Le Eolie oggi vantano un vasto bagaglio culturale di anni di dominazioni, scambi e illustri personaggi che le hanno fatto omaggio donando ai posteri ricchi versi, è il caso di A.Dumas, l'Arciduca Luigi D'Austria, gli storici antichi, nonchè i critici odierni.
Allorquando il turista giunge alle Eolie viene letteralmente rapito dall'armonia delle luci e dei colori dal blu al verde con innumerevoli sfumature; la cordialità della gente eoliana rende più accogliente i luoghi e più appetibili i sapori.
I sapori, gli aromi della cucina eoliana rapiscono anche i palati più raffinati e quelli più restii; capperi, malvasia, pesce, olive sono alla base dei piatti eoliani.
E allora siete pronti per tuffarvi insieme a noi in questo paradiso terrestre?!!
L'ossidiana, tagliente vetro vulcanico di colore nero, era ricercata quando non si era diffusa la lavorazione dei metalli e costituì la base della prosperità di cui le isole godettero per almeno due millenni.
Dopo alcuni secoli di decadenza le isole Eolie ebbero un risveglio economico e civile nell'età del bronzo a partire dal XVIII sec. a.C.
Questo risveglio è dovuto ai contatti che si vennero a stabilire con i principati della Grecia micenea i quali esplorarono i mari occidentali.
Le isole vennero frequentate da genti micenee di stirpe eolica radicate a Metaponto. Da queste genti eoliche le isole trassero il nome che ancora conservano. Ad esse si riportano le leggende del mitico re Eolo, signore dei venti.
Nel corso del XIII sec. a.C. nelle isole si insediarono, provenienti dalle coste della Campania, genti ausonie con le quali si connette la leggenda del re Liparo, da cui trasse nome la città . Spopolate alla fine del X sec. a.C. le isole restarono per alcuni secoli deserte.
Nella L Olimpiade (580-576 a.C.) Lipari venne colonizzata da un gruppo di Greci di stirpe dorica, di Cnido e di Rodi; i nuovi coloni si trovarono nella necessità di difendersi dalle incursioni degli Etruschi. Dovettero allestire una potente flotta con la quale riportarono grandi vittorie assicurandosi la supremazia sul mare. Col bottino eressero, nel Santuario di Apollo, a Delfi, splendidi monumenti votivi.
Nel 427 a.C. , durante la prima spedizione ateniese in Sicilia, sotto Lache, i liparesi strinsero alleanza con i siracusani. Subirono attacchi da parte della flotta ateniese e reggina, ma senza gravi conseguenze.
Nella spedizione cartaginese del 408-406 Lipari fu di nuovo in relazioni amichevoli con Siracusa. Venne perciò attaccata dal generale cartaginese Imilcone; partiti i Cartaginesi, Lipari tornò nel pieno godimento della sua indipendenza.
Durante la dominazione di Dionisio il Vecchio, Lipari rimase a fianco di Siracusa e di Tindari. Nel 304 l'isola venne aggredita da Agatocle; successivamente Lipari cadde sotto il giogo cartaginese con lo scoppio della prima guerra punica.
Per i suoi eccellenti porti e per la sua posizione di alto valore strategico, l'Arcipelago divenne una delle migliori stazioni navali cartaginesi.
Nel 262 il console romano Cornelio Scipione, illudendosi di potersi impadronire di Lipari, venne bloccato e catturato da Annibale.
Nel 258 Atilio Calatino cingeva Lipari di assedio.
Nel 257 le acque delle Eolie furono teatro d'una accanita battaglia tra la flotta cartaginese e quella romana: Lipari fu conquistata dai Romani nel 252 a.C. Rasa al suolo perse con l'indipendenza la prosperità economica. Iniziò per essa un periodo di grave decadenza.
Continuò a trarre vantaggi economici notevoli dall'industria dell'allume che si estraeva nell'isola di Vulcano e del quale Lipari aveva nel mondo antico il monopolio.
Frequentate erano le acque termali di Vulcano e di Lipari.
Le isole Eolie ebbero una grande importanza strategica durante la guerra civile fra Ottaviano, padrone dell'Italia, e Sesto Pompeo, padrone della Sicilia. Lipari, fortificata da Sesto Pompeo, fu conquistata nel 36 a.C. da Agrippa, ammiraglio di Ottaviano, che fece dell'isola di Vulcano la base della sua flotta per le operazioni che precedettero la battaglia navale di Milazzo e per il successivo sbarco in Sicilia.
Lipari subì nuove devastazioni e nuovi disastri.
Non abbiamo notizie relative a Lipari per tutta l'età imperiale romana(I-IV sec. d.C.). In età cristiana (forse dal IV secolo) Lipari fu sede vescovile e almeno fin dal VI secolo erano venerate nella sua cattedrale le reliquie dell'apostolo S. Bartolomeo, giunte miracolosamente dall'Armenia. Nei secoli dell'alto medioevo Lipari fu meta di pellegrinaggi. Intorno alle isole Eolie fiorisce nell'alto medioevo messe di tradizioni.
Il cratere di Vulcano veniva considerato come la bocca dell'inferno, in cui bruciavano le anime dei peccatori. Altre leggende fioriscono intorno al santo vescovo Agatone e all'eremita S.Calogero che liberava l'isola dai diavoli e faceva sgorgare le acque salutari.
Nell'alto medioevo si ebbe un improvviso risveglio dell'attività vulcanica nell'isola di Lipari. Nell' 839 Lipari fu aggredita e distrutta da un'incursione di Musulmani, che massacrarono e deportarono in sciavitù la popolazione e profanarono le reliquie di S.Bartolomeo.
Lipari rimase per alcuni secoli quasi totalmente deserta, fino alla riconquista della Sicilia da parte dei Normanni, che nel 1083 installarono a Lipari l'abate Ambrogio con un nucleo di monaci benedettini. Intorno al monastero tornò a formarsi un nucleo urbano.
Nel 1131 fu ricostituita la sede vescovile di Lipari unita a quella di Patti. Roberto I re di Napoli, nel 1340, si impadronì di Lipari. Nel 1544 la città fu saccheggiata dal feroce corsaro Ariadeno Barbarossa, che portò via gli abitanti come schiavi. Lipari venne successivamente riedificata e ripopolata da Carlo V e da allora seguì le sorti della Sicilia e del reame di Napoli.
