La parrocchia

 

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   In quale anno sia stata edificata la prima Chiesa a servizio dei fedeli in questa Parrocchia non è facile precisarlo. Torniamo, ancora una volta, agli inizi della nostra storia, quando tutti i vasti territori di Galliera e S.Agostino, "remotissimi tra paludi e valli deserte", dipendevano dalla Parrocchia di Santa Maria di Galliera. Allora fu S.Agostino, bonificato e già avviato ad una certa prosperità, che, pur contando solo 36 case e forse 200/300 abitanti nell'intera sua zona, rivendicò la separazione dalla matrice e, il 12 gennaio 1507, la ottenne sotto il patronato di Girolamo e Francesco Bianchetti che avevano edificato la sua Chiesa.
       La popolazione della nuova Parrocchia di S.Agostino, che nel 1554 passò sotto lo "Iuspadronato" della famiglia Ariosti, si accrebbe rapidamente tanto che fu necessario dividerne la circoscrizione in tre quartieri: quelli di S.Agostino, di San Carlo e di Mirabello, la cui Chiesa era, all'inizio del XVI sec., un oratorio privato sacro a San Giuliano. Nel 1552 i Conti Prosperi di Ferrara, non sappiamo se allora cominciasse la loro giurisdizione o fosse più antica, vollero che la Chiesa fosse dedicata a San Bartolomeo, forse perché era questo un loro nome gentilizio.
       Le prime notizie infatti le abbiamo nel 1552 e riguardano il legato che lasciò, con un testamento, il Sig. Bartolomeo Prosperi:
"Per testamento del Sig. Bartolomeo Prosperi seniore fatto il 10 maggio 1554 per rogito del Sig. Benedetto Silvestri notaro, e detto Sig. Prosperi era segretario di Ercole II Duca di Ferrara. Lascia che sia mantenuto il rev. Sig. Cappellano di detta Chiesa degli Ill.mi Sig.ri Prosperi padroni con questo che si celebri Messa almeno tre dì della settimana, e preghi Iddio che abbia misericordia all'anima sua in perpetuo. A tenore del testamento, dovrà ogni anno il dì primo agosto detto Rev. Sig. Cappellano celebrare un uffizio da morto in detta Chiesa e dagli Ill.mi Sig.ri Prosperi dovrà far dispensare due corbe formento fatto in pane alli poveri concorrenti a detta Chiesa in perpetuo". Nel 1574 la Chiesa diventò sussidiaria di S.Agostino e il 20 marzo del 1577 lo stesso Prosperi ottenne dall'Arcivescovo di Bologna Card. Paleotti che vi si officiasse la Messa e fosse fatta l'amministrazione dei Sacramenti al popolo. Un altro testamento, stavolta del Sig. Bartolomeo Prosperi iuniore, del 7 luglio 1591 aggiunge: "Dovrà detto rev. Sig. Cappellano il dì 26 marzo dire in detta Chiesa un'uffizio da morto, perciò li suddetti Sig.ri Prosperi padroni gli dovranno dare lire 10 bolognesi ogni anno in perpetuo". Si fa notare che "la predetta Cappellania è un semplice legato, e non Benefizio o Prebenda, ed il Sig. rev. custode non ha che la custodia della Chiesa e non il mantenimento per qualunque cosa possa spettare ad arredi sacri, o celebrazione de' Divini Misteri, o mantenimento, o conservazione del culto".
       Ricordiamo che l'Oratorio o Chiesetta di S. Bartolomeo si trovava (e si trova anche oggi, naturalmente in mutate condizioni) nella zona che ora chiamiamo "Chiesa Vecchia", a pochi metri in linea d'aria dal citato Palazzo Prosperi,di fianco all'argine sinistro dell'antico Reno detto Argine Postale . Fu proprio questa la parte più antica di Mirabello e qui, con la presenza della Chiesa sviluppò il primissimo nucleo abitato. Quale sia stata la vita religiosa dei nostri avi durante i secoli passati e prima dell'erezione in Parrocchia si desume da alcuni documenti, in verità molto pochi, che ancora si conservano.
       Sappiamo che attorno al 1750 il numero dei mirabellesi era già cresciuto notevolmente e i popolani, non potendo più solo il Cappellano nominato dai Prosperi soddisfare pienamente ai loro bisogni spirituali, fecero supplica all'Arcivescovo Card. Vincenzo Malvezzi affinché destinasse a Mirabello un'altro Sacerdote per ascoltare le confessioni, amministrare i Sacramenti e visitare gli infermi. Con decreto del 20 gennaio 1755, in occasione di una sua Visita Pastorale il Card. Malvezzi concesse quanto richiesto, salvo la piena dipendenza dalla Parrocchia di S.Agostino. L'Oratorio poi venne anche progressivamente ampliato. 
       Ogni anno il 24 agosto, festa del Patrono e specialmente verso la fine del '700, era celebrato con speciale solennità e con grande affluenza di popolo. Ricordiamo a questo proposito un fatto particolare di cui trattano diverse fonti e del quale esiste carteggio nell'Archivio Parrocchiale. Il conte Michelangelo Fausto Prosperi il 16 luglio 1794 scriveva al Cappellano D. Francesco Balboni ordinandogli di chiudere la Chiesa nel pomeriggio della festa di San Bartolomeo, per evitare, egli diceva, i disordini e gli scandali che altre volte si erano lamentati in simili occasione; terminava la lettera con queste aspre e significative parole:
"Si ricordi ella di non contravvenire in verun modo a questa nostra ordinazione, non lasciandosi sedurre dalle altrui insinuazioni e vani suggerimenti, mentre essendo noi li padroni possiamo ordinare e fare ciò che più ci piace ed a Lei in questi casi spetta uniformarsi ai nostri voleri, adempiendo i propri doveri...". Che cosa fosse avvenuto e a chi alludesse il Prosperi si può capire dalla seguente nota, che, forse di mano di Don Balboni, si legge nel retro del foglio: "Questa lettera fu il principio della determinazione di fare la nuova Chiesa di Mirabello, conoscendo l'arciprete Serra (S. Agostino) praticamente volersi dai Sig.ri conti Prosperi o una guerra continua cogli Arcipreti di S.Agostino o una continua umiliazione". Non conosciamo i particolari di queste competizioni e contese.

