CODICE ARUNDEL 404
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NATIVITA' DI MARIA E GESU': CODICE DI ARUNDEL |
ARUNDEL [A1]
I genitori di Maria. Nella terra di Gerusalemme ci fu un uomo molto ricco,
di nome Gioacchino, della tribù di Giuda, della stirpe di Davide. Costui
temeva il Signore con semplicità e pascolava le sue pecore. Di altro non
ci curava, se non di amministrare il frutto dei suoi greggi nel timore di
Dio. Nel timore di Dio e nella dottrina, i suoi doni li offriva doppi,
dicendo in cuor suo: "Quanto per me è abbondante lo si deve dare a
tutta la plebe della terra. Ciò che vi è di più grande e di meglio tra
le primizie della mia abbondanza costituirà una oblazione al Signore.
Anzi tutto affinché il Signore mi sia propizio". [A2]
Di ogni cosa faceva tre parti: una parte la dava alle vedove, agli orfani,
ai pellegrini e ai poveri; l'altra parte ai timorati di Dio; la terza
parte poi la teneva per sé e per tutta la sua casa. Comportandosi egli
così, Dio moltiplicò i suoi greggi e la sua ricchezza, sia negli agnelli
e capretti, che nelle lane e in tutte le cose sue, tanto che nel popolo di
Israele non v'era alcuno che lo uguagliasse. Egli aveva cominciato a
comportarsi così quando aveva quindici anni. All'età di vent'anni prese
in moglie Anna, figlia di Issacar, della tribù di Giuda. Convisse con lei
vent'anni, ma non ebbe figli. [A3]
Si avvicinava il grande giorno del Signore, la Pasqua, e ogni figlio di
Israele offriva i suoi doni. E mentre Gioacchino stava preparando i suoi
doni davanti al Signore, gli si avvicinò uno scriba del tempio, di nome
Ruben, e gli disse: "A te non è lecito offrire i tuoi doni con i
sacrifici di Dio, giacché Dio non ti ha benedetto dandoti una discendenza
in Israele". [A4]
Gioacchino con i pastori. Molto addolorato e svergognato davanti al
popolo, si allontanò dal tempio piangendo, e non ritornò a casa sua.
Ricordatosi del patriarca Abramo che nella sua vecchiaia ebbe da Dio il
figlio Isacco, non si fece più vedere da sua moglie, bensì si recò
segretamente dai suoi greggi e pose la sua tenda tra i monti per il lungo
spazio di cinque mesi, pensando: "Non discenderò di qui n‚ per
cibo n‚ per bevanda fino a quando non mi abbia visitato il Signore mio
Dio. La mia preghiera mi servirà da cibo e le mie lacrime da
bevanda". [A5]
Alzando il suo lamento, sua moglie Anna piangeva, dicendo: "Piangerò
la mia vedovanza, piangerò anche la mia sterilità, essendo senza
figli". Mentre pregava, diceva: "Signore Dio, non mi hai dato
figli, e perché mi hai tu preso anche mio marito, e non so dove cercarlo.
Se io lo sapessi morto, gli darei almeno sepoltura". [A6]
E piangendo dirottamente, discese nel giardino di casa sua. Mentre
camminava, alzò gli occhi al cielo e pregava il Signore, dicendo:
"Signore Dio dei miei padri, ascolta la mia preghiera e benedicimi
come hai benedetto la vulva di Sara dandole il figlio Isacco. Guarda così
la tua ancella!". Così dicendo, si voltò verso il cielo e vide un
nido di passeri su di un albero di alloro; e alla vista della loro madre,
si riempì di lacrime e gemette acerbamente esclamando verso il Signore:
"Ahi me, Signore, quale madre mi ha generato? O qual ventre mi ha
portato? Mi dolgo infatti di essere nata per essere oggetto di maledizione
e di improperio per i figli di Israele. Mi hanno disprezzata e mi hanno
scacciata via dal tempio del Signore, mio Dio. Ahi me, a chi sono stata io
assimilata? Non ho potuto essere paragonata agli uccelli del cielo. Poiché
anche i volatili del cielo hanno figli e, davanti a te, ti benedicono
sempre con le loro voci. Ahi me, a chi sono stata io paragonata? Alle
bestie della terra? Ma anche queste si moltiplicano e sono davanti al tuo
cospetto e ti benedicono, Signore. Ahi me, a chi sono resa simile? Alle
acque del mare o ai fiumi della terra? Ma anche le acque hanno tutte un
frutto in se stesse e si moltiplicano al tuo cospetto e le loro proli ti
benedicono sempre, Signore. Ahi me, a chi sono resa simile? A questa
terra? Ma anche la terra dà vita al suo germoglio, gli alberi fruttiferi
che si succedono secondo le stagioni ed esultano al suo cospetto, mentre
la terra ti glorifica, Signore. Avendo tu fatto così tutte queste cose
nella tua sapienza, ricordati infine che all'inizio, per creare e
rinnovare la massa del genere umano, hai benedetto i padri e li hai
preposti a tutto questo". [A7]
E alzò nuovamente la voce piangendo, e disse: "Signore, Dio
onnipotente, tu hai dato prole a tutte le tue creature, alle fiere, agli
animali domestici, ai rettili, ai pesci e agli uccelli, e tutte gioiscono
dei loro figli, soltanto me tu escludi dai doni della tua benevolenza. Ma
a te, Signore, sono possibili tutte le cose. Spetta a te essermi propizio:
tu, Signore, sai che fin dall'inizio della mia unione ho fatto voto che,
qualora tu mi avessi dato un figlio o una figlia, io l'avrei offerto a te,
nel tuo tempio santo". [A8]
E mentre parlava così, apparve improvvisamente davanti al suo viso un
angelo del Signore che le disse: "Anna, non temere, il Signore ha
esaudito la tua preghiera e ha annuito alla tua domanda; è infatti
intenzione di Dio che la tua discendenza e ciò che da te nascerà
costituisca l'ammirazione di tutti i secoli, e la tua discendenza sarà
celebrata in tutta la terra fino alla fine". Mentre così diceva sparì
dai suoi occhi. [A9]
Ma lei temendo per aver visto un tale prodigio, entrò nella sua camera e
si gettò, quasi morta, sul suo lettuccio. Atterrita da immensa paura,
rimase tutto il giorno e la notte in preghiera piena di timore. Dopo ciò,
chiamò a sé la sua domestica Iutin, e le disse: "Mi hai visto
vedova e con l'anima in estremo travaglio, e tu non hai voluto venire da
me". Allora lei rispose, mormorando: "Se Dio ti ha chiuso
l'utero e ha sottratto da te il tuo marito, io che ti posso fare?".