Le più vecchie sono Alicudi e Filicudi, che hanno circa un milione di anni. Le più giovani sono quelle più attive vulcanicamente: Vulcano e Stromboli. Felicemente situate da un punto di vista geografico, le Lipari godono del clima mite e temperato tipicamente mediterraneo. Le isole sono prevalentemente rocciose o sabbiose, con coste alte e scoscese, una stentata vegetazione di arbusti (eriche, ginestre), fichi d' india, olivi; il clima è molto mite ma le precipitazioni sono molto scarse e le sorgenti quasi nulle, sicchè l' acqua potabile, un tempo raccolta in apposite cisterne, è oggi essenzialmente portata via mare dalla Sicilia.
La fauna ricca di specie in via di estinzione: falco, l' uccello delle tempeste e l' ormai estinta foca monaca di Filicudi.
Il turismo è divenuto, grazie anche ai rapidi collegamenti con aliscafi e battelli, la principale risorsa delle isole, oggi mete balneari anche molto affollate (in particolare Lipari, Panarea e Salina; più appartate rimangono Alicudi e Filicudi, famosa quest' ultima anche per la suggestiva grotta del Bue Marino), che sono assai frequentate da chi pratica la pesca subacquea. Un ruolo molto più modesto hanno ormai le tradizionali attività, come la viticoltura, l' estrazione e lavorazione della pietra pomice, la pesca, la raccolta dei capperi.
La città di Lipari nel 1610 sorgeva su un piccolo promontorio roccioso, circondata da una robusta catena di mura costruite tra il 1544 e il 1554. La maggior parte della popolazione abitava entro la cinta di fortificazione; non pochi però abitavano fuori le mura o in zone distanti e ciò era osteggiato dalle autorità Spagnole che consideravano il castello al sicuro dalle scorrerie dei pirati. Quando il castello divenne saturo di case e popolazione il vescovo concesse tra il 1608 e il 1611 all'università aree edificabili nei pressi della città murata, aree gravate di un censo annuo. Dentro le città vi erano le chiese più importanti, il municipio, il palazzo vescovile e la caserma. Comandata, Sant'Andrea, Terranova e Verdesca erano i quartieri in cui la città era divisa e i primi due erano quelli più ricchi di case e di gente. Poche erano le case comode e dignitose, tante erano costituite da un vano o da due, quasi tutte erano isolate per la necessità di raccogliere l'acqua piovana e a parte qualcuna erano assenti i servizi igienici. La poca disponibilità d'acqua per irrigare condizionò fortemente l'agricoltura Eoliana del primo Seicento.
Itinerari subacquei
La Pietra Del Bagno
La pietra del bagno è un grande scoglio, situato a poche decine di metri dalla costa occidentale di Lipari , che si affaccia sul lato meridionale di Salina; un punto facile da trovare, che offre immersioni divertenti ai subacquei di ogni livello di esperienza. Le rocce dello scoglio scendono direttamente fino ad una profondità che varia tra i 25 e i 30 metri e poi proseguono, con una spettacolare franata di massi, fino a quote superiori ai 40 metri. Giunti al lato meridionale della Pietra del Bagno ci si trova in un tratto tra i più interessanti per i fotosub: su un fondale di una ventina di metri si innalzano dei giganteschi massi coloratissimi, invasi dalla luce del sole che penetra con facilità nell' acqua limpidissima.
Punta Castagna
Punta Castagna si trova in quel tratto di costa di Lipari
caratterizzato dalle cave di
pomice. A profondità circa di 10 metri, e oltrepassato il giardino di
sedimento bianchissimo, lo spettacolo appare impressionante. Ci si trova sospesi
su di un baratro senza fine che si perde nel blu più intenso; il contrasto col biancore
della polvere vulcanica che ricopre ogni cosa è violento. La morfologia del fondale
è estremamente varia: si nuota sul fondo di valli dalle pareti altissime; si sorvolano
picchi acuminati; si costeggiano pareti a strapiombo. Per quanto a fondo si può decidere
di scendere si avrà sempre il blu intenso sotto le pinne e non si vedrà mai la fine
di questa voragine. Occorrerà fare molta attenzione: il fondale è sempre uguale, a 30
come a 60 metri: la stessa atmosfera ovattata, lo stesso colore cupo dell' acqua. Dalla
grande ancora si scende dunque lungo uno dei tanti canaloni paralleli e ci si dirige verso
sinistra. La quota ideale è quella dei 40 metri: non eccessivamente profonda ma già
ricchissima di ventagli di Paramuricee e di fittissimi banchi di Anthias. Un po' più
in alto si trova una spaccatura verticale ricca di gamberi.
Escursioni via terra Una delle prime cose da fare, appena
giunti a Lipari
, è il giro
dell' isola, per apprezzarne la sua grandezza e urbanizzazione. A
circa 4 km da Lipari
si
incontra Canneto, situata in una insenatura delimitata a sud est
dal Monte Pilato. Da Canneto, percorrendo la strada che conduce
alla chiesetta di Pirrera, si raggiungono Forgia Vecchia, le
Rocche Rosse e il Campo Bianco, famose per le colate di ossidiana
le prime due e per le distese di pomice l' ultima. Proseguendo
lungo la strada che porta ad Acquacalda si giunge a Porticello,
sovrastata da giacimenti di pomice bianca. Superato il promontorio
di Punta Castagna, si incontra Acquacalda dove vi è una spiaggia
sovrastata dalle cave di pomice. Da qui inizia la salita verso la
montagna fino al paese di Quattropani, situato su un promontorio
proprio di fronte all' isola di Salina. Continuando si erge, su un
altopiano coltivato a vigneti, il borgo di Pianoconte con le sue
bianche case coloniche. A circa un quarto d' ora da Pianoconte, si
trovano le Terme di S. Calogero, edificate nel 1867 e note sin
dall' antichità per le loro virtù terapeutiche; lo attestano
la presenza di una grotta sudatoria romana, che risale a circa
3.500 anni fa, e il ````Tholos" di civiltà Micenea,
riportato alla luce durante i lavori di restauro del 1984/85.
Ritornando sulla strada principale si giunge al suggestivo
Belvedere di Quattrocchi. Da qui si ammirano le pittoresche
insenature dalle coste alte, l' incantevole panorama dei
Faraglioni e lo sfondo dell' isola di Vulcano. Nuovamente di
ritorno sulla strada principale, proseguendo per Lipari, una
deviazione interessante è il sentiero che si inerpica tra i
vigneti del Monte Guardia. In cima al monte si trova l'
osservatorio geofisico internazionale.
