"Dove il silenzio diventa fuoco"
di Anna Carla Cocco
CONTENUTI E SVOLGIMENTO SU
QUESTO INCONTRO DI CINEMA&ALTROVE
In questo incontro si cerca di
presentare un libro in un modo diverso da quello tradizionale,
e sempre un po’ ingessato , con cui avvengono certi rituali . Ma , nel
contempo, si tenterà di esprimere anche
altri aspetti che vanno al di la’ della presentazione
di un prodotto
letterario.
Diamo qui di seguito alcuni rapidi cenni per chiarire meglio lo svolgimento di questo appuntamento.
Abbiamo
colto l’occasione della conoscenza dell’autrice, Anna Carla Cocco , e della
sua opera prima , per proporle di inserirsi
nel nostro discorso in sviluppo sull’esplorazione dei vari possibili
intrecci
e interazioni tra i vari linguaggi espressivi, che perseguiamo da
tempo nel progetto CINEMA&ALTROVE .
Già la forma classica dei
nostri cineforum contiene
in sé questa ricerca di interazione tra i vari linguaggi , e
comunque ha la sua qualità
emergente nel fatto che non si
assiste alla mera proiezione del film e al tradizionale dibattito , ma si
mettono in moto metodologie e
dinamiche per cui si arriva alla “ri-scoperta”
, rilettura , “ri-creazione” del film “insieme”, attraverso un
processo collettivo e progressivo, in cui
il pubblico si trasforma in persone partecipanti , e gli spettatori
diventano in qualche modo attori e autori . E’ uno svolgersi fenomenologico questa rilettura filmica
, e chiunque sente di poter entrare in gioco ed esprimersi . Infatti , pur
intervenendo puntualmente sugli aspetti tecnici e linguistici del film, il
discorso non ha comunicazioni e valenze paludate, da cinéphiles iniziati e specialistici , ma c’è una circolarità
inclusiva : in altre parole chiunque
, soprattutto se non addetto ai lavori, sente di dare il proprio contributo qui
e ora , col suo vissuto , le sue emozioni e i suoi pensieri
,all’arricchimento di questa progressiva rilettura del film.
Questa
volta il processo di interazione tra i
vari linguaggi espressivi e la partecipazione dei fruitori
avviene con una modalità ancora diversa e altrettanto e forse più ambiziosa
, il cui nucleo originario è stato anch’esso sperimentato nelle serate di
luglio.
Come avrete modo di leggere più avanti in modo maggiormente approfondito sullo specifico intervento “ a margine del libro” che ha curato Letterio Scopelliti , questa opera prima di Anna Carla Cocco ha una sua policromia di espressione, e anche una sua polisensorialità intrinseca, dove la parola si intreccia a colori, sapori, odori , sensazioni tattili , suoni . In più Anna Carla è anche autrice di alcuni lavori pittorici . Abbiamo quindi pensato che la lettura di brani scelti da 5 racconti del suo libro , potesse essere connotata con un montaggio di vari frammenti cinematografici e contrappuntata , in qualche momento, anche con pitture astratte dell’autrice, che in qualche modo esprimono stati d’animo su quanto viene scrivendo.
Le
immagini proiettate sullo schermo in effetto croma contemporaneamente alla
lettura dei brani ( accompagnata da un tappeto musicale di sottofondo ) , non
sono illustrative in modo “fotografico” dei testi volta a volta proposti
, ma sono suggestioni, associazioni
libere , volte a connotare, più che i fatti descritti, stati d’animo evocati
, a volte per analogia.
Anche
perché , più che sequenze di fatti , i racconti hanno come protagonisti
proprio stati d’animo, emozioni, flussi di coscienza , e
non c’è niente di più difficile cinematograficamente di riprodurre
appunto i flussi di coscienza o l’errare dei pensieri . E’ questo è
certamente uno dei motivi per i quali nessun regista e sceneggiatore si è
cimentato a rappresentare cinematograficamente capolavori monumentali quali l’
Ulisse o L’uomo senza qualità
.
