In
quale anno sia stata edificata la prima Chiesa a servizio dei fedeli in
questa Parrocchia non è facile precisarlo. Torniamo, ancora una volta,
agli inizi della nostra storia, quando tutti i vasti territori di
Galliera e S.Agostino, "remotissimi
tra paludi e valli deserte",
dipendevano dalla Parrocchia di Santa Maria di Galliera. Allora fu
S.Agostino, bonificato e già avviato ad una certa prosperità, che, pur
contando solo 36 case e forse 200/300 abitanti nell'intera sua zona,
rivendicò la separazione dalla matrice e, il 12 gennaio 1507, la
ottenne sotto il patronato di Girolamo e Francesco Bianchetti che
avevano edificato la sua Chiesa.
La popolazione della nuova
Parrocchia di S.Agostino, che nel 1554 passò sotto lo "Iuspadronato"
della famiglia Ariosti, si accrebbe rapidamente tanto che fu necessario
dividerne la circoscrizione in tre quartieri: quelli di S.Agostino, di
San Carlo e di Mirabello, la cui Chiesa era, all'inizio del XVI sec., un
oratorio privato sacro a San Giuliano. Nel 1552 i Conti Prosperi di
Ferrara, non sappiamo se allora cominciasse la loro giurisdizione o
fosse più antica, vollero che la Chiesa fosse dedicata a San
Bartolomeo, forse perché era questo un loro nome gentilizio.
Le prime notizie infatti le abbiamo
nel 1552 e riguardano il legato che lasciò, con un testamento, il Sig.
Bartolomeo Prosperi: "Per
testamento del Sig. Bartolomeo Prosperi seniore fatto il 10 maggio 1554
per rogito del Sig. Benedetto Silvestri notaro, e detto Sig. Prosperi
era segretario di Ercole II Duca di Ferrara. Lascia che sia mantenuto il
rev. Sig. Cappellano di detta Chiesa degli Ill.mi Sig.ri Prosperi
padroni con questo che si celebri Messa almeno tre dì della settimana,
e preghi Iddio che abbia misericordia all'anima sua in perpetuo. A
tenore del testamento, dovrà ogni anno il dì primo agosto detto Rev.
Sig. Cappellano celebrare un uffizio da morto in detta Chiesa e dagli
Ill.mi Sig.ri Prosperi dovrà far dispensare due corbe formento fatto in
pane alli poveri concorrenti a detta Chiesa in perpetuo". Nel
1574 la Chiesa diventò sussidiaria di S.Agostino e il 20 marzo del 1577
lo stesso Prosperi ottenne dall'Arcivescovo di Bologna Card. Paleotti
che vi si officiasse la Messa e fosse fatta l'amministrazione dei
Sacramenti al popolo. Un altro testamento, stavolta del Sig. Bartolomeo
Prosperi iuniore, del 7 luglio 1591 aggiunge: "Dovrà
detto rev. Sig. Cappellano il dì 26 marzo dire in detta Chiesa
un'uffizio da morto, perciò li suddetti Sig.ri Prosperi padroni gli
dovranno dare lire 10 bolognesi ogni anno in perpetuo".
Si fa notare che "la
predetta Cappellania è un semplice legato, e non Benefizio o Prebenda,
ed il Sig. rev. custode non ha che la custodia della Chiesa e non il
mantenimento per qualunque cosa possa spettare ad arredi sacri, o
celebrazione de' Divini Misteri, o mantenimento, o conservazione del
culto".
Ricordiamo che l'Oratorio o
Chiesetta di S. Bartolomeo si trovava (e si trova anche oggi,
naturalmente in mutate condizioni) nella zona che ora chiamiamo
"Chiesa Vecchia", a pochi metri in linea d'aria dal citato
Palazzo Prosperi,di fianco all'argine sinistro dell'antico Reno detto
Argine Postale . Fu proprio questa la parte più antica di Mirabello e
qui, con la presenza della Chiesa sviluppò il primissimo nucleo
abitato. Quale sia stata la vita religiosa dei nostri avi durante i
secoli passati e prima dell'erezione in Parrocchia si desume da alcuni
documenti, in verità molto pochi, che ancora si conservano.
Sappiamo che attorno al 1750 il
numero dei mirabellesi era già cresciuto notevolmente e i popolani, non
potendo più solo il Cappellano nominato dai Prosperi soddisfare
pienamente ai loro bisogni spirituali, fecero supplica all'Arcivescovo
Card. Vincenzo Malvezzi affinché destinasse a Mirabello un'altro
Sacerdote per ascoltare le confessioni, amministrare i Sacramenti e
visitare gli infermi. Con decreto del 20 gennaio 1755, in occasione di
una sua Visita Pastorale il Card. Malvezzi concesse quanto richiesto,
salvo la piena dipendenza dalla Parrocchia di S.Agostino. L'Oratorio poi
venne anche progressivamente ampliato.
Ogni anno il 24 agosto, festa del
Patrono e specialmente verso la fine del '700, era celebrato con
speciale solennità e con grande affluenza di popolo. Ricordiamo a
questo proposito un fatto particolare di cui trattano diverse fonti e
del quale esiste carteggio nell'Archivio Parrocchiale. Il conte
Michelangelo Fausto Prosperi il 16 luglio 1794 scriveva al Cappellano D.
Francesco Balboni ordinandogli di chiudere la Chiesa nel pomeriggio
della festa di San Bartolomeo, per evitare, egli diceva, i disordini e
gli scandali che altre volte si erano lamentati in simili occasione;
terminava la lettera con queste aspre e significative parole: "Si
ricordi ella di non contravvenire in verun modo a questa nostra
ordinazione, non lasciandosi sedurre dalle altrui insinuazioni e vani
suggerimenti, mentre essendo noi li padroni possiamo ordinare e fare ciò
che più ci piace ed a Lei in questi casi spetta uniformarsi ai nostri
voleri, adempiendo i propri doveri...".
Che cosa fosse avvenuto e a chi alludesse il Prosperi si può capire
dalla seguente nota, che, forse di mano di Don Balboni, si legge nel
retro del foglio: "Questa
lettera fu il principio della determinazione di fare la nuova Chiesa di
Mirabello, conoscendo l'arciprete Serra (S. Agostino) praticamente
volersi dai Sig.ri conti Prosperi o una guerra continua cogli Arcipreti
di S.Agostino o una continua umiliazione".
Non conosciamo i particolari di queste competizioni e contese.
La Chiesa
del 1804
In ogni caso il 4 gennaio 1795 Domenico Antonio Pontini, da
intermediario, riferisce al conte Prosperi sul progetto dell'Arciprete
di S.Agostino Don Serra di fare compera enfiteutica della Chiesa di San
Bartolomeo al fine di ripararlo e ingrandirlo secondo i bisogni della
popolazione offrendo ai Conti Prosperi anche la conservazione di
tutti i loro diritti (come la nomina del cappellano). Il 19 febbraio
dello stesso anno il Prosperi risponde al Pontini di non essere
contrario in massima, ma le pratiche non ebbero seguito e le relazioni
fra i Prosperi e Don Serra diventarono sempre meno cordiali; mancano però
documenti che illustrino questo periodo di tempo. Da un'importante
dichiarazione del 12 dicembre 1802 sottoscritta dai due Cappellani Don
Balboni e Don G.B. Ardizzoni, rileviamo che nel 1798, minacciando rovina
la Chiesa vecchia, il conte M.F. Prosperi, il quale versava in non molto
liete condizioni finanziarie, avvisò l'Arciprete Don Serra di
provvedere una nuova Chiesa per la popolazione, che era salita a circa "due
milla" anime.