Trekking
Chi ama la natura può fare grandi esperienze nell' arcipelago eoliano. In queste
isole, infatti, sono presenti rarità di paesaggio del regno vegetale e animale.
L' osservatore attento può cogliere fenomeni come quello che consente alle piante
di sopravvivere in climi estremi, senz' acqua e con troppa luce e troppo calore.
Caratteristica è la vegetazione mediterranea, costituita in prevalenza da oleandri,
mirti, eriche, ginestre e querce a foglia spinosa oltre che arbusti aromatici e timo.
Il paesaggio vegetale è caratterizzato da colture di oliveti e vigneti
che costituiscono
il rivestimento vegetale delle isole prevalentemente nelle zone più elevate dei
rilievi. Il trekking permette al visitatore di cogliere una immagine più completa
di questo affascinante arcipelago e del suo patrimonio naturalistico.
Esistono stradelle e mulattiere che venivano utilizzate dai numerosissimi lavoratori
della pomice per raggiungere le cave, l' arrivo del turismo e l' abbandono, delle coltivazioni hanno favorito la caduta in disuso
di gran parte di questi sentieri facendoli scomparire sotto la fitta
vegetazione; oggi tutti i sentieri sono agevolmente praticabili grazie alla cooperativa
Il Sentiero.
Escursioni via mare Di notevole interesse turistico è il giro in barca attorno a Lipari , da cui è possibile ammirare paesaggi lavorati da millenni e fondali meravigliosi. L' una dopo l'altra si succedono profonde grotte, splendide spiagge, alte coste, ampie baie e selvagge rupi. Si parte in genere da Marina Corta e ci si dirige a Canneto, superando infine il promontorio del Monte Rosa. Oltrepassando il centro abitato si può ammirare la distesa bianca dei giacimenti di pomice, con i caratteristici pontili che si allungano sul mare (utilizzati per i trasporti della pomice sulle navi da carico). La Spiaggia Bianca, una delle più belle di Lipari, è chiamata così per il colore del fondale marino, dovuto ai sedimenti di pomice depositatisi in mare nel corso degli anni. La continua variazione delle situazioni geologiche si concreta a Punta Castagna, formata dall' ossidiana divenuta un promontorio: questo è uno degli angoli più suggestivi del periplo costiero. Doppiata Punta Castagna appare Acquacalda. Dopo il canale che separa Lipari da Salina compare Inzolfato, un tratto dalla composizione geolitica stratificata, di natura solforosa. Poco più avanti si incontrano gli scogli delle Torricelle, Punta del Palmeto e Pietra del Bagno. Superate la Punta delle Fontanelle e quella delle Grotticelle, si affaccia la spiaggetta di Valle Muria. Subito dopo gli scogli delle Formiche, di fronte a Vulcano, passando sotto l' arco roccioso di Punta del Perciato, si scorgono i solitari Faraglioni di Pietra Menalda e Pietra Lunga, a guardia del canale che separa Lipari da Vulcano. Poco prima di Punta Crepazza appare una spiaggia suggestiva, denominata Praia di Vinci. Le pittoresche insenature si susseguono l' un l' altra fino alla rocca di Lipari, giungendo infine al porto di Marina Corta.
Escursioni via terra Vulcanello è una penisoletta alta 123 metri e sorta in seguito ad un' eruzione vulcanica sottomarina. Su questo promontorio la vegetazione è varia e, nella parte nord, si trova la Valle dei Mostri, che prende il nome dalle particolari forme della roccia lavica situata in mezzo alla sabbia nera, modellata nel tempo dagli agenti atmosferici. Sabbie nere, la spiaggia più frequentata dell' isola, si trova nel porto naturale di Ponente ed è caratteristica per la finissima sabbia nera di origine vulcanica. Con una passeggiata di circa 2 Km, si raggiunge la contrada di Lentia, posta nella parte nord occidentale dell' isola, dalla quale si possono ammirare l' Etna e le isole dell' arcipelago. Dall' inizio della strada che porta al piano si diparte un sentiero che si arrampica fino ai bordi del cratere. Vulcano Piano si trova nella parte alta dell' isola, a circa 7 Km dal Porto di Levante. Percorrendo un sentiero in direzione nord, si raggiunge Capo Grillo dal quale, nelle giornate limpide, si ammirano le isole vicine, la chiesa dei S. Angeli custodi, costruita negli anni trenta, e le ````Grotte Ferlazzo" dove da oltre dieci anni si celebra il presepe vivente. Infine, seguendo la strada che dal piano raggiunge il versante sud dell' isola, si arriva al piccolo borgo di Gelso, caratteristico per il suo faro e per la spiaggia.
Trekking
ALLA FOSSA DELLA FUCINA: La fucina degli Dei si raggiunge abbastanza agevolmente.
Una volta arrivati sulla cima del vulcano, si è sopraffatti dall' odore acre dei
gas sulfurei; numerose, infatti, sono le fumarole e le zolfatare. Il paesaggio,
come lunare, presenta ancora le tracce delle ultime eruzioni vulcaniche.
Lungo la discesa si consiglia la sosta alla pozza dei fanghi.
Escursioni via mare Si inizia il giro partendo dal Porto di
Levante, caratteristico per le sue fumarole e per le sorgenti
termali. Facendo rotta in direzione nord-ovest si aggira la
penisoletta di Vulcanello; superato il canale che separa Lipari da
Vulcano e continuando a costeggiare l'isola verso sud, si
raggiunge la Grotta del Cavallo, al cui interno il riverbero dei
raggi solari crea fantastici giochi di luce e di colori.
Proseguendo nell' itinerario, si giunge al faro, in località
Gelso, e si prosegue facendo ritorno al porto di
Levante.
Itinerari subacquei
La Franata dell' Arcipelago
Si inizia la discesa nel tratto di costa che divide
due alberghi costruiti sulla costa. Il fondale scende molto gradualmente per diverse
decine di metri,
formando un ampio pianoro tra i 3 e i 10 metri, coperto da un' alternanza di piccoli
scogli e ampie chiazze di posidonia. Spostandosi allora verso Lipari, si segue una
direzione perpendicolare alla costa, fino ad individuare l' inizio di una discesa
piuttosto ripida. I primi metri, tra i 10 e i 20, sono caratterizzati dalla
presenza di una franata di piccoli sassi. Superato questo tratto, fino ad attestarsi
tra i 35 e i 45 metri di profondità, le dimensioni dei massi che compongono la
franata aumentando decisamente rendendo il fondale molto più spettacolare.
