Delitto
di Cogne |
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(cronacaonline)
- AOSTA, 8 febb 2002 - Dopo essere entrata nell'obitorio di Aosta la mamma
di Samuele, Anna Maria Franzoni, è stata colta da malore. |
Caccia al killer
di Samuele
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(cronacaonline)
- AOSTA, 6 febbraio 2002 - Alle 13,10 Stefano Lorenzi e Anna Maria Franzoni,
genitori del bimbo ucciso a Cogne, sono entrati in Procura di Aosta, nell'ufficio
del sostituto procuratore Stefania Cugge. Dopo pochi minuti l'uomo è
uscito, mentre la donna è rimasta da sola nell'ufficio del pm.
Il procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo, ha precisato
che Anna Maria Franzoni, mamma di Samuele, è stata sentita "come
persona informata sui fatti".
Intanto stamane sette uomini del Reparto investigativo scientifico
di Parma - tra cui il tenente colonnello Luciano Garofano - sono entrati
nella villetta della famiglia Lorenzi, in località Montroz di Cogne.
Nel frattempo i carabinieri stanno continuando a raccogliere
le testimonianze della gente del posto e degli amici della famiglia Lorenzi.
I "colloqui" si svolgono nella caserma di Cogne e in altre caserme dell'
alta Valle. Tutti sono sentiti come "persone informate sui fatti". Dalla
notte scorsa, inoltre, nevica a Cogne, paese ancora sotto shock per la
morte del piccolo Samuele. La precipitazione non è intensa ma costante.
Finora sono caduti circa 25 centimetri di neve che hanno imbiancato il
paesaggio. La strada regionale che porta a Cogne è percorribile
ma solo con catene o pneumatici speciali.
L'avvocato Carlo Federico Grosso ha smentito le voci, circolate
ad Aosta, relative a un suo imminente arrivo in Procura. Grosso ha confermato
che ha intenzione di rientrare da Roma a Torino, ma per altre ragioni.
E poco dopo le 15,30 Anna Maria Franzoni ha lasciato la Procura
di Aosta con il marito, Stefano Lorenzi, a bordo di un'auto dei carabinieri.
È stata sentita per oltre due ore e mezza dal sostituto procuratore
di Aosta, Stefania Cugge
"La posizione della signora Franzoni non è cambiata. È
stata sentita come persona informata sui fatti". Lo ha dichiarato il sostituto
procuratore di Aosta, Stefania Cugge, dopo aver sentito per due ore e mezzo
la mamma del piccolo Samuele.
"Nell'inchiesta - ha detto - nulla è cambiato. Le indagini
proseguono a tutto campo. Il marito non è stato sentito e comunque
è una persona informata sui fatti. Si tratta di verbali di sommaria
informazione". Per quanto riguarda il sopralluogo del Ris, in corso nella
villetta di Cogne, Cugge ha detto: "non posso dare alcuna informazione
in merito perchè tutto è coperto da segreto".
Ai giornalisti il sostituto procuratore ha ripetuto: "ho voluto
solo chiarire con voi che la posizione della signora Lorenzi non è
assolutamente cambiata. Non ci sono stati interrogatori, ma sono state
ascoltate persone informate sui fatti".
"Continueremo a fare gli atti - ha concluso Stefania Cugge -
che in ogni indagine vengono fatti. Gli accertamenti del Ris proseguiranno". |
"La porta della casa era aperta, chiunque poteva entrare e uccidere" |
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(cronacaonline)
- 5 febbraio 2002 - Il perito della procura, professor Francesco Viglino,
ha effettuato oggi un nuovo breve esame, il terzo, sulla salma del piccolo
Samuele. Viglino è rimasto poco meno di una decina di minuti nella
cella frigorifera dell'obitorio del cimitero di Aosta. Sono stati quindi
nuovamente riposti i sigilli dell'autorità giudiziaria sulla piccola
bara bianca e all' ingresso della cella.
LA PORTA
ERA APERTA
La porta della villetta di Cogne era chiusa, ma non a chiave. È
quanto risulta agli inquirenti che indagano sulla morte del bimbo di tre
anni, Samuele Lorenzi, ucciso mercoledì mattina. Chiunque, quindi,
sarebbe potuto entrare e dileguarsi mentre la madre era uscita di casa
per portare l' altro figlio Davide allo scuolabus.
«Mi dispiace che qualcuno abbia potuto pensare che noi
inseguiamo un'ipotesi di vendetta, anche perchè non abbiamo nessun
elemento». È quanto ha detto il procuratore capo di Aosta,
Maria Del Savio Bonaudo, in un'intervista per «Verissimo»,
che sarà messa in onda nel pomeriggio di oggi da Canale 5, a proposito
delle indagini sulla morte del piccolo Samuele Lorenzi. Il magistrato ha
aggiunto che, se si tratta di vendetta, «sarebbe di un folle; non
è una vendetta secondo i canoni tradizionali».
