Ai Governatori dei Popoli (1220)
A tutti coloro che
sono investiti di autorità civile e militare, a coloro che amministrano la
giustizia, a tutte le persone importanti a cui giungerà questa lettera, frate
Francesco, vostro servitore in Dio, uomo misero, il minore, augura salute e
pace.
Non dimenticate che il giorno della morte è sempre più
vicino. Vi prego, allora, con tutto il rispetto, che, presi come siete dagli
impegni e dalle preoccupazioni di questo mondo, non abbiate a dimenticare il
Signore.
Regolate le vostre azioni sui comandamenti del Signore, perché
chiunque lo dimentichi e si allontani dalla sua legge è severamente giudicato
da Dio e non può contare sul suo aiuto. E quando verrà il giorno della sua
morte, tutto quello che si illudeva di avere gli sarà portato via; anzi, quanto
più uno è importante ed istruito in questo mondo, tanto più severamente sarà
punito per i suoi errori.
Perciò vi consiglio, miei signori, di non farvi sopraffare
dalle vostre attività e dalle vostre preoccupazioni. Non trascurate di ricevere
devotamente la comunione del corpo e del sangue del Signore Gesù Cristo per
essere uniti a lui.
E perché la vita civile del popolo a voi affidato sia
sorretta dalla presenza di Dio, vi consiglio di fare in modo che ogni sera, o
per mezzo di un banditore o con qualche altro segno, il popolo tutto sia
invitato a rendere lode e grazie al Signore Dio onnipotente.
Se non farete questo, sappiate che dovete renderne conto
davanti al Signore vostro Gesù Cristo, quando sarete giudicati.
Coloro che terranno presso di sè questo scritto e lo
osserveranno siano benedetti dal Signore Iddio. Lettera a
Frate Leone
O frate Leone, il tuo
fratello Francesco, ti augura salute e pace.
Voglio riassumere in una parolo, figlio mio, con l'amore di
una madre, tutto quello che abbiamo detto durante il nostro viaggio, in modo che
tu non sia obbligato a venire fin qui per chiedere consiglio.
Così ti dico: qualunque cosa ti sembri giusto fare per
piacere al Signore, per seguire i suoi passi e la sua povertà, ebbene: fatelo
tu e quelli che sono con te, con la benedizione di Dio e con la certezza di
obbedire a me.
Ma, se credi utile per il bene della tua anima e per tuo
conforto, e se vuoi, Leone, venire dame, vieni. Ad un
Ministro provinciale
Al frate N.....
ministro. Dio ti benedica! Ti prego di accogliere questo consiglio, quasi fosse un
comando imposto per obbedienza dal Signore Dio e da me, perché sono sicuro che
così facendo farai veramente un atto di obbedienza.
Ama coloro che si comportano con te nella maniera che dici e
nei loro confronti non desiderare altro, se non quello che il Signore disporrà,
nemmeno che si comportino più cristianamente con te. Queste cose, ti dico,
risulteranno più utili per te della stessa vita eremitica che vorresti
intraprendere.
Avrò la certezza che veramente ami il Signore e me, suo
servo e tuo, se farai in modo che non ci sia un frate in tutto il mondo che, per
quanto abbia peccato, incontrando il tuo sguardo non senta di avere ottenuto il
perdono, se lo avrà chiesto. E se non fosse lui a chiedere perdono, tu
incoraggialo a chiederlo.
E se mille volte si presentasse a te in simile situazione,
dimostra per lui più affetto di quanto ne nutri per me stesso. In questo modo
ti sarà possibile riportarlo al Signore.
Abbi sempre compassione per fratelli come questi e avverti
gli altri superiori che questo sarà costantemente il tuo modo di comportarti.
Ho in animo di proporre ai frati che si raduneranno nel
prossimo Capitolo della Pentecoste di semplificare in questo modo tutte le norme
della Regola che trattano delle mancanze gravi: Se un frate, tentato dal
demonio, avrà commesso un peccato grave, sia obbligato, per obbedienza, a
ricorrere al suo superiore. Gli altri fratelli che sono a conoscenza della sua
mancanza non gli diano motivo di abbattersi, non sparlino di lui, ma siano
misericordiosi e tengano segreto il peccato di questo fratello, perché non sono
i sani ad aver bisogno di chi li cura, ma gli ammalati. Soltanto, per
obbedienza, lo facciano accompagnare dal ministro e questi lo tratti con
misericordia, come vorrebbe si facesse con lui in un caso simile. Chi invece avrà
commesso un peccato veniale, si confessi ad un suo confratello sacerdote o, in
mancanza di questi, ad un altro frate , fin tanto che potrà avere l'assoluzione
dal sacerdote. E il fratello al quale ha confessato la sua colpa non dovrà
imporli altra penitenza che questa: VÀ E NON PECCATE PIU.