La Parete della Sirenetta
Scendere lungo le pendici di un cono vulcanico attivo non è una
esperienza che capita tutti i giorni. Il punto d' inizio è il porto di
Vulcano: costeggiando l' isola per diverse centinaia di metri, ad un
certo punto appare un grande scoglio, sormontando dalla statua di una sirena che
emerge a poca distanza dalla costa. Ci si trova su una piattaforma rocciosa che cede
improvvisamente il posto ad una vertiginosa parete; a pochi metri dal ciglio, il
fondale inizia a degradare rapidamente. I possenti bastioni di lava nera cadono
decisi verso la sabbia che a sua volta prosegue verso gli abissi, seguendo una
pendenza elevatissima: ad una quindicina di metri di profondità vale la pena di fare
tutto il giro dello scoglio della Sirenetta, caratterizzato da grandi massi appoggiati
sul fondo. In alcuni tratti la sabbia è giallo-rossastra; si notano anche emissioni
gassose e acqua calda che risale dal fondale. Seguendo il limite tra le rocce della
costa e l' inizio del pianoforo, si notano alcune cavità.
Capo Grosso
Capo Grosso è una bizzarra struttura rocciosa che si allunga verso il mare
aperto come se fosse una fortificazione costruita per ostacolare le onde provenienti
da sud. La parete è infatti assolutamente verticale in ogni suo punto e non presenta
mai tratti pianeggianti sui quali trovare un appoggio. La discesa verso i fondali
più alti
è repentina. La cosa più suggestiva di questa immersione è una specie di rampa
incisa nella roccia della parete completamente coperta di Astroides.
Lo scoglio Quaglietto
La cala che si apre tra Capo Testa Grossa e lo Scoglio del
Quaglietto è di sicuro una delle più belle di tutto l' arcipelago. Si scoprono
delle bellissime piscine naturali dall' acqua cristallina del colore dello smeraldo:
il luogo è noto come il "bagno delle Vergini". Alla fine della cala si apre un' ampia
grotta, in cui è possibile entrare con la barca, chiamata Grotta del Cavallo.
Al centro della spelonca, poggiata sul fondo
sabbioso, si erge una statua raffigurante una Madonna, posata su un Circolo Subacqueo.
Alla fine della cavità si incontra un fittissimo branco di gamberi rossi.
Capo Testa Grossa
Osservando Capo Testa Grossa dal mare, noteremo che si tratta di
una propaggine massiccia che termina con una parete piuttosto allungata, che scende
nel mare con un andamento nord-sud. Da qui si scende in acqua nella cala a nord del
capo, in prossimità delle rocce. All' interno della cala, infatti, la roccia cade a
picco formando una parete verticale molto concrezionata dove si trovano bellissime
colonie di spugne. A livello della punta vera e propria ci si troverà in un ambiente
davvero suggestivo: la parete scende in acqua verticalmente ma è molto articolata.
Le rocce sono frastagliate in picchi, canali e rientranze. Questa imponente morfologia
continua per diversi metri, fino a profondità piuttosto elevate, superiori ai 50
metri.
Alcuni ritrovamenti presso S.Marina parlano di un notevole insediamento, formatosi attorno al IV secolo a.C., sviluppatosi in età ellenistica e poi ancor più nella tarda età imperiale romana. Lo sviluppo continuò fino all'età bizantina e medioevale. Attorno al VII secolo d.C. Salina fu una delle Eolie più abitate perchè i vulcani di Lipari erano in piena attività . Le invasioni arabe la resero deserta finchè , attorno al XVII secolo, popolazioni e attività conobbero nuovi splendori. Lo sviluppo dell'isola è anche dovuto all'abbondanza d'acqua e quindi di vegetazione.
Escursioni via terra Una rete stradale collega i tre comuni e l' interno dell' isola, consentendo itinerari suggestivi per i panorami offerti dalla natura. A sud di S. Marina si incontra il laghetto salato di Lingua (oggi poco più che uno stagno separato dal mare da un sottile terrapieno), utilizzato come salina fino a qualche anno fa. Partendo da Lingua si può raggiungere Monte Fossa delle Felci, un vecchio vulcano spento dalla cui cima si gode uno splendido panorama sull' arcipelago. Da S. Marina verso nord, seguendo la strada che costeggia il mare, si attraversa Capo Faro fino al grazioso centro di Malfa. Dopo la frazione di Malfa, la strada principale si dirama in due direzioni. La prima porta al paesino marinaro di Pollara, dove si trova la spiaggia più bella dell' isola scenario del film Il postino di M. Troisi. Qui si fa il bagno in una cornice di roccia, la cui struttura è l' interno di un semicerchio del cratere. La seconda diramazione prosegue poi fino alla frazione di Valdichiesa dove è possibile ammirare il santuario della Madonna del Terzito, costruito nel'600. Dalla strada che congiunge Leni a Malfa si snoda un sentiero che conduce al Monte dei Porri, circondato dai pioppi, castani e felci. Proseguendo sulla strada principale, si raggiunge infine la pittoresca Rinella; in origine era un piccolo gruppo di casette allineate lungo la spiaggia, ora è uno dei più frequentati centri turistici dell' isola.
Trekking
ALLA FOSSA DELLE FELCI. Salina
, l' isola più verde di tutto l' arcipelago, è il luogo
ideale per gli amanti di questa disciplina e della tranquillità;
````Fossa delle Felci" è la cima più alta di tutto l' arcipelago nonchè
riserva naturale. Partendo da Valdichiesa o da S. Marina Salina è possibile
effettuare l' escursione al monte, dal quale si può ammirare un meraviglioso
panorama con la vista dell' intero arcipelago, delle coste siciliane e, in lontananza,
dell' Etna.