Gli scrisse poi di nuovo l'11 ottobre 1804 informandolo di aver avuto
assicurazione dal Cardinal Opizzoni, Arcivescovo di Bologna, che le
prerogative e i diritti della sua famiglia sulla Chiesa di San
Bartolomeo sarebbero rimasti immutati anche coll'apertura della nuova
Chiesa (l'Oratorio cessava di essere sussidiale, ritornando a solo
comodo e uso della famiglia).
Giunte le cose a quel punto e per
mettere fine a competizioni e contese, Don Serra si propose di condurre
a termine il suo vecchio disegno di erigere una Chiesa a Mirabello,
interamente a sue spese. Avendo già acquistato da Don Ardizzoni il
terreno nel 1795 quasi al centro di Mirabello per 450 scudi,
cominciò subito la fabbrica, che procedette a rilento per la
difficoltà dei tempi: fu portata a compimento nel 1804 con la spesa di
11.000 scudi. la Chiesa fu dedicata a SAN PAOLO.
La scelta del titolare della
Chiesa fu affidato curiosamente alla sorte. Si stabilì che il primo "boaro"
arrivato sul luogo della
fabbrica nella prima condotta di pietre, avrebbe avuto il diritto di
dare il suo nome per il titolare. Infatti il primo a giungere fu un
boaro di nome Paolo.
Per trovare una descrizione della Chiesa dobbiamo consultare, ma un
secolo dopo, il Cavicchi che nel 1911 la descrive come era ai suoi
tempi: "È
di un elegantissimo stile toscano, a una sola navata, alta. L'abside e
la cappella maggiore sormontata da un catino circolare, furono dipinte
nel 1884 dal Guardassoni per la figura e dal Samoggia per l'ornato. Le
cappelle laterali sono due soltanto, ma molto ampie. Ai lati di esse,
nei quattro intercolunni, con concezione nuova e geniale, sono stati
sfondati tre confessionali e il Battistero. Due pilastri e due colonnine
centrali reggono l'architrave di ciascuno di questi vani, e i quattro
specchi che sovrastano sono riempiti dalle figure di dottori latini
dipinte dallo stesso Guardassoni su tela. La Chiesa misura internamente
mt. 28,35 di lunghezza, mt. 13,70 di larghezza massima e 8,50 di
larghezza minima"
Quanto all'identità
del progettista della Chiesa, in alcuni testi si trova il nome del
famoso architetto bolognese Angelo Venturoli (1749 - 1821) ma la cosa è
molto dubbia; infatti la Chiesa del 1804 non è mai citata nel libro
sulle opere dell'architetto, redatto dall'allievo Amorini-Bolognini. Di
questo ha parlato in modo approfondito lo studioso Lucio Scardino
nell'articolo "Mira quanto è bella!" (note storico-artistiche
della Chiesa di Mirabello) pubblicato sulla rivista "La
Pianura" di qualche anno fa. Una fonte abbastanza attendibile può
essere il documento redatto il 19 marzo 1843, al termine di una
ricognizione della zona, dall'ing. G. Lucarelli di Bologna, incaricato
di compiere una "Geografia storica d'Italia documentata"
(Archivio storico del Comune di S.Agostino). Nelle poche righe dedicate
a Mirabello scrive: "La
Chiesa di Mirabello col titolo di San Paolo elegantemente architettata
è opera dell'Ingegnere Tubertini bolognese".
La questione esige studi precisi.
Ma ritorniamo al 1804,
anno di apertura al culto della nostra Chiesa. Questa iniziativa, che il
Parroco aveva voluto anche come affermazione del suo prestigio personale
e della sua autorità, mosse invece i mirabellesi ad iniziare una
polemica contro la Parrocchia dalla quale dipendevano. Nel 1838, morto
l'Arciprete Gaetano Lolli e rimasta per qualche tempo vacante la
circoscrizione di S.Agostino, i mirabellesi ritennero "giunto
il tempo propizio" e
chiesero l'erezione della loro Chiesa a Parrocchia. Tutte le vicende
della causa di separazione della Chiesa nostra da quella di S.Agostino,
che fu discussa a Roma davanti alla Congregazione dei Vescovi Regolari,
si possono seguire nelle 13 memorie a stampa, che in quell'occasione
furono preparate. Una raccolta di esse (edite a Roma dalla Tipografia
della rev. Camera Apostolica nel 1839/1840) è custodita in un unico
volume nel nostro Archivio Parrocchiale col titolo "Sacra
Congregatione... Dismembrationis Paraeciae pro oppido Mirabelli, eiusque
Incolis..."
. La causa è fedelmente riportata, con ricchezza di particolari che non
ignorano una certa acrimonia tra le parti. Da una parte e dall'altra fu
un affannoso gareggiare di abilità e prontezza, per acquistarsi
favorevole voto inappellabile di Roma. Domenico Montanari di Bologna fu
l'avvocato per Mirabello e G.Battista Bonini patrocinò gli abitanti di
S.Agostino.
San Paolo
diventa Parrocchia. L'ottocento
Mi sembra giusto a questo punto riportare quasi integralmente la
ricerca del Prof. Franco Rinaldi che scrupolosamente studiò il
documento della dismembrazione (Mirabello. Il territorio - L'uomo. La
Parrocchia. 1980):
Le motivazioni della
richiesta furono molte: la popolazione di Mirabello, si faceva
osservare, era composta da braccianti, agricoltori, artigiani,
negozianti, bottegai e agenti delle tre "padronanze"
(Malvezzi, Prosperi, Morardet). Nessuno di questi poteva lasciare il
paese di domenica per recarsi al capoluogo: i primi perché costretti a
fare la spesa nei giorni festivi, con la conseguenza che i negozianti
non potevano chiudere le loro botteghe, gli ultimi perché dovevano
recarsi dai loro padroni a prendere ordini o a rendere conto del loro
operato; costoro non potevano quindi accostarsi ai Sacramenti, né
ascoltare la parola del Parroco.
Nella Chiesa locale i
cappellani si susseguivano senza affezionarsi ai parrocchiani e senza
ottenerne la fiducia; mancavano di credito e di autorità: un
"mercenario" non viene stimato, né obbedito, né rispettato;
le sacre funzioni non vengono celebrate col doveroso decoro e nella
Chiesa regnano spesso "l'immodestia
e il cicaleggio... la non curanza, l'indevozione".
Spesso viene a mancare
la Messa, e di conseguenza la popolazione, ed in particolare la gioventù,
si avezza a tenersi lontana dai Sacramenti, si abbandona "ai
vizi e alla lascivia",
esponendo a gravi pericoli le "tenere
e inesperte zitelle";
come prova a conseguenza di tale sfacelo religioso-morale si cita il
caso di "due
teneri giovinetti detenuti per malcostume".
Il Parroco, incurante della sua missione spirituale, mira unicamente al
proprio interesse, impone "irragionevoli
gravezze" e
solo raramente si reca a Mirabello.
