"L'insostenibile leggerezza dell'essere" (1988)

di Philip Kaufman

 

USA 1988 Durata 172 min.

REGIA: Philip Kaufman

ATTORI: Daniel Day-Lewis, Lena Olin, Juliette Binoche, Derek de Lint, Erland Josephson, Donald Moffat.

Dal romanzo di Milan Kundera uscito nel 1984 , con un travolgente successo di pubblico e di critica . Con questo film si ripropone inevitabilmente l’antica questione che da quando esiste il cinema pone il problema della fedeltà al testo originario proveniente da un romanzo . Contemporaneamente viene fuori il “diritto” all’autonomia cinematografica rispetto alla letteratura , valutando che il cinema ha una semiosi necessariamente più “costrittiva” della parola scritta : metafore, ellissi , grammatica e sintassi sono evocative in forma differente di quelle della letteratura . Detto questo si può convenire che in questo caso si ha un ottimo risultato , ottenuto da un meticoloso lavoro di scrittura e riscrittura di Kaufman insieme a Jean-Claude Carriere con il contributo della splendida fotografia del bergmaniano Sven Nykvist , riuscendo a ricreare le atmosfere di Praga nella parte antica di Lione e lo spirito del romanzo in inquadrature , luci, montaggio , recitazione di notevole suggestione .

IL REGISTA

PHILIP KAUFMAN ( 1936 , Chicago ) studia prima legge ad Harvard , quindi lavora in Grecia come insegnante fino al ’63 , poi ritorna a Chicago nel periodo della contestazione studentesca e contro la guerra del Vietnam prendendo parte al movimento. Dopo l’esordio con Goldstein (1965 ), dirige Fearless Frank ( 1967 ), e dopo il discreto successo di La banda di Jesse James ( 1972) ) , si afferma come uno dei nomi più interessanti nel panorama americano degli anni ’70 : il film rivisita le imprese dei fratelli James (interpretati da Cliff Robertson e Robert Duvall ) in un western anomalo, in chiave realista , senza eroismi più o meno romantici , con bei pezzi di cinema .

Nel 1978 dirige Terrore dallo spazio profondo (riuscito remake de L’invasione degli ultracorpi di Siegel ,1956 ) , con Donald Sutherland e Jeff Goldblum Nel 1979   The Wanderers – I nuovi guerrieri , ambientato nel Bronks primi anni ’60 sui conflitti tra bande giovanili di italo-americani, neri e cinesi . Nel 1983   The Right Stuff ( Uomini veri ) , basato su un libro di Tom Wolfe, è la storia dei piloti di guerra che dal 1947 divennero collaudatori dei nuovi jet e poi, fino al ’63 , dei sette uomini che “avevano la giusta stoffa” per essere i primi esploratori americani dello spazio nel programma Mercury della Nasa . Il film è un’ apprezzabile miscela di documentarismo ricostruito e cinema d’azione, cronaca ed epopea , con una strana struttura rapsodica , caratterizzato da forza spettacolare, varietà dei toni , sagacia del disegno psicologico , ottima scelta e direzione degli attori ( specialmente Sam Shepard ) , condito anche da sali dell’umorismo ed ironia satirica. Nel 1988 dirige L’insostenibile leggerezza dell’essere , dal romanzo di Kundera (VEDI SCHEDA) che è il suo film più raffinato e molto “europeo” . Nel 1990  con Henry & June , cade in un discorso estetico soft-core abbastanza prevedibile e stereotipato , basato sugli scambi di coppia romanzati tra gli scrittori “erotici” del primo 900 Henry Miller e Anais Nin . Nel 1993 Sol Levante, dal bestseller di Chrichton, è un film di vivace confezione , ma di non eccelsa sostanza , ambientato all’interno della ricca e potente comunità del business nipponico della California , con Sean Connery e Harvey Kaitel . L’aspetto più interessante è quello tecnologico : nei gialli di fine secolo anche gli assassini s’inventano al computer . Nel 2000 infine Quills – La penna dello scandalo . In questi ultimi tre film non raggiunge più i livelli iniziali, pur garantendo sempre uno standard registico di indubbia professionalità. Nella sua filmografia si evidenzia quindi un grande ecclettismo di temi , e una ricerca di un linguaggio cinematografico che si modella al variare di tali temi ,  espressione di un cinema americano di qualità che non rinnega la sua vocazione spettacolare , ma la mette , nei suoi momenti migliori (La banda di Jessie James , Uomini veri , L’insostenibile leggerezza dell’essere), al servizio dell’intensità delle emozioni e dell’essenzialità rispetto alla magniloquenza e all’effetto speciale fine a se stesso.