La Chiesa del 1804

     In ogni caso il 4 gennaio 1795 Domenico Antonio Pontini, da intermediario, riferisce al conte Prosperi sul progetto dell'Arciprete di S.Agostino Don Serra di fare compera enfiteutica della Chiesa di San Bartolomeo al fine di ripararlo e ingrandirlo secondo i bisogni della popolazione offrendo  ai Conti Prosperi anche la conservazione di tutti i loro diritti (come la nomina del cappellano). Il 19 febbraio dello stesso anno il Prosperi risponde al Pontini di non essere contrario in massima, ma le pratiche non ebbero seguito e le relazioni fra i Prosperi e Don Serra diventarono sempre meno cordiali; mancano però documenti che illustrino questo periodo di tempo. Da un'importante dichiarazione del 12 dicembre 1802 sottoscritta dai due Cappellani Don Balboni e Don G.B. Ardizzoni, rileviamo che nel 1798, minacciando rovina la Chiesa vecchia, il conte M.F. Prosperi, il quale versava in non molto liete condizioni finanziarie, avvisò l'Arciprete Don Serra di provvedere una nuova Chiesa per la popolazione, che era salita a circa "due milla" anime. Gli scrisse poi di nuovo l'11 ottobre 1804 informandolo di aver avuto assicurazione dal Cardinal Opizzoni, Arcivescovo di Bologna, che le prerogative e i diritti della sua famiglia sulla Chiesa di San Bartolomeo sarebbero rimasti immutati anche coll'apertura della nuova Chiesa (l'Oratorio cessava di essere sussidiale, ritornando a solo comodo e uso della famiglia).
       Giunte le cose a quel punto e per mettere fine a competizioni e contese, Don Serra si propose di condurre a termine il suo vecchio disegno di erigere una Chiesa a Mirabello, interamente a sue spese. Avendo già acquistato da Don Ardizzoni il terreno nel 1795  quasi al centro di Mirabello per 450 scudi,  cominciò subito la fabbrica, che procedette a rilento per la difficoltà dei tempi: fu portata a compimento nel 1804 con la spesa di 11.000 scudi. la Chiesa fu dedicata a SAN PAOLO.
        La scelta del titolare della Chiesa fu affidato curiosamente alla sorte. Si stabilì che il primo
"boaro" arrivato sul luogo della fabbrica nella prima condotta di pietre, avrebbe avuto il diritto di dare il suo nome per il titolare. Infatti il primo a giungere fu un boaro di nome Paolo.
Per trovare una descrizione della Chiesa dobbiamo consultare, ma un secolo dopo, il Cavicchi che nel 1911  la descrive come era ai suoi tempi:
"È di un elegantissimo stile toscano, a una sola navata, alta. L'abside e la cappella maggiore sormontata da un catino circolare, furono dipinte nel 1884 dal Guardassoni per la figura e dal Samoggia per l'ornato. Le cappelle laterali sono due soltanto, ma molto ampie. Ai lati di esse, nei quattro intercolunni, con concezione nuova e geniale, sono stati sfondati tre confessionali e il Battistero. Due pilastri e due colonnine centrali reggono l'architrave di ciascuno di questi vani, e i quattro specchi che sovrastano sono riempiti dalle figure di dottori latini dipinte dallo stesso Guardassoni su tela. La Chiesa misura internamente mt. 28,35 di lunghezza, mt. 13,70 di larghezza massima e 8,50 di larghezza minima"
         Quanto all'identità del progettista della Chiesa, in alcuni testi si trova il nome del famoso architetto bolognese Angelo Venturoli (1749 - 1821) ma la cosa è molto dubbia; infatti la Chiesa del 1804 non è mai citata nel libro sulle opere dell'architetto, redatto dall'allievo Amorini-Bolognini. Di questo ha parlato in modo approfondito lo studioso Lucio Scardino nell'articolo "Mira quanto è bella!" (note storico-artistiche della Chiesa di Mirabello) pubblicato sulla rivista "La Pianura" di qualche anno fa. Una fonte abbastanza attendibile può essere il documento redatto il 19 marzo 1843, al termine di una ricognizione della zona, dall'ing. G. Lucarelli di Bologna, incaricato di compiere una "Geografia storica d'Italia documentata" (Archivio storico del Comune di S.Agostino). Nelle poche righe dedicate a Mirabello scrive:
"La Chiesa di Mirabello col titolo di San Paolo elegantemente architettata è opera dell'Ingegnere Tubertini bolognese". La questione esige studi precisi.
         Ma ritorniamo al 1804, anno di apertura al culto della nostra Chiesa. Questa iniziativa, che il Parroco aveva voluto anche come affermazione del suo prestigio personale e della sua autorità, mosse invece i mirabellesi ad iniziare una polemica contro la Parrocchia dalla quale dipendevano. Nel 1838, morto l'Arciprete Gaetano Lolli e rimasta per qualche tempo vacante la circoscrizione di S.Agostino, i mirabellesi ritennero
"giunto il tempo propizio" e chiesero l'erezione della loro Chiesa a Parrocchia. Tutte le vicende della causa di separazione della Chiesa nostra da quella di S.Agostino, che fu discussa a Roma davanti alla Congregazione dei Vescovi Regolari, si possono seguire nelle 13 memorie a stampa, che in quell'occasione furono preparate. Una raccolta di esse (edite a Roma dalla Tipografia della rev. Camera Apostolica nel 1839/1840) è custodita in un unico volume nel nostro Archivio Parrocchiale col titolo "Sacra Congregatione... Dismembrationis Paraeciae pro oppido Mirabelli, eiusque Incolis..." . La causa è fedelmente riportata, con ricchezza di particolari che non ignorano una certa acrimonia tra le parti. Da una parte e dall'altra fu un affannoso gareggiare di abilità e prontezza, per acquistarsi favorevole voto inappellabile di Roma. Domenico Montanari di Bologna fu l'avvocato per Mirabello e G.Battista Bonini patrocinò gli abitanti di S.Agostino.

