Magda Olivero

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Parlare di Magda Olivero è per me un onore. Artista unica ed irripetibile, ha lasciato una traccia indelebile nella storia del melodramma, ritagliandosi uno spazio tutto suo, nel quale ogni paragone con un’altra artista è praticamente impossibile. Attraverso la sua discografia ripercorreremo la sua splendida carriera.

Quest’articolo non può essere esauriente in quanto, ripercorrere una carriera che ha avuto inizio nel 1932 e che si è conclusa ufficialmente nel 1994, richiederebbe un’enciclopedia a parte.

Le registrazioni ufficiali, in studio, di Magda Olivero, sono davvero pochissime.

Infatti, se si esclude il periodo giovanile, svoltosi durante l’epoca dei 78 giri, ed una Fedora registrata nel ’69 dalla DECCA, le registrazioni della Olivero sono tutte, incomprensibilmente, dal vivo.

LE REGISTRAZIONI UFFICIALI

La Olivero fu scelta dalla FONIT-CETRA per impersonare Liù nella prima registrazione assoluta di Turandot nel 1938. In questa registrazione, effettuata in sei giorni, la nostra incarna la schiava Liù in modo impareggiabile: si ascolti la dolcezza del "Perché nella reggia mi hai sorriso", la dolorosa invocazione nel "Signore ascolta", ed uno stupefacente "Tu che di gel sei cinta".

Accanto a lei una somma Gina Cigna ed un ottimo Merli; convenzionale, invece, la pur corretta direzione di Ghione. Indubbiamente la Olivero è una delle migliori Liù discografiche ed è un vero peccato che non l’abbia più incisa negli anni del microsolco.

Dopo questo primo successo discografico, la Olivero incise diverse facciate a 78 giri con accompagnamento orchestrale. Il direttore d’orchestra di quasi tutte le facciate è Ugo Tansini, colui che l’aveva bocciata per ben due volte al suo esame per entrare all’EIAR!. Dopodiché abbiamo un salto di diversi anni per ritrovare Magda dietro un microfono; nel 1969 incide, con Gardelli, con un vociferante e in declino Mario Del Monaco, una grandissima e finora, insuperata Fedora.

L’anno successivo incide un album di canti sacri intitolato "Quando il canto è preghiera". Ad accompagnarla all’organo è F. Catena.

Dopo questo splendido disco, abbiamo un altro salto assurdo di tanti anni: nel 1993 per la Don Giovanni, incide, con accompagnamento pianistico, una selezione di Adriana, il suo ruolo per antonomasia, ed infine, appare in un album dal titolo "Bottesini bass quartet" nel 1994. Le registrazioni ufficiali finiscono qui.

Prima di darvi nota della discografia live vorrei fare alcune considerazioni. Come mai un’artista di così grande livello come Magda Olivero non ha avuto il supporto dell’industria discografica? Quante artiste meno dotate di lei hanno invece una discografia invidiabile? Queste domande, credo, siano più che legittime. Penso che i motivi siano molteplici. Prima di tutto c’è l’assoluta cecità dei produttori, e poi la scelta coraggiosa di un repertorio inusuale per quei tempi: tanto per fare un solo esempio, "Iris", uno dei cavalli di battaglia della Olivero, era negli anni ’50 e ’60, considerata, quasi, un’opera di serie B. E forse ha pagato anche il fatto di essersi ritirata per dieci anni (dal ’40 al ’51) e di non aver fatto vita da rotocalco, ma di essere stata nella vita privata una donna assolutamente normale!

Per fortuna, molto più numerose sono le registrazioni dal vivo che la nostra ci ha lasciato: ben 68 opere complete che rispecchiano gran parte del suo repertorio, con qualche dolorosa assenza, come vedremo.

Alla fine di questo articolo vi farò nota di tutta la discografia live, anche se alla data di questo giornale le registrazioni in commercio sono ben poche: ci sono stati ultimamente diversi stravolgimenti nei diritti delle registrazioni dal vivo e le case discografiche, prima di avere le idee più chiare, sono state costrette a ritirare dal commercio diversi titoli.

Incominciamo da Adriana Lecouvreur, praticamente un alter ego per la Olivero; si ascolti l’aria d’entrata, splendida per la sua semplicità, il magnifico recitativo "giusto cielo, che feci in tal giorno" declamato con la bravura di un’attrice di prosa, toccante la desolazione di "Poveri fiori" accanto a lei, nella direzione presa in esame, gli ottimi Corelli, Simionato, Bastianini un cast davvero stellare.

