Ti ricordi di Dolly Bell ?

di Emir Kusturica

Titolo originale: Sjecas li se Dolly Bell ? - Iugoslavia 1981 -  Durata 107 min.

REGIA: Emir Kusturica con Slavko Stimac, Slobodan Aligrudic, Liliana Blagojevic, Mira Banjac, Pavle Vujisic.

EMIR  KUSTURICA

Nasce nel 1954 a Sarajevo da padre serbo ortodosso, madre bosniaca musulmana e una nonna di origini zingare. Già questi dati anagrafici possono darci elementi  importanti per definire il tipico background multietnico da cui proviene Kusturica , che è poi – facendosi beffe dei tentativi tragici di pulizia etnica operati in quelle terre nel decennio passato – un mix multietnico estremamente comune nei territori dell’ex federazione jugoslava.

Sarajevo poi è sempre stato un centro cosmopolita , ricco di fermenti , crocevia  di culture e  di popoli e da questi fermenti sono emerse tendenze nel cinema , musica e letteratura  che poi hanno acquisito valenza internazionale : è il caso , tra gli altri, proprio dell’autore di cinema Kusturica in sodalizio con il compositore Goran Bregovic per le musiche ( fino ad Underground) e con lo scrittore Abdullah Sidran per le sceneggiature dei primi due film qui proposti.

Prima di Kusturica il cinema jugoslavo – anche se non conosciuto dal grande pubblico – aveva avuto un’espressione di rilievo nel cosiddetto “cinema nero” degli anni ’60 , caratterizzato da un atteggiamento duramente  critico nei confronti della società jugoslava , e così chiamato per l’uso predominante del bianco e nero della pellicola e anche per le tinte fosche , e a volte noir, dei suoi film. Esponente  di spicco di questo cinema è il serbo Zivojin Pavlovic ( 1933)  di cui Kusturica afferma di essere stato influenzato e  su cui dichiara “che, credo, sino a un certo livello, abbia espresso il meglio della nostra mentalità e abbia saputo nel migliore dei modi, dal punto di vista formale, usare la cinepresa per raccontare delle storie”. In questo cinema “nero” la Terra  resta per eccellenza lo spazio della messa in scena del disagio, e in Pavlovic il tema della Terra attraversa la Storia e la Politica per superarle . C’è il tema  di questa Terra come luogo di identità arcaica sempre divisa e conflittuale con gli “altri”, i diversi , nel corso della Storia : prima i turchi, poi gli austriaci, poi i tedeschi , poi gli scontri tra gli opposti nazionalismi  nell’allora federazione negli anni novanta : non si può capire che cosa è accaduto veramente in questo decennio passato nell’ex Jugoslavia , se non si ha presente questo sfondo storico-culturale . E questo tema della Terra in opposizione con la Storia  torna anche in Kusturica ,  nei primi tre film di questo ciclo, e  nel quarto ,  Underground , ne è proprio lo scenario del terribile conflitto interetnico con cui termina. La  Storia con il suo evolversi  entra in opposizione con la Terra , luogo “eterno” , abbandonata dall’ emigrazione e dall’ urbanizzazione seguita all’industrializzazione e questo ha un significato tutto particolare per la Jugoslavia . Staccatasi nel 1949 dal Comintern staliniano , la Jugoslavia è stata alla guida del blocco dei cosiddetti Paesi non allineati ( rispetto ai due blocchi USA – URSS) e ha promosso un tipo di economia che superava il rigido collettivismo sovietico , attraverso l’esperienza dell’autogestione. Assieme a questo si consideri la relativa autonomia politica e culturale con cui la Federazione è stata retta fino alla morte di Tito ( 1980) ed anche una certa libertà di espressione . In questo quadro si capisce come abbia potuto nascere il cinema “nero” e critico degli anni’60 , e  svilupparsi anche il discorso altrettanto critico e satirico , sulla società e politica federali , espresso  da  Kusturica.