San Paolo diventa Parrocchia. L'ottocento

     Mi sembra giusto a questo punto riportare quasi integralmente la ricerca del Prof. Franco Rinaldi che scrupolosamente studiò il documento della dismembrazione (Mirabello. Il territorio - L'uomo. La Parrocchia. 1980):
         Le motivazioni della richiesta furono molte: la popolazione di Mirabello, si faceva osservare, era composta da braccianti, agricoltori, artigiani, negozianti, bottegai e agenti delle tre "padronanze" (Malvezzi, Prosperi, Morardet). Nessuno di questi poteva lasciare il paese di domenica per recarsi al capoluogo: i primi perché costretti a fare la spesa nei giorni festivi, con la conseguenza che i negozianti non potevano chiudere le loro botteghe, gli ultimi perché dovevano recarsi dai loro padroni a prendere ordini o a rendere conto del loro operato; costoro non potevano quindi accostarsi ai Sacramenti, né ascoltare la parola del Parroco.
         Nella Chiesa locale i cappellani si susseguivano senza affezionarsi ai parrocchiani e senza ottenerne la fiducia; mancavano di credito e di autorità: un "mercenario" non viene stimato, né obbedito, né rispettato; le sacre funzioni non vengono celebrate col doveroso decoro e nella Chiesa regnano spesso
"l'immodestia e il cicaleggio... la non curanza, l'indevozione".
         Spesso viene a mancare la Messa, e di conseguenza la popolazione, ed in particolare la gioventù, si avezza a tenersi lontana dai Sacramenti, si abbandona
"ai vizi e alla lascivia", esponendo a gravi pericoli le "tenere e inesperte zitelle"; come prova a conseguenza di tale sfacelo religioso-morale si cita il caso di "due teneri giovinetti detenuti per malcostume". Il Parroco, incurante della sua missione spirituale, mira unicamente al proprio interesse, impone "irragionevoli gravezze" e solo raramente si reca a Mirabello.
         A questi motivi, che già costituiscono un quadro notevolmente fosco, i mirabellesi aggiungono l'affermazione che gli abitanti di S.Agostino ostentano verso di loro
"sprezzo e odio" e che l'Arciprete, con azione ostruzionistica, vuol togliere loro persino il permesso di soddisfare il precetto pasquale nella propria Chiesa. Inoltre, fanno notare, la distanza dalla Parrocchia è eccessiva e lo stato delle strade è tale che d'inverno, ma talora anche d'estate, il tragitto risulta estenuante, quasi ineffettuabile, specie quando si devono portare i neonati al Battesimo o i morti al cimitero; insistono in particolare sul modo indecente di recare i corpi dei poveri al camposanto di S.Agostino: "i morti, senza sacerdoti, sono trascinati come bruti su due legni incrociati" e spesso i cadaveri vengono abbandonati insepolti.
         A tante e tali accuse il "difensore" di S.Agostino risponde con pari asprezza, anche se con una maggiore diplomazia: la richiesta di dismembrazione
"è stata avanzata in seguito agli intrighi di due o tre appassionati... del cessato Regno Italico", coi quali "mestano solo due o tre sussidiari". I fatti "ad eccezione di normali contrattempi o di incidenti addebitabili al sussidio o a circostanze imprevedibili", sono stati alterati.
         Gli unici contrasti si sono verificati a proposito del cimitero e di alcune questue, ma contro la divisione sono state raccolte 47 firme, quasi tutte di possidenti. Per quanto riguarda il camposanto si fa notare che quello di S.Agostino è stato rinnovato nel 1790 col contributo degli stessi mirabellesi, che non intendono perciò sostenere altre spese; sullo stato delle strade si afferma che esso consente il trasporto in ogni stagione.
        Alle proposte per le questue vengono opposte le rilevanti spese (11.000 scudi) generosamente sostenute da Don Serra per la costruzione della Chiesa di San Paolo, aperta al culto fin dal 1804 e servita sempre da uno o più Sacerdoti, che hanno assicurato la continuità dell'assistenza spirituale e culturale.
         Da questo importante documento affiorano altre notizie sulla Chiesa: il difensore di S.Agostino dice che nel 1812 Don Serra aveva fatto per San Paolo altre spese per la facciata, la scala, i muri e per quattro confessionali di pietra e nel 1813 per una nuova scalinata, il terrazzo e il campanile; inoltre per accrescere il decoro della Chiesa aveva acquistato numerose tavole: di Filippo Pedrini di Bologna una "Conversione di San Paolo" per l'altar maggiore e "Angeli", con grandiosa cornice dorata, per il catino dell'abside; del Petrocci, pure di Bologna, un "S.Vincenzo Ferreri" e, infine, del bolognese Lorenzo Pranzini un "Transito di San Giuseppe", fatti allusivi alla "Conversione di San Paolo", in chiaroscuro nel coro, e i "Quattro dottori della Chiesa", a colori sopra i confessionali.
          Dopo aver magnificato la munificenza dell'Arciprete, la difesa, cadendo un poco in contraddizione, si sforza di dimostrare le necessità che angustiano la parrocchia, la quale nel 1789 aveva dovuto richiedere alla Contessa Elena Tortorelli vedova di Nicolò Ariosti la restituzione delle terre dotali della Chiesa, che, dopo le ultime inondazioni, gli Ariosti avevano incorporato nei propri beni. In tali disagi in caso di spartizione S.Agostino avrebbe perso la proprietà e la rendita dei 32 banchi nuovi della Chiesa di Mirabello che rendevano 32 scudi l'anno (a 2 paoli annui per posto).
        Sembra davvero che l'interesse economico stia più a cuore al "difensore" che la preoccupazione d'ordine spirituale e morale!!
        Insiste ancora che il Comune, con spesa non lieve, alcuni anni addietro aveva posto sulla torre un orologio e che per incoraggiare i giovani offriva premi allo studio e alle "buone morali discipline" e manteneva presso il Seminario di Cento il chierico di Mirabello Francesco Battaglini. La conclusione della difesa sembra dettata da considerazioni reazionarie e allarmistiche: tra le due Comunità, come la Direzione di Polizia conferma, ha sempre regnato buona armonia; il dismembramento, che avrebbe tolto a S.Agostino parte notevole delle tanto necessarie risorse e imposto nuove spese, alimenterebbe gli animi alla
"insubordinazione civile", in tempi "sì facili all'esaltamento soverchio dei popoli";  San Carlo a sua volta avrebbe voluto la separazione.
         I mirabellesi reagiscono senza risparmiare nuove pesanti accuse: allo smembramento della Parrocchia di S.Maria di Galliera, il Parroco
"che aveva più caro il vantaggio spirituale dei suoi parrocchiani, che il proprio interesse... consentì alla dismembrazione". Fanno poi notare che già nel 1811 il Card. Giovannetti aveva accordato alla sussidiaria di Mirabello di somministrare il Battesimo, sia pure in particolari condizioni e che i principali possidenti della zona, "benché esteri", si erano uniti ai Mirabellesi.
         La controversia continuò, lunga e delicata, scomodò (citandole) le sentenze della Sacra Rota e le disposizioni di Alessandro III, ma alla fine i mirabellesi la spuntarono: il 30 marzo 1840 il Cardinale Arcivescovo Opizzoni, delegato Apostolico, decretò la erezione a Parrocchia di San Paolo di Mirabello; la nuova Chiesa dovrà però offrire ogni anno due libbre di "cera alba" alla Chiesa matrice, durante la Messa solenne per la ricorrenza di S.Agostino. Il giuspatronato infatti spettava alla marchesa Gozzadini-Ariosti, già patrona di S. Agostino. Il documento fu approvato e confermato da Gregorio XVI.
         Il primo Parroco di Mirabello fu Don Fulgenzio Chiarli, al quale seguì Don Federico Tassinari.
Il 15 aprile 1840 Cristoforo Malavasi, economo della Chiesa di San Paolo, ottiene dall'Arcivescovo di Bologna, l'autorizzazione di utilizzare ad uso cimitero (al cui centro deve porre una croce) sei tavole quadrate di terreno, che deve circondare con "folta siepe", e il 22 aprile successivo, col concorso di Don Angelo Bortoletti e grande partecipazione di popolo, il nuovo cimitero viene inaugurato (era situato nel luogo degli attuali Giardini Pubblici). Della lunga controversia resta solo un ricordo, sgradito al nuovo Parroco di Mirabello: l'oblazione di cera a S.Agostino; il Sacerdote che vorrebbe evitare di farla personalmente chiede delucidazioni al Cardinale, il quale gli risponde che l'offerta
"deve farsi" dal Parroco, solennemente vestito di "cotta e mozzetta", ma qualora questi sia "legittimamente impedito", può delegare altro Sacerdote, che vestirà solo la cotta. L'ultimo vincolo ecclesiale con S.Agostino è cancellato e Mirabello è ormai un centro autonomo, stretto attorno al suo nuovo Parroco, con una propria condotta medica e una scuola che, sia pure nei suoi limiti, comincia a cancellare il secolare analfabetismo del popolo. (Mirabello. Il territorio - L'uomo. La Parrocchia. 1980).