La Bohème è un cavallo di battaglia della Olivero, che ha impersonato Mimì in modo eccezionale: la sua voce piccola e sensuale da veridicità assoluta alla giovane fioraia; si ascolti la freschezza giovanile dell’aria "Sì, mi chiamano Mimì", così immediata, senza artifici, che ricorda, a mio avviso, la Favero dei tempi d’oro!! Indubbiamente una delle migliori Bohème insieme alla Tebaldi ed alla Freni.

Ne La Fanciulla del West invece non ha rivali, si sa, è una parte scomodissima (a volte Puccini è un vero sadico) difatti, lla protagonista si deve muovere continuamente, è sempre in scena, spara, si gioca anche il tenore a poker! Oltre a dover sfoderare di continuo si e do! La Olivero è riuscita a cantarla senza la minima forzatura "Laggiù nel Soledad" è un pezzo di antologia, ma quello che reca più gioia è alla fine del secondo atto nella famosa scena delle carte: difatti quando Minni barando dice a Rece "Ho vinto io, tre assi e un paio!", Magda lo declama con gioia femminilmente viperina, senza andare incontro agli effetti scontati delle sue colleghe.

Credo che Fedora non abbia bisogno di presentazioni: la Olivero è Fedora (stavolta eternata anche in studio), una delle più belle parti che abbia mai fatto. Commentare la Fedora della nostra richiederebbe un volume a parte, mi piace però ricordarvi la scena del suicidio dove Magda lascia all’ascoltatore emozioni senza ritorno, dandogli l’impressione di avere preso il veleno con lei.

Stesso discorso per Francesca da Rimini, un’opera meravigliosa e poco rappresentata nei teatri italiani, ma soprattutto per chi italiano non è, si tratta davvero di una rarità. Bisogna quindi rendere grazie alla Olivero, non solo per averla eseguita, ma per averci lasciato una interpretazione di suprema bellezza. Ma a volte le parole sono perfettamente inutili, qui davvero, basta l’ascolto. Tanto per fare un esempio, il lungo duetto del terzo atto "No, Smaragdi, no!… Inghirlandata di violette", eseguito da lei sembra sospeso nel vuoto. Lì la Olivero non canta più, ma vive nell’amore di Francesca e lo fa così bene, che quando l’ascolti, ti avvolge, prendendoti per mano, accompagnandoti nel suo mondo, per condividere con te, la triste sorte di Francesca.

Per Iris, vale il discorso fatto per La Fanciulla del West. Indubbiamente una Iris di grandissima levatura come la sua, era una rarità già negli anni ’50, figuriamoci oggi. Sicuramente, tutte quelle opere in cui la Olivero doveva interpretare fanciulle fragili e miti, trovavano nella nostra, un’interprete ideale. La sua Iris meritava, indubbiamente di morire baciata dal sole.

Nella Madama Butterfly, la Olivero sembra condensare in sé, il fraseggio della Callas, il lirismo e l’emissione della Tebaldi e la dolcessa della Favero, in un cocktail unico. Magda è una delle Cio-cio-san discografiche più verosimili anche fisicamente (mi vien da ridere se penso alla pur bravissima Caballe in questa parte!). Interpretata nel tempo giusto, quando ancora poteva reggerla vocalmente, era matura per impersonare la ghescia in tutte le sue sottigliezze e, importantissimo, quando ancora poteva far credere di avere quindici anni (in realtà Puccini ha fatto uno spartito che si può reggere solo se si hanno sulle spalle almeno dieci anni di maturità artistica e vuol farci credere che Cio-cio-san sia una bambina).

Dalla grazia esecutiva di Magda degli anni ’60 sono esemplari le testimonianze di Manon e di Manon Lescaut, indubbiamente due altre identità nascoste della nostra; qui non ha assolutamente rivali. La Manon di Massenet, secondo me, è più indicata per la sua vocalità che non quella di Puccini, ma il genio ha fatto sì che queste due incarnazioni non abbiano avuto antagoniste (nessuna delle altre grandissime è riuscita a risolvere queste due frastagliatissime partiture). Si ascolti della Manon "Addio nostro picciol desco", e nella Manon Lescaut il suo desolato "No, non voglio morir" nel finale dell’opera: sorprendente!

Nella Medea si entra si entra davvero nella mitologia: quale altra Medea è stata così straordinaria (la Callas, a mio avviso, le era inferiore sotto ogni profilo, tranne forse, quello scenico)? Ascoltate solo la preghiera a Giasone, nel primo atto, e ve ne renderete conto anche voi.

Nella Medea della Olivero turba anche in assenza di canto: basta guardare una sola foto per rimanerne soggiogati sotto l’influenza dei suoi malefici; indubbiamente ella interpretava la maga con sommo piacere.