All'udire ciò, Anna piangeva ancora di più. [A10]
L'apparizione di un angelo. Nello stesso tempo, tra i monti dove
Gioacchino pascolava i suoi greggi, apparve un giovane e gli disse:
"Perché non ritorni da tua moglie?". Gioacchino rispose:
"L'ho avuta per venti anni. Ora, siccome Dio non volle darmi da lei
dei figli, pieno di vergogna me ne sono uscito dal tempio di Dio. Perché
ritornare da lei? Una volta scacciato, me ne resterò qui con le mie
pecore fino a quando Dio vorrà che io viva. Per mano dei miei ragazzi,
restituirò la loro parte ai poveri, alle vedove, agli orfani e agli
adoratori di Dio". Quel giovane gli rispose: "Io sono un angelo
di Dio, oggi sono apparso a tua moglie piangente e orante, e l'ho
consolata. Sappi dunque che essa, dal tuo seme, ha concepito una figlia.
Questa sarà tempio di Dio, su di lei riposerà lo Spirito santo, e la sua
beatitudine, superiore a quella di tutte le altre sante donne, sarà di
tal genere e così grande quale non fu mai alcuna altra prima di lei. Ma
anche dopo di lei, nessuna le assomiglierà, sicché nessuno potrà dire
che vi fu una come lei. [A11]
Discendi dunque dai monti e ritorna da tua moglie; la troverai incinta.
Dio, infatti, ha risvegliato il seme in lei e l'ha fatta madre di una
benedizione eterna". [A12]
Gioacchino adorò e disse: "Benedetto il Signore Dio, che non
abbandonò i suoi servi, ma difenderà ogni suo servo nelle difficoltà e
nelle afflizioni, e proteggerà coloro che sperano in lui". E, colmo
di gioia, disse all'angelo: "Se ho trovato grazia al tuo cospetto,
entra un poco nella tenda, siediti e benedici il tuo servo". E
l'angelo a lui: "Non dire "servo", ma conservo. Tutti e due
siamo, infatti, servi di un unico Signore. Non prendo il cibo al quale mi
inviti, poiché il mio cibo e la mia bevanda sono invisibili, non possono
essere visti da alcun mortale. Non voglio dunque questo e non pregarmi di
entrare nella tua tenda. Quanto tu volevi darmi, offrilo in olocausto al
Signore". Gioacchino, allora, preso un agnello immacolato, disse
all'angelo: "Io non avrei presunto questo, se il tuo comando non mi
avesse conferito il potere sacerdotale di offrire". E l'angelo a lui:
"N‚ io ti inviterei a offrire se non conoscessi, in questo, la
volontà di Dio". E
avvenne che mentre egli offriva il sacrificio al Signore, l'angelo andò
in cielo con il soavissimo odore del sacrificio, come trasformato in fumo. [A13]
Allora Gioacchino cadde faccia a terra e vi rimase dall'ora sesta del
giorno fino al vespero. Giunti i ragazzi e i mercenari, ignari di quanto
era accaduto, ebbero paura: pensavano che si volesse uccidere e a stento
riuscirono a alzarlo. Avendo poi narrato loro quanto aveva visto, furono
presi da stupore grande e ammirazione e lo esortarono affinché, senza
indugio, obbedisse al comando dell'angelo e ritornasse presto da sua
moglie. Avvenne
così che, mentre Gioacchino si accingeva a pensare al ritorno e su questo
discuteva in cuor suo, fu preso da un sopore: allora quell'uomo che gli
era apparso quand'era sveglio, gli apparve in sogno, per dirgli: "Io
sono l'angelo che Dio ti ha dato come custode. Discendi tranquillo e
ritorna da Anna, poiché (le opere) di misericordia fatte da te e da tua
moglie sono state presentate al cospetto dell'Altissimo, e vi è stata
concessa una discendenza tale, quale dall'inizio non ebbero mai n‚ i
profeti n‚ i giusti". Risvegliatosi,
chiamò tutti i suoi gregari e manifestò loro il sogno. Essi adorarono il
Signore e gli dissero: "Guardati dal sottovalutare l'angelo di Dio.