           Mentre succede tutto questo, non si è però persa traccia dell'Oratorio di San Bartolomeo: dalle due "vacchette Legati" conservate nell'Archivio Parrocchiale risulta che venivano ancora celebrate le Messe per il "Legato Prosperi" e il 24 agosto (Patrono) era ancora festeggiato dalla popolazione. Nell'ultima pagina di un registro per le Messe (periodo 1850/1876) troviamo scritto infatti: "1850. Avere del sacrestano per fare l'altare, e trasportare dalla Parrocchia il bisognevole in occasione della Festa di San Bartolomeo nella Chiesa Vecchia. Avere del Sacristano, o campanaro, bajochi 40. Chierici bajochi 5 per ciascheduno".
        Un'altra annotazione riportata dal Cappellano Antonio Roncati nella copertina del medesimo registro ci mostra, vent'anni dopo, una mutata situazione:
"Si fa conoscere all'ill.ma fam. Prosperi che dall'anno 1859 sino al corrente 1870 non vi è più riconosciuto San Bartolomeo, e perciò in detto corso di anni non si è più fatta Festa, né celebrata Messa - 25 agosto 1870"
         Sul registro Messe dell'Oratorio del periodo 1876/1886 vennero anche ricopiati i due "Testamenti" che i Prosperi avevano lasciato scritti in una lapide all'interno della Chiesetta e dalla lettura risulta che la proprietà dell'edificio era passata (non c'è data in proposito) ad un certo Sig. Pier Paolo Celati. 
          Proprio in questo periodo, il 4 luglio 1875, il Card. Morichini di Bologna effettua la Visita Pastorale alla Parrocchia. Nel suo verbale datato 1 agosto fa queste osservazioni riguardo l'Oratorio:
        
"Per la Chiesa di San Bartolomeo (Benefizio Prosperi). L'altare maggiore del Crocefisso e quello di San Francesco d'Assisi restino interdetti fin che non vengano proveduti di Pietre Sacre regolari in sostituzione alle attuali profanate per infrazione dei sepolcrini. - Le pietre sacre degli altari si coprano con tela cerata bianca rimosse le attuali nere. - Il ciborio dell' altar maggiore si foderi internamente di drappo si seta bianca con Croce nella parete del fondo, e si munisca di chiave in argento. - Innanzi ai genuflessori del confessionale si pongano i Crocefissi. - Si ponga in sacristia il lavamani, si provvedano le pianete dei colori prescritti che mancano, non che tovaglie per gli altari, avvertendo che debbano coprire tutta la mensa. - Si faccia di nuovo indorare l'interno della coppa del calice..." - Il Rev. Parroco prenda esatte informazioni, e ci riferisca intorno alla fondazione ed attuali condizioni del Benefizio eretto in questa Chiesa, invitando l'attuale investito a produrre i documenti comprovanti la secolarizzazione che dicesi concessa dalla Santa Sede, di questo Benefizio".
Ho ritenuto importante riportare questo passo in quanto ci mostra la situazione nella vecchia chiesetta dopo anni di "silenzio"; fra le righe si può capire che ancora venivano celebrate le Sante Messe e che la proprietà era sicuramente già passata al Sig. Celati.

La lista delle Messe celebrate secondo testamento si interrompe bruscamente al marzo 1886.

          Ricordiamo altre date importanti di metà '800:
-Il 21 ottobre 1840 viene eretta canonicamente la Compagnia del Santissimo Sacramento; "sotto gli auspici di  San Vincenzo Ferrerio ha per iscopo la gloria di Dio e il decoro delle Sacre Funzioni"
-Il 15 luglio del 1857 fu un giorno certamente da ricordare per la neonata Parrocchia: Papa Pio IX, visitando le   nostre zone, entrò nella Chiesa di Mirabello e dalla scalinata principale benedisse la folla dei mirabellesi.
-Nel 1859 viene eretta la Congregazione della Pia Unione delle Figlie di Maria.
-Dal marzo all'agosto del 1864 fu eretta la canonica su disegno del dott. Antonio Giordani centese con il contributo dei muratori mirabellesi Ilario Masotti e Luigi Zoni.
-Il 4 luglio 1875 il Cardinale Morichini, Arcivescovo di Bologna, venne a Mirabello in visita pastorale e somministrò la Santa Cresima a tantissime persone.
-Il 24 maggio 1884, il Cardinale Arcivescovo Francesco Battaglini (nativo di Mirabello), dimostrando il profondo amore che aveva per la sua terra elevò la Parrocchia a dignità Arcipretale, consacrando ufficialmente la Chiesa di San Paolo fatta costruire da Don Serra e per ben tre volte (nel 1882, 1885 e 1887) venne in Visita pastorale A Mirabello.
-Il giorno 19 aprile 1886 viene eretta canonicamente in altra Confraternita Religiosa: la Congregazione del Sacro Cuore di Gesù (con decreto del Card. Battaglini).
-Il giorno 8 luglio 1892, alle ore 17, dopo lunga malattia muore il Card. Battaglini.

        Il Card. Francesco Battaglini (1823-1894) nato di umile origine in una casa di fronte alla Chiesa di Mirabello (come ricorda una lapide lì apposta), per la sua forte e lucidissima intelligenza e per la sua preclare virtù, giunse ai sommi gradi della gerarchia ecclesiastica. Fu suo merito duraturo l'aver potentemente e fra i primi contribuito a rinnovare e instaurare gli studi sacri con la filosofia e teologia di San Tommaso d'Aquino. Nominato sacerdote il 21 maggio 1845, fu poi insegnante dal 1848 al 1878. Il 28 febbraio 1879 diventa Monsignore e ricopre subito la carica di Vescovo di Rimini. Il 3 luglio 1882 Leone XIII tenne concistoro e promuove mons. Battaglini alla sede arcivescovile di Bologna; tre anni dopo, il 27 luglio 1885, diventa Cardinale e succede Carlo Opizzoni. Egli amava molto Mirabello e la sua dolce figura si illuminava di un sorriso di compiacimento nell'accogliere i saluti e gli ossequi dei suoi compaesani, che lo ricambiarono di vivissimo affetto. Scelse qui il luogo per la sua sepoltura e vi giace dal 30 ottobre 1894.    Dal 3 luglio 1999 è sepolto nella Chiesa di Mirabello.