La dottoressa Maria del Savio Bonaudo ha quindi ribadito: «Gli
esami del Ris sono appena iniziati e devono proseguire». I carabinieri
del Reparto di investigazioni scientifiche «dovrebbero tornare domani
sul luogo del delitto e lavorare due giorni. Poi elaboreranno i dati in
laboratorio. L' accertamento tecnico - ha concluso - è tutto in
corso».
Quando l 'elicottero del 118 di Aosta è giunto alla villetta
di Cogne il piccolo Samuele Lorenzi respirava ancora, non avendo subito
traumi ad apparati vitali come cuore e polmoni. Lo ha precisato Carlo Vettorato,
responsabile del 118 per la Valle d' Aosta. L' elicottero è stato
inviato a Cogne, da Aosta, dopo la telefonata delle madre delle 8,28 di
mercoledì mattina: «Mio figlio vomita sangue». Per raggiungere
la località Montroz l' equipe medica ha impiegato circa 15 minuti.
«Sul posto è intervenuto il dottor Iannizzi - ha
spiegato Vettorato - che ha prestato le prime cure al piccolo. Da quanto
ci ha riferito il cuore di Samuele batteva ancora». I battiti si
sono fermati durante il trasporto all' ospedale. Secondo i carabinieri,
il decesso si sarebbe verificato dopo che Samuele, giunto all' aeroporto
di Aosta, è stato caricato sull' ambulanza. Il tragitto Cogne-aeroporto
dovrebbe essere durato 6-7 minuti.
Sull'ora del ferimento del bimbo si è concentrata l' attenzione
degli inquirenti, perchè è assai utile per capire che cosa
sia successo nella villetta della frazione Montroz dove mercoledì
mattina, oltre alla vittima, c' erano la madre Anna Maria Franzoni e il
fratellino Davide, di 7 anni. La donna ha raccontato di essere uscita tra
le 8,15 e le 8,16 per portare Davive allo scuolabus, che si ferma a circa
150-200 metri dalla casa, e di essere rientrata immediatamente dopo nella
villetta, dove aveva lasciato solo il figlio di tre anni. Erano trascorsi
da un minimo di sei a un massimo di otto minuti e il bimbo, sempre secondo
il racconto di Anna Maria Franzoni, era nel frattempo stato ferito mortalmente
con 17 fendenti, inferti da un corpo contudente acuminato non ancora ritrovato.
I periti - Francesco Viglino (incaricato dalla procura) e Carlo
Torre e Carlo Robino (per la famiglia Lorenzi) - concordano sul fatto che
il bimbo sia potuto sopravvivere solo pochi minuti a causa delle due profonde
ferite, con fuoriuscita di materia cerebrale, riportate sulla fronte. Stamane
nella caserma dei carabinieri di Cogne sono ripresi gli interrogatori di
amici, conoscenti della famiglia Lorenzi e di altri abitanti di Cogne. |
"Un adulto uccise Samuele, colpito a morte 17 volte" |
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(cronacaonline)
– AOSTA, 4 febbraio 2002 - Samuele Lorenzi è stato ucciso con 17
colpi inferti con «forza adulta». A rivelarlo è stato
il procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo, al termine dell'incontro,
durato circa un'ora, con il perito, Francesco Viglino, che oggi, affiancato
da Carlo Torre e Carlo Robino, periti di parte, ha effettuato la seconda
perizia definita «la vera autopsia». Il magistrato ha annunciato
i funerali del piccolo quasi certamente per domani, senza dire se avverranno
al mattino o al pomeriggio.
Ad eseguirla sono stati i professori Francesco Viglino, perito
della Procura, Carlo Torre e Carlo Robino, esperto di genetica, incaricati
dalla famiglia.
L'autopsia è terminata alle 14. I periti, uscendo dall'ospedale
di Aosta, non hanno rilasciato dichiarazioni: «Mi sto recando in
Procura per riferire al sostituto procuratore», si è limitato
a dire Francesco Viglino.
Entrando nell' ufficio del procuratore di Aosta, Maria Del Savio
Bonaudo, Viglino ha detto, a proposito dell' autopsia: «È
stata faticosa, ma non complicata» e ha aggiunto, rispondendo alle
domande dei giornalisti, che si è trattato di una perizia «abbastanza
semplice». «Eventuali altri particolari - ha aggiunto - ve
li dirà il procuratore». Nell' ufficio del procuratore vi
è anche il pm Stefania Cugge.
Secondo quanto si apprende, gli inquirenti intendono stabilire
l' ora del primo ferimento. Non si esclude, infatti, che il bimbo sia stato
colpito in due momenti differenti. È, al momento, soltanto un' ipotesi,
ma che merita una risposta per far luce sulla tragedia che ha strappato
alla vita un bambino di tre anni. Intanto riprendono oggi le ricerche dell'
arma che ha ucciso il piccolo. Questa volta sarà perlustrata una
zona ben più vasta di quella finora presa in esame, attorno alla
villetta della famiglia Lorenzi. Sono state aumentate anche le forze messe
in campo. Sarà impegnata una ventina di carabinieri del Battaglione
Piemonte di Moncalieri (Torino) giunti apposta a Cogne. Importante per
fare luce sull' orribile omicidio sarà pure la relazione dei carabinieri
del Reparto Investigativo Speciale (Ris) di Parma, che giungerà
in Valle d' Aosta martedì o mercoledì.
