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 I personaggi - Ampsicora, il nemico di Roma 

«... Ormai i Sardi erano stanchi della lunga dominazione romana, oppressi da gravi tributi e da una sproporzionata prelevazione di grano, e chiedevano soltanto un capo su cui fare affidamento.
Questo appello fu portato a Cartagine dai Sardi più eminenti: più di tutti sollecitava l'intervento Ampsicora, primo fra tutti i Sardi per autorità e ricchezze."
" A Roma, frattanto, il Senato decretava l'arruolamento di una legione da inviare in Sardegna al comando di Tito Manlio Torquato, che già aveva sconfitto i Sardi [nel 235] ; il console, condotte le navi da guerra a Cagliari e armati anche i marinai, ricevette l'esercito (che presidiava l'isola) e radunò così 22.000 fanti e 1.200 cavalieri. Quindi marciò contro i nemici e pose il campo non lontano da quello di Ampsicora. "
Questi si trovava presso i Sardi Pelliti [ = Barbaricini] per arruolarvi dei giovani, mentre suo figlio Josto comandava l'accampamento: imbaldanzito dalla giovane età, costui attaccò sconsideratamente battaglia e venne sbaragliato e volto in fuga: 30.000 Sardi rimasero sul campo e circa 1.300 caddero prigionieri; il resto dell'esercito dapprima fuggì, vagando per i boschi e le campagne, poi, essendosi diffusa la notizia della fuga del capo, si concentrò nella città di Cornus, capoluogo della regione."
" Quella battaglia sarebbe stata decisiva [per i Romani], se non fosse giunta la flotta [cartaginese] di Asdrubale: Manlio accorse a Cagl1ari, dando ad Ampsicora la possibilità di riunirsi ai Punici. Asdrubale fece sbarcare le truppe e, al comando di Ampsicora, l'esercito partì per devastare il territorio degli alleati di Roma [= i Sardi sottomessi]. Sarebbe giunto fino a Cagliari, se Manlio non avesse contrastato con l'esercito il suo sfrenato saccheggio: dapprima i due schieramenti si tennero a distanza, quindi iniziarono le scaramucce e i piccoli scontri, infine si giunse alla vera battaglia, che durò quattro ore."
" Poichè i Sardi erano avvezzi ad essere facilmente battuti [Livio, l'autore del brano, parla da romano!], furono i Punici che lottarono a lungo con esito incerto, ma quando la strage e la fuga dei Sardi fu completa, anch'essi vennero sbaragliati: furono circondati dall'ala dell'esercito romano che aveva messo in fuga i Sardi, e allora la carneficina fu peggiore della battaglia. I nemici ebbero 22.000 morti, persero 27 insegne e circa 3.700 prigionieri tra Sardi e Punici: nel combattimento si comportò splendidamente il comandante Asdrubale, fatto prigioniero coi cartaginesi Annone e Magone."
" Nè i capi dei Sardi resero meno degna quella battaglia con la loro morte: Josto, infatti, cadde sul campo e Ampsicora, che fuggiva con pochi cavalieri, quando seppe della strage e della morte di suo figlio, durante la notte [perchè nessuno potesse impedirglielo] si diede la morte».

(da Tito Livio, " Le Storie ")

 In ricordo di quegli straordinari avvenimenti che ebbero luogo su queste terre, i Cuglieritani hanno posto un segno della memoria, affinchè il sacrificio di tantissimi sardi per la difesa della propria libertà non venga mai dimenticato.

Sopra una pietra sta scritto così:

 A'
AMPSICORA E HOSTO

A SOS TREMIZA PATRIOTTAS SARDOS
CHI
PRO S'INDIPENDENZIA 'E SA SARDINNIA
IN OJOS SOS LUGORES DE SU MARE
PO' NO ESSER ISCRAOS DE ROMA
IN CUSTAS BADDES DE DOLORE
HANT DERREMADU SU SAMBENE ISSORO

CAMPU 'E CORRA 215a.C.

(Ad Ampsicora e Josto,
ai tremila patriotti sardi che,
per l'indipendenza della Sardegna,
negli occhi i bagliori del mare,
per non essere schiavi di Roma,
in queste valli di dolore
hanno versato il loro sangue.
Campu 'e Corra 215 a. C.)