La formazione dell’autore  di Sarajevo  avviene a Praga, dove approda nel 1973 per frequentare la famosa Accademia di cinema FAMU , che ha forgiato i talenti della nuova onda del cinema cecoslovacco. Alla FAMU studiano anche cineasti della generazione jugoslava precedente ,Karanovic, Grlic ,Paskaljevic, Zafranovic , Markovic. Ha come maestri autori come Forman e Menzel, e anche Kundera ,  divora i grandi della letteratura ceca e frequenta l’intellighenzia dissidente  post-invasione sovietica. . Cinematograficamente  si nutre di tutti i grandi classici da Vigo a Visconti . Da Fellini afferma di avere imparato il “montaggio epico” , ma è soprattutto la dimensione onirica e del ricordo ad accomunarlo al maestro riminese , come vedremo .

Nel 1977 realizza come saggio di diploma il corto Guernica ,che racconta di un ragazzino ebreo che , impressionato dalla visione del celebre dipinto di Picasso , si interroga sulle cause della violenza e dell’orrore che lo circonda ( siamo in tempo di guerra e di persecuzioni antisemite) : quando il padre gli spiega che il segno distintivo della sua razza è rappresentato dalla forma  dei nasi, comincia a ritagliarli da tutte le foto di famiglia , fino a comporre un collage non dissimile a Guernica : viene in mente Gogol , ma anche l’altro scrittore visionario russo , Fedor Solobug, dove Peredonov  buca gli occhi alle carte da gioco che lo ossessionano con i loro sguardi.

Nel 1979 , Arrivano le spose , è realizzato per la tv di Sarajevo : la vicenda ruota attorno ad una locanda di campagna in cui una madre , Jelena, e due figli di padri diversi conducono un’esistenza subumana . Martin, il maggiore , picchia la moglie che non gli dà un figlio. La sera stessa in cui il minore Jacob lascia la casa, la giovane muore per le percosse subite . Poi qualcuno ne profana la tomba e fa scomparire il cadavere ; poi si presenta alla locanda un’altra ragazza che  viene assunta come cameriera e occasionalmente come  cantante ; arrivano i clienti, scoppiano frequenti risse, durante una di queste Martin viene ucciso, la ragazza stuprata e la madre Jelena ritrova un suo antico amante. K., in  questo film molto duro e ancora acerbo,  abbozza elementi di un discorso filmico che col tempo diventeranno riconoscibili: per esempio il momento collettivo ( qui le due cene) che assurge a imprescindibile nodo drammaturgico : il pranzo a casa dello zio in Ti ricordi di Dolly Bell? ;la cerimonia di circoncisione e le nozze finali in Papà è in viaggio d’affari, ancora pranzi di nozze ed anniversari che  raggiungono il massimo del pathos, dei sensi della vita e della malinconia struggente mista a un ghignante sarcasmo in Il tempo dei gitani , Underground, Arizona Dream e Gatto nero,gatto bianco.  Viene già  fuori anche  la tendenza  a  “mettere in cornice” l’azione mediante una porta o una finestra , e i primi  richiami a  Tarkovskiy  con riferimenti all’Andrej Roblev . Ma K. nel suo cinema avrà , come poi si potrà verificare  , anche altri potenti richiami pittorici quali   Bruegel, Chagall, Bosch .

In un altro film per la tv, Bar Titanic , 1980, la dimensione surreale di K. prende il volo maggiormente , e il soggetto è tratto da un racconto di Ivo Andric , scrittore bosniaco , premio Nobel , che influenza Kusturica innanzitutto per la visione panjugoslava e multietnica ; ma il cinema di  K. si accomuna ad Andric anche per  l’ariosa coralità dell’impianto, l’afflato epico solo in parte spezzato da interventi ironici, il senso della vita  con profonde radici pagane, la funzione di elementi primordiali come l’acqua e il fuoco, la rapsodia e/o sarabanda come struttura portante della narrazione ( per cui i film di K. sono un tutt’uno con la musica scelta) , e ancora  l’imponenza della visione storica , le motivazioni etologiche prima che psicologiche nel comportamento dei personaggi ,  frequenti incursioni del magico accettate come parte integrante del quotidiano.