Smentite seccamente dagli inquirenti questa mattina ipotesi giornalistiche
su riti satanici e messe nere. Riprese di buon ora le ricerche dell'arma
del delitto nella villetta del massacro di Cogne. Minivertice in Procura.
A sei giorni dalla morte del bambino trovato mercoledì scorso dalla
madre Annamaria Franzoni nel letto matrimoniale dell'abitazione, in un
lago di sangue, il cranio fracassato da violenti colpi inferti con un corpo
contundente, dell'arma del delitto e del movente nessuna traccia. Gli inquirenti
proseguono le indagini su varie piste. Questa mattina i carabinieri hanno
ripreso le ricerche dell'arma con metal detector e l'ausilio di cani. L'inchiesta
prosegue nel massimo segreto
ll sostituto procuratore Stefania Cugge, il colonnello dei carabinieri
Giuseppe Torre e il maggiore Filippo Fruttini, comandante e vice comandante
del Gruppo di Aosta, non lasciano trapelare indiscrezioni sugli interrogatori
dei coniugi Lorenzi, dei vicini della villetta dove si è consumato
l'omicidio e di altre persone. I genitori della piccola vittima, Stefano
Lorenzi, 34 anni, Annamaria, 31 anni, e l'altro figlio di 7 anni restano
nell'appartamento del residence di frazione Lillaz che li ospita dal giorno
della tragedia. |
Cogne prega, la famiglia
Lorenzi si affida a un legale
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(cronacaonline)
- COGNE (AOSTA) - La famiglia Lorenzi si affida a un legale in qualità
di "parte offesa" : è l'avvocato Carlo Federico Grosso, torinese,
ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, che ha una
villetta proprio nella frazione Montroz, dove viveva il bimbo ucciso
«Preghiamo perchè il signore illumini gli investigatori».
Nella breve omelia della messa domenicale il parroco di Cogne, don Corrado
Bagnod, esprime soprattutto un auspicio finalizzato al ritorno della serenità
nella famiglia Lorenzi e nella comunità sconvolta dall'orribile
assassinio del piccolo Samuele. Ma don Bagnod sembra manifestare anche
una sorta di scetticismo sulla direzione imboccata soprattutto all'inzio
dall'inchiesta. Lui, amico dei Lorenzi, come tanti a Cogne, non crede che
il delitto sia maturato in ambito familiare. E a rivolgere una parola di
conforto alla mamma e al papà di Samuele, presenti nella chiesetta
di Sant'Orso, lo aiuta anche il brano del Vangelo nel passo che dice: «beati
voi quando vi perseguiteranno perchè sarà vostro il regno
dei cieli». Alla gente di Cogne don Bagnod rivolge un invito: «State
tranquilli, calmi. Non è nell'agitazione che si favorisce il lavoro
della giustizia umana». Poi aggiunge: «speriamo che si trovi
presto la soluzione del tragico fatto e si possa ridare pace e serenità
alla famiglia e alla comunità. Vi esorto tutti a pregare perchè
questa vicenda si risolva al più presto». I coniugi Lorenzi
non hanno portato a Messa il piccolo Davide, l'altro loro bambino di sette
anni. C'è troppa curiosità, troppe telecamere per fare finta
che sia una domenica come le altre. E qualcuno davanti alla chiesa, mentre
Stefano e Annamaria Lorenzi salgono in auto coperti dai parenti. sbotta
contro i giornalisti: «basta, siete degli sciacalli. Non avete pietà
per nessuno. Smettetela di tormentare la famiglia». Intanto, nella
domenica di sole, mentre si scia sulle piste di neve artificiale, non si
ferma il lavoro degli inquirenti. Proseguono gli interrogatori e, per cercare
tracce in un raggio d'azione più ampio dello spazio verde intorno
alla casa, è entrata in azione un'unità cinofila: si perlustra
anche l'area intorno alle abitazioni dei vicini. Le indagini - dicono gli
investigatori - sono a 360 gradi e quindi non sono ristrette all'ambito
familiare. Vengono, insomma, battute tutte le piste. E l'inchiesta rimane
saldamente nelle mani del procuratore aggiunto Stefania Cugge: Maria Del
Savio Bonaudo, procuratore capo di Aosta, ha smentito infatti le voci di
un potenziamento del pool. |
L'agonia
del piccolo Samuele è durata otto minuti
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(cronacaonline)
- COGNE (AOSTA), 3 febbraio 2002 - Samuele Lorenzi è morto
pochi minuti dopo la barbara aggressione di un adulto. Nella tragica vicenda
che ha sconvolto l'Italia intera, le certezze medico-legali si sovrappongono
ai primi riscontri scientifici degli investigatori, che ripercorrono a
ritroso la cronologia dei drammatici istanti in cui si è consumato
il giallo di Cogne. Innanzituto gli elementi inconfutabili: Anna Maria
Franzoni, madre del bambino di tre anni orrendamente ucciso con venti fendenti,
ha chiamato il 118 alle 8 e 28 di mercoledì. Non era sola nella
villa.