Ricordiamo ancora che in questo
incontro il protagonista principale
rimane comunque il testo letterario e i
frammenti filmici proiettati sono
appunto uno sfondo immaginario e
simbolico e non documentario realistico . Uno sfondo che abbiamo “cucito”
con citazioni di film che amiamo , da Film
Blu a Un cuore in inverno, da La
meglio gioventù a Brucio nel vento
, e di autori quali Bertolucci ,
Antonioni , Wenders, Kiarostami ,D’Alatri , Ozpetek , e vari altri.
Per cui l’indicazione è
quella di “sentire” soprattutto il testo, anche attraverso le immagini, ma
non concentrarsi su queste ultime, ma sulla parola che le evoca.
NOTE SULL’AUTRICE
Anna Carla Cocco è nata nel 1972 a Cagliari , dove ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza. Da molti anni vive a Siena , città dove ha compiuto i suoi studi , laureandosi in Lingue e Letterature Straniere , con una tesi in letteratura francese , incentrata sulla figura di alcuni grandi autori-adolescenti : Rimbaud , Gide, Lautréamont . Ha conseguito un Master in Pedagogia Clinica ed ha effettuato stages in vari contesti socio-educativi e terapeutici : dalle case-famiglia per bambini portatori di handicap , all’ospedale psichiatrico di Siena , fino a un centro ad Empoli per bambini down.Ha collaborato con testate locali di Siena , in inchieste giornalistiche sul mondo del lavoro e delle varie marginalità e devianze . A causa del lavoro del padre , dirigente Eni, si è trovata a vivere in diversi contesti : oltre la Sardegna, e Siena , in Sicilia, Milano , Francia, Danimarca , paese di nascita e nazionalità della madre. Anche questo suo mix genetico e culturale ha favorito una predisposizione alla conoscenza dell’Altro, e interessi spiccati verso la multietnicità e i “diversi”.
CENNI
SUL LIBRO : "DOVE
IL SILENZIO DIVENTA FUOCO"
Il
libro , edito nel 2005 ( Pascal Editrice , Siena) è composto di 7 racconti brevi , scritti
ora in prima persona , ora in terza. Rientra
in qualche modo nel bildungs-roman , e
l’autrice lo definisce come “il viaggio di un’anima” , dove le
protagoniste di ogni racconto , tutte donne ,
arrivano a una coscienza di sé e alla riscoperta di sensi nuovi per la
vita , attraverso l’”ascolto” di esperienze anche dolorose . E’ presente
la testimonianza di una generazione di trentenni ( appartenenti a quella nicchia
più “riflessiva”) che , da una parte sono disorientate dalla mancanza di
valori di riferimento e anche dall’angoscia di un futuro incerto e da uno
spleen esistenziale di fondo, ma dall’altra
, hanno il coraggio tacito
di rimettersi in gioco e di affrontare la vita con un pizzico di stoicismo.
La notte , piena di misteri , la “notte mamma” secondo l’autrice , connota quasi tutti i racconti , ed è una notte che si vuole condividere assieme agli amici , in casa o all’aperto, perché “di notte è bello essere in tanti” , dove cantare , ridere , e anche incontrare lo sguardo complice di un ragazzo che colpisce. C’è però , accanto a questo anelito socializzante , anche la difficoltà ad entrare davvero in sintonia con gli altri , il senso di una solitudine che in ogni caso si sconta , mantenendo la coscienza della propria individualità e non voler ad ogni costo accettare un inclusione da branco . Nel primo racconto, che da’ il titolo al libro , l’io narrante , va in piscina , e si immerge così “in un luogo intimo …dove tutto il resto scompare .. E questo luogo non ha nome, non ha età, né tantomeno dimensione e collocazione” .
In
Diario per un nuovo millennio
, la protagonista , rifuggendo un tradizionale veglione tutto lustrini e vanità,
brinda al nuovo anno con la più cara amica , su una collina, mentre esplodono
in lontananza i fuochi d’artificio, e la luna ammicca . E poi entra in campo
il ricordo di Maria, una ragazza ricoverata nell’ospedale psichiatrico , che
va regolarmente a trovare, e col cui mondo “diverso” entra in sintonia, come
con quello degli altri pazienti che popolano questo racconto.