A questi motivi, che già
costituiscono un quadro notevolmente fosco, i mirabellesi aggiungono
l'affermazione che gli abitanti di S.Agostino ostentano verso di loro "sprezzo
e odio" e
che l'Arciprete, con azione ostruzionistica, vuol togliere loro persino
il permesso di soddisfare il precetto pasquale nella propria Chiesa.
Inoltre, fanno notare, la distanza dalla Parrocchia è eccessiva e lo
stato delle strade è tale che d'inverno, ma talora anche d'estate, il
tragitto risulta estenuante, quasi ineffettuabile, specie quando si
devono portare i neonati al Battesimo o i morti al cimitero; insistono
in particolare sul modo indecente di recare i corpi dei poveri al
camposanto di S.Agostino: "i
morti, senza sacerdoti, sono trascinati come bruti su due legni
incrociati" e
spesso i cadaveri vengono abbandonati insepolti.
A tante e tali accuse
il "difensore" di S.Agostino risponde con pari asprezza, anche
se con una maggiore diplomazia: la richiesta di dismembrazione "è
stata avanzata in seguito agli intrighi di due o tre appassionati... del
cessato Regno Italico",
coi quali "mestano
solo due o tre sussidiari".
I fatti "ad eccezione di normali contrattempi o di incidenti
addebitabili al sussidio o a circostanze imprevedibili", sono stati
alterati.
Gli unici contrasti si
sono verificati a proposito del cimitero e di alcune questue, ma contro
la divisione sono state raccolte 47 firme, quasi tutte di possidenti.
Per quanto riguarda il camposanto si fa notare che quello di S.Agostino
è stato rinnovato nel 1790 col contributo degli stessi mirabellesi, che
non intendono perciò sostenere altre spese; sullo stato delle strade si
afferma che esso consente il trasporto in ogni stagione.
Alle proposte per le questue
vengono opposte le rilevanti spese (11.000 scudi) generosamente
sostenute da Don Serra per la costruzione della Chiesa di San Paolo,
aperta al culto fin dal 1804 e servita sempre da uno o più Sacerdoti,
che hanno assicurato la continuità dell'assistenza spirituale e
culturale.
Da questo importante
documento affiorano altre notizie sulla Chiesa: il difensore di
S.Agostino dice che nel 1812 Don Serra aveva fatto per San Paolo altre
spese per la facciata, la scala, i muri e per quattro confessionali di
pietra e nel 1813 per una nuova scalinata, il terrazzo e il campanile;
inoltre per accrescere il decoro della Chiesa aveva acquistato numerose
tavole: di Filippo Pedrini di Bologna una "Conversione di San
Paolo" per l'altar maggiore e "Angeli", con grandiosa
cornice dorata, per il catino dell'abside; del Petrocci, pure di
Bologna, un "S.Vincenzo Ferreri" e, infine, del bolognese
Lorenzo Pranzini un "Transito di San Giuseppe", fatti allusivi
alla "Conversione di San Paolo", in chiaroscuro nel coro, e i
"Quattro dottori della Chiesa", a colori sopra i
confessionali.
Dopo aver
magnificato la munificenza dell'Arciprete, la difesa, cadendo un poco in
contraddizione, si sforza di dimostrare le necessità che angustiano la
parrocchia, la quale nel 1789 aveva dovuto richiedere alla Contessa
Elena Tortorelli vedova di Nicolò Ariosti la restituzione delle terre
dotali della Chiesa, che, dopo le ultime inondazioni, gli Ariosti
avevano incorporato nei propri beni. In tali disagi in caso di
spartizione S.Agostino avrebbe perso la proprietà e la rendita dei 32
banchi nuovi della Chiesa di Mirabello che rendevano 32 scudi l'anno (a
2 paoli annui per posto).
Sembra davvero che
l'interesse economico stia più a cuore al "difensore" che la
preoccupazione d'ordine spirituale e morale!!
Insiste ancora che il Comune,
con spesa non lieve, alcuni anni addietro aveva posto sulla torre un
orologio e che per incoraggiare i giovani offriva premi allo studio e
alle "buone morali discipline" e manteneva presso il Seminario
di Cento il chierico di Mirabello Francesco Battaglini. La conclusione
della difesa sembra dettata da considerazioni reazionarie e
allarmistiche: tra le due Comunità, come la Direzione di Polizia
conferma, ha sempre regnato buona armonia; il dismembramento, che
avrebbe tolto a S.Agostino parte notevole delle tanto necessarie risorse
e imposto nuove spese, alimenterebbe gli animi alla "insubordinazione
civile", in
tempi "sì
facili all'esaltamento soverchio dei popoli";
San Carlo a sua volta avrebbe voluto la separazione.
I mirabellesi
reagiscono senza risparmiare nuove pesanti accuse: allo smembramento
della Parrocchia di S.Maria di Galliera, il Parroco "che
aveva più caro il vantaggio spirituale dei suoi parrocchiani, che il
proprio interesse... consentì alla dismembrazione".
Fanno poi notare che già nel 1811 il Card. Giovannetti aveva accordato
alla sussidiaria di Mirabello di somministrare il Battesimo, sia pure in
particolari condizioni e che i principali possidenti della zona,
"benché esteri", si erano uniti ai Mirabellesi.
La controversia continuò,
lunga e delicata, scomodò (citandole) le sentenze della Sacra Rota e le
disposizioni di Alessandro III, ma alla fine i mirabellesi la
spuntarono: il 30 marzo 1840 il Cardinale Arcivescovo Opizzoni,
delegato Apostolico, decretò la erezione a Parrocchia di San Paolo di
Mirabello; la nuova Chiesa dovrà però offrire ogni anno due libbre
di "cera alba" alla Chiesa matrice, durante la Messa solenne
per la ricorrenza di S.Agostino. Il giuspatronato infatti spettava alla
marchesa Gozzadini-Ariosti, già patrona di S. Agostino. Il documento fu
approvato e confermato da Gregorio XVI.
Il primo Parroco di
Mirabello fu Don Fulgenzio Chiarli, al quale seguì Don Federico
Tassinari.
Il 15 aprile 1840 Cristoforo Malavasi, economo della Chiesa di San
Paolo, ottiene dall'Arcivescovo di Bologna, l'autorizzazione di
utilizzare ad uso cimitero (al cui centro deve porre una croce) sei
tavole quadrate di terreno, che deve circondare con "folta
siepe", e il 22 aprile successivo, col concorso di Don Angelo
Bortoletti e grande partecipazione di popolo, il nuovo cimitero viene
inaugurato (era situato nel luogo degli attuali Giardini Pubblici).
Della lunga controversia resta solo un ricordo, sgradito al nuovo
Parroco di Mirabello: l'oblazione di cera a S.Agostino; il Sacerdote che
vorrebbe evitare di farla personalmente chiede delucidazioni al
Cardinale, il quale gli risponde che l'offerta "deve
farsi" dal
Parroco, solennemente vestito di "cotta
e mozzetta",
ma qualora questi sia "legittimamente
impedito",
può delegare altro Sacerdote, che vestirà solo la cotta. L'ultimo
vincolo ecclesiale con S.Agostino è cancellato e Mirabello è ormai un
centro autonomo, stretto attorno al suo nuovo Parroco, con una propria
condotta medica e una scuola che, sia pure nei suoi limiti, comincia a
cancellare il secolare analfabetismo del popolo. (Mirabello. Il
territorio - L'uomo. La Parrocchia. 1980).