Alzati e partiamo, andiamo lentamente mentre pascoliamo". [A13a]
Chiamati, dunque, i suoi pastori, disse loro: "Portatemi dieci
agnelli immacolati che offrirò a Dio". Chiamati i pastori dei buoi,
disse: "Portatemi dodici vitelli saginati, dal ventre immacolato;
questi saranno per i sacerdoti e per i servi al servizio del
Signore". Chiamò
anche i pastori delle capre, e disse loro: "Anche voi portatemi cento
capretti. Questi saranno per un festino in favore di tutto il
popolo". Chiamato a sé il capo dei pastori, gli disse: "Portami
anche il capro immacolato delle mie pecore sul quale vi è il carattere,
cioè il segno. Lungo il cammino, questo sarà il capo dei miei greggi e
la guida di tutte le pecore; e portami il vitello primo, particolare e
immacolato. Questo sarà una oblazione al Dio Altissimo". I
pastori condussero i diversi capi di bestiame e l'ariete era alla guida di
tutto il bestiame e i pastori le seguivano. [A14]
Dopo avere camminato per trenta giorni, l'angelo del Signore apparve a
Anna che perseverava nella preghiera, e le disse: "Anna, vai alla
porta detta "aurea" ad incontrare tuo marito giacché oggi viene
da te con i suoi greggi". Allora
Anna, con le sue ancelle, andò in fretta e si pose a pregare e a piangere
alla stessa porta in lunga attesa. Quando già stava venendo meno, alzò
gli occhi e vide Gioacchino che veniva con il suo bestiame. Allora corse e
gli si appese al collo e, ringraziando il Signore, lo baciò e disse tra
le lacrime: "Ora so con certezza che il Signore mi ha benedetto e ha
tolto da me la maledizione degli uomini. Ecco, infatti, io ero vedova e
ora non sono più vedova. Io che ero sterile, ecco che ho concepito". E
Gioacchino ringraziò l'Altissimo. Vi fu una grande gioia tra tutti i loro
amici e parenti, tanto che tutta la terra di Israele si rallegrò a questa
notizia. [A15]
Gioacchino entrò dunque in casa sua e, nel primo giorno, si riposò. Il
giorno dopo, prese le sue offerte, e andò al tempio del Signore pensando
tra sé: "Se il Signore mi è propizio, lo manifesterà al sacerdote,
il Signore darà un segno e me lo farà conoscere". Offrì, dunque,
le sue offerte e osservava la bocca del sacerdote. Salirono sull'altare di
Dio e il sacerdote non trovò in lui alcun peccato. Gioacchino
disse allora: "Ora so che il Signore, mio Dio, mi è propizio e ha
perdonato ogni mio peccato". Dal tempio del Signore discese così
giustificato a casa sua. [A16]
La nascita di Maria. Terminati che furono i nove mesi del concepimento,
Anna generò una figlia e, passati sette giorni, lavò la + solennità +
del suo parto, offrì alla bambina abbondanza di latte, invitò a casa sua
tutta la moltitudine dei sacerdoti, tutti gli inservienti dell'altare del
Signore, e tutti i maggiorenti di Israele per l'imposizione del nome alla
bambina. Gioacchino poi supplicò l'Altissimo dicendo: "Signore, Dio
dei nostri padri, tu che hai tolto da me la maledizione degli uomini, che
assisti i disprezzati e ascolti il muggito del peccatore, in questo giorno
dà tu il nome alla bambina". Tutti si appressarono al banchetto. Ed
ecco che improvvisamente, mentre stavano mangiando, si udì dal cielo una
voce, che diceva: "Gioacchino, Gioacchino, dal Signore, Dio
altissimo, "Maria" è stato il nome indicato per questa
bambina". Tutta
la folla presente ne rimase stupita e, a una sola voce, tutti risposero:
"Amen". Terminata la festa si allontanarono con gioia
ringraziando Dio. [A16a]
La bambina cresceva. Giunta all'età di sei mesi, sua madre la pose in
terra per vedere se poteva reggersi in piedi. Rimase in piedi, fece sette
passi e ritornò sul petto di sua madre. Allora Anna la sollevò da terra,
dicendo: "Viva il Signore, Dio mio! Non camminerai sulla terra fino a
quando ti condurrò nel tempio del Signore". Anna poi santificò la
sua casa, allontanò da essa ogni cosa contaminata e impura; chiamò a sé
delle figlie immacolate di Ebrei per assisterla. [A16b]
E giunse il primo anno della bambina. Gioacchino e la sua madre
festeggiarono il compleanno con magnificenza: anche in questo giorno
invitarono tutti i principi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani del
popolo. Gioacchino offrì la bambina ai sacerdoti i quali la benedissero,
dicendo: "Dio dei nostri padri, benedici questa fanciulla come già
le desti un nome che sarà celebrato in eterno. Benedicila con
l'ultimissima e suprema benedizione, quella che non ebbe alcun precedente
n‚ più avrà eguale in tutte le nazioni". E tutti risposero:
"Amen!". Sua
madre poi la prese, le diede la mammella e, mentre la teneva così, innalzò
questo cantico al Signore, dicendo: "Ora canterò al Signore mio Dio
un cantico santo, poiché mi ha visitato e ha tolto da me l'improperio di
tutti i miei nemici. Giacché il Signore mi ha dato la singolare e
abbondantissima unità della sua ricchezza al suo cospetto. Chi ha
annunziato a Ruben e ai figli di Israele che Anna allatta? Udite, udite,
dodici tribù di tutta la terra, ammirate e lodate il Signore Dio che ha
avuto misericordia di me e mi ha visitato, ed io ho generato e allattato
mia figlia e il mio latte è abbondante: io che ero senza figli sono
divenuta madre. Questa figlia che mi è nata ha superato il numero di
migliaia di mille". La
pose nel santuario di casa sua e poi esultante di gioia uscì fuori e,
piena di gloria, serviva i sacerdoti e tutto il popolo. Terminata la cena,
tutti se ne andarono a casa loro ringraziando il Dio di Israele. Mentre i
sacerdoti e tutti coloro che temono Dio andarono nel tempio del Signore
Dio. [A17]
Maria nel tempio. Intanto, ogni mese cresceva l'età della fanciulla e la
sua salute era buona. [A18]
Quando giunse all'età di due anni, Gioacchino disse a Anna:
"Mettiamo questa fanciulla nel tempio del Signore adempiendo così il
voto che abbiamo fatto al Signore, affinché non capiti che il Signore
mandi a noi e il nostro dono non sia gradito". Anna gli rispose:
"Aspettiamo ancora un anno. Raggiunta l'età di tre anni, la porremo
nel tempio del Signore, affinché non cerchi il padre e la madre".