In
Terra in Piazza , nella cornice
del vortice del Palio , e nel tripudio della contrada vittoriosa , si consuma
per Mavi un amore fuggevole, breve , ma intenso , e il ragazzo che le aveva
regalato queste emozioni, sparisce
nel nulla, da dove era giunto, confondendosi
nella folla festante .
Proprio
in questo episodio , emerge quel tipo d’esperienza “che dura solo un
attimo” , il cosiddetto erlebnis ,
contrapposto a quell’esperienza vera , quella che si sedimenta e che lavora
dentro come patrimonia e crescita , la cosiddetta erfahrung
, di cui profeticamente Walter Benjamin , già un secolo fa , avvertiva
l’impossibilità , di essere vissuta , per l’individuo atomizzato e
frantumato immerso nella società di massa e anomizzata di cui già coglieva
acutamente i tratti.
E’
interessante come in questo episodio comunque la protagonista passa dalla
episodità dell’erlebnis , a un barlume di erfahrung
, nella quale acquista una nuova consapevolezza.
Anche
le protagoniste degli altri racconti tendono a questa esperienza sedimentata e
ci arrivano attraverso a delle scelte che apparentemente sono delle rinunce
edonistiche o conformiste . La violinista
di Angeli , alla fine devolve
la consistente somma destinata alla
sua festa di laurea, per aiutare dei bambini in Africa a curarsi , mentre in Aiku
, che chiude il libro, la
protasgonista esce fuori dalla sua anoressia e dalla sua pulsione
autodistruttiva , attraverso l’esempio della tenace voglia di vivere di
una donna , Carmen, minata da un male incurabile, che mantiene la sua dignità e
il suo stoicismo fino all’ultimo , cercando di mangiare anche quando non
riesce più a deglutire . Carmen componeva
dei bellissimi aiku, quelle brevi,
fulminanti poesie della tradizione giapponesi, dove in un verso è racchiuso un
universo , e lascia alla fine alla protagonista l’eredità di questa sapienza
lirica .
A margine di
Dove il silenzio diventa fuoco
(
a cura di Letterio Scopelliti )
Ci sono molti modi di leggere un’opera letteraria. Si possono privilegiare la forma o i contenuti se ne può cogliere la struttura oppure ascoltare la musica che le parole segretamente disegnano nel pentagramma della pagina o evidenziare le sensazioni che il testo privilegia: visive, tattili, uditive, olfattive o ancora analizzare le immagini nascoste o evocate o dichiaratamente alluse o compiere una analisi del periodare per capire se lo stile usato è rigoroso, semplice, essenziale o, al contrario, barocco, ridondante, complesso o, se ancora, abbondano i verbi o gli aggettivi, se siamo davanti ad un ‘opera statica o dinamica oppure possiamo leggerla attraverso le coordinate del tempo per capirne il ritmo. VI sono opere dal ritmo solenne e statico, quasi metafisico, altre nelle quali, al contrario, l’azione è frenetica e continua. Possiamo ancora cogliere di un’opera lo spessore psicologico dei personaggi. A volte l’analisi è superficiale o quasi inesistente, altre volte, invece, si scava all’interno per cogliere i loro pensieri, la loro vita autentica. Possiamo ancora leggere l’opera con gli strumenti della filosofia per individuare le problematiche che si pone o le risposte che propone o ancora coglierne la portata storica rintracciare cioè nell’opera quello spirito del tempo tanto caro alla filosofia hegeliana.
Potremmo anche porci il problema se siamo davanti a un’opera di stampo cinematografico o che si presta, comunque a una trascrizione filmica o se, al contrario, si contraddistingue per la sua letterarietà e difficilmente potrebbe tradursi in una sceneggiatura, a meno che qualche regista ne cogliesse il vero spirito e la traducesse in immagini che possano restituirne il vero senso.
Proviamo ad analizzare questi racconti servendoci dei criteri suggeriti fino a qui. Esaminiamo intanto il titolo del primo racconto che è anche i titolo dell’opera: Dove il silenzio diventa fuoco.