Mentre succede tutto questo, non si è però persa traccia dell'Oratorio
di San Bartolomeo: dalle due "vacchette
Legati" conservate
nell'Archivio Parrocchiale risulta che venivano ancora celebrate le
Messe per il "Legato Prosperi" e il 24 agosto (Patrono) era
ancora festeggiato dalla popolazione. Nell'ultima pagina di un registro
per le Messe (periodo 1850/1876) troviamo scritto infatti: "1850.
Avere del sacrestano per fare l'altare, e trasportare dalla Parrocchia
il bisognevole in occasione della Festa di San Bartolomeo nella Chiesa
Vecchia. Avere del Sacristano, o campanaro, bajochi 40. Chierici bajochi
5 per ciascheduno".
Un'altra annotazione
riportata dal Cappellano Antonio Roncati nella copertina del medesimo
registro ci mostra, vent'anni dopo, una mutata situazione: "Si
fa conoscere all'ill.ma fam. Prosperi che dall'anno 1859 sino al
corrente 1870 non vi è più riconosciuto San Bartolomeo, e perciò in
detto corso di anni non si è più fatta Festa, né celebrata Messa - 25
agosto 1870"
Sul registro Messe
dell'Oratorio del periodo 1876/1886 vennero anche ricopiati i due
"Testamenti" che i Prosperi avevano lasciato scritti in una
lapide all'interno della Chiesetta e dalla lettura risulta che la
proprietà dell'edificio era passata (non c'è data in proposito) ad un
certo Sig. Pier Paolo Celati.
Proprio in questo
periodo, il 4 luglio 1875, il Card. Morichini di Bologna effettua la
Visita Pastorale alla Parrocchia. Nel suo verbale datato 1 agosto fa
queste osservazioni riguardo l'Oratorio:
"Per
la Chiesa di San Bartolomeo (Benefizio Prosperi). L'altare maggiore del
Crocefisso e quello di San Francesco d'Assisi restino interdetti fin che
non vengano proveduti di Pietre Sacre regolari in sostituzione alle
attuali profanate per infrazione dei sepolcrini. - Le pietre sacre degli
altari si coprano con tela cerata bianca rimosse le attuali nere. - Il
ciborio dell' altar maggiore si foderi internamente di drappo si seta
bianca con Croce nella parete del fondo, e si munisca di chiave in
argento. - Innanzi ai genuflessori del confessionale si pongano i
Crocefissi. - Si ponga in sacristia il lavamani, si provvedano le
pianete dei colori prescritti che mancano, non che tovaglie per gli
altari, avvertendo che debbano coprire tutta la mensa. - Si faccia di
nuovo indorare l'interno della coppa del calice..."
- Il Rev. Parroco prenda
esatte informazioni, e ci riferisca intorno alla fondazione ed attuali
condizioni del Benefizio eretto in questa Chiesa, invitando l'attuale
investito a produrre i documenti comprovanti la secolarizzazione che
dicesi concessa dalla Santa Sede, di questo Benefizio".
Ho ritenuto importante riportare questo passo in quanto ci mostra la
situazione nella vecchia chiesetta dopo anni di "silenzio";
fra le righe si può capire che ancora venivano celebrate le Sante Messe
e che la proprietà era sicuramente già passata al Sig. Celati.
La lista delle Messe
celebrate secondo testamento si interrompe bruscamente al marzo 1886.
Ricordiamo altre date importanti di metà '800:
-Il
21 ottobre 1840 viene eretta canonicamente la Compagnia del
Santissimo Sacramento; "sotto
gli auspici di San Vincenzo Ferrerio ha per iscopo la gloria di
Dio e il decoro delle Sacre Funzioni"
-Il
15 luglio del 1857 fu un giorno certamente da ricordare per la neonata
Parrocchia: Papa Pio IX, visitando le nostre zone,
entrò nella Chiesa di Mirabello e dalla scalinata principale benedisse
la folla dei mirabellesi.
-Nel
1859 viene eretta la Congregazione della Pia Unione delle Figlie di
Maria.
-Dal
marzo all'agosto del 1864 fu eretta la canonica su disegno del
dott. Antonio Giordani centese con il contributo dei muratori
mirabellesi Ilario Masotti e Luigi Zoni.
-Il
4 luglio 1875 il Cardinale Morichini, Arcivescovo di Bologna, venne a
Mirabello in visita pastorale e somministrò la Santa Cresima a
tantissime persone.
-Il
24 maggio 1884, il Cardinale Arcivescovo Francesco Battaglini
(nativo di Mirabello), dimostrando il profondo amore che aveva per la
sua terra elevò la Parrocchia a dignità Arcipretale,
consacrando ufficialmente la Chiesa di San Paolo fatta costruire da Don
Serra e per ben tre volte (nel 1882, 1885 e 1887) venne in Visita
pastorale A Mirabello.
-Il
giorno 19 aprile 1886 viene eretta canonicamente in altra Confraternita
Religiosa: la Congregazione del Sacro Cuore di Gesù (con decreto
del Card. Battaglini).
-Il
giorno 8 luglio 1892, alle ore 17, dopo lunga malattia muore il Card.
Battaglini.
Il Card. Francesco
Battaglini (1823-1894) nato di umile origine in una casa di fronte
alla Chiesa di Mirabello (come ricorda una lapide lì apposta), per la
sua forte e lucidissima intelligenza e per la sua preclare virtù,
giunse ai sommi gradi della gerarchia ecclesiastica. Fu suo merito
duraturo l'aver potentemente e fra i primi contribuito a rinnovare e
instaurare gli studi sacri con la filosofia e teologia di San Tommaso
d'Aquino. Nominato sacerdote il 21 maggio 1845, fu poi insegnante dal
1848 al 1878. Il 28 febbraio 1879 diventa Monsignore e ricopre subito la
carica di Vescovo di Rimini. Il 3 luglio 1882 Leone XIII tenne
concistoro e promuove mons. Battaglini alla sede arcivescovile di
Bologna; tre anni dopo, il 27 luglio 1885, diventa Cardinale e succede
Carlo Opizzoni. Egli amava molto Mirabello e la sua dolce figura si
illuminava di un sorriso di compiacimento nell'accogliere i saluti e gli
ossequi dei suoi compaesani, che lo ricambiarono di vivissimo affetto.
Scelse qui il luogo per la sua sepoltura e vi giace dal 30 ottobre 1894. Dal
3 luglio 1999 è sepolto nella Chiesa di Mirabello.
Il
Novecento
Siamo così arrivati all'inizio del novecento: il secolo che vede
la nascita del campanile e della Nuova Chiesa ma anche la sconsacrazione
dell'antico Oratorio. Partiamo dall'inizio ricordando la figura del
Parroco Don Giuseppe Pranzini che contribuì molto allo sviluppo
della Parrocchia nei primi anni del secolo.