Allora questo era un uso tra i figli di Israele. E
non senza difficoltà gli Ebrei osservavano anche questo in riferimento al
Salvatore, come era d'altronde di tutto ciò che riguardava il suo
mistero. Gioacchino rispose a Anna: "Amen, sia così". Giunse
il terzo anno della bambina, e Anna svezzò sua figlia Maria. Gioacchino
disse: "Chiamiamo delle figlie ebree che siano pure, ognuna prenda
una fiaccola accesa, e faccia luce davanti alla fanciulla, affinché sia
attratta dalla luce delle fiaccole e non si volti indietro, e così non
venga meno il suo animo nel tempio del Signore". [A19]
E così fecero. Gioacchino andò con sua moglie Anna al tempio del Signore
e, offrendo sacrifici al Signore, lasciarono la loro bimbetta Maria. [A20]
Prendendola dalle mani della madre, il sacerdote la baciò e la benedisse,
dicendo: "Ti benedica il Signore Dio e renda grande il tuo nome in
tutte le nazioni. Negli ultimi giorni egli manifesterà su di te la sua
salvezza ai figli di Israele". E la pose sul terzo gradino
dell'altare del Signore. [A21]
Il Signore le infuse la sua grazia sicché salì i quindici gradini senza
neppure voltarsi indietro n‚ cercare i genitori, come sogliono fare i
bambini. Per questo furono presi tutti da stupore e i pontefici del tempio
erano pieni di ammirazione. [A22]
Allora Anna, ripiena di Spirito santo, esclamò davanti a tutti: "Il
Signore Dio degli eserciti si è ricordato della sua santa parola e ha
visitato il suo popolo con la sua visita santa per umiliare le genti che
si ergevano contro di noi, e rivolgere a sé il cuore di tutti. Aprì le
sue orecchie alle nostre preghiere e allontanò da noi gli insulti dei
nostri nemici. Una donna sterile è diventata madre, e generò in Israele
l'esultanza e la gioia. Ecco che ora potrò offrire doni al Signore e i
miei nemici non me lo potranno proibire. Il suo Dio li ha infatti
allontanati da me e mi ha dato un gaudio sempiterno". [A23]
Affidarono allora Maria alla dimora comune delle Vergini che restano
giorno e notte a lodare Dio; [A24]
e lei suscitava ammirazione per il fatto che, pur avendo solo tre anni,
camminava con un passo così maturo, parlava in modo così corretto e era
così assidua nelle lodi a Dio che la si sarebbe creduta non una bimbetta,
ma una persona grande. Nelle preghiere era perseverante quasi fossero
trent'anni che era nel tempio del Signore; meditava come una colomba e
riceveva il cibo dalla mano di un angelo. La sua faccia risplendeva
improvvisamente, sicché difficilmente qualcuno poteva mirare il suo
volto. Era
così perseverante nella tessitura che, nella sua tenera età, eseguiva
quanto non riuscivano a fare le donne. Si era imposta questa regola: dalla
prima ora del giorno fino alla terza perseverava nella lettura e nella
preghiera; dalla terza fino alla nona si dedicava al lavoro della
tessitura; dall'ora nona in poi seguitava la preghiera fino a quando non
le appariva l'angelo del Signore dalla cui mano prendeva il cibo.