Esursioni via mare Il giro dell' isola in barca permette di ammirare, oltre alla trasparenza del mare, le incantevoli pareti rocciose lavorate dalla forza della natura, le ridenti spiaggette e i centri abitati, dalle tipiche casette bianche, adagiati lungo il mare o a mezza costa. Iniziando da Santa Marina il giro dell' isola in barca e puntando verso nord, anche Salina rivela la sua natura vulcanica attraverso le rocce selvagge dello scoglio di Capo Faro e di Torricella. Partendo da qui, si costeggiano gli impressionanti ma suggestivi valloni terminali dei picchi vulcanici. Continuando, si giunge alla Punta del Perciato, che è infatti un grande arco creato nel promontorio dalla forza del mare. Lasciato alle spalle il Perciato, si raggiunge il faraglione di Pollara, ricco di grotte. Poco oltre, si doppia l' estremità ovest di Salina e si continua fino a Rinella. Infine si incontra Punta Lingua, che è la punta più vicina all' isola di Lipari; completando il giro, si rientra poi a S. Marina. Il mare circostante l' isola è ricco di fauna ittica. La pesca di `` ``cicirella", sauri, acciughe, sardine, occhiate e ope è abbondante; quella del pesce spada viene praticata con ottimi risultati.
Itinerari subacquei
La secca di Pollara
Doppiando la Punta del Perciato si entra
nella spettacolare baia di Pollara,
all' interno di un antico cratere, oggi in parte
crollato. La secca si trova ad alcune centinaia di metri. Al largo dello scoglio
che emerge al centro della cala vi sono massi giganteschi e imponenti, alti
più di 10 metri e vicinissimi tra loro, fino a formare una struttura rocciosa
continua e molto estesa: picchi, valli, sentieri sabbiosi alla base delle pareti,
simili a torrenti che scorrono in un canyon. Tra le imponenti rocce del fondo si
trovano bellissime attinie, estese colonie di spugne gialle dagli osculi prominenti
e belle pareti rocciose, arricchite dalle ramificazioni delle gorgonie gialle. Gli
anfratti rocciosi sono molto ricchi di Gronchi e Murene.
La secca del Capo
Si tratta di una zona rocciosa che sale verso la superficie, circondata da fondali
di diverse centinaia di metri di profondità. I riferimenti che i pescatori usano
per trovare il punto sono tre: il Faraglione di Pollara deve apparire nel buco di
Punta Perciato; il Monte Rosa deve essere tutt' uno con Punta Castagna, mentre
lo Scoglio della Nave deve ````fare canalicchio" con Panarea, ossia formare una ````V"
senza essere completamente distaccato dalle pendici dell' isola. Si deve scendere
in acqua programmando una profondità massima tra i quaranta e i quarantacinque
metri. Da qui si avrà una spettacolare visione della secca, completamente
avvolta da una nuvola di guarracini neri che contrastano violentemente con il
biancore della roccia e l' azzurro del mare. Il fondale è costituito da grandi
massi, ricchissimi di pesce di tana. Quello che qui cambia rispetto alle altre
zone è la probabilità di fare incontri sensazionali con pesci fuori dal comune,
specialmente per quanto riguarda le specie pelagiche.
Stromboli è l'unico vulcano in Europa e uno dei pochi al mondo in attività eruttiva permanente. è per questo che l'isola è stata definita, sin dall'antichità classica, ````faro del Tirreno". Stromboli venne abitata fino all'età del bronzo. Nel 1975, è stata scoperta una necropoli greca con tombe della fine del IV e dei primi decenni del III sec. a.C.
L'attività economica era basata sull'agricoltura e il suo porto era meta di sosta delle navi mercantili che attraversavano il Tirreno. Il calo demografico dell'isola si ebbe nel 1930, quando una fortissima eruzione ed uno spaventoso maremoto convinsero moltissimi isolani ad emigrare. Negli anni ``50 cominciò a svilupparsi l'attività turistica e molte delle case in stile eoliano, abbandonate ai tempi dell'eruzione del'30, una volta ristrutturate sono diventate meta di vacanze.
È la più settentrionale delle isole e conta una popolazione di circa 400 abitanti. L' isola, a nord della quale si leva ripidissimo lo scoglio di Strombolicchio, è costituita da un edificio vulcanico, che tocca i 926 m, e presenta varie bocche eruttive, perennemente attive, con spettacolari eruzioni di lapilli e materiali incandescenti, che precipitano lungo la ripida parete chiamata Sciara del Fuoco. L' apparato vulcanico costituisce un cosiddetto strato-vulcano o vulcano misto, in cui cioè rocce derivate da colate laviche si alternano a strati di materiali piroclastici. Si spinge sotto il mare per mille metri circa: furono infatti sottomarine le prime manifestazioni eruttive, risalenti all' era cenozoica o terziaria. Alte e dirupate sono le coste, con esigue spiagge. La popolazione vive nei centri di Ginostra e di Stromboli, e le attività economiche tradizionali sono la pesca, la viticoltura e la raccolta dei capperi, nonchè, in crescente misura, il turismo. Scavi archeologici hanno portato alla luce resti di una necropoli greca.
Escursioni via Terra Partendo dal molo di Scari ci si può dedicare ad una prima perlustrazione delle stradine e dei vicoli di S. Bartolo, patrono dell' isola. Di fronte allo scalo di Ficogrande, a circa un miglio dalla costa, si erge maestoso (dalla forma di un castello medioevale) l' isolotto di Strombolicchio. Quanto appare è il resto di un piccolo cono di un' eruzione laterale.
Trekking Di interesse naturalistico è la scalata
al cratere. Tre le ore di marcia per giungere ad alta quota,
potendo così assistere alle esplosioni da zone vicine. È
opportuno effettuare l' escursione con guide
autorizzate.
Escursioni via mare Partendo da Scari, giungendo allo specchio d'acqua antistante Punta Labronzo si può ammirare la ````Sciara del Fuoco": pittoresca esplosione di lapilli e colate di lava incandescente. Proseguendo si giunge al piccolo borgo di Ginostra, paradiso incontaminato, fra il verde della macchia mediterranea ed il blu del mare.
La Sciara del Fuoco
Muro di roccia, che sprofonda negli abissi più profondi, a fondali inaccessibili ai
subacquei, puntando verso l'antistante Fossa del Tirreno (profonda oltre tremila metri).
La Dorsale della Sciara
Si tratta di un'imponente dorsale con due picchi: il primo a 35 metri, il secondo a 20.
Raggiunti i 35 metri, si apre un precipizio, che si perde in un abisso nero. Sulle rocce
del fondo si scopre una grande quantità di stelle pentagono.
La Secca di Scirocco
Si tratta di un'imponente montagna circondata da una quantità di grandi massi ricchissimi
di pesce e dalle morfologie spettacolari, tutti i suoi versanti sono ricoperti di gorgonie
rosse.
Filicudi insieme ad Alicudi è geologicamente la più vecchia delle Eolie.