Abbiamo  ritenuto di  utilizzare lo spazio di questa scheda su Kusturica, soffermandoci  sul background storico-culturale meno conosciuto dell’autore , invece che  sui  singoli film del ciclo, per i quali poi ha avuto sempre grandi riconoscimenti internazionali : ad essi rimandiamo nelle schede specifiche che affronteremo volta a volta, ad iniziare da questa prima  con Ti ricordi di Dolly Bell ? 1981, lungometraggio d’esordio fuori casa nel cinema da grande schermo, per il quale vinse subito il Leon d’oro opera prima a Venezia.

-         Nel 1985 Papà è in viaggio d’affari ( Palma d’oro a Cannes) ; in programma sab.30 aprile;

-         Nel 1989 Il tempo dei Gitani ( Palma d’oro a Cannes) ; in programma sab. 7 maggio;

-         Nel 1992 Arizona Dream ;

-         Nel 1995 Underground  ( Palma d’oro a Cannes) ; in programma sab. 14 maggio ;

-         Nel 1998 Gatto nero, gatto bianco ( Leone  d’argento a Venezia);

 Ultimi suoi lavori sono : 2001 Super8 Stories  ;   2005 La vita è un miracolo .

In generale  riferendoci al cinema di  Kusturica – e in particolare a questi 4 film del ciclo – ci troviamo di fronte a un autore colto -e non solo in senso cinéphile - che dai riferimenti “alti” cui attinge, ricava un fresco personalissimo stile in cui trasfonde il vitalismo balcanico e la grana  pagana e magica delle sue radici, mischiati all’emergere del grottesco e del  suo realismo fantastico, che poi  diventa onirico-visionario  Ma assieme arrivano momenti di grande lirismo e  struggente malinconia, dove le memorie della sua terra e della sua generazione fanno balenare ,senza forzature, gli eventi della  Storia più grande , in cui  si consumano i vari vissuti , e la musica travolgente di Bregovic  significa questa eterna sarabanda ,dove tutto scorre e tutto pare tornare.

TI RICORDI DI DOLLY BELL ?