Proseguiva di meglio in meglio nella lode a Dio e progrediva nel suo
amore. Vedendo
poi le vergini più anziane di lei che lodavano Dio, era spinta da un
ardente anelito di bontà e faceva in modo di essere più pronta nelle
vigilie, più profonda nella conoscenza della Legge di Dio, più devota
nell'umiltà, più elegante nei carmi davidici, più generosa nella carità,
più pura nella purezza, più perfetta in ogni virtù. Era costante e
decisa a progredire ogni giorno verso il meglio. Nessuno l'aveva mai vista
adirata, nessuno l'aveva mai udita maledire. Ogni suo dire era così pieno
di grazia e da esso appariva che sulla sua bocca c'era sempre Dio. Perseverante
nella preghiera e nello studio della Legge di Dio, era attenta affinché
nessuna della sue compagne mancasse anche soltanto in una parola, affinché
nessuna alzasse la voce ridendo o si dimostrasse ingiuriosa o superba
verso le sue pari. Benediceva Dio senza posa, e per non essere distolta
dalla lode divina anche quando era soltanto salutata, lei rispondeva al
saluto con un "Dio sia lodato!". E' da lei che iniziò, per la
prima volta, l'uso invalso in seguito tra gli uomini santi di salutarsi
con "Dio sia lodato". Con
il cibo che riceveva ogni giorno dalla mano dell'angelo saziava
esclusivamente se stessa; dava invece ai poveri quanto riceveva dai
pontefici del tempio. Frequentemente si vedevano angeli parlare con lei e
le obbedivano come i suoi carissimi alla carissima. Se qualche malato,
anelante alla sanità, la toccava, nello stesso istante ricuperava la
salute. [A25]
Allora uno dei pontefici di nome Abiatar offrì ai pontefici una infinita
ricchezza per poterla dare in moglie a suo figlio. Maria però allontanava
ciò da sé, dicendo: "Non può essere che io conosca un uomo o che
un uomo conosca me". Ma i pontefici e i suoi parenti dicevano:
"Dio è venerato nei figli, e onorato nei posteri come è sempre
stato nel popolo di Dio, Israele". Maria, al contrario, rispondeva
loro: "Dio si rivela e è adorato anzitutto con la castità. Infatti,
nessun uomo fu giusto prima di Abele, e con la sua oblazione piacque a
Dio, suscitò invidia e fu ucciso crudelmente da colui che invece
dispiacque. Ricevette così da Dio due corone, una per l'oblazione,
l'altra per la verginità essendo vissuto nell'innocenza e non avendo mai
ammesso nella sua persona alcuna contaminazione. Anche Elia fu assunto
perché, quando il suo corpo era quaggiù, serbò sempre vergine la sua
persona. Anche nel tempio di Dio fin dalla mia infanzia ho imparato che la
verginità può essere molto gradita a Dio. Perciò, in cuor mio, ho
deciso di non conoscere assolutamente alcun uomo". [A26]
Quando ella raggiunse l'età di quattordici anni, i sacerdoti tennero un
consiglio, dicendo: "Ecco che Maria ha raggiunto i quattordici anni.
Ormai, a motivo dell'abitudine muliebre, non può più restare nel tempio.
Che facciamo di lei, affinché non le capiti di contaminare il tempio del
Signore nostro?". Zaccaria rispose: "Il Signore avrà cura di
lei". Ma gli risposero: "Tu presto, ti avvicinerai all'altare
del Signore. Entra dunque nel santuario di Dio e prega per lei: faremo
quello che ti sarà rivelato dal Signore". [A27]
Maria affidata a Giuseppe. Presa questa decisione, un banditore fu mandato
a tutte le tribù di Israele affinché, dopo tre giorni, si radunassero
tutti nel tempio del Signore. Quando
il popolo fu tutto radunato, si alzò il pontefice Issacar e salì sui
gradini più alti per potere essere udito e visto da tutto il popolo. E,
fattosi un grande silenzio, disse: "Ascoltatemi, figli di Israele,
odano le vostre orecchie le mie parole. Dopo che questo tempio fu
edificato da Salomone, vi furono figlie di re e di profeti, di sacerdoti e
di pontefici; furono grandi e ammirevoli e, giunte all'età legittima,
presero marito, seguirono la condotta dei loro predecessori e piacquero al
Signore. Solamente Maria ha trovato una nuova linea di condotta
promettendo a Dio di mantenersi vergine. Mi pare dunque che con la nostra
domanda si abbia a conoscere da Dio a chi si debba affidarla in custodia. [A27a]
Così fece Davide quando era in dubbio, allorché fece prendere l'efod,
interrogò Dio, e venne a conoscenza della vittoria. E' necessario che
anche noi facciamo così e godremo per avere compiaciuto il Dio dei nostri
