EDITORIAL

Fidel Castro a mentito sempre e continua a mentire
Corresponsal all'Avana:
Cristobal Colón

Alan Poe diceva: <Più uno s'indigna, più mi accorgo che mente>.
Una citazione perfetta per Fidel Castro, che continua a farneticare per tenere alta la tensione dei cubani verso un America che lo ignora. L'ultima trovata viene da un'intervista ai russi in occasione della visita di Putin al quale ha chiesto soldi. 50 milioni di dollari in prestito in cambio di una base di spionaggio verso l'America. Castro ha preso spunto dalle
vicissitudini che hanno caratterizzato le elezioni presidenziali
statunitensi per lasciarsi andare a una vera e propria filippica
nei confronti degli esiliani cubani.
A una domanda sulle critiche statunitensi al sistema politico cubano,
formulata nel corso di una intervista alla rete tv russa RTR Fidel Castro ha affermato: La «mafia» riferendosi all'opposizione anticastrista radicata in Florida,
«ha rubato la presidenza a uno dei candidati - ha detto, ignorando che il voto è incontestabile, quindi ha aggiunto-Poi si permettono di accusare Cuba, un Paese in cui non c'e mai stato
«un desaparecido» di violare i diritti umani. Ma
a Cuba - ha incalzato-Non c'è stato un solo delitto politico,
un solo atto di tortura; non sono state applicate sanzioni a un
uomo per il colore della pelle; non ci sono stati squadroni
della morte; non sono mai stati usati gas lacrimogeni; e mai si
è sparato a qualcuno.» «Noi - ha continuato - possiamo
dimostrare che il nostro sistema è cento volte più democratico
di quello degli stati Uniti. E l'essere umano è cento volte
più rispettato qui che negli Stati Uniti>.
Senza però spiegare che nessun giornale a Cuba pubblicherebbe la notizia di torture e desaparecidos, quando dall'esilio gli abitri dei suoi tribunali, delle condanne a 20 anni e più per reati d'opinione sono denunciate goni anno da Amnesty internacional. Dimenticando che i cittadini di Cuba sono così rispettati che non possono entrare negli Hotel del'isola, che sono pagati in pesos quando anche il loro passaporto si paga in dollari.
«Undici milioni di cubani hanno resistito per 42 anni. Oggi nessun paese al mondo
può essere governato con la forza e questo paese non avrebbe
mai potuto essere governato con la forza: solo col consenso si
può mantenere la rivoluzione», ha affermato il «Lider Maximo». Dimenticando di aggiungere che non esiste un partito d'opposizione, né un'altro sindacato che non sia il suo, né stampa libera, e che solo all'Avana "governano" 60 mila Boinas negra (la polizia turistica) e che recentemente il suo sistema di polizia ha aumentato lo stipendio ai militari e poliziotti: 600 pesos contro i 300 di un medico. Più naturalmente benzina gratis, un'auto e una casa nonchè ospedali privilegiati ( dove ci si cura sul serio) ai militari che difendono la Revolucion.
 

 Castro, la storia lo assolverà ma Internet non aiuta

Corresponsal all'Avana:
Cristobal Colón

Cuba è tra i 45 paesi al mondo nemico di Internet. Secondo l'organizzazione di Reporters sin Frontieres (un'associazione internazionale per la libertà di stampa), nel mondo sono 45 i paesi che restringono l'accesso a internet, in genere obbligando gli
utenti ad abbonarsi ad un unico provider governativo. Lo studio di Rsf precisa che 20 di questi
paesi possono essere considerati veri e propri 'nemicì di
Internet. I 'nemici di internet' prevengono l'accesso al web dei
loro cittadini con «il pretesto di proteggerli da idee
sovversive o di difendere la sicurezza nazionale e l'unita».
L'onganizzazione francese afferma che gli stati controllano i provider
installando filtri che impediscono l'accesso a determinati siti
web (per esempio quelli dei maggiori media occidentali) o
obbligando gli utenti a registrarsi ufficialmente presso le
autorità. Da Cuba infatti tarda anche due giorni l'arrivo di un E mail, e Internet all'Avana è installato solo nell'ufficio del Historiador, al Capitolio e in tutti gli alberghi. E si paga in dollari. Ma mentre l'uso di Internet, compreso l'invio di un E mail può costare fino a 20 dollari l'ora (senza ricevuta), non si ha nessuna certezza che l'E mail sia stato spedito se non lo si fa personalmente. Le imprese poi, devono pagare 200 dollari al mese per avere accesso ad Internet per un massimo di 30 ore mensili. <Noi ministri siamo informati -ha detto ad un giornalista francese il ministro Roque- abbiamo accesso ad Internet un'ora a settimana>. Senza rendersi conto dell'affermazione ridicola. Il resto della popolazione non dispone di nessun accesso al mezzo globale. E il 25 per cento dei cubani addirittura non hanno telefono. L'Etecsa inoltre ( l'azienda per i telefoni a partecipazione italiana) pretende di essere informata (lo dice il contratto telefonico) anche quando un cittadino riesce a comperarsi un fax.
Ma per Fidel Castro internet è un rischio serio: infatti dota i cubani di un grado di libertà di
espressione senza precedenti e perciò costituisce una
minaccia per il governo. I cubani se lo"resuelven" chiedendo favori a chi lavora all'Università, negli alberghi o nelle imprese private ed ha accesso ad un computer.
Nella lista nera di Rsf annovera al primo posto la Cina, seguita
a ruota da Cuba. Include poi sei repubbliche dell'Asia Centrale
e del Caucaso: Azerbaijan, Kirghizistan, Tajikistan,
Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakhstan. Sempre all'ex Urss
appartiene la Bielorussia. La lista comprende inoltre Iran,
Corea del Nord, Libia, Birmania, Iraq, Arabia Saudita, Sierra
Leone, Sudan, Siria, Tunisia e Vietnam.