I ritrovamenti testimoniano che l'isola fu abitata in tempi molto remoti. L'età greca ha lasciato poche tracce di abitato e di ceramiche. Sono stati ritrovati frammenti di ceramiche attestanti rapporti commerciali con l'Egeo. La storia di Filicudi segue quella delle altre isole: invasioni, resistenze, sconfitte e vittorie, dominazioni e incursioni piratesche.
Escursioni via terra
Trekking
Dalla Fossa delle Felci, la cui vetta è raggiungibile da Valle Chiesa,
si può ammirare uno stupendo panorama sull'arcipelago.
Escursioni via mare
Le coste di Filicudi presentano bellezze non comuni: valli strette, scogliere dirupate, profonde grotte. Di grande effetto è la visita alla Grotta del Bue Marino al cui interno i giochi di luce e il rumore del mare sembrano imitare il muggito del bue. Poco lontano si erge lo Scoglio della Canna amato dai subacquei per la pesca del corallo, delle spugne e delle aragoste. A Nord si ammira la spettacolare Punta di Zucco Grande, con i suoi dieci strati di lava.
La sua storia passata si sostanzia nelle tracce di un abitato del XVII-XVI secolo a.C. Altre tracce della medesima epoca esistono sulla sommità dell'isola. Ciò lascia intendere che la modesta agricoltura e la pesca furono i fondamenti dell'economia della comunità preistorica. Frammenti ceramici di età romana si trovano sparsi sulla costa orientale dell'isola. L'isola ebbe parte al commercio dell'ossidiana. Anche Alicudi subì incursioni barbariche.
Escursioni via terra La parte occidentale dell' isola è composta da pendii disabitati. Da Alicudi è possibile effettuare l' ascensione al Monte Filo dell' Arpa. Dalla chiesa di S. Bartolo si segue fino alla cima da dove si ammira uno stupendo panorama. Il viaggio nella storia dell' isola conduce in contrada Piano Fucile e al fortino naturale Timpone delle Femmine.
Escursioni via mare Circumnavigando l' isola, scoscesi pendii ricoperti da cespugli di erica si alternano a minuscole spiaggette. Appaiono i cosiddetti ````perciati" e grotte scavate dagli elementi naturali come quelle dell' Acqua e del Grottazzo. Tipico esempio della natura geologica sono i ````fili" , colonne di lava modulate dall' erosione e dagli sprofondamenti della roccia lavica antichissima.
Agli appassionati di pesca subacquea consigliamo qualche immersione nelle vicinanze dello Scoglio della Jalera.
Essa fu abitata fin dal III millennio a.C., grazie alla sua posizione particolarmente felice e alla natura verdeggiante. Ventitrè capanne ovali indicano una comunità organizzata. Si è ritrovata della ceramica micenea proveniente dall'Egeo, a dimostrazione dei rapporti commerciali esistenti allora. Presso la punta di Capo Milazzese è stato riportato alla luce un villaggio preistorico dell'età del bronzo (risalente ad un periodo che va dal XV al XII sec. a.C.). Dal punto di vista archeologico è interessante anche Basiluzzo, dove sono state rinvenute importante testimonianze edilizie di epoca romana. Fu abitata stabilmente fino al periodo romano; poi la comunità subì i rovesci della storia eoliana con le conseguenti distruzioni. Dal V al VI sec. d.C., la pirateria arabo-turca impedì l'ulteriore sviluppo dell'isola, che rimase quasi disabitata. Attorno alla fine del'600, gli abitanti stabili producevano grano, legumi e frutta che commerciavano anche a Lipari. A causa delle incursioni barbariche rimase sempre con pochi abitanti.
Escursioni via terra Il piccolo promontorio di Capo Milazzese è situato in località Cala Junco. Dalla contrada Castello si può raggiungere il Timpone del Corvo, la vetta più alta dell' isola. Partendo da S. Pietro verso nord si giunge a Ditella nota per le sue innocue fumarole. Vicino a S. Pietro c'è una benefica sorgente termale di acqua calda.
Escursioni via mare Fra le tappe più importanti c'è quella nella esclusiva Baia di Cala Junco, estrema punta meridionale di Panarea . Effettuato il giro dell' isola ci si può dirigere verso gli isolotti, verso le antiche vestigia romane di Basiluzzo e di Spinazzola. Lisca Bianca, con piccole fumarole sottomarine, Bottaro, Lisca Bianca e Dattilo dalla forma piramidale. A nord di Dattilo affiorano i cinque Panarelli e le Formiche le cui acquee sono meta dei sub.
Itinerari subacquei
Lo Scoglio di ````Petra Nave"
Lo scoglio di ````Petra Nave" si tratta di una parte in rilievo dello scosceso
fondale che circonda Panarea
. La meta dell' immersione è una enorme montagna di massi
che, dalla profondità massima di 33 metri, sale fino a 11 sulla sua sommità per
una estensione davvero notevole.
Il relitto di Lisca Bianca
Trovare il relitto del mercantile inglese affondato è piuttosto facile: da Panarea
si deve far rotta verso lo scoglio di Lisca Bianca e attraversare il canale tra questo
e il vicinissimo scoglio del Bottaro. Avanti, oltre la spiaggia, la costa dell'isolotto
cambia bruscamente direzione; è al largo di questo versante che tra i 30 ed
i 40 metri giace la carcassa della nave inglese. Il relitto si trova a 25 metri
di profondità.
Le isole Eolie sono isole vulcaniche attive nel Tirreno meridionale. Fra esse vanno considerate vulcani attivi Stromboli, Lipari e Vulcano (con la sua penisoletta Vulcanello).
L'attività di Stromboli consiste in esplosioni quasi continue a bassissima energia, con lancio di scorie magmatiche da una delle bocche eruttive che si trovano all'interno del cratere.
L'ultima eruzione di Vulcano ha avuto luogo circa un secolo fa (1894).
L'ultima eruzione di Lipari ha avuto luogo in epoca romana (dal punto di vista della vita di un vulcano, il tempo trascorso da allora è molto breve e comunque non sufficiente a far considerare estinta l'attività vulcanica sull'isola di Lipari).
Durante il Mesozoico la Sicilia Orientale è stata sede di uno sporadico vulcanismo basico-alcalino distensivo seguito da un periodo di stasi.
Durante l'era Quaternaria si possono riconoscere due tipi di vulcanismo contemporanei:
L'arco metamorfico è rappresentato dall'arco cristallino Calabro-Peloritano.