Parlandoci di lui, il nipote Don Giovanni Pranzini (nelle sue
"Memorie"), inserisce anche interessanti notizie di cronaca
sulla Chiesa e sul paese:
"Nel
18 aprile 1880 Don Giuseppe Pranzini (nato vicino a Porretta nel 1843)
prese possesso della Parrocchia di Mirabello. Corredò la Chiesa, alla
sua venuta quasi sprovvista, di moltissime suppellettili; la decorò con
pitture del Samoggia e del Guardassoni nel 1884 e rivestì di scagliola
gli altari. Nel 1898 fece altri generali restauri, rinnovando il coperto
della Chiesa, imbiancandola all'esterno e all'interno, sostituendo alla
vecchia gradinata di mattoni davanti alla Chiesa, una nuova di
"macigno"; chiuse la piazza con colonnette di macigno e catene
(sono quelle che, più o meno vediamo ancora oggi) in mezzo a molte
difficoltà e contrarietà anche da parte del Municipio che voleva
impedire il lavoro. Egli, forte del proprio diritto, essendo la piazza
parte del Benefizio Parrocchiale, e non volendo chi il decoro della
Chiesa fosse sminuito coll'entrare di mercanti, veicoli e bestie ad
ingombrare la piazza e a lordarla, resistette e vinse. Nello stesso anno
fondò il Comitato Parrocchiale, che fu da principio florido, ma suscitò
qualche ira ed invidia in paese: sciolto per i moti del 1898, si
credette opportuno e prudente il non costituirlo più. In suo luogo fu
fondata la Cassa Rurale nel 29 luglio 1900. Nello stesso tempo concepiva
l'ardimentoso disegno di dare al paese un campanile (quello esistente
era una semplice "torretta"), che fosse insieme monumento a
Gesù Redentore in principio di secolo: il 3 febbraio 1901 tenne la
prima conferenza, insieme al nipote, sulla nuova costruzione. Ma
un'altra opera pure grandissima da molti anni gli stava a cuore:
l'educazione della gioventù femminile. Il suo progetto si realizzò
quando un parrocchiano suo intimo amico e sempre pronto a sorreggere il
Parroco nelle sue opere, il Sig. Filippo Mantovani, gli offrì di
prendere in affitto il palazzino del Sig. Pisa, poco distante dalla
Chiesa, per cederne poi gratuitamente alla scuola di lavoro che sarebbe
affidata alle Suore di Carità. Egli accettò, e il giorno 11 novembre
1903 la scuola fu aperta".
Il suo solerte lavoro
fu coadiuvato dal Cappellano Don Amadio Malagodi, arrivato a Mirabello
il 30 novembre 1901. Don Giuseppe morì il 31 dicembre 1903, colpito da
paralisi celebrale mentre s'accingeva a consacrare l'Ostia Santa alla
Messa.
Il 18 giugno 1904,
viene nominato Arciprete di Mirabello il nipote dott. Don Giovanni
Pranzini, nato nel 1875 a Castel S.Pietro, che già da alcuni anni
aiutava lo zio.
Due mesi dopo, il nuovo
Parroco deve tornare ad occuparsi dell'antico Oratorio di San Bartolomeo
che ormai, purtroppo, è giunto alla fine delle sue funzioni. Leggiamo
dalle sue memorie del 24 agosto 1904: "Essendo
giunto all'Arciprete di S.Agostino, vicario foraneo, l'ordine di
dissacrare l'Oratorio di San Bartolomeo, detto la Chiesa Vecchia, oggi
giorno del Titolare, il popolo di Mirabello vi è accorso in devoto
pellegrinaggio ad ascoltare le quattro Messe là celebrate, e ad
assistere alla funzione della sera. L'Arciprete ha inoltrato un ricorso
all'Arcivescovo per ottenere la revoca del decreto".
Cos'era successo?
Eravamo rimasti alla celebrazione delle ultime Messe nel 1886, quando la
proprietà era già passata al Sig. P. Celati. Dal carteggio esistente
nell'Archivio si può intuire che sempre nello stesso anno ci fu un
interessamento all'Oratorio da parte di del Can. Carlo Gallini che stava
prodigandosi, insieme allo zio Card. Battaglini, per la salvaguardia del
famoso "Legato" che poteva assicurare al paese un Parroco in
più. Con una scrittura del 5 ottobre 1886 il Parroco Don Giuseppe
Pranzini e l'Amministrazione Parrocchiale, tentano invano di rivendicare
alla nuova Chiesa Parrocchiale il diritto dei due Legati. Dev'essere in
questo periodo, anche se non lo si può affermare con sicurezza, che il
Card. Battaglini fece acquistare e restaurare la cinquecentesca Chiesa
di San Bartolomeo, in modo che fosse perpetuamente mantenuta al culto e
alla venerazione dei Mirabellesi, come scrive il dott. Cavicchi nelle già
citate memorie.
Dalla visita
pastorale del Card. Svampa, nel 1899, abbiamo purtroppo solo queste
notizie sull'Oratorio: "Vi
si celebra saltuariamente la Messa e si fa la festa del titolare. Fino
al 1886 ci stette un terzo Sacerdote. È di proprietà del Canonico
Carlo Gallini. Abbisogna di restauro".
Le
informazioni e le date al riguardo sono tutt'altro che chiare ma il
"decreto di dissacrazione" ci fa capire alcuni punti
fondamentali. Il terreno su cui sorgeva l'Oratorio fu venduto in
pubblica asta (sicuramente dopo la morte del Card. Battaglini) al mons.
Carlo Gallini(i Gallini, nativi di Mirabello, erano parenti del Card.
Battaglini); alla morte di quest'ultimo i beni vennero ereditati dal
Sig. Francesco Gallini che ora, viste le precarie condizioni della
Chiesetta (a suo dire), dichiarava di non poter provvedere alle spese di
restauro e aveva quindi già firmato un compromesso di vendita a terzi e
all'acquirente sarebbero passati pure diritti ed oneri sull'Oratorio. Il
Gallini chiedeva quindi che si provvedesse alla dissacrazione
dell'antico luogo, con l'impegno di donare alla Chiesa di Mirabello gli
arredi e gli apparati destinati all'ufficiatura e alcuni quadri alla
Chiesa di S. Giacomo del Martignone (Parrocchia di Don Angelo Gallini).
All'istanza
risponde positivamente il Card. Svampa in data 17 giugno 1904: "È
concessa al Sig. Francesco Gallini l'implorata autorizzazione a
dissacrare e ridurre a USO PROFANO l'Oratorio di S. Bartolomeo esistente
in un terreno di sua proprietà con facoltà di ripartire gli arredi,
quadri ed altri oggetti del culto fra le due parrocchiali di Mirabello e
del Martignone secondo che vien richiesto nella domanda. Dell'esecuzione
del presente decreto è incaricato il Nostro Vicario Foraneo Don
Domenico Corsini, il quale avrà cura soprattutto di ritirare le pietre
sacre degli altari e di dare a noi esatta relazione dell'avvenuta
dissacrazione. La quale intendiamo ed esplicitamente dichiariamo non
potrà mai influire a togliere o far cessare qualsivoglia istituzione di
culto, legati, benefici ed altra che eventualmente fosse eretta in tale
Oratorio, dovendosi tali istituzioni nel caso intendersi trasferite
nella Chiesa Parrocchiale di Mirabello all'altare maggiore della
medesima".
