Giuseppe Zani
Pàrlô come t’à ’nsegnàt tò màder
Pubblicazione fuori commercio

 

Come si scrive il nostro dialetto?

 

È un problema che si pone chi decide di scrivere in dialetto.

Un modo abbastanza standardizzato di scrivere in dialetto bresciano c'è, ma non tiene conto di certe caratteristiche che si trovano nella nostra parlata e alle quali non ho voluto rinunciare. Allora ho deciso di scrivere seguendo queste regole:

- la «s» aspirata è scritta «sh». Mi rendo conto che con il diffondersi dell’inglese qualcuno leggerà «sc», ma l’ho ritenuta la scelta più corretta rispetto alla semplice «s» del "bresciano standard" o alla sola «h» che ho trovato in alcuni scritti di Lumezzane, Sale Marasino e Marone, dove però la «s» aspirata è una costante del linguaggio.
Nella nostra parlata la «s» è normale o aspirata a seconda del punto in cui si trova.
La pronunciamo quasi sempre aspirata, ma ritorna normale quando è preceduta da una consonante,
ad esempio: «tìrô shö!», tira su e «ègnet sö?», vieni su?

Con questa scelta credo di aver salvato sia la «s» che l’aspirazione.

Il dialetto attuale tende sempre più ad eliminare l’aspirazione delle «s» avvicinandosi così alla parlata iseana e bresciana che ne sono prive. A proposito di «s», avete notato che i giovani, più le femmine che i maschi, le pronunciano molto più sibilate delle nostre?

- la «z» è utilizzata per rappresentare un suono corrispondente alla «s» dolce di "casa": «dezèmber», dicembre; «zenér», gennaio; «spùzô», sposa. Non sarà mai «z» come in italiano "stanza".

- la «o» aperta non accentata in finale di parola che i vari vocabolari bresciani consultati scrivono come «a», ho deciso di scriverla «ô», ad esempio «mamma» io scrivo «màmô». A Brescia si pronuncia come da noi, ma si scrive «màma», i bergamaschi scrivono e pronunciano «màma».

- «S-c» si legge separando nella stessa parola le due lettere: «s-ciòp», fucile e «s-cècc», ragazzi.

 

Simboli fonetici usati

- sh «s» aspirata come la «h» di «home» in inglese: «shót», sotto

- c in finale di parola «c» dura come «casa»: «póc», poco

- cc in finale di parola «c» dolce come «cesto»: «l'è ècc», è vecchio

- g' «g» dolce, seguita da «à», «ó», «è», coniugazioni dei verbi essere e avere
      Es.: «i g'à éscc», li hanno visti, «g'ó éscc», li ho visti; «g'è nacc», sono andati

- gh' «g» dura, seguita da «à», «ó», «è», coniugazioni dei verbi essere e avere
      Es.: «i gh'à ést», hanno visto; «gh'ó ést», ho visto; «gh'è stat», c'è stato

- ö si legge come la «eu» francese: «bröt», brutto

- ó normale «ó» chiusa: «pós», pozzo

- ò normale «ò» aperta: «pòs», posso

- ô «o» aperta non accentata in finale di parola: «tànô», tana

- é normale «é» chiusa: «pél», pelo

- è normale «è» aperta: «pèl», pelle

- ü si legge come la «ü» tedesca: «büs», buco

- s-c si leggono sempre separate: «s-ciòp», schioppo

- z si legge come «s» di "rosa": «zenér», gennaio

Per quanto non compreso nella presente tabella valgono le regole della lingua italiana.

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