Le isole Eolie rappresentano il fronte vulcanico mentre il bacino marginale di retroarco è dato dal piano abissale del Tirreno. La crosta è continentale da entrambi i lati del contatto delle placche mentre è di natura oceanica sotto la zona abissale del Tirreno.
Il vulcanismo delle Isole Eolie è di età recente (all'incirca 1 milione di anni) e si possono distinguere due fasi.
Durante la prima fase si formano le isole di Alicudi, Filicudi, Panarea, parzialmente, Salina e Lipari.
Dopo un periodo di stasi nel Pleistocene superiore si ha una seconda fase con il completamento di Lipari e Salina e la nascita di Vulcano e Stromboli. Il vulcanismo eoliano è caratterizzato da una evoluzione nella composizione dei prodotti emessi.
Le vulcaniti calco-alcaline dell'arcipelago Eoliano mostrano caratteri petrolchimici simili a quelli delle tipiche ````andesiti" di margine continentale e differiscono peraltro sostanzialmente dalle associazioni di arco insulare. I dati sismici e petrolchimici non sono favorevoli nel mettere in relazione le isole Eolie con un sistema di tipo arco insulare.
Vulcano è l'unica isola dell'arco Eoliano che, assieme all'isola di Stromboli, presenta attività vulcanica attuale. Il Vulcanismo dell'isola ha avuto inizio durante il Pleistocene Superiore, dando luogo alla formazione dello strato-vulcano centrale di ````Vulcano primordiale". Il primo ciclo di attività si concludeva con il collasso della Caldera del Piano, parzialmente colmata dai prodotti di un'intensa attività infracalderica.
La formazione degli ammassi lavici riolitici ed alcali-riolitici che costituiscono i M.ti Lentia aveva luogo successivamente, verso la fine Pleistocene. La formazione della caldera che ospita il cono attivo della Fossa di Vulcano, è da attribuirsi all'inizio dell'Olocene. L'evoluzione magmatologica della Fossa è caratterizzata dalla successione tefriti a leucide-trachiti potassiche; termini riolitici si rinvengono tra i prodotti di età storica. Ad un'attività vulcanica di attività storica (183 a.C.-1550 d.C.) è da attribuire la formazione della penisola di Vulcanello, costituita da tefriti a leucite e trachiti potassiche, in una sequenza evolutiva simile a quella della Fossa. Sulla base delle evidenze petrochimiche viene suggerita un'origine profonda dei magmi primari di Vulcano, che si sarebbero prodotti per fusione parziale del mantello, al di sopra della zona di subduzione, con probabili apporti da parte dello `` ``slab" subdotto.
L'attività eruttiva di Vulcano rappresenta uno stadio tardivo nella dinamica dell'arco Eoliano e come tale differisce chiaramente da quella che ha prodotto la serie calco-alcaline delle isole più antiche. La sismicità attuale, con profondità focali comprese tra 200 e 350 km nell'area dell'arco, presenta una significativa correlazione con il carattere potassico dei vulcani attivi di quest'area.
Finora le acque e i fanghi, sfruttati con sistemi primordiali, hanno dato sempre ottimi risultati. Oltre che nelle affezioni delle articolazioni, le acque e i fanghi di Vulcano riescono molto efficaci nelle nevralgie e nevriti, nelle affezioni vasali, nelle flebiti e ulcere varicose, nelle malattie dell'apparato genitale femminile e nelle affezioni dermatologiche.
Per Vulcano, trattandosi di fanghi vulcanici naturali ad alto contenuto di radon e anche di acque termali il criterio della scelta dal punto di vista dell'attività curativa può considerarsi esclusivo.
Le acque termali di S.Calogero, famose anche durante l'impero di Roma, sono state esaltate in ogni epoca.
Si tratta di acque salso-solfato-bicarbonato-sodiche-ipertermali.
Seguendo le ultime indicazioni sulle cure termali, che vogliono che tutte le stazioni abbiano una loro specializzazione, per evitare errori fatti in passato quando ad alcune venivano attribuite qualità miracolose per molte affezioni, la sorgente termale di Vulcano può essere senza dubbio utile a tre grandi gruppi di patologie:
L'Acropoli di Lipari si è rivelata, ai recenti scavi, dal 1950 in poi, come un immenso archivio nel quale sono conservati, in regolare sovrapposizione stratigrafica, le testimonianze di tutte le civiltà che si sono succedute nelle isole attraverso il neolitico e l'età dei metalli, fino alla piena età storica.
La serie stratigrafica liparese costituisce oggi uno dei cardini su cui s'impernia la ricostruzione della preistoria di tutti i paesi bagnati da questo Mare.
La zona archeologica si estende a Ovest della strada principale che porta alla Cattedrale ed è divisa in due parti dalla strada che dà accesso alle chiese dell'Immacolata e dell'Addolorata. Sotto il livello delle case ellenistiche e romane si estendono gli strati dell'età ausonica, con più ordini di capanno sovrapposte.
Nella grande trincea a Sud, l'Ausonio II (prima età del ferro) è rappresentato solo da un breve tratto superstite del muro perimetrale di una capanna, di cui è stato trovato anche all'interno il focolare.
Nell'area a Nord, a questo periodo corrispondono resti di due distinte capanne sovrapposte. Delle costruzioni di questa età resta poco a causa delle loro scarse profondità . Ancor minori sono i resti edilizi riferibili al sottostante strato Ausonio I (tarda età del bronzo) 1250-1150 a.C. Cospicui resti si hanno invece del villaggio della media età del bronzo (civiltà del Milazzese, 1400-1270 a.C.).
A questa età appartiene un gruppo di capanne ovali assai ravvicinate fra loro. Si tratta di capanne con muro perimetrale costruito con pietrame a secco e che dobbiamo supporre coperte con tetti di frasche e di stoppie, forse rivestite con un impasto di argilla e paglia o alghe marine.
Le capanne della media età del bronzo si sovrappongono a più antiche capanne, di identica forma, appartenenti alla prima età del bronzo.
Il deposito archeologico scende per altri quattro o cinque metri al di sotto del suolo delle capanne della prima età del bronzo.
Nella zona settentrionale dello scavo sono molto più cospicui che nella meridionale i resti dell'Ausonio II rappresentato da una grandiosa capanna rettangolare a spigoli arrotondati.