Quello che colpisce immediatamente è l’abbinamento inconsueto tra un suono e un’ immagine. Il titolo cosi ci conduce subito nel territorio della poesia. Vedremo che il testo trova proprio in questo ambito il suo alimento e la sua forza .”La notte ci porta lontano e il vento e la sua lira. Poesia ” è uno dei tanti versi di cui si compone il libro. La prosa semplice infatti conosce molte incursioni nel territorio poetico e si nutre proprio della sua essenza in quanto il filo che lega i diversi racconti è proprio dato dal tentativo, difficile e a volte disperato, di dare alla vita un significato e una bellezza tipica dell’orizzonte poetico. Il silenzio diventa fuoco perché cela una vitalità prorompente, non solo in quanto i protagonisti sono giovani tra i venti e i trent’anni, ma piuttosto perché hanno dentro di loro qualcosa di nascosto e di prezioso che le banalità e le convenzioni vorrebbero far tacere. Per questo il silenzio può diventare fuoco. Il riferimento sembra alludere a quei momenti magici o a quelle situazioni limite di jaspersiana memoria o a quelli che la filosofia di Gurdejeff definisce gli shock emotivi, gli unici che possono condurre a una vera maturazione, a un vero passaggio dall’inautentico all’autentico. I personaggi dei racconti cercano tutti questo passaggio verso l’autentico, questo problematico modo di trovarsi di essere veramente se stessi che superi il si dice, la “chiacchiera”, la dispersione nella massa dei dormienti, quello che insomma possa anche per poco illuminare la vita, darle un vero senso e significato riconciliando l’uomo con se sesso con gli altri e la natura. E’ anche il tentativo di fondersi con il tutto “con il buio con al terra con la luce con le nubi col …corpo con la fragranza dei mandarini con le candele accese con la mia esistenza in tumulto. ” che prende la protagonista di Notti
Se ricerchiamo la struttura dei racconti notiamo come vi sono continue variazioni di ritmo e di tono e, nonostante un certo equilibrio di insieme e un finale spesso inaspettato, le scene di susseguono rapide e a volte frenetiche, come i personaggi sempre alla ricerca sempre in fuga verso qualcosa. Spesso il racconto procede attraverso flash-back continui e utilizza il tempo come tempo della memoria anche se si tratta di memorie recenti. Brevi episodi che ne richiamano altri in una successione dell’anima, sospesa tra rimpianto nostalgia e insieme voglia di nuovo.
La musica delle parole è leggera briosa,
saltellante come un minuetto mozartiano anche se a volte sembra fermarsi farsi
più dolce e lenta meditabonda , alla
ricerca di un senso e di un ritmo diverso, lontano dalle frenesie del
momento ma più autentico. Quanto ai sensi, possiamo notare la presenza sia
di immagini policrome, con descrizioni sempre attente ai colori ,alle
sfumature, ai particolari ma anche di suoni:
il suono della città, il suono delle voci che parlano una lingua dolce
come una ninna nanna, il suono della folla, il suono degli
amici ma anche il suono
della notte, i suoni delle strade, i suoni delle grida, i suoni del palio e i
suoni umani dal pianto di un bambino dai sussurri alle risa. E’ il suono
delle emozioni quello che è privilegiato: il suono che riesce a sentire solo
chi si apre alla vita alle sue gioie e ai suoi dolori.
A volte l’autrice unisce diverse sensazioni,
sinestesie, creando suggestive immagini come quella del silenzio colorato di luna. E ancora sono
presenti i gusti dei cibi e gli aromi che riempiono la vita delle piccole
preziose gioie
E anche gli odori giocano nel testo un loro ruolo
importante: sono gli odori della città, i profumi delle donne,
l’odore della pelle dei ragazzi, l’odore delle stagioni
( ho sentito la fragranza della primavera inoltrata).
Brevi racconti che, come gli aiku, sintetizzano in poco l’esuberanza della giovinezza e anche l’armonia della vita che spesso nasconde anche drammi che sembrano lontani ma che finiscono con coinvolgere chi non è accecato dalla insensibilità e sente la vera fratellanza universale. Come gli aiku ci restituiscono il mistero della vita, questi racconti ci fanno entrare, anche se per poco, nelle vite nel cuore e nelle emozioni dei loro protagonisti, restituendoci più che la loro vita esterna e ufficiale i loro sentimenti, le loro passioni, i loro dolori e le piccole gioie di una esistenza non eroica ma che cerca di vivere al meglio la normalità.