E’ il primo lungometraggio su grande schermo di Kusturica ,con cui , ventisettenne ,  vinse nel 1981 il Leone d’oro opera prima a Venezia .  Sceneggiato con il poeta e scrittore bosniaco Abdullah Sidran ( cosceneggiatore anche di Papà è in viaggio d’affari),e tratto da un romanzo di quest’ultimo, è –come d’altronde gli altri due prossimi film proposti – un percorso di formazione nel senso del Bildungroman . Siamo negli anni ’60 alla periferia di Sarajevo , in una  famiglia che vive dignitosamente la sua povertà , aspettando invano che  le concedano una casa popolare dove trasferirsi dalla attuale bicocca dove piove anche dentro. Il capofamiglia ( interpretato da uno strordinario Slobodan Aligrudic ) è un idealista , spesso ubriaco, che si ostina a credere nelle virtù salvifiche del marxismo scientifico e  organizza bonariamente le riunioni in casa come un collettivo di sezione con tanto di verbale. Intanto il figlio medio Dino ( Slavko Stimac , che 14 anni dopo in Underground darà vita a un altro intenso personaggio) si dedica a  fantomatici esperimenti di ipnosi su un coniglio , mentre entra nella sua vita una ragazza , che si soprannomina ” Dolly Bell” ,  bellissima e senza dimora , che lui ospita di nascosto nella soffitta della baracca contigua . Una sera il capobranco del gruppo arriva e fa stuprare dai vari adolescenti la fanciulla e ne diventa il magnaccia …Dino rimane nella pioggia fuori a piangere…e , dopo alterne vicende (l’iniziazione al sesso,la lotta fisica per la donna, la morte del padre ,etc.), continua a ripetersi il suo “mantra” : “ogni giorno, sotto ogni riguardo,  progredisco sempre di più…” . Ti ricordi di Dolly Bell? è stato anche definito uno “jugoslavian graffiti” e  con esso  Kusturica inizia a  narrare le vicende quotidiane di umile gente  con grazia e ironia , restituendoci l’antropologia culturale e  la dimensione storica del contesto anche  socio-politico in cui sviluppa il suo racconto filmico. Qui siamo in una Jugoslavia che timidamente si affaccia verso l’occidente e  la visione di “Europa di notte di Blasetti al cinema di periferia  era  il primo spettacolo in cui nella Federazione si vedeva un nudo : Dolly Bell era appunto il nome della celebre spogliarellista del Crazy Horse nel film-documentario di Blasetti , diventata mitica tra  gli adolescenti  del paese . Il leit-motiv che contrappunterà tutto il film di K., è “Ventiquattromila baci” di Celentano e , con “Europa di notte”, rappresenta il pallido riverbero della società dell’ovest:  in questo caso l’Italia è “Lamerica” come lo sarà altrettanto , e con vena più tragica ,  per la confinante Albania , rappresentata 13 anni dopo da Amelio nell’omonimo film. Kusturica conferma che con Sidran “volevamo fare dei film sulla nostra infanzia e adolescenza e che fossero al tempo stesso sulla storia del nostro Paese… Insomma l’infanzia o adolescenza di un personaggio corrisponde all’infanzia del nostro Paese..”. Kusturica , come si vedrà durante il ciclo, svilupperà negli anni un cinema sempre più ricco e  articolato . Qui , con i pochi mezzi a disposizione ha fatto di necessità virtù : “non volevamo cadere in una fotografia traboccante di valori estetici e, affinchè l’immagine rispecchiasse con maggior precisione il periodo rappresentato, abbiamo cercato quelle soluzioni figurative che appaiono trascurate e mai elaborate”.

Dolly Bell rimane ancora un film di sapore soprattutto neo-realista , anche se già fa capolino la dimensione magica rappresentata dai tentativi di ipnosi di Dino.  Questa dimensione , accompagnata da una sempre più intensa vena surrealista ,   crescerà , come si vedrà, progressivamente negli altri tre film del ciclo ,nei quali si dispiegherà in maniera a tratti travolgente e comunque stupefacente  quello che è stato definito il “cinema visionario” di Kusturica.

Già con questo film viene fuori il modo nuovo di raccontare rispetto ai classici “neri” anni ’60 del suo paese : è un modo dove entra in campo la leggerezza di tocco, l’ironia  che muove spesso al sorriso e  anche al riso , e nella quale si liberano false coscienze e paradossi in un paese non più collettivista, ma neanche emancipato dal punto di vista occidentale , i cui giovani cercano in una Casa del popolo anni ’60 di allestire un complessino rock e suonano Celentano .

  Ma contemporaneamente viene fuori l’altra caratteristica del cinema di Kusturica : la capacità di rappresentare la dolente, intensa umanità dell’esistenza quotidiana , dove si ricompone l’unità della scena attraverso il montaggio, soprattutto nelle sequenze di banchetti , cioè rituali collettivi conditi da eccessi alcolici, brindisi, danze, canzoni struggenti, litigi, violenze fisiche o verbali, impossibili riconciliazioni. Tutto questo crescerà in modo sempre più allegorico e straniato nel cinema di K. e intanto già qui emerge.