Don Giovanni Pranzini poté prendere visione del decreto solamente il 26
agosto successivo, dopo aver già spedito un ricorso all'Arcivescovo.
Nel suo scritto, sempre rispettoso dell'Autorità ma pungente, Pranzini
dice che si sarebbe aspettato in primo luogo di essere interpellato al
proposito per sapere almeno "se
avessi nulla da eccepire",
poi di temere che l'Arcivescovo non sia stato "perfettamente
illuminato dell'importanza della cosa e che ci possa essere qualche cosa
di... surrettizio".
Espone quindi il
suo ricorso in precisi punti, che vorrei riportare interamente in quanto
ultime testimonianze sull'antica Chiesetta. "Si
tratta dunque:
-
Non di
semplice oratorio padronale ma di quella che è stata fino al 1804
la sola Chiesa di Mirabello, passata in potere dell'autorità
ecclesiastica.
-
Che è in
bonissimo stato perché V.M. del compianto Card. Battaglini la fece
riattare con molto dispendio, rinnovando per intero il tetto il
quale eccetto un trave guastato da uno stillicidio, par costruito
ora; e lo fece perché a Mirabello si avesse la facoltà di ottenere
un terzo prete.
-
Che per tale
buon stato non sarebbe gravoso all'Amministrazione parrocchiale
assumere la manutenzione, qualora dal proprietario si cedesse ogni
eventuale diritto.
-
Tanto più
che per la sua ampiezza suole servire per le funzioni religiose
della Parrocchia, ogni qual volta la parrocchiale debba restar
chiusa per restauri come anzi è avvenuto di recente.
-
Che sono
state comprate le adiacenze ma mai la Chiesa come del resto non si
sarebbe potuto fare.
-
Che lo stesso
Sig. Francesco Gallini ha dichiarato più volte che la Chiesa non è
stata comprata e che perciò non sarebbe mai mia intenzione di
venderla e di queste dichiarazioni esistono autorevoli testimoni,
anzi mi consta che nella stipulazione del contratto non sarà fatto
alcun cenno al locale Chiesa.
-
Che non
ostante questo è la Chiesa che si vende e non le sole adiacenze; e
lo dimostra la chiesta sconsacrazione, il prezzo convenuto, giacché
le adiacenze non costerebbero la metà e le dichiarazioni del
compratore, che non farebbe l'acquisto delle adiacenze senza potersi
servire dell'edificio ora sacro per deposito di macchine e per
laboratorio.
-
Che non si
comprende come l'Autorità Ecclesiastica voglia la dissacrazione
alla scopo di fare un dono dell'edificio Chiesa al Sig. Gallini
perché egli possa estrarre vantaggi pecuniari dalla conseguente
vendita.
A queste che
sarebbero le ragioni di ordine piuttosto materiale, s'aggiungono quelle
di ordine morale, e prima di tutto l'affetto dei mirabellesi verso la
Chiesa nella quale per oltre 500 anni hanno pregato i padri loro. Posso
assicurare che fin ad ora hanno avuto una speranza, che cioè l'Autorità
ecclesiastica non l'avrebbe abbandonata all'uso profano; ma quando si è
sparsa la notizia del decreto ottenuto il dolore è stato profondo,
l'impressione pessima. Anzi questa mattina, giorno del suo Titolare San
Bartolomeo, nel pensiero che vi si sarebbe celebrato per l'ultima volta,
si è visto a quella Chiesa un continuo e devoto pellegrinaggio. ...
Mirabello, giorno di S. Bartolomeo 1904".
Questo è uno degli
ultimi documenti che troviamo sulla "Chiesa Vecchia": il
decreto, come tutti conoscono, non venne revocato e da quanto è
custodito nel nostro archivio risulta che in questo periodo ci furono
soltanto pochi altri scambi epistolari. Precisamente ben 5 anni dopo, il
4 luglio 1909, il Conte Fausto Prosperi di Ferrara scrisse a Don
Pranzini di aver trovato nel riordino del suo archivio privato un
documento riguardo ad un suo diritto di proprietà di "parecchi
banchi in codesto tempio di Mirabello" e
si dichiara pronto a farlo valere "con
tutte le sue conseguenze".
Don Pranzini nella risposta alla lettera espone tutte le notizie che
abbiamo già citato sopra (cioè che l'Oratorio venne acquistato dal
Card. Battaglini, poi sconsacrato...) e aggiunge che nella Chiesa nuova "nessun
privato - badi: nessuno - ha mai avuto diritti di banchi dalla sua
fondazione" e
per evitare ogni analoga questione si era esplicitamente scritto nel
decreto di erezione della Parrocchia che si attribuisce tale diritto "esclusivamente
e senza riserva alcuna al Parroco pro-tempore e alla Amministrazione
Parrocchiale".
Con la sua solita arguzia poi fa notare: "dal
momento che Ella ha rintracciato un preteso diritto e si è dichiarata
pronta nel caso a farlo valere, permetta che io mi aspetti che
seguitando nel riordinamento del suo archivio e trovando degli obblighi
verso questa Chiesa sarà ugualmente pronto a soddisfarli..."
Ovviamente Don Pranzini
si riferiva ai due antichi testamenti che poi cita anche nella lettera.
Non sappiamo se i due si incontrarono o se la cosa finì lì.
Il dott. Filippo
Cavicchi, nella sua storia di Mirabello pubblicata sul giornale in
occasione dell'inaugurazione del Campanile (1905) scrisse dure parole
sulla vicenda dell'Oratorio. Nella sua testimonianza ci conferma anche
che all'interno dell'antica Chiesetta "l'altare
del Crocifisso si adornava d'un prezioso paliotto di cuoio bulinato di
squisita fattura; il medesimo altare possedeva una Crocifissione di
buona mano con figure secondarie molto pregevoli; esiste ancora ma in
cattive condizioni".
Un paliotto di scagliola con "bel
disegno policromo su fondo nero" venne
trasferito nella Chiesa di San Paolo.
Don Pranzini portò a termine l'audace progetto dello zio Don Giuseppe:
il CAMPANILE. L'ingegner Luigi Gulli (già noto per insigni
monumenti come i lavori del Duomo di Pesaro, le Chiese di Crevalcore e
di Poggio Renatico) presenta il progetto il 7 marzo del 1901 e i lavori
cominciano pochi mesi dopo; il 28 settembre si colloca la prima pietra
con inchiusa una moneta del Regno d'Italia, una medaglia pontificia
commemorativa dell'Anno Santo e una pergamena a ricordo della solennità.
Il 20 novembre dello stesso anno Papa Leone XIII, per mezzo di mons.
Tarozzi, benedice l'opera.
I lavori
proseguono fino al 1903, quando si giunge alla cella campanaria, e
riprendono poi il 10 aprile del 1905 dopo la lunga sosta dovuta alla
morte di Don Giuseppe. Il 10 giugno 1905 si termina il cupolino e
qualche giorno dopo, il 18, viene solennemente benedetta la Croce di
Ferro da porre in cima al campanile. Il popolo in processione sfila per
il bacio poi viene collocata ed illuminata ad acetilene per tutta la
notte.
