TORINO - Inizierà
all'Ospedale Sant'Anna di Torino su un campione di 400 donne la prima
sperimentazione italiana della 'pillola abortiva', da anni già in uso in molti
Paesi dell'Unione Europea e negli Usa. La Ru486 permette di interrompere una
gravidanza chimicamente, senza bisogno di alcun intervento chirurgico, ad un
limite massimo di sette settimane dall'inizio della
gestazione.L'utilizzazione del farmaco in Italia, suscita però
polemiche nel mondo politico e religioso e suscita la riprovazione dei movimenti
a sostegno dell'embrione inteso come forma di vita.
Il Comitato etico regionale del Piemonte ha dato il proprio sì alla
sperimentazione ad un anno dalla preparazione di un protocollo da parte di
alcuni medici e ricercatori del Sant'Anna. Il progetto prevede la
somministrazione della Ru486 e, dopo due giorni, di un secondo farmaco di cui
non è stata specificata la natura. Nel frattempo, almeno altri due ospedali
italiani, il San Filippo Neri e il Policlinico Umberto I di Roma, stanno
valutando la possibilità di iniziare una sperimentazione analoga a quella
torinese.
Italia, Portogallo e Irlanda del Nord sono gli unici tre Paesi UE a non aver
finora dato il sì alla pillola abortiva, che fu adottata per la prima volta in
Francia oltre un decennio fa, tra il 1988 e il 1989. Gli Stati Uniti ne hanno
ammesso la commercializzazione solo nel settembre 2000.
La Ru486 induce un aborto chimico che il suo inventore, il francese Emile-Etienne Beaulieu, definisce con il termine 'contragestione'. La pillola si basa su una sostanza chiamata mifepristone, che contrasta il progesterone, l'ormone della gravidanza, bloccandone i recettori chimici. Questo provoca la morte dell'ovulo fecondato, che viene espulso. Il farmaco si assume per via orale, agisce dopo che l'ovulo fecondato si è impiantato nell'utero della donna ed è efficace fino a 49 giorni dall'ultima mestruazione.