Il Novecento

     Siamo così arrivati all'inizio del novecento: il secolo che vede la nascita del campanile e della Nuova Chiesa ma anche la sconsacrazione dell'antico Oratorio. Partiamo dall'inizio ricordando la figura del Parroco Don Giuseppe Pranzini che contribuì molto allo sviluppo della Parrocchia nei primi anni del secolo.
Parlandoci di lui, il nipote Don Giovanni Pranzini (nelle sue "Memorie"), inserisce anche interessanti notizie di cronaca sulla Chiesa e sul paese:
        
"Nel 18 aprile 1880 Don Giuseppe Pranzini (nato vicino a Porretta nel 1843) prese possesso della Parrocchia di Mirabello. Corredò la Chiesa, alla sua venuta quasi sprovvista, di moltissime suppellettili; la decorò con pitture del Samoggia e del Guardassoni nel 1884 e rivestì di scagliola gli altari. Nel 1898 fece altri generali restauri, rinnovando il coperto della Chiesa, imbiancandola all'esterno e all'interno, sostituendo alla vecchia gradinata di mattoni davanti alla Chiesa, una nuova di "macigno"; chiuse la piazza con colonnette di macigno e catene (sono quelle che, più o meno vediamo ancora oggi) in mezzo a molte difficoltà e contrarietà anche da parte del Municipio che voleva impedire il lavoro. Egli, forte del proprio diritto, essendo la piazza parte del Benefizio Parrocchiale, e non volendo chi il decoro della Chiesa fosse sminuito coll'entrare di mercanti, veicoli e bestie ad ingombrare la piazza e a lordarla, resistette e vinse. Nello stesso anno fondò il Comitato Parrocchiale, che fu da principio florido, ma suscitò qualche ira ed invidia in paese: sciolto per i moti del 1898, si credette opportuno e prudente il non costituirlo più. In suo luogo fu fondata la Cassa Rurale nel 29 luglio 1900. Nello stesso tempo concepiva l'ardimentoso disegno di dare al paese un campanile (quello esistente era una semplice "torretta"), che fosse insieme monumento a Gesù Redentore in principio di secolo: il 3 febbraio 1901 tenne la prima conferenza, insieme al nipote, sulla nuova costruzione. Ma un'altra opera pure grandissima da molti anni gli stava a cuore: l'educazione della gioventù femminile. Il suo progetto si realizzò quando un parrocchiano suo intimo amico e sempre pronto a sorreggere il Parroco nelle sue opere, il Sig. Filippo Mantovani, gli offrì di prendere in affitto il palazzino del Sig. Pisa, poco distante dalla Chiesa, per cederne poi gratuitamente alla scuola di lavoro che sarebbe affidata alle Suore di Carità. Egli accettò, e il giorno 11 novembre 1903 la scuola fu aperta".
         Il suo solerte lavoro fu coadiuvato dal Cappellano Don Amadio Malagodi, arrivato a Mirabello il 30 novembre 1901. Don Giuseppe morì il 31 dicembre 1903, colpito da paralisi celebrale mentre s'accingeva a consacrare l'Ostia Santa alla Messa.
         Il 18 giugno 1904, viene nominato Arciprete di Mirabello il nipote dott. Don Giovanni Pranzini, nato nel 1875 a Castel S.Pietro, che già da alcuni anni aiutava lo zio.
         Due mesi dopo, il nuovo Parroco deve tornare ad occuparsi dell'antico Oratorio di San Bartolomeo che ormai, purtroppo, è giunto alla fine delle sue funzioni. Leggiamo dalle sue memorie del 24 agosto 1904:
"Essendo giunto all'Arciprete di S.Agostino, vicario foraneo, l'ordine di dissacrare l'Oratorio di San Bartolomeo, detto la Chiesa Vecchia, oggi giorno del Titolare, il popolo di Mirabello vi è accorso in devoto pellegrinaggio ad ascoltare le quattro Messe là celebrate, e ad assistere alla funzione della sera. L'Arciprete ha inoltrato un ricorso all'Arcivescovo per ottenere la revoca del decreto".
         Cos'era successo?
Eravamo rimasti alla celebrazione delle ultime Messe nel 1886, quando la proprietà era già passata al Sig. P. Celati. Dal carteggio esistente nell'Archivio si può intuire che sempre nello stesso anno ci fu un interessamento all'Oratorio da parte di del Can. Carlo Gallini che stava prodigandosi, insieme allo zio Card. Battaglini, per la salvaguardia del famoso "Legato" che poteva assicurare al paese un Parroco in più. Con una scrittura del 5 ottobre 1886 il Parroco Don Giuseppe Pranzini e l'Amministrazione Parrocchiale, tentano invano di rivendicare alla nuova Chiesa Parrocchiale il diritto dei due Legati. Dev'essere in questo periodo, anche se non lo si può affermare con sicurezza, che il Card. Battaglini fece acquistare e restaurare la cinquecentesca Chiesa di San Bartolomeo, in modo che fosse perpetuamente mantenuta al culto e alla venerazione dei Mirabellesi, come scrive il dott. Cavicchi nelle già citate memorie.
          Dalla visita pastorale del Card. Svampa, nel 1899, abbiamo purtroppo solo queste notizie sull'Oratorio:
"Vi si celebra saltuariamente la Messa e si fa la festa del titolare. Fino al 1886 ci stette un terzo Sacerdote. È di proprietà del Canonico Carlo Gallini. Abbisogna di restauro".
           Le informazioni e le date al riguardo sono tutt'altro che chiare ma il "decreto di dissacrazione" ci fa capire alcuni punti fondamentali. Il terreno su cui sorgeva l'Oratorio fu venduto in pubblica asta (sicuramente dopo la morte del Card. Battaglini) al mons. Carlo Gallini(i Gallini, nativi di Mirabello, erano parenti del Card. Battaglini); alla morte di quest'ultimo i beni vennero ereditati dal Sig. Francesco Gallini che ora, viste le precarie condizioni della Chiesetta (a suo dire), dichiarava di non poter provvedere alle spese di restauro e aveva quindi già firmato un compromesso di vendita a terzi e all'acquirente sarebbero passati pure diritti ed oneri sull'Oratorio. Il Gallini chiedeva quindi che si provvedesse alla dissacrazione dell'antico luogo, con l'impegno di donare alla Chiesa di Mirabello gli arredi e gli apparati destinati all'ufficiatura e alcuni quadri alla Chiesa di S. Giacomo del Martignone (Parrocchia di Don Angelo Gallini).
           All'istanza risponde positivamente il Card. Svampa in data 17 giugno 1904:
"È concessa al Sig. Francesco Gallini l'implorata autorizzazione a dissacrare e ridurre a USO PROFANO l'Oratorio di S. Bartolomeo esistente in un terreno di sua proprietà con facoltà di ripartire gli arredi, quadri ed altri oggetti del culto fra le due parrocchiali di Mirabello e del Martignone secondo che vien richiesto nella domanda. Dell'esecuzione del presente decreto è incaricato il Nostro Vicario Foraneo Don Domenico Corsini, il quale avrà cura soprattutto di ritirare le pietre sacre degli altari e di dare a noi esatta relazione dell'avvenuta dissacrazione. La quale intendiamo ed esplicitamente dichiariamo non potrà mai influire a togliere o far cessare qualsivoglia istituzione di culto, legati, benefici ed altra che eventualmente fosse eretta in tale Oratorio, dovendosi tali istituzioni nel caso intendersi trasferite nella Chiesa Parrocchiale di Mirabello all'altare maggiore della medesima". Don Giovanni Pranzini poté prendere visione del decreto solamente il 26 agosto successivo, dopo aver già spedito un ricorso all'Arcivescovo. Nel suo scritto, sempre rispettoso dell'Autorità ma pungente, Pranzini dice che si sarebbe aspettato in primo luogo di essere interpellato al proposito per sapere almeno "se avessi nulla da eccepire", poi di temere che l'Arcivescovo non sia stato "perfettamente illuminato dell'importanza della cosa e che ci possa essere qualche cosa di... surrettizio".
          Espone quindi il suo ricorso in precisi punti, che vorrei riportare interamente in quanto ultime testimonianze sull'antica Chiesetta.
"Si tratta dunque:

  • Non di semplice oratorio padronale ma di quella che è stata fino al 1804 la sola Chiesa di Mirabello, passata in potere dell'autorità ecclesiastica.