Sotto il suolo l'approfondimento degli scavi ha messo in luce resti di altre capanne più antiche della media e della prima età del bronzo, culture del Milazzese e di Capo Graziano. Interessante è la struttura di questa grande capanna la cui ossatura portante era in legname. Restano gli incavi dei pali nella muratura della parete che aveva funzionato di solo tamponamento. A Nord della grande capanna e dei suoi annessi che si sviluppano allo stesso livello sono due grandi capanne dell'Ausonio I di cui quella in primo piano è di forma perfettamente circolare e forse coperta a volta come un trullo, ed è preceduta verso Nord da un andito di ingresso fiancheggiato da un muro rettilineo.
L'altra, dietro ad essa è di forma più ovale, più allungata.
È chiarissima la sovrapposizione di resti di cinque diverse età , Ellenistico, Ausonio II, Ausonio I, Milazzese e Capo Graziano.
Nella zona a Nord del secondo Cardo si ha una interessante capanna dell'Ausonio I di insolita forma rettangolare e sul pendio di fronte resti molto mutili di capanne della media e della prima età del bronzo.
Sezione I. Antico palazzo dei vescovi, adiacente alla Cattedrale, costruzione del XVII secolo. Materiali degli scavi dell'Acropoli di Lipari.
Piano inferiore.
Di fronte al palazzo vescovile è la SEZIONE II (sale XII-XV). Materiali archeologici delle isole di Panarea, Filicudi, Alicudi, Salina, Stromboli.
Si passa poi ad altro edificio a Nord della Cattedrale e troviamo: la SEZIONE III con le necropoli protostoriche e classiche di Lipari, la SEZIONE IV con la preistoria e la protostoria di Milazzo, la SEZIONE V con l'archeologia marina.
In basso a sinistra:
PIANO SUPERIORE:
Sale XX-XXV-Necropoli greca e romana di Lipari nella contrada Diana. Gli scavi della necropoli greca e romana di Lipari esplorando circa 2500 tombe, hanno portato al Museo Eoliano una cospicua serie di opere d'arte, soprattutto ceramiche e terrecotte figurate. Le prime tombe sono di poco posteriori alla fondazione della colonia greca (580 a.C.).
Le tombe che hanno corredi più ricchi sono quelle del IV secolo a.C.. Alla prima metà di questo secolo appartiene un cratere con rappresentazione di un episodio dell'Odissea. Ulisse, giunto nel paese dei Ciconi, riceve da Maron, sacerdote di Apollo, l'otre di vino, che servirà a ubriacare il ciclope Polifemo.
Nella seconda metà del IV secolo, fiorisce a Lipari una scuola ceramica locale. Caratteristica di questa scuola è il largo impiego della policromia, che per le favorevoli condizioni del terreno, è sovente molto bene conservata. Nella Lipari della metà del IV secolo a.C. fiorisce anche una vivace coroplastica che trae i suoi argomenti preferiti dal teatro contemporaneo. Ne è testimonianza una cospicua serie di modellini fittili di maschere teatrali di questa età .
Nella SALA XXIV è esposto il frutto degli scavi eseguiti in un piccolo santuario dedicato a Demetra e Kore scavato in contrada Diana.
Nella SALA XXV è ricostruito al vero un gruppo di tombe della necropoli. Con la sua ceramica policroma e la sua coroplastica Lipari si rivela nel IV sec. a.C. uno dei centri d'arte più vivaci e individuali della Grecia d'Occidente e in certo qual modo più vicino spiritualmente all'Italia meridionale che alla Sicilia.
Ritornando al piano terreno, prima di uscire si visiti la SALA XXVI-Sala dell'archeologia marina. Vi sono esposti i materiali provenienti dalle ricerche subacquee eseguite nell'ultimo trentennio nell'arcipelago eoliano. Di eccezionale interesse sono le ceramiche preistoriche dello stile di Capo Graziano I (XVII-XVI sec. a.C.) recuperate nella baia di Lipari. Di poco più recente è un frammento di anfora a staffa di età micenea (XVI-XV sec.a.C.).Anfore da relitti IV sec. a.C. del capo Graziano di Filicudi e del IV sec. a.C. delle Formiche di Panarea.
Grande complesso di anfore e di ceramiche a vernice nera(IV-III sec. a.C.) dal carico di una nave naufragata presso il Capo Graziano di Filicudi.
Grande complesso di anfore e di ceramiche a vernice nera (Campana A) che costituivano il carico di una nave oneraria naufragata presso la secca di Lipari (metà III sec.a.C.).
Grande complesso di anfore e ceramiche a vernice nera (Campana B) dal carico di una nave oneraria naufragata presso il Capo Graziano di Filicudi (metà III a.C.).
Anfore di età imperiale romana da altro relitto presso Filicudi.
Cannoni bronzei di un vascello della fine del XVII o inizi del XVIII secolo il cui relitto si è sovrapposto a quelli delle navi greche di Filicudi.
Nel parco circostante al Museo sono stati ricostruiti i diversi tipi di sepolcri dal V e IV sec. a.C. trovati nella necropoli della contrada Diana.
La SEZIONE GEOLOGICO-VULCANOLOGICA del Museo Eoliano illustra attraverso grafici, plastici e didascalie la storia geologica delle isole Eolie e i vari episodi attraverso i quali esse hanno assunto il loro aspetto attuale.
La caratteristica della gastronomia eoliana è data dai sapori forti, dall'uso delle erbe e piante aromatiche prodotte da quella natura strana e selvaggia.
Se all'interno si mangia molta carne, particolarmente quella di coniglio, e ottimi formaggi, ricotte e pecorino, sulla costa, il re della tavola è naturalmente il pesce. C'è , comunque, un denominatore comune: il cappero che viene usato volentieri per insaporire (se mai ce ne fosse bisogno) moltissimi piatti. Cominciando dai ravioloni di cernia in salsa paesana o dal risotto nero con calamaretti, si passa ai secondi piatti di pesce: totanetti ````ammollicati", pauro all'acqua pazza, occhiate alla brace, con contorno di peperonata eoliana, caponata liparota e pizzette di melanzane. I dolci sono quelli tradizionali siculi, perciò , per distinguersi, un dessert eoliano deve essere un bel gelato di frutta accompagnato da Malvasia delle Lipari.
Nel cuore di Lipari rivivono gli odori e i sapori della tradizionale cucina eoliana.
1Ringrazio per la pazienza Sara
2Ringrazio per la simpatia Donatella
3Ringrazio Simona per il materiale fornito
4Ringrazio le colleghe ed i docenti che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto