L’Ordine
dopo Francesco
La rapida istituzionalizzazione dell’Ordine, ancora vivo Francesco, attraverso la politica pontificia di inserimento dei frati nell’episcopato e di concessione di privilegi, e il partecipare dei frati alle complesse vicende politiche del tempo (vedi la deposizione dal generalato nel 1239 di Elia da Cortona per essere passato dalla parte dello scomunicato Federico II) accrebbe la frattura tra conventuali, disposti ad un’interpretazione meno rigida della regola, e rigoristi (spirituali o fraticelli), miranti ad un’adesione integrale allo spirito e alla lettera della volontà del fondatore. Il confluire negli ambienti rigoristi di dottrine millenariste di derivazione gioachimita (Gioacchino da Fiore, 1130 ca.-1202) tocca il più alto punto di sintesi nell’elaborazione dell’Introductorius in Evangelium Aeternum (1254 ca.) da parte del francescano Gherardo da Borgo San Donnino, che ridimensionando la portata del Vangelo scatenò la violenta controffensiva dei maestri secolari di Parigi, primo fra tutti Guglielmo di Saint-Amour.
L’ascesa di Bonaventura al vertice dell’Ordine, come si comprende dalle vicende riportate nel paragrafo sulle fonti, determinò una tendenza allo smussamento dei conflitti tra le due correnti nel senso però di una decisa conventualizzazione. Pietro da Fossombrone (Angelo Clareno, 1247-1337), Pietro di Giovanni Olivi (1248 ca.-1298), Ubertino da Casale (1259 ca.-1330 ca.) mantengono vive le interpretazioni millenaristico-rigoristiche della regola francescana, che sembrano avverarsi con l’ascesa al soglio pontificio dello spirituale Celestino V (Pietro di Morrone, 1210/1215-1296).
Le
persecuzioni di gruppi marginali del francescanesimo (bizzochi, questuanti,
penitenti) da parte di Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1235 ca.-1303), e poi
la bolla Cum inter nonnullos (1322) di papa Giovanni XXII (Jacques Duèse,
1245-1334) risolvono nel modo più drastico i dissensi all’interno
dell’Ordine, causando scomuniche reciproche e l’intervento dell’imperatore
Ludovico il Bavaro (1287-1347), che ospitava il francescano Guglielmo d’Occam
(1280 ca.-1349 ca.), a difesa degli spirituali. Coerentemente con la chiusura ad
esperienze evangelico-pauperistiche al di fuori della Chiesa decretata nel
Concilio di Lione del 1274, anche i movimenti di Gherardo Segarelli († 1300) e
di Dolcino (1250 ca.-1307), in cui la radicalizzazione religiosa e politica
crebbe anche dal punto di vista ideologico, erano destinati a soccombere al
rogo.