  • Che è in bonissimo stato perché V.M. del compianto Card. Battaglini la fece riattare con molto dispendio, rinnovando per intero il tetto il quale eccetto un trave guastato da uno stillicidio, par costruito ora; e lo fece perché a Mirabello si avesse la facoltà di ottenere un terzo prete.

  • Che per tale buon stato non sarebbe gravoso all'Amministrazione parrocchiale assumere la manutenzione, qualora dal proprietario si cedesse ogni eventuale diritto.

  • Tanto più che per la sua ampiezza suole servire per le funzioni religiose della Parrocchia, ogni qual volta la parrocchiale debba restar chiusa per restauri come anzi è avvenuto di recente.

  • Che sono state comprate le adiacenze ma mai la Chiesa come del resto non si sarebbe potuto fare.

  • Che lo stesso Sig. Francesco Gallini ha dichiarato più volte che la Chiesa non è stata comprata e che perciò non sarebbe mai mia intenzione di venderla e di queste dichiarazioni esistono autorevoli testimoni, anzi mi consta che nella stipulazione del contratto non sarà fatto alcun cenno al locale Chiesa.

  • Che non ostante questo è la Chiesa che si vende e non le sole adiacenze; e lo dimostra la chiesta sconsacrazione, il prezzo convenuto, giacché le adiacenze non costerebbero la metà e le dichiarazioni del compratore, che non farebbe l'acquisto delle adiacenze senza potersi servire dell'edificio ora sacro per deposito di macchine e per laboratorio.

  • Che non si comprende come l'Autorità Ecclesiastica voglia la dissacrazione alla scopo di fare un dono dell'edificio Chiesa al Sig. Gallini perché egli possa estrarre vantaggi pecuniari dalla conseguente vendita.

         A queste che sarebbero le ragioni di ordine piuttosto materiale, s'aggiungono quelle di ordine morale, e prima di tutto l'affetto dei mirabellesi verso la Chiesa nella quale per oltre 500 anni hanno pregato i padri loro. Posso assicurare che fin ad ora hanno avuto una speranza, che cioè l'Autorità ecclesiastica non l'avrebbe abbandonata all'uso profano; ma quando si è sparsa la notizia del decreto ottenuto il dolore è stato profondo, l'impressione pessima. Anzi questa mattina, giorno del suo Titolare San Bartolomeo, nel pensiero che vi si sarebbe celebrato per l'ultima volta, si è visto a quella Chiesa un continuo e devoto pellegrinaggio. ... Mirabello, giorno di S. Bartolomeo 1904".
         Questo è uno degli ultimi documenti che troviamo sulla "Chiesa Vecchia": il decreto, come tutti conoscono, non venne revocato e da quanto è custodito nel nostro archivio risulta che in questo periodo ci furono soltanto pochi altri scambi epistolari. Precisamente ben 5 anni dopo, il 4 luglio 1909, il Conte Fausto Prosperi di Ferrara scrisse a Don Pranzini di aver trovato nel riordino del suo archivio privato un documento riguardo ad un suo diritto di proprietà di
"parecchi banchi in codesto tempio di Mirabello" e si dichiara pronto a farlo valere "con tutte le sue conseguenze". Don Pranzini nella risposta alla lettera espone tutte le notizie che abbiamo già citato sopra (cioè che l'Oratorio venne acquistato dal Card. Battaglini, poi sconsacrato...) e aggiunge che nella Chiesa nuova "nessun privato - badi: nessuno - ha mai avuto diritti di banchi dalla sua fondazione" e per evitare ogni analoga questione si era esplicitamente scritto nel decreto di erezione della Parrocchia che si attribuisce tale diritto "esclusivamente e senza riserva alcuna al Parroco pro-tempore e alla Amministrazione Parrocchiale". Con la sua solita arguzia poi fa notare: "dal momento che Ella ha rintracciato un preteso diritto e si è dichiarata pronta nel caso a farlo valere, permetta che io mi aspetti che seguitando nel riordinamento del suo archivio e trovando degli obblighi verso questa Chiesa sarà ugualmente pronto a soddisfarli..." Ovviamente Don Pranzini si riferiva ai due antichi testamenti che poi cita anche nella lettera. Non sappiamo se i due si incontrarono o se la cosa finì lì.
         Il dott. Filippo Cavicchi, nella sua storia di Mirabello pubblicata sul giornale in occasione dell'inaugurazione del Campanile (1905) scrisse dure parole sulla vicenda dell'Oratorio. Nella sua testimonianza ci conferma anche che all'interno dell'antica Chiesetta
"l'altare del Crocifisso si adornava d'un prezioso paliotto di cuoio bulinato di squisita fattura; il medesimo altare possedeva una Crocifissione di buona mano con figure secondarie molto pregevoli; esiste ancora ma in cattive condizioni". Un paliotto di scagliola con "bel disegno policromo su fondo nero" venne trasferito nella Chiesa di San Paolo. 

