: tra le carte di Mercier, infatti, c' era anche la lettera di accredito dei 434.404 dollari, sempre con «valuta 7 marzo». Quel bonifico, secondo la banca Hentsch, era arrivato dal Credito svizzero di Chiasso. A questo punto, nuova rogatoria.

FERRIDO - E' il nome del conto di Chiasso su cui la magistratura elvetica ha scoperto anche un bonifico di 434.404 dollari, con lo stesso beneficiario (Mercier-Hetsch). Di qui la domanda chiave: a chi appartiene Ferrido? Secondo i pm milanesi, la risposta consentirebbe di individuare il misterioso corruttore che attraverso Previti avrebbe pagato Squillante. Ed ecco il documento che per la Procura è decisivo: l'atto di apertura del conto «Ferrido» è firmato da Giuseppino Scabini, dirigente della tesoreria del gruppo Fininvest. Secondo l' ipotesi dei pm, insomma, quei 434.404 dollari finiti a Squillante tramite Previti arrivavano proprio da un conto estero del gruppo controllato da Berlusconi. A confermarlo sarebbe lo stesso Scabini, che interrogato nel marzo ' 97, cioè quattro mesi prima delle rogatorie «a monte» su Previti, aveva dichiarato: «Effettivamente i conti Ferrido e Polifemo a Chiasso sono stati da me aperti su richiesta di Gironi, che era il mio capo».

LE REGOLE - L' avvocato Niccolò Ghedini, deputato di Forza Italia e difensore di Berlusconi proprio in questo processo, ieri ha ribattuto con grande sicurezza alle accuse dei pm: «Quei documenti bancari non rappresentano alcun problema per l'onorevole Berlusconi: la sua completa innocenza traspare proprio dagli atti processuali, con o senza rogatorie. Non c' è nessun versamento anche solo indirettamente riconducibile a lui. Che la legge sulle rogatorie possa interferire sulla validità dei documenti svizzeri, poi, è una falsità politica facilmente dimostrabile: la sanzione dell'inutilizzabilità non impedisce assolutamente di ripetere le rogatorie. Se manca un timbro, basterà rifarlo in Svizzera. L'unico nostra richiesta è di smetterla coi giudizi anticipati in piazza: non si possono fare processi senza regole».

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