Per ritrovare lo spirito degli anni Sessanta K.  ha dichiarato di essersi servito di materiali “di seconda mano”: letteratura, musica, ma soprattutto cinema di allora , soprattutto i film cecoslovacchi della nova vlna :  il Forman de Gli amori di una bionda e Menzel, che considera il suo “maestro maggiore”. Ma poi i riferimenti si ampliano per affinità tematica o espressiva : Amarcord, Cinque pezzi facili, le opere del neorealismo. Tutto ciò rivela un attitudine cinefila e ribadiscono che l’ambientazione di Ti ricordi di Dolly Bell?, dietro l’apparenza “ruspante” , è quanto mai “mediata” culturalmente.  “ Ma c’è modo e modo di lavorare su materiali di riporto ed è evidente in partenza che l’autore intende evitare sul pubblico l’effetto di incantamento che fa subire ai personaggi del film . E qui certe frequentazioni cinematografiche vengono utili . Kusturica cita correttamente ,per l’uso non sentimentale o nostalgico della fotografia ,L’ultimo spettacolo di Bogdanovic . Allo spettatore viene così imposto una sorta di straniamento , dove la posizione ironica consiste nello starci-e-non-starci e non nel demolire l’oggetto mitico , ma nel portarlo ai limiti dell’accettabilità ,in modo che continui ad esercitare un fascino non più di rappresentazione , ma di gioco”.

Quel “Ti ricordi” insomma dialoga con l’immaginario collettivo , come il “compagni e compagne” proveniente da un altoparlante, con cui si apre il film , è quindi un falso appello.

Il filtro ambiguo della memoria ( chi ricorda a chi?) serve appunto a spezzare la determinatezza della finzione . “Il film apre all’immaginario collettivo proprio perché sostituisce alla datazione del racconto la circolarità della situazione mitica e alla verosimiglianza ambientale , intesa come calco realistico, l’evidenza di alcuni reperti-feticcio che ricreano lo “spirito” dell’epoca e ne producono l’immediata riconoscibilità moderna. Così è per le minigonne ,per le prime timide manifestazioni di emancipazione sessuale, per le canzoni che non sono impiegate come sfondo e complemento sonoro, ma vengono in primo piano , in quanto ‘segnali’ predisposti ad innescare la godibilità al presente del pubblico ( vedi il leit-motiv stentoreo e storpiato 24.000 Baci ; sintomatico inoltre l’episodio in cui l’amico di Dino, ossessionato dal sesso, riferendo di una sua ennesima avventura erotica inventata, abbandona d’un tratto la parola per il canto)”. Secondo Kusturica il film si colloca in una “terza dimensione , che conserva e contiene alcuni fondamentali attributi dell’esistenza, e indaga su alcune categorie imprescindibili come il padre, il primo amore, i primi conflitti con l’ambiente, ma sotto il segno del distacco ironico inteso come contrappunto alle drammatiche esperienze dell’esistenza , così da costituire un tandem dotato di una tensione interna e di un antagonismo. Insomma le ricostruzioni del passato possono essere veramente recepite solo attraverso l’attualizzazione che si produce in un meccanismo di piacere, in uno scambio complice tra autore e spettatore”.

Infine da notare come in modo estremamente armonico , implicito  nello svolgersi del “quotidiano”, e quindi senza appesantimenti didascalici, Kusturica evidenzia la contraddizione tra l’apparentemente ultrascientificità proclamata dal marxismo del padre , nel quale si ripete stancamente il miraggio di una società in cui  tutti saranno felici collettivamente, e tutto si risolverà nel “sociale”, e contemporaneamente  quella  soggettività che fuoriesce incoercibile , come attraverso la “magia” dell’ipnosi perseguita da Dino . O quando alla fine, proprio alla morte del padre ,svapora subito nella famiglia  quella cornice razionalista e marxista da egli professata, ed emerge il substrato ancenstrale, profondo , della cultura musulmana bosniaca , e il padre morto , secondo l’usanza di quella cultura, viene adagiato a terra nel tappeto , con lo zio che poi sopravviene e grida sbalordito : “Ma cosa fate ? Siete impazziti ? Lui era infine un comunista!” .