        Don Pranzini portò a termine l'audace progetto dello zio Don Giuseppe: il CAMPANILE. L'ingegner Luigi Gulli (già noto per insigni monumenti come i lavori del Duomo di Pesaro, le Chiese di Crevalcore e di Poggio Renatico) presenta il progetto il 7 marzo del 1901 e i lavori cominciano pochi mesi dopo; il 28 settembre si colloca la prima pietra con inchiusa una moneta del Regno d'Italia, una medaglia pontificia commemorativa dell'Anno Santo e una pergamena a ricordo della solennità. Il 20 novembre dello stesso anno Papa Leone XIII, per mezzo di mons. Tarozzi, benedice l'opera.
          I lavori proseguono fino al 1903, quando si giunge alla cella campanaria, e riprendono poi il 10 aprile del 1905 dopo la lunga sosta dovuta alla morte di Don Giuseppe. Il 10 giugno 1905 si termina il cupolino e qualche giorno dopo, il 18, viene solennemente benedetta la Croce di Ferro da porre in cima al campanile. Il popolo in processione sfila per il bacio poi viene collocata ed illuminata ad acetilene per tutta la notte.
         Il 18 agosto 1905 si fondono le quattro campane, commissionate alla ditta Brighenti di Bologna: la richiesta era che avessero il peso ed il medesimo tono di quelle fatte, sempre dal Brighenti, per la Chiesa di San Francesco a Bologna. Il peso complessivo fu di Kg. 2157 e costarono 8060 lire. Le campane, dopo un accurato collaudo, vengono trasportate a Mirabello l'1 ottobre e vengono sollevate e collocate il 5 ottobre. Esiste una serie di bellissime fotografie dell'evento. Il 20 ottobre vengono consacrate dall'Arcivescovo Card. Svampa e sul tramonto lanciano il primo doppio (il concerto è in Fa diesis maggiore).
Il campanile è terminato: è alto 56,37 metri ed è costato 20.850 lire.
        Arriviamo finalmente al giorno dell'inaugurazione: domenica 22 ottobre 1905.
Ecco le memorie di Don Giovanni Pranzini:
"Il cielo è provvidenzialmente sereno: gran folla; (la sera fu invece tempestosa) cantano la Messa i giovini del paese diretti dal Prof. Don Tassi; assiste l'Arcivescovo, celebra mons. Ludovico Zucchini. (La musica è del maestro Ravanello per le parti fisse e le altre sono in canto gregoriano). Nel pomeriggio, dopo la benedizione, s'innalza un pallone di metri 32 di circonferenza; nella sera è accesa l'illuminazione che si prolunga dal palazzo delle scuole fino al mulino Galavotti; suonano le bande; sparano mortaretti poi i fuochi artificiali". Don Giovanni pare instancabile e una delle sue principali attività fu proprio l'organizzazione. Ha sempre voluto tenacemente che tutta la Parrocchia fosse stretta ad una rete di società, di circoli, di comitati, di gruppi, di compagnie e di pie unioni. Ad un bisogno, ad un cenno, tutta la Parrocchia, uomini, donne, giovani e fanciulli, doveva essere pronta a sorgere in difesa del loro sacro patrimonio di pietà e di religione.
          Nel settembre del 1908 ad esempio fondò la Pia Unione di San Luigi e gli iscritti furono  subito... trecento. Curò in maniera speciale l'istruzione religiosa; ai fanciulli per quasi tutto l'anno, faceva un'ora di catechismo, ogni giorno, e nelle feste ne radunava circa cinquecento attorno a sé!
         Anche l'oratorio per i giovani è nei suoi pensieri: nell'agosto del 1912 Don Pranzini entra in trattative con i fratelli Gallini per l'acquisto della loro proprietà contigua alla Chiesa; il fine dell'Arciprete in questa compera (nella quale è coadiuvato da benefattori) è di assicurare un luogo per l'educazione dei giovani. La compravendita avviene nel dicembre del 1912. L'acquisto comprendeva alcuni fabbricati che vennero poi trasformati in ASILO e TEATRO delle Associazioni cattoliche: li possiamo vedere ancora oggi nelle medesime funzioni come aveva auspicato Don Pranzini. Il 17 settembre 1914 l'Arciprete benedice la prima pietra del Teatro che
" dovrà servire specialmente per raccogliere sotto il nostro sguardo i giovani e i fanciulli".
         Come se non bastasse, era sua intenzione ampliare la Chiesa (insufficiente per la popolazione) per la quale aveva già fatto il disegno e s'erano cominciati a raccogliere fondi. Il progetto della "NUOVA CHIESA" venne presentato in una conferenza dell'Arciprete il 26 aprile 1914; la tipografia Emiliana stampò anche un raro opuscolo dal quale leggiamo alcuni stralci.
         
"Questa Chiesa, in origine, non sarebbe stata bruttina... ma fu lavorata male. Forse non l'avete pensato mai; ma i muri sono senza coesione; gli archi mal fatti, di centini e di cannicci. Col tempo, insufficiente al bisogno, fu deturpata una prima volta aprendo il muro a destra dell'altare; e quella che fu sagristia divenne la cappella del Sacro Cuore. Insufficiente ancora a questa popolazione sempre crescente, si aprì l'altra cappella del Crocifisso, acquistando posto, ma finendo per guastare interamente il primitivo disegno. Ora la Chiesa, data l'importanza del paese e la sua popolazione, è diventata angusta..." "...La Chiesa attuale sarà quasi interamente rifatta. Delle pareti esterne non ne rimane neppure una: resta il centro, ma ai lati vengono costrutte le due navate minori, ciascuna delle quali avrà la sua porta. Il coro ristretto deve essere demolito, per lasciare posto a un coro più arioso, più illuminato, più vasto, attorno a cui gira una navata semicircolare che continua le due laterali della Chiesa. Le cappelle del Crocifisso e del Sacro Cuore, vanno portate all'altezza della cappella maggiore e decorate alla stessa maniera. Una anzi va allungata e trasformata nella cappella della Vergine, con presbitero proprio, recinte da cancellata. La facciata attuale esterna viene alzata, nello stile e nelle proporzioni corrispondenti al campanile; e verrà allargata e modificata nella sua forma la bianca gradinata. Io ho affidato il lavoro ad un vero architetto, a un artista che non solo sente l'arte, ma sente anche la religione; e quindi quello che egli mi crea non è solo un ambiente bello, ma un ambiente sacro. L'artista del resto è conosciuto ormai in tutta Italia per i suoi lavori, lo conoscete anche voi: è l'Ingegner Gulli, quello stesso che ha costrutto il campanile e la Chiesa di Poggio Renatico. E avremo di favorevole anche questo che durante i lavori, non s'interromperà il servizio religioso, perché si lavorerà sempre tutt'attorno..."
         I progetti sembravano ben avviati ma scoppiò la prima guerra mondiale. Tutti i pensieri allora furono rivolti a sollevarne la miseria. La canonica divenne ufficio di notizie, segretariato, sede dell'assistenza civile. Tale e tanta era la venerazione che l'Arciprete godeva in mezzo ai suoi parrocchiani che quando al Parroco si associarono alcuni mirabellesi per fondare un asilo per i figli dei richiamati, in poche ore si raccolse in paese un fondo di 9000 lire.
         Riuscì comunque, con l'aiuto del Sig. Filippo Mantovani, ad inaugurare un piccolo ricovero per anziani nello stabile
"...che forma un'appendice a settentrione nella casa delle Suore"; scrisse a proposito: "Si spera che sia il piccolo seme che germoglierà e diverrà grande albero come il granello di senapa evangelico". In questo periodo vennero anche erette canonicamente (anche se la loro origini risale a fine '800) due confraternite religiose: la Pia Associazione delle Madri Cristiane (1916) e il Terz'Ordine di San Francesco (1918). Sua fu poi l'idea di scrive un "Bollettino mensile" della Parrocchia: le prime 500 copie furono distribuite il 31 dicembre del 1917.
         Nel gennaio del 1919 preparò un grandioso funerale per i suoi figli caduti nella grande guerra, ma nel compiere quest'ufficio di pietà paternamente sacerdotale, annunciava, recando dolore vivissimo a tutti i suoi parrocchiani, che i Superiori Ecclesiastici lo chiamavano a succedere a mons. Comastri nella Parrocchia di Sant'Isaia a Bologna. Nel marzo del 1921 venne nominato Vicario Generale dell'Archidiocesi di Bologna e nel giugno successivo il Santo Padre, data la grave infermità del Card. Arcivescovo Gusmini lo nominava Vescovo Ausiliare di Bologna. Il 6 gennaio 1925 faceva il suo solenne ingresso, come Vescovo, nella Diocesi di Carpi (Mo).
         Intanto a Mirabello, il 26 ottobre 1919, prendeva possesso della Parrocchia Don Abelardo Molinari, considerato il vero padre fondatore (insieme al Cappellano Don Malagodi) dell'oratorio per i giovani e del teatro lasciati incompiuti per gravi cause da Don Pranzini. Don Molinari rimase però soltanto fino al 31 dicembre 1920; venne chiamato al suo posto Don Giuseppe Alvisi (nato a Budrio nel 1886), che ancora tanti anziani ricordano. Prese possesso il 30 ottobre 1921. Tante furono le sue iniziative a favore dei giovani e della Parrocchia, come la fondazione della Società Corale Frescobaldi e la scuola di canto per i fanciulli e l'apertura di un Ricreatorio maschile. Il 16 aprile del 1926 venne a mancare uno dei più grandi benefattori della nostra Chiesa, il cav. Filippo Mantovani che aveva dimostrato tutta la sua disponibilità e generosità anche al nuovo Parroco. Nel suo testamento lasciò scritto:
"... di tutto il  resto dei miei beni, nulla assolutamente escluso ed eccettuato, istituisco erede universale con piena ragione l'Opera Pia che con questo testamento intendo fondare volendo che sia eretta in Ente Morale e porti il mio nome... " . Nei suoi pensieri c'erano il Ricovero per gli anziani, un circolo per i giovani, un asilo d'infanzia, una casa di lavoro con ricreatorio per ragazze e un circolo cattolico per adulti. Appena eretta, l'Opera Pia beneficerà anche del lascito di mons. Giovanni Pranzini, morto nel 1935. Nel suo testamento, memore di tanti anni trascorsi a Mirabello, dona tutta la sua proprietà (teatro, casa di lavoro...) all'Opera Pia. Oggi si chiama Onlus "Fondazione F. Mantovani"