padri". Questo parlare piacque a tutta l'assemblea. Dai sacerdoti fu
gettata la sorte sulle dodici tribù. [A28]
Zaccaria entrò allora nel santuario di Dio con i dodici campanelli e la
veste sacerdotale, e offrì a Dio un sacrificio. Mentre stava pregando,
apparve un angelo del Signore e gli disse: "Raduna tutti gli uomini
vedovi della tribù di Giuda, ognuno porti il suo bastone, e la affiderai
a quello sul quale il Signore manifesterà un segno". Furono
allora avvertiti tutti quelli della tribù di Giuda affinché, il giorno
seguente, coloro che erano senza moglie, venissero portando in mano il
proprio bastone. Avvenne così che Giuseppe, gettata l'ascia di mano,
prese il bastone e, lui vecchio, partì con persone più giovani. Tutti si
radunarono presso il sacerdote ognuno con il bastone e glielo porsero. Il
sacerdote li prese e entrò nel santuario a interrogare il Signore: offrì
un sacrificio e pregò. Terminata la preghiera, l'angelo del Signore gli
disse: "Introduci tutti i bastoni nel santo dei santi, e restino là
fino al mattino. Ordina loro che domattina vengano da te a riprendere i
bastoni. Quando ognuno avrà ricevuto il suo bastone, dalla cima di un
bastone uscirà una colomba e volerà in cielo. Affiderai la custodia di
Maria a colui in mano del quale il bastone restituito darà questo
segno". Il giorno seguente tutti vennero più presto di quanto era
stato detto loro. Il pontefice, entrato nel santo dei santi, offrì
l'oblazione dell'incenso, prese con le sue mani i bastoni per
distribuirli, tralasciando quello di Giuseppe: ed egli, avvilito, se ne
uscì fuori. Portati fuori i bastoni, a ognuno dava il suo: ma in essi non
v'era alcun segno, non essendo uscita la colomba da alcun bastone. Allora
il pontefice Abiatar indossò i dodici campanelli sacerdotali, entrò nel
santo dei santi, accese un sacrificio, e ripet‚ la preghiera. Mentre
pregava sopraggiunse un angelo del Signore e gli disse: "Quel
bastoncino corto che hai abbandonato qui senza tenerne alcun conto e non
hai portato fuori con gli altri, proprio quello non appena tu l'avrai
portato fuori e restituito dimostrerà il segno di cui ti ho
parlato". Questo era il bastone di Giuseppe. Il
sacerdote l'aveva tralasciato perché lo trascurava a motivo dell'abito
modesto e, essendo egli vecchio, quasi che non potesse riceverla, n‚
richiederla. Standosene egli ultimo e umile, il pontefice Abiatar gli gridò
a gran voce: "Su, vieni Giuseppe, a prendere il tuo bastone poiché
tu sei destinato alla gloria dell'incorruttibilità perenne". All'udire,
si stupì delle parole del sacerdote che ormai non dissimulava più nulla.
Ultimo di tutti, Giuseppe si avvicinò, prese il suo bastone e apparve il
segno: ecco, una colomba bellissima più candida della neve uscì dal
bastone di Giuseppe e si pose sul suo capo. Poi, dopo avere svolazzato a
lungo sulla cornice del tempio, si diresse in cielo. Allora tutto il
popolo si rallegrava con il vecchio, dicendo: "Nella tua vecchiaia
sei stato felice, avendoti Dio reso idoneo a ricevere Maria". [A29]
Quando i sacerdoti gli dissero: "Prendila, poiché in tutta la tua
tribù tu solo sei stato scelto" egli prese a adorare e a supplicarli
con vergogna, dicendo: "Io sono vecchio e ho figli. Perché affidare
a me questa fanciulla che è più giovane dei miei nipoti? Non la prenderò,
per non essere deriso dai figli di Israele". Allora
gli disse il pontefice Abiatar: "Temi il Signore, tuo Dio, Giuseppe,
e ricorda quanto fece a Datan e a Abiram, all'Oreb, come cioè si sia
spalancata la terra e li abbia inghiottiti a causa della loro
disobbedienza, avendo essi vilipeso la volontà del Signore. Che non
capiti così anche a te, qualora tu vilipenda questo che Dio ti
ordina". Rispose Giuseppe: "Io non vilipendo di certo la volontà
di Dio, ma sarò suo custode fino a tanto che la volontà di Dio farà
conoscere quale dei miei figli la debba prendere in moglie. Le siano date,
nel mentre, alcune delle sue compagne vergini con le quali
intrattenersi". Abiatar rispose: "Le saranno assegnate delle
vergini per sua compagnia fino a quando giungerà il giorno stabilito in
cui tu la prenderai. Non potrà, infatti, unirsi in matrimonio con
altri". [A30]
Giuseppe prese allora Maria con altre cinque vergini affinché fossero in
casa con lei. Queste erano: Rebecca, Sefora, Susanna, Abietgea e Zachele.
Alle quali fu dato dai pontefici, seta e giacinto, cocco e bisso, porpora
e lino. Il sacerdote le adunò, e disse: "Davanti a me, tirate la
sorte affinché io sappia quale di voi terrà il bisso o la seta o il
giacinto, la vera porpora e il lino per tessere i veli per il tempio del
Signore". Gettarono dunque le sorti per vedere che cosa doveva fare
ogni vergine, e quando si estrasse chi doveva tessere la vera porpora, la
sorte cadde su Maria. E partirono. [A31]
Questo fu il tempo nel quale Zaccaria divenne muto, e in sua vece fu fatto
sacerdote Simeone fino a quando Zaccaria non parlò. [A32]
E avvenne che quando Maria prese la porpora per tessere il velo del tempio
del Signore, quelle vergini le dissero: "Tu ti fai umile e ultima e
hai meritato di ottenere la porpora?". E ripetendo questo e altre
cose giunsero fino alle parole motteggiatrici, e presero a chiamarla
"regina delle vergini". Mentre tra loro facevano tali cose, in
mezzo a esse apparve improvvisamente un angelo, che disse: "Queste
parole non sono state dette per motteggiare, ma sono verissime parole
profetiche di approvazione". Le vergini ebbero paura dell'aspetto
dell'angelo e delle sue parole, e la pregarono di perdonare loro e di
pregare per loro. Maria poi filò quella porpora e la pose linda in casa. [A33]
Annunciazione. Il giorno seguente, presa una brocca, andò a riempirla di
acqua. Mentre se ne stava presso la fontana per riempirla, le apparve un
angelo, dicendo: "Salve, Maria! Beata te, perché nella tua mente vi
è dimora del Signore preparatagli da te. Ecco che verrà dal cielo una
luce ad abitare in te e, per mezzo tuo, splenderà su tutto il
mondo". [A34]
Maria incinta. Di nuovo, nel terzo giorno, mentre con le sue dita lavorava
la porpora, entrò da lei un giovane di ineffabile bellezza. Alla sua
vista, Maria ebbe paura e tremò. L'angelo però le disse: "Non
temere, Maria, hai infatti trovato la grazia del Signore. Concepirai e
partorirai il re dei re che regnerà nei secoli dei secoli, colui che non
solo comanda sulla terra, ma anche nei cieli". Ciò udendo, Maria
prese a pensare tra sé, dicendo: "Non partorirò io come tutte le
altre donne?". Gli domandò allora: "Come accadrà questo, non
conoscendo io alcun uomo?". L'angelo le rispose: "Non partorirai
come tu hai pensato, Maria! Ma lo Spirito santo scenderà su di te, e la
forza dell'Altissimo ti adombrerà, perciò il santo che nascerà da te
sarà detto Figlio di Dio, e il suo nome sarà Gesù. Egli salverà,
infatti, il suo popolo dai suoi peccati. Ecco che Elisabetta, tua parente,
anche lei, nella sua vecchiaia, concepì un figlio, e questo è il sesto
mese di colei che era detta sterile: a Dio, infatti, non è impossibile
cosa alcuna". Maria rispose all'angelo: "Ecco, sono l'ancella
del Signore, al suo cospetto. Si adempia in me la sua volontà secondo la
tua parola". E l'angelo si allontanò da lei. [A35]
Terminata la porpora, la portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse,
dicendo: "O Maria, tu sei benedetta, e il Signore ha magnificato il
tuo nome in tutte le nazioni della terra". Concepì
dunque, ma lo ignorava; ed era piena di gioia perché il sacerdote del
Signore l'aveva benedetta. [A36]
In quel tempo dunque andò da sua cugina Elisabetta e picchiò alla sua
porta. Quando Elisabetta udì la sua voce lasciò andare ciò che teneva
in mano, le corse incontro e la benedisse, dicendo: "Benedetta tu tra
le donne e benedetto il frutto del tuo ventre. E donde mi è dato che
venga a me la madre del mio Signore? Non appena è giunta alle mie
orecchie la voce del tuo saluto, esultò quello che è concepito nel mio
utero". Udito ciò, Maria si ricordò dei misteri dei quali le aveva
parlato l'angelo Gabriele, e rivolta al cielo, esclamò: "Chi sono
io, Signore, che tutti mi magnificano?". E aggiunse: "L'anima
mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.
/ Poiché ha rivolto gli occhi / alla pochezza della sua ancella" (e
tutto il resto che segue). Restò da Elisabetta tre mesi, e di giorno in
giorno il suo ventre si ingrossava. Gonfia se ne ritornò a casa e si
celava allo sguardo dei figli di Israele. [A37]
Sei mesi dopo il suo concepimento, mentre capitavano tali cose, Giuseppe
ritornò in casa dal suo lavoro; essendo falegname, era stato occupato in
Cafarnao marittima e vi era rimasto otto mesi. Trovata Maria incinta, [A38]
tremò tutto e, nell'angoscia, si batteva la faccia, si gettava a terra e
piangeva amaramente, [A39] dicendo: "Prendi, Signore, il mio spirito!
Preferisco morire piuttosto che vivere". E esclamò: "Con che
faccia guarderò il Signore? O come lo potrò pregare per questa
fanciulla? L'ho ricevuta vergine dal tempio del Signore, Dio mio, e non
l'ho custodita. Chi avrebbe pensato che mi sarebbe capitata una cosa
simile? Chi è che mi ha insidiato, chi ha osato perpetrare tali cose in
casa mia distogliendo dalle vergini la vergine immacolata Maria? O
Signore, il tuo nome è da lodare in tutta la terra! Tu sai, Signore, che
io sono innocente del suo sangue". [A40]
Quelle vergini che erano con lei gli risposero: "Noi sappiamo che
nessun uomo l'ha mai toccata. Sappiamo che in lei l'integrità e la
verginità sono state custodite con immacolata perseveranza. Infatti restò
sempre in preghiera con Dio. Ogni giorno riceveva il cibo dalle mani di un
angelo. Come può essere che in lei vi sia un qualche peccato? Se vuoi che