Con lei c'era infatti anche Ada Satragni, la psichiatra e medico
di base che abita a poca distanza dalla loro abitazione e la cui figlia
aveva poco prima preso lo scuolabus col fratellino della vittima, Davide,
che la mamma, partita da casa alle 8.15, ha consegnato all'autista del
pulmino alle 8.19. Quattro minuti più tardi, alle 8.23, Anna Maria
Franzoni ha raccontato agli inquirenti di essere rincasata e di aver fatto
l'agghiacciante scoperta. Ha trovato il bimbo agonizzante sul letto matrimoniale,
coperto da una trapunta. C'era sangue dappertutto, ma solo nella camera
da letto. Non negli altri locali.
Anche sulla base delle prime valutazioni medico legali, confermate
dalle parole del magistrato Stefania Cugge, la morte cerebrale del piccolo
è avvenuta in breve tempo e quegli otto minuti intercorsi tra le
8.15 e le 8.23 potrebbero essere stati sufficienti. Quando arriva l'eliambulanza
del 118, infatti, Samuele presenta ancora una «debole attività
cardiovascolare».
Questa ricostruzione cronologica, incrociata con le valutazioni
medico-legali, allontanerebbe con vigore le fosche ombre che si sono addensate
sulla madre nel gorgo sconvolgente di questa storia. Ma se da una parte
restano troppi lati oscuri e ancora non è stata ritrovata l'arma
del delitto, nonostante ricerche sempre più capillari e intense
dei carabinieri, dall'altra si rafforza l'ipotesi dell'estraneo, che in
così poco tempo sarebbe riuscito ad introdursi nell'abitazione,
a compiere quel massacro ed a dileguarsi facendo perdere ogni traccia.
Per il pm Stefania Cugge sono ancora valide tutte le ipotesi.
Ieri il magistrato a svolto un'altra intensa tornata di interrogatori:
non quello del padre di Samuele, Stefano Lorenzi, che dalle 14,15 alle
20.30 è stato in compagnia del suo amico carabiniere, il maresciallo
Catalfano. Questa lunga assenza dal residence di Lillaz ha alimentato i
più disparati sospetti, che poi si sono dissolti quando si è
saputa la verità. L'amico l'ha portato un po' in giro, per cercare
di farlo un rilassare allentando così anche la morsa delle telecamere
che stazionano stabilmente sotto casa. Il magistrato ha invece nuovamente
interrogato Ada Satragni, la psichiatra, e il suocero, Marco Savin, cioè
le prime persone che hanno prestato soccorso ad Anna Maria Franzoni e al
piccolo Samuele quella tragica mattina. Davanti al giudice sono sfilati
anche i coniugi Perrotone, che la sera precedente il delitto erano ospiti
a cena dai Lorenzi. Lunedì, infine, è attesa la seconda autopsia,
che sarà effettuata probabilmente da un collegio di periti affiancati
al dottor Francesco Viglino, mentre tra mercoledì e giovedì
è previsto un nuovo sopralluogo dei Ris, il reparto investigazioni
speciali dei carabinieri, che potrebbero fornire i primi risultati degli
esami di laboratorio sulle impronte e le tracce ematiche prelevate nella
villa degli orrori. |
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(cronacaonline)
- AOSTA, 1 febbraio 2002 - I carabinieri di Cogne stanno scavando nei pressi
dell'abitazione della famiglia Lorenzi, alla ricerca della piccola roncola
con cui è stato ucciso il piccolo Samuele. Una buca è stata
fatta alla sinistra dell'ingresso principale, l'altro dalla parte opposta,
in un piccolo orto. Nelle ricerche sono anche impegnati alcuni carabinieri
alpinisti che si sono arrampicati sulla parete di roccia a ridosso della
casa, alla ricerca di tracce. All'interno della stazione dei carabinieri
di Cogne sono sempre presenti il pm Stefano Cugge e il comandante dei carabinieri
di Aosta, Giuseppe Torre.
Quando sembrava che i carabinieri avessero stretto il cerchio
attorno all'assassino del piccolo Samuele Lorenzi, di tre anni, ferito
mortalmente mercoledì mattina con una roncola o una piccozza, le
maglie della rete sembrano essersi di nuovo allargate. Dopo la perizia
effettuata ieri dal professor Francesco Viglino, con la quale è
stata accertato che il bimbo è stato colpito al capo con una ventina
di colpi, gli inquirenti hanno sentito per molte ore i genitori della piccola
vittima, Stefano Lorenzi e Anna Maria Franzoni, come persone informate
sui fatti.
L'interrogatorio si è concluso intorno alla mezzanotte
e poco dopo il sostituto procuratore di Aosta Stefania Cuggie, che coordina
le indagini, ha lasciato la caserma dei carabinieri di Saint Pierre, dove
per evitare giornalisti, radio e telecamere, ha sentito i coniugi. Al termine
dell' interrogatorio non è stata rilasciata alcuna dichiarazione
ufficiale. Forse si saprà qualcosa in mattinata. Ieri, i giornalisti,
che erano riusciti a scoprire dove era in corso l' interrogatorio tenuto
segreto, sono stati nuovamente depistati dai militari che, dopo averli
fatti entrare in caserma, hanno fatto uscire da una porta secondaria il
papà di Samuele e forse la moglie.
Quando i coniugi hanno lasciato la caserma i giornalisti sono
stati congedati senza riferire loro nulla di quanto è stato detto
durante l'interrogatorio. Rimane così ad un punto morto l' inchiesta
per fare luce sull'omicidio del bimbo avvenuto a Cogne e che è stato
preceduto, di soli tre giorni, di quello di una donna di 55 anni uccisa
a coltellate a Derbito, nel comune di Lassalle, omicidio del quale non
è stato ancora individuato l' autore e sul quale stanno indagando
militari dell' arma.
Secondo quanto è trapelato, è possibile che il
pm Stefania Cuggè, titolare dell'inchiesta, voglia «incrociare»
gli elementi finora raccolti dai carabinieri con i primi risultati (che
dovrebbero aversi nei primi giorni della prossima settimana) dell' attività
scientifica svolta ieri dai militari del Ris di Parma per trovare riscontri
alla pista investigativa che viene privilegiata dagli inquirenti. Solo
successivamente - salvo ulteriori, rapidi sviluppi delle indagini - il
procedimento penale potrebbe avere persone indagate e potrebbero, eventualmente,
essere adottate misure cautelari.
Anche Davide, il fratellino di 7 anni del piccolo Samuele, dovrebbe
essere sentito in mattinata dal magistrato inquirente, alla presenza di
uno psicologo. «Valuterò nel corso della mattinata l' opportunità
di sentire anche Davide», ha ammesso il pubblico ministero Stefania
Cugge. Ci sarà pure, domani, una coda all' autopsia eseguita ieri:
«Quello svolto ieri è stato un primo sommario esame, che ci
ha fornito alcuni dati oggettivi che dobbiamo però confrontare».
In relazione poi all' arma usata dall' assassino, secondo il
pm si tratta «di una piccola arma fendente». Stefnia Cugge
non ha però voluto entrare in ulteriori particolari e nemmeno dire
se è stata ritrovata o meno. Il magistrato ha anche precisato che
«tutte le testimonianze raccolte sono da considerare, per il momento,
verbali di sommaria informazione di persone informate sui fatti».
«Non ci sono elementi nuovi rispetto a ciò che ho
detto ieri in conferenza stampa - ha concluso - l' unica certezza maturata
è che il piccolo è stato vittima di una morte violenta. È
questa la prima risposta certa e chiara emersa da un primo esame autoptico.
Tutte le ipotesi sono ancora aperte, proseguono gli accertamenti del Ris
dei carabinieri e al momento si lavora sull' ipotesi di omicidio volontario
nei confronti di ignoti».
In riferimento al lungo interrogatorio di ieri sera dei genitori
di Samuele, il magistrato ha sottolnieato che «si è trattato
di un atto dovuto, dopo l' autopsia, perchè sono persone che ci
possono aiutare nell' inchiesta». Ha quindi aggiunto «stiamo
valutando la possibilità e la necessità di sentire o meno
il fratellino più grande». Un pò irritata per «certe
notizie di stampa inventate», Stefania Cugge ha detto: «D'
ora in poi il riserbo sull' indagine sarà ancora più stretto,
ma siamo fiduciosi di giungere a una soluzione». La
madre: "Siamo una famiglia distrutta" «Siamo
una famiglia distrutta per la morte di un figlio e per tutto quello che
sta accadendo attorno a noi. Il nostro dolore lo può provare solo
chi ha perso un figlio ed è sospettato di averlo ucciso».
Sono le parole di Anna Maria Franzoni, la mamma del piccolo Samuele trovato
morto nel letto di casa l' altroieri.
A riferirle è una stretta amica di famiglia, Anna Jeantet,
che ha prestato ai coniugi Lorenzi un appartamento (la casa è ancora
sotto sequestro) in un residence di Lillaz e che vive con loro 24 ore al
giorno, cercando di dare un pò di conforto. Quesa notte Anna Jeantet
e il marito, in compagnia di un amico, hanno atteso che i coniugi Lorenzi
uscissero dalla caserma di Saint Pierre e li hanno accompagnati al residence.
«Sono chiusi nel dolore, bloccati fra quattro mura perchè
se escono fuori trovano solo telecamere e giornalisti» ha detto Anna
Jeantet, aggiungendo poi che «fisicamente stanno tutti bene, anche
se sono affranti dal dolore. Sono assistiti dalla dottoressa Satragni che
è sempre al loro fianco» |
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(cronacaonline)
– AOSTA - Ora non ci sono più dubbi, se qualcuno ancora ne aveva:
il piccolo Samuele Lorenzi, di tre anni e due mesi, è stato ucciso.
Anzi, è stato brutalmente assassinato con 15-20 colpi di «roncola»,
una specie di coltellino usato per la potatura, o di una piccozza.
Il sostituto procuratore Stefania Cugge, titolare dell' inchiesta,
lo ha confermato durante una conferenza stampa improvvisata nel piazzale
davanti la caserma dei carabinieri di Cogne. «L' ipotesi di reato
ora è di omicidio - ha detto il magistrato - e per il momento non
c' è nessun indagato. Siamo fiduciosi di arrivare presto ad una
soluzione del caso». A questa conclusione gli inquirenti sono giunti
dopo l' autopsia, condotta nel pomeriggio all' ospedale di Aosta dal medico
legale Francesco Viglino, di Torino.
Il bambino è stato colpito con violenza al capo: due sono
state le ferite mortali, entrambe sulla fronte, che hanno provocato la
fuoriuscita di materia cerebrale. Le altre ferite, di forma triangolare,
sono meno profonde e sparse su tutta la testa. Ora per gli investigatori
inizia la parte più difficile: la caccia all' autore del delitto.
Per tutta la giornata i carabinieri di Aosta e Cogne hanno raccolto le
deposizioni di vicini di casa, amici, parenti. Nessuno di loro si è
contraddetto o ha fatto dichiarazioni che possano farlo entrare nella rosa
dei sospetti.
Dalle 20 i genitori della vittima - Anna Maria Franzoni, di 31
anni, e Stefano Lorenzi, di 34 - stanno nuovamente rispondendo (è
la terza volta in due giorni) alle domande degli inquirenti in un luogo
segreto. Nel corso della giornata è emerso che le indagini si sono
ristrette all'ambiente familiare o comunque molto vicino a esso. Nella
casa della coppia, una villetta costruita in frazione Montroz nella metà
degli anni '90, nel primo pomeriggio sono arrivati i carabinieri del Reparto
investigativo speciale (Ris) di Parma. Per un caso così complesso
è stata inviata la stessa squadra che si era occupata della vicenda
dei «fidanzatini» Erika e Omar a Novi Ligure. E hanno fatto
lo stesso tipo di sopralluogo dal punto di vista tecnico.
Gli accertamenti scientifici sono proseguiti fino alle 19. Gli
agenti del Ris sono ripartiti per Parma portando con sè una ventina
di reperti (tracce di impronte, macchie di sangue e materiale vario) che
saranno analizzati nei prossimi giorni. «Abbiamo fatto i primi campionamenti
- ha detto il tenente colonnello Luciano Garofano, comandante del Ris -
e raccolto i primi reperti. C' è ora un grosso lavoro da fare».
Gli esperti dell' Arma torneranno a Cogne la prossima settimana per completare
il lavoro.
Mentre numerosi giornalisti affollavano il piazzale davanti alla
caserma dei carabinieri, la comunità di Cogne appariva sempre più
incredula e preoccupata di fronte a questa vicenda. La gente non nasconde
di aver paura, qualcuno ha ammesso di non essere riuscito a prendere sonno
la notte scorsa. Una paura immotivata, secondo i carabinieri, che hanno
ribadito che non esiste un serial killer, nè vi sono collegamenti
con un altro omicidio commesso sabato scorso a Derby (a circa 40 chilometri
di distanza da Cogne).
In quel caso una donna, Renata Torgneur, di 55 anni, è
stata uccisa con quattro coltellate alla gola e al petto. Esclusa l'ipotesi
della rapina, si indaga nella sua vita privata e lavorativa. La comunità
di Cogne, comunque, non nasconde il suo timore. E con la stessa sincerità
è compatta nel definire i coniugi Lorenzi: «Una coppia modello,
riservata ma ben integrata nel tessuto sociale, con due splendidi figli».
Mai una lite, mai un diverbio. «Sembrano fatti uno per l' altro»,
ha raccontato un vicino di casa che la sera prima della tragedia era andato
a trovarli.
Dopo la tragedia di lunedì il piccolo paese si è
stretto intorno a loro, come per proteggere dai riflettori quei due «forestieri»
che erano arrivati ai piedi del Gran Paradiso all' inizio degli anni '90
e qui avevano deciso di costruire il loro nido. Per loro sono momenti difficili,
dopo aver perso il figlio sono ora 'assediatì dalla ridda di ipotesi
che si è scatenata attorno a questo giallo.
Gli amici più stretti li hanno ospitati e hanno tenuto
lontani giornalisti e telecamere. Insieme ai coniugi Lorenzi ci sono l'
altro figlio, Davide, di sette anni, che non riesce ancora a rendersi conto
della scomparsa del fratellino, alcuni parenti arrivati da Bologna e la
dottoressa Ada Satragni, che in questa vicenda è stata sempre al
loro fianco, sin dagli istanti subito dopo la tragedia. L'autopsia:
ucciso con 20 colpi di piccozza È
stato colpito con furia: 20 colpi di piccozza gli hanno procurato ferite
alla fronte e al cranio. Prima di morire ha cercato di proteggersi il volto
con le manine. Così è morto Samuele, il bimbo di 3 anni di
Cogne, secondo quanto è stato rilevato oggi dal perito Francesco
Viglino, che ha effettuato l' autopsia nell' ospedale di Aosta. L' esame
necroscpico sembra confermare che l'omicida ha agito in preda a un raptus.
Due i fendenti mortali, entrambi sulla fronte poco sopra gli
occhi su cui sono state riscontrate ferite profonde con fuoriuscita di
materia cerebrale. Poi l'omicida ha ancora colpito - ma con meno violenza
- la testa, dove sono state trovate le altre ferite provocate da una punta
triangolare. Ma, particolare agghiacciante, Samuele si è reso conto
dell'aggressione e ha avuto una reazione di difesa: ha portato le manine
al volto, nel disperato tentativo di evitare i colpi. I periti hanno trovato
escoriazioni sul palmo della mano sinistra, provocate dallo sfregare della
lama.
La morte, comunque, è stata quasi istantanea. Dopo l'esame
necroscopico, la salma è stata portata nelle camere mortuarie del
cimitero di Aosta e rimane a disposizione dell' autorità giudiziaria
per ulteriori esami. L' arma del delitto non è ancora stata ritrovata
dai carabinieri che la stanno cercando perchè potrebbe consentire
la soluzione del giallo. Sono
pochi i «cogneins», ovvero gli abitanti di Cogne, che la notte
scorsa sono riusciti a chiudere occhio. E oggi, passeggiando per il paese,
i volti non riescono a nascondere la preoccupazione per un delitto che
rimane avvolto nel mistero. Nei bar e nei negozi la gente parla a bassa
voce, l' angoscia traspare dai volti. «Mia moglie non ha dormito
tutta la notte - ha confidato il titolare di un bar del centro del paese
- e stasera dovrò portare lei e mia figlia in palestra con me perchè
non mi fido a lasciarle da sole. Come mia moglie, anche altre donne del
posto oggi hanno ammesso di non essere riuscite a prendere sonno».
È il primo segnale che la «psicosi mostro»
si sta diffondendo in un paese abituato a finire sulle prime pagine dei
giornali solo per qualche avvenimento sportivo o, al peggio, per qualche
incidente di montagna. Sempre in centro, passeggia una coppia insieme al
figlioletto di un anno nella carrozzina. Entrambi sono giovani, una trentina
di anni lui, poco più di 25 lei. «Inutile dire che non siamo
tranquilli - hanno detto - pensavamo che a Cogne questo genere di delitti
non sarebbero mai accaduti». Poi il marito confida: «Ho passato
tutta la notte a guardare il lettino dove c' era mio figlio, avevo paura
lo ammetto, non tanto per me ma per lui. E credo che non passerà
in fretta, almeno fino a quando non troveranno il colpevole».
I carabinieri hanno comunque più volte rassicurato la
popolazione: «Non c' è nessun serial killer in giro e non
c' è alcun collegamento con l' omicidio di Renata Torgneur, la cinquantacinquenne
uccisa con quattro coltellate sabato scorso a Derby» L'autista
dello scuolabus: "La mamma era alla fermata" «Quando
sono arrivato in frazione Montroz c' era già la mamma con il figlio
più grande, Davide, ad aspettarmi sulla piazzola. Lei era tranquilla,
calma, come tutti i giorni». Sono le 8,20 di martedì quando
Dino Vidi, residente in frazione Gimillan di Cogne, vigile urbano e autista,
arriva con lo scuolabus alla fermata sotto la casa della famiglia Lorenzi
(a 300-400 metri di distanza).
«Ho fatto salire sul pullman il bambino e la figlia della
dottoressa Satragni (la prima ad intervenire in soccorso di Samuele) -
ha aggiunto - e sono partito». In base al racconto dell' autista,
Anna Maria Franzoni era pettinata e curata nei minimi particolari. «Una
donna distinta - l' ha definita - che ama vestirsi di scuro». Lo
scuolabus era partito cinque minuti prima da Gimillan per la seconda corsa
del giorno, quella riservata ai bambini delle elementari (le altre due
sono alle 7,30 per quelli delle medie e alle 8,45 per quelli delle scuole
materne). «Quando ho fatto l' ultimo giro - ha aggiunto Dino Vidi
- pensavo di vederla con Samuele, ma non erano alla piazzola e allora ho
tirato dritto».
L' autista ricorda che Anna Maria Franzoni tutti i giorni accompagnava
i due figli fino alla fermata. «Era evidente che era molto legata
ad entrambi e altrettanto premurosa, non li lasciava mai da soli. Ogni
tanto capitava che sulla corsa dei bambini delle elementari facesse salire
anche il più piccolo, che andava alla materna. In quel caso il fratello
maggiore lo accudiva fino a Cogne dove le scuole e l' asilo sono molto
vicini». Dino Vidi sostiene di non aver notato persone sospette lungo
la strada o nella zona. «C' era solo un uomo che tutti conosciamo
bene qui a Cogne - ha detto - perchè passa le giornate a camminare
e a fumare. Ma non è capace di far male ad una mosca». Lo
stesso uomo, di 52 anni, è stato interrogato ieri mattina dai carabinieri:
ha raccontato che all' ora del delitto era al bar e il suo alibi ha retto.
Samuele frequentava la scuola materna di Cogne. Le mamme dei
suoi compagni lo ricordano come un bambino socievole, per niente aggressivo.