La Margherita del Mefistofele è corretta ma non eccezionale; "L’altra notte in fondo al mar" è un incanto, ma il resto non ha quella freschezza e scavo analitico che hanno tutte le altre sue interpretazioni e che la parte richiederebbe. forse perché la registrazione coglie il soprano troppo tardi (1976).

Discorso inverso, invece, per Tosca (incredibilmente eternata anche in video), in tutte le registrazioni si sente il metodo analitico con cui la Olivero affronta i suoi personaggi. Ella vive Tosca in pieno: nella gelosia del primo atto, ma anche nella fragilità femminile e nella sete di vendetta del secondo; dolce, drammatica ed intensa, che volere di più?

Per la Traviata c’è, invece un’acuta nostalgia, non essendo reperibile fino ad oggi, nessuna registrazione completa di quest’opera con la sua presenza. Quale grande Violetta deve essere stata! A testimoniarlo c’è la registrazione della grande aria di Violetta e tutto il quarto atto in un live del ’67. Davvero qui la Olivero sembra una cortigiana che vuol passare di piacere in piacere; nella sua voce c’è già l’ombra della morte fin dal recitativo "È strano…" e nel "Sempre libera" Magda si scaglia con tale intensità nella cabaletta, da far gridare al miracolo. Inoltre sceglie uno dei tempi più veloci per questo pezzo, in modo da mettere in risalto la vorticosa esistenza della cortigiana e della sua folle corsa verso la morte. Più veloci di lei, va solo Toscanini, ma il suo risultato è solo quello di rendere la vita difficile a Licia Albanese completamente in affanno. Bisogna dire, però, che quest’ultima era un’ottima artista, ma non era, certamente, Violetta.

Chiude questo breve excursus dei cavalli di battaglia della Olivero, la Wally di Catalani, un’opera che il soprano ha interpretato con la consueta grinta e bravura ad onta di qualche difficoltà vocale (il disco è del 1972). Splendida "Ebben ne andrò lontana". Per inciso, il soprano si inventa come una piccola pazzia quando Wally crede di vedere le fanciulle beate: davvero mirabile.

Queste di cui ho parlato non sono naturalmente tutte le opere di repertorio della Olivero ma sono tutti quei cavalli di battaglia a cui il suo nome è legato per sempre, ed insomma non ho voluto togliere al lettore la gioia della scoperta di un repertorio ampio e diversificato come il suo.

Auguri signora Olivero! Non so se questo articolo sia stato di suo gradimento, ma una cosa voglio dirgliela: in lei vedo la serenità di chi passa alla storia, ed oggi che è il suo compleanno posso dirle con tutta tranquillità che è proprio così. Il suo nome non è scritto nell’acqua, ma inciso nel cuore di tutti gli innamorati dell’opera e del periodo in cui essa non era stucchevole filologia, ma autentico teatro espresso in musica.

Auguri sinceri.

 PRODUZIONI VIDEO

Vorrei spendere due parole sulle produzioni video di Magda Olivero:

1) Vi darò nota solo delle produzioni di cui conosco con certezza l’esistenza, senza andare dietro ad arabe fenici.

2) Un dato di fatto sconcertante: nessun video di opera completa della Olivero è attualmente in commercio!

3) Quasi tutte le opere sottoelencate fanno parte dell’archivio della RAI e quindi dovrebbero, in teoria, essere maggiormente reperibili. Purtroppo così non è. Ci auguriamo che mamma RAI non spenda soldi per fare produzioni liriche mostruose, ma anche per salvare quello che di bello ha nei suoi archivi.

 17 maggio 1958       Duetto delle ciliegie (seconda parte) con Claudio Villa (Musichiere)

28 novembre 1959 Adriana Lecouvreur al San Carlo di Napoli dirige Mario Rossi

23 gennaio 1960       concerto RAI con Rino Salvati 8 marzo 1960 Tosca (studi RAI) dirige Vernuzzi

28 novembre 1961 Madama Butterfly al San Carlo di Napoli

4 novembre 1967  Medea a Dallas

1970     Concerto RAI in commemorazione di Saverio Mercadante

1973     Concerto RAI liriche da camera di Nino Rota

1993     Poveri fiori (video amatoriale?)

 Naturalmente non è un elenco completo dei video di Magda Olivero, almeno me lo auguro. Chi sapesse di più o trovasse delle inesattezze in questo elenco è pregato di rivolgersi all’Associazione. Vi ringrazio anticipatamente della collaborazione.

A.L.