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VITTORIO EMANUELE II
Torino 1820 -Roma 1870

Primo re d'Italia. Figlio di Carlo Alberto.


E' più di mezz'ora che sono in attesa di essere ricevuto dal re d'Italia Vittorio Emanuele II.
Mi trovo nella galleria di Diana alla reggia di Venaria, dimora dei Savoia nel loro...tempo libero.
Un uomo dall'aspetto signorile mi viene incontro e mi annuncia che il Re é disposto a concedere l'intervista, a patto che le domande siano concordate.
L'uomo mi mostra un foglio sul quale sono scritte le domande da fare al Re.
Protesto indignato. Rifiuto. Ma questi mi fa capire che é meglio accettare quelle piccole condizioni che rifiutare un incontro ravvicinato con ...la storia.
Nonostante la mia avversione a quest'intervista "ingabbiata", accetto.
Dopo poco tempo vengo portato al cospetto del Re. Saluto con un inchino e mi siedo su una bella poltrona ad una distanza di circa due metri dal re.
Nel grande salone ci sono : il Re, il ministro ( non il Cavour) per il dipartimento di comunicazione, quattro soldati ben armati e un dottore.
Il re, per mettermi a mio agio, mi sorride e m'invita a fare la prima domanda.
- Maestà, cosa ha da dire sulla pretesa di Francesco II di Borbone a sostituire con una sua statua quella che lei ha nella nicchia di Palazzo Reale a Napoli?-, chiedo, dopo aver letto sul foglio .
Il re si passa una mano sulla barba; poi si alza. Gira un po' per la stanza, dà un'occhiata al suo ministro ,che si trova lì per controllare che tutto si svolga regolarmente.Mette la mano sulla sciabola e all'improvvisa l'estrae. Alza la spada e si mette nella stessa posizione che ha la sua statua nella nicchia di Palazzo reale a Napoli. Dopo questa piccola sceneggiata, si ricompone.
- Francesco II di Borbone é un perdente. E' l'uomo che ha perso il regno di Napoli. Ora per ricompensa gli facciamo anche la statua? -
- Non è per questo motivo.-replico.
Il re non ribatte,quasi che questa mia osservazione non fosse stata per niente fatta.
- E' come se ai giocatori di una squadra di calcio, dopo aver perduto una partita importante per non andare in serie B, il presidente va negli spogliatoi e regala a tutti una medaglia d'oro.-, dice Vittorio Emanuele II con un parlare calmo e signorile. E nella pronuncia ha un non so che di... Gianni Agnelli.
- La sua risposta é un po' irriverente nei confronti di un Borbone . E..-
Vengo interrotto dal ministro, il quale mi prega di attenermi a quanto concordato, e che il re, nella sua grande magnanimità, non terrà conto delle mie considerazioni.
Dopo essermi calmato, pongo la seconda domanda.
- Anche il generale Garibaldi ha di queste pretese. Lui dice che lei ha fatto solo una passeggiata fino a Teano.-
Vittorio Emanuele sorride.
- Già, il generale Gavibaldi.-, dice con quella pronuncia tutta francese.- E' stato sempre così, come dite voi napoletani: 'mpicciùso . Già da quando, come dice lui, dovevo fare quella passeggiata, non sapevo se mi avrebbe o no ceduto il regno di Napoli.-
- In realtà, maestà, non é che poi ha tutti i torti a pretendere una statua a Palazzo Reale.Ha lottato,E' stato sempre in pericolo di vita.-
- Oh, Gavibaldi! E le sue camicie rosse. Lei sa perché sbarcò a Marsala e non a Palermo?-
- Perché nel porto di Marsala non v'erano navi borboniche?-
- Questo é quello che vi hanno voluto far credere. -
- Perché non é così?
- E no! A Marsala c'é il vino. Ci sono le cantine sociali. E Gavibaldi ( da quello riferitomi) disse che per arrivare all'Unità d'Italia bisognava farsi una bella ubriacatura. Come vede neanche lui ci credeva. Lo sa che i garibaldini avevano tutte le camicie bianche.-
- Rosse, maestà.-, correggo io.
- Rosse! Dopo sono diventate rosse, dopo che hanno fatto fuori l'intera partita di vino della cantina sociale " Rosso Trinacria" , che poi ha cambiato il nome in " Rosso Gavi".-, precisò il re, soddisfatto per aver rivelato una verità da tanto tempo nascosta.
- Uh, io questo proprio non lo sapevo. -
- Gavibaldi! Ma che si crede che la spedizione dei... Mille sarebbe andata a buon fine, se non ci fosse stato un gran battage pubblicitario del mio staff? Ah, Cavour! Quante cose ha fatto per giustificare quella sua irruenza, per giustificare monsier Gavibaldi per quella sua smania di combattere sempre ed ovunque, senza tener conto della grande importanza della diplomazia: questa sì che é una battaglia lunga e velenosa. Io dovevo dirgli con una lettera di non avanzare e con un'altra gli dicevo di avanzare. E vi pare poco? E poi pensi agli spot pubblicitari, coniati per lui: Gavibaldi é forte, Gavibaldi é l'eroe dei due mondi, Gavibaldi é invincibile.
Io dico che se ci fosse stato Berlusconi avrebbe chiamato il mio settore " Marketing Italia" per pubblicizzare le sue televisioni. E poi Gavibaldi la statua ce l'ha.-
- Sì, é vero. Ma lui si lamenta del posto: troppa confusione e lontano da Palazzo Reale.-
- E che voleva! I napoletani hanno interpretato in pieno il suo stile di vita. Un uomo con quel suo correre, combattere, tra bombardamenti, fucilate, sciabolate, non poteva che avere la statua lì: tra confusione, traffico, schiamazzi e rumore. Mica si poteva mettere la sua statua ai Camaldoli, dove si e no passa un cane.-
Il re guarda soddisfatto il ministro. Quello che doveva dire su Garibaldi l'aveva tenuto dentro per troppo tempo.
- E poi- continua il re- se ci tenete tanto a togliermi il posto nella nicchia di Palazzo Reale, la mia statua dove la mettete? Nel cesso?... Sono sempre il re d'Italia ed un posto di prestigio me lo dovete pure trovare.-
- La sua statua la potremmo mettere al centro della piazza in mezzo ai due cavalli. Si creerebbe anche...lavoro.-


- Eh, sì! Ora per creare lavoro ci mettiamo a spostare tutte le statue di Palazzo Reale. Ma io non vi capisco proprio. Invece di guardare me, perché non date un'occhiata alla statua che sta alla mia destra?-
- Si riferisce a Murat! Gioacchino Murat?-
- E chi se non lui. Murat, il francese. Che ci fa lì?Chi ha avuto l'ardire di porre questo francese nella nicchia? Invece di dare il posto ad un francese, era meglio darlo ad un italiano, e poi ci lamentiamo che c'è disoccupazione.Togliete la statua di questo raccomandato da Napoleone, e non parliamone più.-
Il ministro si avvicina e mi dice che il tempo concordato é scaduto. Il re Vittorio Emanuele II sta per lasciare la stanza. Per rispetto mi alzo, ma prima che il re varchi la porta , mi viene un non so che di nervoso.-
- Maestà.- grido. - E la marina mercantile napoletana, che fine ha fatto?-
Vengo invitato a tacere.
- Maestà, e i soldi del Banco di Napoli, quale via hanno preso?-
I quattro armigeri mi si fanno incontro.
- Maestà, e le tasse esasperate per il popolo Napoletano?-
Il re é ormai andato via. Non ha sentito o ha fatto finta di non sentire.

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