L'importanza della tecnica

Home Gli ultimissimi I migliori articoli

Pochi giorni fa è stata presentata a Roma una nuova tecnica vocale ideata e insegnata dall’illustre Sig Serge Wilfart. La nostra insegnante Rosa Rodriguez ha partecipato all’evento, ma nel raccontare le geometrie e gli atteggiamenti corporali addirittura "picassiani", se non al limite della tortura , con la quale i poveri allievi dovevano affrontare l’emissione del suono, aveva manifestato tutto il proprio sconcerto. Avendo preso visione delle cose, anch’io ne sono rimasta sorpresa , ma un po’ meno. Perché? Andiamo con ordine. Non vorrei cadere nella trappola delle "posizioni accademiche", né peccare di presunzione: ognuno può enunciare i propri principi teorici o il proprio pensiero, per quanto stravagante sia , ma almeno il Sig Wilfart è stato molto astuto sottolineando che la sua tecnica non è specifica per il canto. Così, se chi canta con la famigerata tecnica dell’inginocchiamento alla Gheisha della reclame del rabarbaro Zucca si rovina la voce, cavoli suoi, ha fatto male a non usare una cosa specifica. Tutto ciò invece mi fa trasalire di rabbia se un irresponsabile ciarlatano pretende di conoscere a fondo come cantare bene Ripeto: CANTARE BENE. Di fronte a voi il caso: una rivista musicale come "Canto anch’io" di un 3 o 4 anni fa. 1° Premessa: imparare a cantare seguendo i consigli scritti della rivista: fin qui coraggioso, ma possibile, 2° premessa (già poco compatibile con la prima): imparare a cantare le canzoni dei tuoi beniamini con la voce dei tuoi beniamini ( stessi vibrati, stesso timbro….), già andiamo male, cominciamo a scoprire la quasi totale incompetenza. Il fatto assume connotazione drammatica quando si comincia a minare pesantemente la salute vocale! Riporto fedelmente prendendo come esempio "Questo piccolo grande amore" di Claudio Baglioni: "…Altre due caratteristiche necessarie per ottenere una buona interpretazione sono il vibrato e la voce roca. Per il primo vi consigliamo di dare vibrazioni regolari e non eccessive sulle frasi come "quella sua maglietta fina" o "quella camminata strana" Per la voce roca , da utilizzare come "tanto stretta al punto che…."indurite un po’ i muscoli della gola servirà a comprimere la laringe provocandovi una voce raschiata dai toni confidenziali"… Che dire? Non è finita, calma! Sempre sulle difficoltà respiratorie di questa canzone: "…Ci si accorge che va cantata con grande dispendio di fiato tutta di seguito. Per arrivare a questa performance senza andare in iperventilazione, occorre prendere molto fiato controllandone l’uscita anche attraverso una certa tensione del diaframma. Se provate ad Indurire i muscoli della Pancia verso il basso(?..) sentirete stranamente come la sensazione di un pavimento interno. Questo immaginario pavimento è proprio il diaframma che quando è completamente Rilassato vi consente una respirazione Aperta (!) e regolare. Vogliamo continuare? Eccovi serviti riguardo alla "Roma Capoccia" di Antonello Venditti…."..Occorre seguire le parti delle frasi finali chiudendo per un attimo a ghigliottina la via d’uscita dell’aria, proprio mentre si è molto in alto , quasi a provocare con un momento di silenzio, per poi riprendere a scivolare verso il basso superando, per così dire, alcune leggere collinette prima di chiudere sulla nota finale, da fare tutta d’un fiato ed aperta.

Per concludere: consigli in neretto su "Buona Domenica" (di A. Venditti)… voce piena, con gola ben aperta". Questi preziosi consigli sono stati elargiti dal CENTRO PROFESSIONE MUSICA. Forse l’errore di questi signori sta nel pensare che la tecnica della musica leggera sia utile solo per accessoriare la propria voce, non per educarla.

Detto questo, tengo a precisare che non brucerò questi "documenti": sono a disposizione di chiunque voglia sincerarsi della loro provata esistenza. Se questa è sicuramente una dichiarazione scherzosa, riflettete però seriamente su quanto tutto ciò possa nuocere, oltre a noi cantanti (ma allora siamo veramente pazzi masochisti?), all’intera cultura musicale.

G. P.