"My name is Joe" di Ken Loach (1998)

Ken Loach (Scozia , 1936), dopo aver studiato giurisprudenza ad Oxford , si dedica alle attività teatrali di alcuni gruppi universitari. Nel 1963 viene assunto come regista alla BBC e nel 1964 debutta con Catherine , dramma familiare nel quale è subito evidente l’interesse per le tematiche sociali e psicologiche. Per tutti gli anni ’60 si rivela proficuo autore televisivo per la popolare serie dei Wednesday Plays . Il suo esordio nel lungometraggio è nel 1967 con Poor Cow che colpisce per la forza ideologica e l’energia visiva , cui seguono Kes (1969) , elegiaco racconto tra un ragazzo e un falchetto, ma anche la cruda radiografia della società che li circonda , e Family Life (1971) , amara analisi di un caso di schizofrenia generata in una ragazza dalla famiglia e dall’ambiente degradato dei sobborghi popolari in cui vive . Di particolare rilievo sono poi Days of Hope ( Giorni di Speranza,1975) –opera in quattro parti articolate tra il 19216 e 1926, dalla tragedia della prima guerra mondiale agli scioperi e al malcontento che investe la società inglese negli anni ’20 - e The Price of Coal (Il prezzo del carbone) .

Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 realizza una serie di documentari che si scontrano puntualmente con la censura del governo Thatcher , contro il quale Loach torna a realizzare opere di fiction, anche se sempre legate alla realtà sociale del suo paese e a segnalarsi all’attenzione del pubblico internazionale nel 1981 con Uno sguardo, un sorriso, menzione speciale a Cannes, festival che gli assegna il premio della giuria nel ’90 per lo scabroso L’agenda nascosta , sulla sanguinosa guerra civile in Irlanda del Nord e le collusioni della polizia inglese .

I titoli degli anni ’90 - Riff Raff (1991) , Piovono pietre (1993) , Ladybird Ladybird (1994) , Terra e libertà (1995) , La canzone di Carla (1996) , My Name is Joe (1998) , Bread and Roses (2000) , Paul, Mick e gli altri (2001) - gli valgono numerosi altri premi e lo confermano come autore di fama internazionale , capace di coniugare la lezione del Free cinema inglese e della scuola documentaristica di J.Grierson , con uno humour salace e graffiante , usato per rappresentare i principali problemi dell’Inghilterra contemporanea –dai diritti civili alla disoccupazione fino allo sfruttamento delle minoranze – mescolando indignazione e ironia.

CAST TECNICO ARTISTICO

Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty
Fotografia: Barry Ackroyd
Musica: George Fenton
Prodotto da: Rebecca O'Brien
(GRAN BRETAGNA, 1998)
Durata: 105'
Distribuzione cinematografica: BIM

PERSONAGGI E INTERPRETI

Joe: Peter Mullan
Sarah: Louise Goddall
Liam: David McKay
Sabine: Annemarie Kennedy
Mc Gowan: David Hayman

A Glasgow ( Scozia) , il proletario Joe , ex alcolista e disoccupato, allena una scalcinata squadra di calcio , composta di improbabili atleti emarginati come lui, nella quale gioca l’amico Liam , sposato con una tossicodipendente. Grazie a lui Joe s’innamora, ricambiato, di un’assistente sociale, ma per saldare i suoi debiti con un boss della droga, si compromette in un traffico sporco e perde la donna amata e anche tragicamente l’amico Liam.

Loach continua il suo affresco sociale dell’Inghilterra di fine secolo con un film che, nella seconda parte, ha cadenze di film d’azione per lui insolite. E’ anche,però, una moralità che affronta un dilemma analogo a quello di Piovono pietre. Nel suo sanguigno impasto di dramma,ironia e umorismo, il film vive in funzione del suo protagonista che al Festival di Cannes del 1998 procurò a Peter Mullan un meritato premio per la miglior interpretazione : soltanto Loach avrebbe saputo fare di Joe un personaggio di così eroica e disperata energia positiva. Il film raggiunge verso la fine toni alti da tragedia greca , senza cedere di un millimetro alla retorica e allo strappalacrime , nella coltivazione di un realismo di grande misura e sapienza, attraverso cui coscienza civile e compassione esistenziale si sostanziano in persone autentiche e non a tesi : il risultato è un’ unicità di fascino e forza a questa - come ad altre sue - opera di Loach.