          Per testamento il Mantovani dispose anche un congruo contributo per la nascita della nuova Chiesa e siamo giunti proprio alla posa della prima pietra dopo i faticosi anni del primo dopoguerra. L'epigrafe rinchiusa nella prima pietra riporta in memoria: "Nell'anno del Signore 1929 - memorabile per la Conciliazione fra Chiesa e lo Stato Italiano - il giorno 2 maggio - sotto il felice Pontificato di Pio IX - essendo Re Vittorio Emanuele III - Arcivescovo Cardinale della Diocesi Bolognese - Giovanni Battista Nasalli Rocca - Arciprete della Parrocchia Giuseppe Alvisi - mons. Raffaele Santi Vescovo del Montefeltro - deponeva solennemente la prima pietra - dell'erigenda Chiesa dedicata a San Paolo Apostolo - e disegnata dall'architetto Ingegnere Luigi Gulli". La Chiesa venne terminata nell'anno 1943 in piena Seconda Guerra Mondiale. Appena due anni dopo, il 22 aprile 1945, la nuova Chiesa sfugge miracolosamente a gravi bombardamenti riportando solo lievi danni. Così scrive Don Alvisi: "La Chiesa è stata colpita da granate nella navata di mezzo. Metà della copertura da rinnovare, l'altra metà da ripassare anche nelle navate laterali. Rottura generale di vetri. Interno quasi nulla. Danni al campanile. Sei granate l' hanno colpito; rottura di una campana di quintali 8,45. Rotture varie al muro di facile riparazione. Danni complessivi di lire 300.000." "La casa canonica colpita da granate. Asportazione di un tratto di muro in angolo. Due stanze da riparare; rottura di vetri, rifacimento di muro, imbianco e serrande. Spesa preventiva di lire 50.000".
         Oltre a questi freddi dati trasmessi alla Curia e al Vicario Foraneo, Don Alvisi riporta anche qual'era la situazione nel paese alla data del 20 giugno 1945:
        
"I morti per bombardamento sono quattro e uno per cannoneggiamenti; per altre cause dovute allo stato di guerra i morti sono dodici ma vi sono dispersi. La popolazione attuale è di 3900 persone. In Parrocchia dal 25 luglio 1943 al presente giorno, non ostante la formazione di diversi partiti e una spiccata attività sempre data dal Fascismo, non si sono avute rappresaglie o vendette. Alcuni giovani appartenenti a famiglie cristiane o iscritti al Partito Democratico Cristiano hanno per ora la direzione del Comitato Nazionale di Liberazione".
          Siamo ormai alla fine della nostra storia che ormai è diventata "attualità": il 12 maggio 1948 muore Don Giuseppe Alvisi e viene nominato Economo Spirituale della Parrocchia Don Luigi Ripamonti già cappellano a Mirabello dal 1945 (dopo Don L. Mazzucchelli).
        Il primo di giugno del 1949 prende possesso il nuovo Parroco Don Luigi Sandri che ci ha accompagnato con il suo servizio e la sua guida fino al 1991 e attualmente svolge le funzioni di confessore. L'attuale Parroco è Don Ferdinando Gallerani, entrato solennemente a Mirabello il 30 giugno 1991.

                                                                                                                                                                                  Davide Casari

Ho utilizzato, oltre a mie ricerche personali presso l'Archivio Parrocchiale, questo materiale:

  • "Mirabello. Il territorio - L'uomo". Ricerca storica e cartografica a cura di Franco Rinaldi e Carlo Bione. La ricerca venne presentata presso il Comune di Mirabello nel 1980 come guida alla lettura della relativa mostra. Documentazione fotografica a cura di Ermanno Carletti.

  • "Cenni intorno a Mirabello" del dott. Filippo Cavicchi. Vennero presentati la prima volta sul "numero unico" dell'Inaugurazione del Campanile di Mirabello (ottobre 1905) e ripubblicati, con qualche correzione, sul Bollettino della Diocesi di Bologna nel settembre del 1911 dal quale si trasse un volumetto.

  • "I 90 anni del Campanile di Mirabello" a cura di Davide Casari (Bollettino Parrocchiale di Mirabello; febbraio-marzo 1996)

  • "Bollettino della Diocesi di Bologna" (Luglio 1935, n¡ 7)

  • "Per la Nuova Chiesa di Mirabello" - Conferenza di Don Giovanni Pranzini (Tipografia Emiliana, Bologna 1914)

  • "Memorie secolo XX" di Don Giovanni Pranzini

  • "Bollettino Parrocchiale di Mirabello" (anni 1918/28)

  • "Mira quanto è bella!" articolo di Lucio Scardino (periodico "La Pianura")

  • "Sfogliando le delibere - 1816/74" - Comune di Sant'Agostino - a cura di Enzo Baroni e Lorenzo Baruffaldi (2000)

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