Arrivo dei kurdi

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.                      La famiglia Cemal, la più numerosa tra le venti ospitate in Badolato

 

Badolato, spesso nei secoli al centro di avvenimenti non sempre gioiosi, ha vissuto e tuttora sta vivendo un'esperienza inimmaginabile sino a qualche decennio fa, intensa e ricca quanto poche altre nel passato, tragica per le centinaia di persone che ne costituiscono l'elemento primario: i Kurdi sbarcati sulle nostre spiagge. È un'esperienza a cui guarda il mondo intero, ma che noi stiamo vivendo in prima persona; consapevoli, in ogni caso, che di simili, ed anche più tragiche, se ne consumano in continuazione sul nostro pianeta. Per quanto attiene il rapporto con noi è un fatto culturale di notevole rilevanza, perché investe nello stesso tempo uomini, storie, politiche, culture, religioni, etnie. È un'esperienza che noi riteniamo di avere il dovere di partecipare a chiunque, da lontano, intendesse avvicinarvisi, perché cultura è partecipazione. Tutti i moderni mezzi di comunicazione, qui arrivati da ogni luogo, hanno fatto la loro parte, il loro mestiere. Noi non potevamo esimerci dal fare la nostra parte, perché siamo convinti di avere il dovere umano e culturale - non di mestiere- di partecipare questa grande esperienza a tutti i Badolatesi che vivono lontani dalla loro terra, a tutti i non Badolatesi che abitualmente ci leggono, a tutti quelli, persone e Istituzioni, che in un qualsiasi modo ci hanno dato una mano.

Era la sera del 24 agosto 1997, quando sulle nostre coste sono sbarcati 485 profughi extracomunitari. Accogliendoli, siamo stati costretti ad ammassarli nelle aule della scuola media ed elementare di Badolato Marina. Ricordo che non si riusciva a passare nemmeno lungo i corridoi talmente i tanti lettini erano attaccati l'uno all'altro. Questa condizione non era certo da addebitare alla cattiva organizzazione in quanto tutto era stato curato nei minimi particolari bensì all'improvvisa emergenza che per la prima volta si era venuta a creare e al numero eccessivo dei profughi da soccorrere e da rifocillare dal freddo, dalla fame e da una partenza che nonostante fossa avvenuta da appena dieci giorni, aveva lasciato i segni in ciascuno di essi e in particolare in tanti bambini.

Nella notte di Santo Stefano dello stesso anno i calabresi e precisamente gli abitanti di Badolato generosi nell'accoglienza dei profughi in cerca di salvezza, rinnovarono l'incontro di culture , di etnie, di lingua, di religione. Chi potrà mai dimenticare la nave Ararat arenatasi a pochi passi dalla spiaggia di Badolato con un carico umano di uomini, donne e bambini in numero di 826?

Al fine di offrire un'azione di aiuto ed assistenza, l'idea fu quella di concedere una abitazione nel Centro storico alle famiglie kurde alla cui notizia il Prefetto di Catanzaro si è compiaciuto ed entusiasmato. L'opportunità di concretizzare subito questo progetto è stata data da quei cittadini che hanno messo a disposizione alloggi non più abitati per vari motivi: emigrazione, trasferimento in Badolato Marina e così via.

Dopo mesi di permanenza nella cittadina di Badolato i kurdi si videro aperti gli edifici scolastici, le case dell'antico borgo, e cosa assai più importante il cuore e l'anima dei cittadini di questo paese che si affaccia sul Mar Ionio e noto nel mondo come "paese in vendita". Ma Badolato non vende niente della sua cultura e delle sue doti spirituali; esso, proprio sulla scia del discorso del Papa sopporta anche i bisogni altrui, fa sintesi di culture e di esperienze umane, porge aiuto, realizza il Vangelo di Gesù Cristo , soffrendo con chi soffre ed aprendosi al sorriso con chi ha il cuore a l'anima in pace con Dio e con gli uomini. Non a caso Badolato ha come patrimonio religiosi visibile ben 13 chiese, tra parrocchie, cappelle e santuari. I fratelli kurdi, quindi, non potevano trovare niente di meglio di questo ambiente Badolatese, che ha offerto loro anche le piazze per radunarsi e discutere, le strade per passeggiare, i luoghi di ricreazione per i piccoli, l'aria salubre e tanto sole, perché non rimpiangono quello d'Oriente.