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 Cuglieri e i suoi abitanti 

 Nei primi del '900 a Cuglieri si contavano circa 900 case, molte delle quali ben costruite e comode: le strade erano ripide, poco regolari, selciate. Il centro si chiamava "De Corte".
 Costume tradizionale Secondo l'Angius, Cuglieri nel 1834 aveva 4000 abitanti, 851 famiglie, si celebravano 30 matrimoni, vi erano 150 nascite e 90 morti.
La vita media era 60 anni , e alcuni arrivavano ai 90 . Le maggiori cause di morte erano le malattie alle vie respiratorie. Vi erano alcuni medici e farmacisti che servivano anche i paesi vicini.
In un censimento del 28/02/1980 gli abitanti erano complessivamente 3656 di cui 1758 maschi e 1898 donne, ma purtroppo nel 2000 non possiamo confermare questi dati in quanto la popolazione si aggira intorno ai 3200 abitanti.

I Cuglieritani più poveri vestivano con un giubbone di panno bianco. Le donne non usavano più il costume e preferivano vestirsi come le signore della città.
Nel paese vi erano molti 'ricchi' proprietari e molte persone 'nobili'. Gli agricoltori erano circa 1000, i pastori 125, i commercianti 100, gli artigiani 80. 750 donne lavoravano ai telai.
Veniva impartita la sola istruzione elementare: pare infatti che i due ordini religiosi esistenti a Cuglieri non se ne interessassero molto, tanto che solo 26 bambini frequentavano la scuola.

Una delle principale occupazioni dei Cuglieritani era l'olivicoltura; i chiusi attorno al paese erano per 2/3 piantati a olivi e infatti l'olio veniva poi mandato in continente.
Nelle campagne si seminavano 3000 starelli di grano, 1000 di orzo, 6 di granone, 450 di fave, 100 di legumi, 200 di lino, la produzione di vino era assai abbondante. Le chiudende occupavano circa un 1/10 territorio. Le tanche servivano alla semina e al pascolo. Si allevavano 2000 vacche, 1000 buoi, 1200 cavalle 5000 capre, 16100 pecore, 2000 porci, 2000 giumenti.

Nei boschi vi erano varie specie di animali: cinghiali, daini, lepri, volpi e conigli. Vi erano anche molti uccelli, e le razze più diffuse erano passeri, merli, tordi, colombi, corvi, nibbi, sparvieri, gru, anitre, beccacce e pernici: si praticava molto spesso la caccia.
I monti intorno al paese erano ricoperti da bellissimi boschi di leccio e di tasso, ma già da allora venivano devastati da disastrosi incendi a causa di speculatori continentali e dei pastori. Il più grosso incendio che si ricordi, di quel periodo, scoppiò il 27 agosto 1865: durò tre giorni e distrusse la zona di "Sa Pattada" fra Scano e Cuglieri. Si dice che le fiamme fossero tanto alte che si poteva leggere durante la notte come di giorno.
Un altro terribile incendio circondò Cuglieri il 23 agosto 1877: i Cuglieritani, prostrati dagli inutili sforzi per spegnere il rogo, stavano per arrendersi, quando il parroco suonò le campane di S.Maria rincuorando gli animi: l'incendio fu così spento in meno di due ore.

 Fonti di 'Tiu Memmere' Nei dintorni di Cuglieri vi erano varie sorgenti e fonti: quella di "Su monte 'e S'ozzu" famosa per la bontà della sua acqua e quella di "Tiumemmere" nota per l'abbondanza; la popolazione prendeva acqua dalle due bocche di Tiumemmere.
I fiumi principali erano il "Rio Buttoni" che si traversava con un ponte di pietra fabbricato nel 1836 da Francesco Loche, e il "Riu Mannu". Presso le rive dei fiumi vi erano i lavatoi di sanse per l'olio.
Nel 1802 fu costruita una cartiera presso il Riu Mannu per volontà dei Savoia, ma non entrò mai in funzione. Oggi rimangono solo desolati ruderi di quello che era un grande progetto di sviluppo per il territorio.
Cuglieri distava dal mare un ora e mezzo di cammino, e a quei tempi il mare era ricco di coralli, alici, sardine, murene, aragoste, cefali, saraghi, polpi, tonni, foche monache, dentici e molti generi di crostacei, ma alla pesca si dedicavano soprattutto napoletani e genovesi.
Da Pittinuri i Cuglieritani partivano verso il continente per esportare i loro prodotti, soprattutto l'olio, molto richiesto dai genovesi che lo preferivano agli altri del Regno.