"Segreti e Bugie" di Mike Leigh (1996)

Nato a Walwyn il 20 febbraio 1943 e cresciuto a Salford, nel Lancaster, Mike Leigh è uno dei maggiori esponenti della grande tradizione del realismo britannico. Suo nonno paterno è un emigrante russo di religione ebraica che si chiama Liebermann (cognome che verrà trasformato in Leigh negli anni Quaranta a causa delle persecuzioni naziste), che di mestiere fa l'artista e che trasmette al nipote la passione per l'arte. Mike inizia ad interessarsi alle immagini proprio nella bottega del nonno, specializzato nel decorare foto e ritratti, e fin da bambino si cimenta nella produzione di fumetti e vignette ironiche. Lo zio Izzy lo introduce all'anarchia e al comunismo, mentre al teatro si avvicina da solo e, dopo aver partecipato a concorsi letterari e teatrali nella sua città, decide di trasferirsi a Londra per realizzare le sue aspirazioni artistiche. Mike arriva nella capitale all'inizio degli anni Sessanta, con una borsa di studio per la Royal Accademy of Drammatic Arts. Ma i corsi e i metodi d'insegnamento lo deludono, così dopo due anni abbandona la scuola per andare a studiare disegno e pittura, scenografia e recitazione al London Film School. Verso la metà degli anni Sessanta, Mike debutta a teatro, collaborando con la Royal Shakespeare Company, il Manchester Youth Theatre e la E15 Acting School. E' un periodo decisivo per la sua carriera, perché è proprio in questa fase che mette a punto il suo personale metodo di lavoro, che consiste nell'approfondimento dei personaggi insieme agli attori, durante le prove, per arrivare solo in un secondo momento alla stesura di un testo definitivo.

Nel 1971, Mike Leigh realizza il suo primo lungometraggio, Bleak Moments, che, pur conquistando il Grand Prix ai Festival di Chicago e Locarno, non ottiene un'adeguata distribuzione nelle sale cinematografiche. Tra il 1973 e il 1984, gira molti lungometraggi, tutti per la BBC e grazie alla tv diventa piuttosto popolare anche all'estero. Realizza il suo secondo lungometraggio per il cinema soltanto nel 1988 e ottiene un discreto successo. Belle speranze viene presentato al Festival di Venezia e al Lido conquista il prestigioso Premio della Critica. Il film mette in scena la vita londinese nel periodo del governo Thatcher e trasferisce sullo schermo i difetti e i vizi della società di quegli anni. Nel 1990 realizza Dolce è la vita e due anni dopo, con Naked, storia di emarginati e ribelli in una Londra livida, ottiene a Cannes la Palma d'Oro per la miglior regia. Nel 1996 si porta a casa ancora una volta la Palma d'Oro per il magistrale dramma psicologico Segreti e bugie, che diventa anche un grosso successo commerciale. Seguono Ragazze nel 1997 e Topsy - Turvy nel 1999, che conquista l'Oscar per i migliori costumi, ma che segna una piccola frattura nella cinematografia di Leigh, sempre attento ai problemi sociali e alla veridicità dei suoi personaggi. Il suo cinema è infatti costantemente popolato da uomini e donne che sembrano incontrati per la strada, gente comune che si scontra con i problemi veri del lavoro e dello sfruttamento in una società spesso malata. E' un cinema a volte 'arrabbiato' quello di Mike Leigh, ma mai gridato, comunque sempre attento alla realtà. Come nel suo ultimo lavoro All or nothing, lungo weekend per le strade della Londra contemporanea, che racconta la storia semplice, ma allo stesso tempo complessa e tormentata, della cassiera Penny e del taxista Phil.

Titolo originale: Secrets & Lies
Regia: Mike Leigh
Sceneggiatura: Mike Leigh
Fotografia: Dick Pope
Interpreti: Brenda Blethyn, Marianne Jean-Baptiste, Timothy Spall, Phyllis Logan, Claire Rushbrook, Elizabeth Berrington, Michele Austin, Lee Ross, Lesley Manville, Ron Cook, Emma Amos, Brian Bovell, Trevor Laird, Claire Perkins, Elias Perkins McCook, Jane Mitchell, Janice Acquah, Keeley Flanders, Hannah Davis, Terence Harvey, Kate O'Malley
Nazionalità: Gran Bretagna - Francia, 1996
Durata: 142 min.

Alla morte dei suoi genitori adottivi Hortense, nera, si mette alla ricerca dei suoi veri genitori, e scopre che sua madre è Cynthia Burley, bianca, la quale vive solo con la figlia Roxanne, e ha un fratello, Maurice, sposato senza figli con Monica. Nel pranzo organizzato da Maurice per festeggiare il 21esimo compleanno di Roxanne verranno a galla i segreti, le menzogne, le ipocrisie della famiglia, sotto lo sguardo incredulo di Hortense.

Bellissimo dramma psicologico raccontato con lucida freddezza e grande rappresentazione del dolore: Palma d'Oro a Cannes e cinque nomination all'Oscar tra cui quella come miglior film. Il regista britannico, qui lontano dalle crudezze di "Naked", mette le mani in faccia alla famiglia e alla società inglese, dipingendo con algida mano viltà ,mediocrità e disperazione dei personaggi,e,nel contempo, l’unicità e ricchezza umana “troppo umana” di ciascuno di essi. Intelligente la sceneggiatura, sempre firmata da Leigh, che lascia che sia lo scorrere del film a svelare i dubbi, le paure, i segreti che tormentano - è evidente - ciascun personaggio del film, per poi far cadere il velo proprio nelle ultime scene, come in un film giallo. Potremmo quasi definire il film un "giallo dell'anima", che rimane impresso nello spettatore soprattutto per i pianti, i singhiozzi, i dolorosi silenzi e la tensione palpabile.

Un film corale, dove la cinepresa di Leigh “riceve i personaggi, non li segue e non li cerca”: due nominations all’oscar per le due protagoniste i femminili, anche se forse la prova più grande è offerta dal corpulento e intenso Timothy Spall (Maurice).

In definitiva un grande affresco e scandaglio dei rapporti familiari, interpersonali e sociali generali, dove i pregiudizi sono duri a morire, anche all’interno di una società di storica esperienza multietnica e politically correct, come quella britannica fine anni ’90; ma poi l’opera va oltre lo specifico locale e la dimensione dei temi e dei sentimenti narrati raggiunge un significato universalistico in cui ogni spettatore si identifica e viene catturato costantemente per l’intensità e la forza di verità che pervade tutto il film.