Ugo Bortolin

 

 

Ugo Bortolin (Jbare)

 

   

 

 

Bortolin ha frequentato l'Istituto d'Arte dell'antica Suessa, dove si è diplomato alla fine degli anni '60. Ora è professore di Arti Figurative in alcuni licei della sua terra ed è membro autorevole dell'associazione culturale "Cristoforo Sparagna". 

Jbare appartiene a quella schiera di pittori "folli" che ama porsi contro corrente, anche se essere " contro " le tendenze di mercato, non sempre significa esserne fuori; può significare, invece, ed è questo il caso del maestro, essere persona da collocarsi in un limbo di genialità, ovvero nella domus di Orfeo. 

Egli impagina le sue opere con profonda autobiografica riflessione interiore, interpretando la natura, mai fotografandola. 

Per questo nel suo descrittivo lirico è sempre alla ricerca di una sua dimensione di uomo-artista che lo porti pittoricamente ad una irrealtà metafisica tesa a rappresentare un incoscio collettivo. 

Bortolin è un uomo del nostro tempo, un artista che affronta l'arte con un linguaggio proprio, diretto alla ricerca di tematiche innovative, tipico artista della Nuova Figurazione Italiana, forse già nella New Age europea. 

Nel passato questo artista era solito dipingere grandi opere facendo uso di lenzuola e di tele in maniera quasi casuale, rappresentando figure mitologiche, scene immaginarie di civiltà sconosciute ove figure, personaggi, animali, alberi, appaiono rappresentati con significati persino inquietanti. 

Nella esecuzione di questi lavori, sperimentando nuove tecniche, lasciava che la materia assorbisse il colore in maniera casuale, quasi a lasciare nello spettatore un senso di sgomento, forse una sua ricerca di contrasto e di ribellione nei confronti di una società borghese e classista, che confonde la follia creativa con la pazzia dei dementi e dei mestatori saccenti. Alla gogna i malevoli. 

Era questo il tempo in cui il pittore ricercava una sofferta dimensione nella contezza di trovarla attraverso il messaggio pittorico. 

Oggi Ugone si presenta con un "homo novus"; affronta l'arte con un linguaggio innovativo dove colore e personaggi sono rappresentati in chiave personalissima. I suoi turchesi verdi montani, orange graduali, bluette, viola mezzanotte, intercalati da chiari appena accennati, hanno rinnovato la sua tavolozza. 

L'uso, poi, di tecniche cromatiche sperimentali l'hanno portato a impaginare sorprendenti rappresentazioni tematiche, in netto contrasto con le opere di antica maniera. Ora utilizza brillanti colori che, impastati direttamente sulla tela, ovvero all'uscita dell'argenteo cilindretto, gli consentono di ottenere sorprendenti equilibri cromatici. 

Appaiono così dalle sue tele, in chiave surrealista-simbolista figure a cavallo che si stagliano su fondi lunari irreali, mentre il cielo è solcato da astronavi in viaggio verso il futuro; opere suggestive soprattutto quando l'artista staglia sulla tela in trasparenza, fasce verticali policrome, dove le scale cromatiche degradano e si accentuano con naturalezza e trasparenza poetica, come in un linguaggio musicale. 

Bortolin pur rinnovando la sua tavolozza, rimane pittore emblematico, dove lirismo, sogno e inquietudine sono sempre presenti. 
Forse il suo segreto sta nella sua imprevedibilità. La sua personalissima poetica così capace di emozionare e rapire l'attonito spettatore, non mancherà di collocarlo, alle soglie del terzo millennio, in un ruolo di primo piano nel panorama artistico italiano. 

Roma, 01/09/1998                                                   Antonio Sorgente
                                                                                      
 
...è assai originale, anche sotto l'aspetto tecnico,e mi piace assai... 
Mentana, 21/04/1992                                                     Federico Zeri 
                                                                                          
(giudizio espresso dal prof. Federico Zeri a proposito di un ritratto eseguitogli con firma di Jbare da Ugo Bortolin) 
  

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Ultimo aggiornamento: 18/05/02