La maestra Rosina Ruffier si è limitata a dire: «Era un bambino
come gli altri». Criminologo:
"Fondamentale l'ora del decesso" Stabilire
l'ora esatta della morte del piccolo Samuele. È questo «l'elemento
fondamentale» per capire cosa è accaduto in quella casa ieri
mattina, secondo il criminologo Francesco Bruno che parla di «ricostruzione
poco chiara» per un delitto che potrebbe nascondere un dramma familiare.
«I tempi - spiega il criminologo - sono troppo ristretti
e questo significa che qualcuno non la conta giusta. Per questo sarà
importante stabilire l'ora della morte del piccolo, per capire se è
stato ucciso in quel lasso di tempo (i pochi minuti in cui la mamma ha
raccontato di essersi allontanata) oppure prima o dopo senza che nessuno
se ne accorgesse».
Secondo Bruno, dagli elementi finora emersi, quella di Samuele
sarebbe una «famiglia anomala per la singolare scelta di lasciare
il proprio paese per trasferirsi in montagna». Il criminologo giudica
poi poco probabile l'omicidio per mano di uno squilibrato o per ritorsione.
«Un pazzo intenzionato a circuire il bimbo (non necessariamente
sessualmente) - spiega Bruno - difficilmente lo fa nell'ambito familiare
del piccolo. Solitamente cerca di attirarlo al di fuori del suo contesto».
Per quanto riguarda invece l'ipotesi di una ritorsione o di una
vendetta, il criminologo spiega che «è molto raro che la vittima
sia un bambino, anche la stessa mafia non lo fa quasi mai. In questi casi
chi agisce per vendetta dà fuoco alla casa o usa altre forme di
avvertimento».
La terza ipotesi è quella di un delitto maturato in famiglia:
«e l' ipotesi più triste - dice Bruno - e gli investigatori
dovranno cercare la verità valutando attentamente le testimonianze.
Quel che è certo è che uccidere un bambino in quel modo è
un gesto premeditato e lungamente». |
---------- primo articolo, dalla prima pagina.
Samuele,
ucciso a tre anni
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(cronacaonline)
- COGNE (AOSTA), 30 GENNAIO 2002 - I medici del pronto soccorso di Aosta
non hanno dubbi, anche se la conferma arriverà soltanto dall'autopsia
prevista per domani: Samuele Lorenzi è stato ucciso. Lo provano
lo sfondamento della base cranica, le numerose ferite e la parziale asportazione
del cuoio capelluto rilevate sulla sua testa: sicuramente, hanno aggiunto,
è stata colpito con un corpo contundente.
È davvero raccapricciante quello che ha detto Antonio
Cerutti, Direttore del pronto soccorso. La prima visita è stata
compiuta dal medico di turno Nicola Bellini che non ha potuto far altro
che constatare la morte. Il pronto soccorso di Aosta è stato allertato
dalla dottoressa Ada Satragni (e non Satrani), che per prima è intervenuta
per cercare di prestare soccorso a Samuele. Quanto riferito dai medici
conferma la testimonianza di Vito Perret che ha detto di aver visto la
stanza da letto tutta sporca di sangue con «schizzi di sangue e materia
cerebrale sul soffitto».
Chi ha colpito il piccino l' ha fatto con una tale violenza e
brutalità impossibile da spiegare se non con il fatto che poteva
essere accecato dall'odio per un «inconsapevole sgarbo» compiuto
ai suo danni dalla famiglia Lorenzi.
Samuele Lorenzi, due anni e mezzo, era stato trovato morto stamani
nella propria abitazione di frazione Montroz, sulla collina di Cogne, lungo
la strada per Gimillian (nella foto, la casa dove è avvenuta
la tragedia).
A fare la macabra scoperta, come hanno riferito alcuni vicini
di casa, sarebbe stata la mamma, Anna Maria Franzoni, di 31 anni, che era
andata ad accompagnare alla fermata dello scuolabus il figlio più
grande, Davide, di 7 anni. Il papà Stefano, di 34 anni, consigliere
comunale, era già sceso ad Aosta per recarsi al lavoro e Samuele
è rimasto per pochi minuti da solo in casa.
Rientrata nell'abitazione, pare che la mamma abbia trovato il
corpicino di Samuele nel letto in un lago di sangue. Ha chiamato immediatamente
il 118 e con l' elicottero il piccolo è stato trasportato all' ospedale
di Aosta dove è giunto cadavere. È stato a questo punto che
i sanitari hanno comunicato il fatto ai carabinieri che hanno subito istituito
un posto di blocco a Pondel, all'imbocco della valle di Cogne.
Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Maria del Savio
Bonaudo che, da questa mattina, è al Pronto Soccorso dell' ospedale
di Aosta per sentire il personale medico e paramedico presente all' arrivo
dell'autoambulanza con il bambino a bordo. A Cogne, nella caserma dei carabinieri,
è il comandante del gruppo di Aosta, colonnello Giuseppe Torre,
assieme al pm Stefania Cugge, a coordinare la raccolta di testimonianze. |