Il 18 agosto 1905 si
fondono le quattro campane, commissionate alla ditta Brighenti di
Bologna: la richiesta era che avessero il peso ed il medesimo tono di
quelle fatte, sempre dal Brighenti, per la Chiesa di San Francesco a
Bologna. Il peso complessivo fu di Kg. 2157 e costarono 8060 lire. Le
campane, dopo un accurato collaudo, vengono trasportate a Mirabello l'1
ottobre e vengono sollevate e collocate il 5 ottobre. Esiste una serie
di bellissime fotografie dell'evento. Il 20 ottobre vengono consacrate
dall'Arcivescovo Card. Svampa e sul tramonto lanciano il primo doppio
(il concerto è in Fa diesis maggiore).
Il campanile è terminato: è alto 56,37 metri ed è costato 20.850
lire.
Arriviamo finalmente al
giorno dell'inaugurazione: domenica 22 ottobre 1905.
Ecco le memorie di Don Giovanni Pranzini: "Il
cielo è provvidenzialmente sereno: gran folla; (la sera fu invece
tempestosa) cantano la Messa i giovini del paese diretti dal Prof. Don
Tassi; assiste l'Arcivescovo, celebra mons. Ludovico Zucchini. (La
musica è del maestro Ravanello per le parti fisse e le altre sono in
canto gregoriano). Nel pomeriggio, dopo la benedizione, s'innalza un
pallone di metri 32 di circonferenza; nella sera è accesa
l'illuminazione che si prolunga dal palazzo delle scuole fino al mulino
Galavotti; suonano le bande; sparano mortaretti poi i fuochi
artificiali".
Don Giovanni pare instancabile e una delle sue principali attività fu
proprio l'organizzazione. Ha sempre voluto tenacemente che tutta la
Parrocchia fosse stretta ad una rete di società, di circoli, di
comitati, di gruppi, di compagnie e di pie unioni. Ad un bisogno, ad un
cenno, tutta la Parrocchia, uomini, donne, giovani e fanciulli, doveva
essere pronta a sorgere in difesa del loro sacro patrimonio di pietà e
di religione.
Nel settembre del
1908 ad esempio fondò la Pia Unione di San Luigi e gli iscritti
furono subito... trecento. Curò in maniera speciale l'istruzione
religiosa; ai fanciulli per quasi tutto l'anno, faceva un'ora di
catechismo, ogni giorno, e nelle feste ne radunava circa cinquecento
attorno a sé!
Anche l'oratorio per
i giovani è nei suoi pensieri: nell'agosto del 1912 Don Pranzini
entra in trattative con i fratelli Gallini per l'acquisto della loro
proprietà contigua alla Chiesa; il fine dell'Arciprete in questa
compera (nella quale è coadiuvato da benefattori) è di assicurare un
luogo per l'educazione dei giovani. La compravendita avviene nel
dicembre del 1912. L'acquisto comprendeva alcuni fabbricati che vennero
poi trasformati in ASILO e TEATRO delle Associazioni
cattoliche: li possiamo vedere ancora oggi nelle medesime funzioni come
aveva auspicato Don Pranzini. Il 17 settembre 1914 l'Arciprete benedice
la prima pietra del Teatro che "
dovrà servire specialmente per raccogliere sotto il nostro sguardo i
giovani e i fanciulli".
Come se non bastasse,
era sua intenzione ampliare la Chiesa (insufficiente per la popolazione)
per la quale aveva già fatto il disegno e s'erano cominciati a
raccogliere fondi. Il progetto della "NUOVA CHIESA"
venne presentato in una conferenza dell'Arciprete il 26 aprile 1914; la
tipografia Emiliana stampò anche un raro opuscolo dal quale leggiamo
alcuni stralci.
"Questa
Chiesa, in origine, non sarebbe stata bruttina... ma fu lavorata male.
Forse non l'avete pensato mai; ma i muri sono senza coesione; gli archi
mal fatti, di centini e di cannicci. Col tempo, insufficiente al
bisogno, fu deturpata una prima volta aprendo il muro a destra
dell'altare; e quella che fu sagristia divenne la cappella del Sacro
Cuore. Insufficiente ancora a questa popolazione sempre crescente, si
aprì l'altra cappella del Crocifisso, acquistando posto, ma finendo per
guastare interamente il primitivo disegno. Ora la Chiesa, data
l'importanza del paese e la sua popolazione, è diventata
angusta..." "...La Chiesa attuale sarà quasi interamente
rifatta. Delle pareti esterne non ne rimane neppure una: resta il
centro, ma ai lati vengono costrutte le due navate minori, ciascuna
delle quali avrà la sua porta. Il coro ristretto deve essere demolito,
per lasciare posto a un coro più arioso, più illuminato, più vasto,
attorno a cui gira una navata semicircolare che continua le due laterali
della Chiesa. Le cappelle del Crocifisso e del Sacro Cuore, vanno
portate all'altezza della cappella maggiore e decorate alla stessa
maniera. Una anzi va allungata e trasformata nella cappella della
Vergine, con presbitero proprio, recinte da cancellata. La facciata
attuale esterna viene alzata, nello stile e nelle proporzioni
corrispondenti al campanile; e verrà allargata e modificata nella sua
forma la bianca gradinata. Io ho affidato il lavoro ad un vero
architetto, a un artista che non solo sente l'arte, ma sente anche la
religione; e quindi quello che egli mi crea non è solo un ambiente
bello, ma un ambiente sacro. L'artista del resto è conosciuto ormai in
tutta Italia per i suoi lavori, lo conoscete anche voi: è l'Ingegner
Gulli, quello stesso che ha costrutto il campanile e la Chiesa di Poggio
Renatico. E avremo di favorevole anche questo che durante i lavori, non
s'interromperà il servizio religioso, perché si lavorerà sempre
tutt'attorno..."
I progetti sembravano
ben avviati ma scoppiò la prima guerra mondiale. Tutti i pensieri
allora furono rivolti a sollevarne la miseria. La canonica divenne
ufficio di notizie, segretariato, sede dell'assistenza civile. Tale e
tanta era la venerazione che l'Arciprete godeva in mezzo ai suoi
parrocchiani che quando al Parroco si associarono alcuni mirabellesi per
fondare un asilo per i figli dei richiamati, in poche ore si raccolse in
paese un fondo di 9000 lire.
Riuscì comunque, con
l'aiuto del Sig. Filippo Mantovani, ad inaugurare un piccolo ricovero
per anziani nello stabile "...che
forma un'appendice a settentrione nella casa delle Suore";
scrisse a proposito: "Si
spera che sia il piccolo seme che germoglierà e diverrà grande albero
come il granello di senapa evangelico".
In questo periodo vennero anche erette canonicamente (anche se la loro
origini risale a fine '800) due confraternite religiose: la Pia
Associazione delle Madri Cristiane (1916) e il Terz'Ordine di San
Francesco (1918). Sua fu poi l'idea di scrive un "Bollettino
mensile" della Parrocchia: le prime 500 copie furono
distribuite il 31 dicembre del 1917.
Nel gennaio del 1919
preparò un grandioso funerale per i suoi figli caduti nella grande
guerra, ma nel compiere quest'ufficio di pietà paternamente
sacerdotale, annunciava, recando dolore vivissimo a tutti i suoi
parrocchiani, che i Superiori Ecclesiastici lo chiamavano a succedere a
mons. Comastri nella Parrocchia di Sant'Isaia a Bologna. Nel marzo del
1921 venne nominato Vicario Generale dell'Archidiocesi di Bologna e nel
giugno successivo il Santo Padre, data la grave infermità del Card.