Tieni con te questo scritto fino al Capitolo di Pentecoste,
quando ti incontrerai con gli altri frati. Allora con l'aiuto di Dio potrete
aggiornare la Regola su questo punto e su altri che devono essere meglio
precisati. Per il
Primo Compagno
Scrivi quello che sto
per dire: Il primo fratello che il Signore mi ha dato è stato frate Bernardo,
che per primo intaprese con me e realizzò sin in fondo la forma di vita
evangelica, quando distribuì tutti il suoi beni ai poveri.
Per questo motivo e per molte altre sue doti, io sono
obbligato ad amarlo più di ogni altro fratello della nostra famiglia. Quindi
desidero e comando, per quanto è in mio potere, che chiunque isa il ministro
generale, lo voglia amare ed onorare come un altro me stesso.
Ed anche gli altri ministri provinciali e tutti i frati della
nostra famiglia lo trattino come tratterrebbero me. Lettera a
Sant'Antonio Da Padova
Al fratello Antonio,
mio vescovo, frate Francesco augura salute.
Ho piacere che tu insegni sacra teologia ai nostri fratelli,
purché mentre ti dedichi a questo studio non venga meno in te lo spirito della
preghiera e dell'orazione, come è scritto nella Regola. Vita
Contemplativa
In ogni eremo potranno
dimorare tre o al più quattro frati che desiderano ritirarsi per condurre una
più intensa vita contemplativa.
Due di essi assumeranno il nome di "madri" e
seguiranno come esempio di vita Marta di Betania; l'altro - o gli altri due -
prenderanno come esempio la figura della sorella di Marta, Maria e si
chiameranno "figli".
Costoro abbiano a disposizione un piccolo spazio recintato e
ciascuno viva e riposi in una singola cella. Quando il sole volge al tramonto,
si raduneranno per la preghiera della sera e poi ciascuno rientri nel suo
silenzio. Ma insieme dicano le altre parti dell'Ufficio all'ora adatta e la
notte si alzino per celebrare il Mattutino. Cerchino soprattutto il regno di Dio
e la grazia che viene da lui.
Dopo la celebrazione dell'Ora Terza, possono parlare con le
loro "madri" e chiedere loro con umiltà, come piccoli poveri, quanto
è loro necessario.
Nel chiostro dove abitano non venga ammesso alcun estraneo e
i frati stessi non vi si soffermino per consumare i pasti.
I frati che esercitano l'ufficio di madri, cerchino di star
lontani da tutti e custodiscano la solitudine dei loro "figli" in modo
che nessuna persona si intrattenga con loro.
I figli poi non parlino con nessuno, se non con le loro
"madri" e con il ministro quando, con la benedizione di Dio, verrà a
far loro visita.
Però di tanto in tanto, con la frequenza che sembrerà loro
giusta, le madri e i figli si scambino i rispettivi ruoli, in modo da alternarsi
nel servizio e nella contemplazione.
E cerchino di osservare con sollecita attenzione tutte queste
norme. Piccolo
Testamento (1226)
Scrivi in che modo
benedico tutti i miei frati che sono in questo momento nell'Ordine che vi
entreranno sino alla fine del mondo.
Siccome per la debolezza e le sofferenze della malattia non
posso quasi parlare, esprimo in tre parole le mie volontà ai frati presenti e
futuri: Lettera a
Giacomina di Settesogli
A donna Jacopa, serva dell'Altissimo, frate Francesco,
poverello di Cristo, augura salute nel Signore e comunione nello Spirito Santo.
Sappi, carissima, che il Signore benedetto mi ha fatto la
grazia di rivelarmi che è ormai prossima la fine della mia vita.
Perciò, se vuoi trovarmi ancora vivo, appena ricevuta questa
lettera, affrettati a venire a santa Maria degli Angeli. Poiché se giungerai più
tardi di sabato, non mi potrai vedere vivo.
E porta con te un panno di colore cenerino poer avvolgere il
mio corpo e i ceri per la sepoltura.
Ti prego di portarmi qualcuno di quei dolci che eri solita
preparare per me quando ero ammalato a Roma.
Poiché mi interroghi sul modo di comportarti per il bene della tua anima e sul
modo migliore di compiere la volontà di Dio nel momento di difficoltà che
attraversi, ti dirò ciò che a me sembra più giusto. Ritieni, come una grazia
del Signore tutto ciò che può sembrare un ostacolo, sia che ti venga dai frati
che da altre persone; sii lieto, anche se dovessero percuoterti e maltrattarti.
come prova che si ricordano sempre della mia benedizione e della mia ultima
volontà, si amino sempre tra loro come io li ho amati e li amo; sempre amino ed
osservino la santa povertà nostra signora; siano sempre fedeli alla santa madre
Chiesa e sottomessi ai vescovi e a tutti i sacerdoti.