Arcivescovo Gusmini lo nominava Vescovo Ausiliare di Bologna. Il 6
gennaio 1925 faceva il suo solenne ingresso, come Vescovo, nella Diocesi
di Carpi (Mo).
Intanto a Mirabello, il
26 ottobre 1919, prendeva possesso della Parrocchia Don Abelardo
Molinari, considerato il vero padre fondatore (insieme al Cappellano Don
Malagodi) dell'oratorio per i giovani e del teatro lasciati incompiuti
per gravi cause da Don Pranzini. Don Molinari rimase però soltanto fino
al 31 dicembre 1920; venne chiamato al suo posto Don Giuseppe Alvisi
(nato a Budrio nel 1886), che ancora tanti anziani ricordano. Prese
possesso il 30 ottobre 1921. Tante furono le sue iniziative a favore dei
giovani e della Parrocchia, come la fondazione della Società Corale
Frescobaldi e la scuola di canto per i fanciulli e l'apertura
di un Ricreatorio maschile. Il 16 aprile del 1926 venne a mancare
uno dei più grandi benefattori della nostra Chiesa, il cav. Filippo
Mantovani che aveva dimostrato tutta la sua disponibilità e
generosità anche al nuovo Parroco. Nel suo testamento lasciò scritto: "...
di tutto il resto dei miei beni, nulla assolutamente escluso ed
eccettuato, istituisco erede universale con piena ragione l'Opera Pia
che con questo testamento intendo fondare volendo che sia eretta in Ente
Morale e porti il mio nome... " . Nei
suoi pensieri c'erano il Ricovero per gli anziani, un circolo per i
giovani, un asilo d'infanzia, una casa di lavoro con ricreatorio per
ragazze e un circolo cattolico per adulti. Appena eretta, l'Opera Pia
beneficerà anche del lascito di mons. Giovanni Pranzini, morto nel
1935. Nel suo testamento, memore di tanti anni trascorsi a Mirabello,
dona tutta la sua proprietà (teatro, casa di lavoro...) all'Opera Pia.
Oggi si chiama Onlus "Fondazione F. Mantovani".
Per testamento il Mantovani dispose anche un congruo contributo per la
nascita della nuova Chiesa e siamo giunti proprio alla posa della prima
pietra dopo i faticosi anni del primo dopoguerra. L'epigrafe rinchiusa
nella prima pietra riporta in memoria: "Nell'anno
del Signore 1929 - memorabile per la Conciliazione fra Chiesa e lo Stato
Italiano - il giorno 2 maggio - sotto il felice Pontificato di Pio IX -
essendo Re Vittorio Emanuele III - Arcivescovo Cardinale della Diocesi
Bolognese - Giovanni Battista Nasalli Rocca - Arciprete della Parrocchia
Giuseppe Alvisi - mons. Raffaele Santi Vescovo del Montefeltro -
deponeva solennemente la prima pietra - dell'erigenda Chiesa dedicata a
San Paolo Apostolo - e disegnata dall'architetto Ingegnere Luigi Gulli".
La Chiesa venne terminata nell'anno 1943 in piena Seconda Guerra
Mondiale. Appena due anni dopo, il 22 aprile 1945, la nuova
Chiesa sfugge miracolosamente a gravi bombardamenti riportando solo
lievi danni. Così scrive Don Alvisi: "La
Chiesa è stata colpita da granate nella navata di mezzo. Metà della
copertura da rinnovare, l'altra metà da ripassare anche nelle navate
laterali. Rottura generale di vetri. Interno quasi nulla. Danni al
campanile. Sei granate l' hanno colpito; rottura di una campana di
quintali 8,45. Rotture varie al muro di facile riparazione. Danni
complessivi di lire 300.000." "La casa canonica colpita da
granate. Asportazione di un tratto di muro in angolo. Due stanze da
riparare; rottura di vetri, rifacimento di muro, imbianco e serrande.
Spesa preventiva di lire 50.000".
Oltre a questi freddi
dati trasmessi alla Curia e al Vicario Foraneo, Don Alvisi riporta anche
qual'era la situazione nel paese alla data del 20 giugno 1945:
"I
morti per bombardamento sono quattro e uno per cannoneggiamenti; per
altre cause dovute allo stato di guerra i morti sono dodici ma vi sono
dispersi. La popolazione attuale è di 3900 persone. In Parrocchia dal
25 luglio 1943 al presente giorno, non ostante la formazione di diversi
partiti e una spiccata attività sempre data dal Fascismo, non si sono
avute rappresaglie o vendette. Alcuni giovani appartenenti a famiglie
cristiane o iscritti al Partito Democratico Cristiano hanno per ora la
direzione del Comitato Nazionale di Liberazione".
Siamo ormai alla
fine della nostra storia che ormai è diventata "attualità":
il 12 maggio 1948 muore Don Giuseppe Alvisi e viene nominato Economo
Spirituale della Parrocchia Don Luigi Ripamonti già cappellano a
Mirabello dal 1945 (dopo Don L. Mazzucchelli).
Il primo di giugno del 1949
prende possesso il nuovo Parroco Don Luigi Sandri che ci ha
accompagnato con il suo servizio e la sua guida fino al 1991 e
attualmente svolge le funzioni di confessore. L'attuale Parroco è Don
Ferdinando Gallerani, entrato solennemente a Mirabello il 30 giugno
1991.
Davide Casari
Ho utilizzato, oltre a
mie ricerche personali presso l'Archivio Parrocchiale, questo materiale:
-
"Mirabello. Il
territorio - L'uomo". Ricerca storica e cartografica a cura di
Franco Rinaldi e Carlo Bione. La ricerca venne presentata presso il
Comune di Mirabello nel 1980 come guida alla lettura della relativa
mostra. Documentazione fotografica a cura di Ermanno Carletti.
-
"Cenni intorno
a Mirabello" del dott. Filippo Cavicchi. Vennero presentati la
prima volta sul "numero unico" dell'Inaugurazione del
Campanile di Mirabello (ottobre 1905) e ripubblicati, con qualche
correzione, sul Bollettino della Diocesi di Bologna nel settembre
del 1911 dal quale si trasse un volumetto.
-
"I 90 anni del
Campanile di Mirabello" a cura di Davide Casari (Bollettino
Parrocchiale di Mirabello; febbraio-marzo 1996)
-
"Bollettino
della Diocesi di Bologna" (Luglio 1935, n¡ 7)
-
"Per la Nuova
Chiesa di Mirabello" - Conferenza di Don Giovanni Pranzini
(Tipografia Emiliana, Bologna 1914)
-
"Memorie
secolo XX" di Don Giovanni Pranzini
-
"Bollettino
Parrocchiale di Mirabello" (anni 1918/28)
-
"Mira quanto
è bella!" articolo di Lucio Scardino (periodico "La
Pianura")
-
"Sfogliando le
delibere - 1816/74" - Comune di Sant'Agostino - a cura di Enzo
Baroni e Lorenzo Baruffaldi (2000)
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