ti manifestiamo il nostro pensiero: nessuno la può aver resa incinta se
non un angelo di
Dio". Rispose Giuseppe: "Perché volete che io creda quanto voi
mi dite, e cioè che l'abbia ingravidata un angelo di Dio? E' vero, anche
questo può accadere. Ma un angelo di Dio santifica la persona che
ingravida, non le rimane corruzione alcuna, nessuna contaminazione, ma è
l'espressione della parola divina. E se qualcuno si fosse finto, in modo
credibile, un angelo per ingannarla?". [A41]
Così dicendo pianse e pensò: "Con che coraggio andrò io al tempio
di Dio, che dirò ai sacerdoti, con che faccia li potrò guardare? Si è
forse ripetuta in me, o Signore, la storia di Adamo? Mentre egli era in
contemplazione al cospetto del tuo splendore, ringraziandoti, il serpente
andò da Eva, la trovò sola, la sedusse, lei trasgredì il comandamento e
cadde nella corruzione della morte. Così è avvenuto anche a me? Che
debbo fare?". [A42]
Mentre così parlava in preghiera davanti al Signore, si alzò, chiamò
Maria e le disse: "Maria, amata dal Signore, perché hai fatto questo
e hai voluto manifestare la debolezza della tua anima davanti ai figli di
Israele? Perché hai fatto questo, tu che sei stata nutrita nel tempio di
Dio e fatta crescere nel santo dei santi, tu benedetta dal santo sacerdote
dell'Altissimo, da tutti i sacerdoti del Signore e da tutte le tribù di
Israele?". Così dicendo, gemette amaramente, rivolse gli occhi al
cielo e disse: "Signore Dio, tu sai donde abbia avuto origine questo
fatto". Maria, allora, piena di lacrime, disse: "Viva il Signore
Dio mio, io ignoro donde provenga ciò che ho nell'utero". [A43]
Udito ciò, Giuseppe ebbe timore, stette zitto e prese a riflettere che
cosa doveva fare. Diceva, infatti, tra sé: "Se nasconderò il suo
peccato sarò considerato come uno che si oppone alla Legge di Dio, e se
lo manifesterò ai figli di Israele, temendo che ciò che è nel suo utero
sia opera di un angelo, sarò considerato come uno che offre sangue
innocente a un giudizio di morte. Dunque, che debbo fare? La manderò
indietro di nascosto". [A44]
E mentre pensava di mandarla via, cadde la notte. Stava ordinando affinché,
levatasi, fuggisse di notte. Ma ecco che proprio in quella notte, in
sogno, gli apparve un angelo del Signore, dicendo: "Giuseppe, figlio
di Davide, non temere a proposito di questa fanciulla! Prendila in moglie,
giacché ciò che è in lei viene dallo Spirito santo. Dal suo utero
partorirà un figlio al quale darai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà
chiamato figlio dell'Altissimo. Egli stesso, infatti, salverà il suo
popolo dai suoi peccati". [A45]
Alzatosi dal sonno, Giuseppe ringraziò il Dio di Israele di avergli
manifestato il suo segreto, parlò con le vergini, narrò a Maria la sua
visione e si rallegrò a suo riguardo, dicendo: "Ho peccato, nutrendo
un sospetto su di te". [A46]
Prova dell'acqua per Maria e Giuseppe. Avvenne poi che si propagasse la
notizia della gravidanza di Maria. Lo scriba Anna venne in casa di
Giuseppe, e gli disse: "Perché mai da così lungo tempo non ti fai
vedere nella nostra assemblea?". Rispose Giuseppe: "Mi sono
stancato nel viaggio e mi sono quindi riposato un poco". E,
voltatosi, Anna guardò Maria: la vide incinta, se ne meravigliò e andò
a dire al sacerdote: "Sacerdote beatissimo, ascoltatemi". Gli
rispose il sacerdote: "Dì pure, se hai qualcosa da dire". Anna
riprese: "Giuseppe al quale hai reso testimonianza, si è comportato
in un modo assai iniquo". "Che ha commesso?", gli domandò
il sacerdote. Rispose: "Ha violato Maria vergine che aveva preso in
custodia dal tempio del Signore, le ha carpito le nozze senza fare sapere
nulla ai figli di Israele". Il sacerdote rispose: "Giuseppe non
ha fatto questo. E' infatti incredibile quanto tu affermi". Ma Anna
ribatt‚: "Manda dei messi in casa sua, e vedrai che lei è
incinta". [A47]
Andarono dunque dei messi in casa di Giuseppe e la trovarono come aveva
detto Anna. La condussero allora al tempio del Signore e la posero davanti
al sacerdote, a tutti i maggiorenti e a tutto il popolo della sinagoga
affinché fosse giudicata. Presero anche Giuseppe e lo condussero dal
pontefice; costui, con i sacerdoti, lo rimproverò, dicendo: "Perché
hai carpito le nozze di una vergine così grande e singolare, che fu
nutrita nel tempio dagli angeli come una colomba? Che mai volle vedere
neppure un uomo, che aveva un'ottima conoscenza della Legge del Signore?
Se tu non le avessi usato violenza, essa ancora oggi seguiterebbe a essere
vergine". [A48]
Giuseppe imprecava a se stesso giurando di non averla mai toccata. Rivolto
a Maria, il sacerdote le disse: "Perché hai fatto ciò? Che hai
visto per avvilire così l'anima tua? O Maria, tu che sei stata nutrita
nel santuario santissimo, che hai ricevuto il cibo dalla mano di un angelo
e hai ascoltato l'inno dei santi, perché hai fatto ciò?". E versò
lacrime a causa di lei, e con lui era tutto il giudizio dei figli di
Israele. [A49]
Tutti gli Ebrei miravano alla condanna di Maria. Ora Maria, mentre stava
in giudizio, guardò in cielo, mandò un gemito con lacrime e disse:
"Viva il Signore mio Dio, giacché sono pura al suo cospetto, e non
ho conosciuto maschio. Tu sai tutto, Signore Dio mio. Ecco che sto in
giudizio. Aiutami perché tu sei il conoscitore delle cose occulte e dei
segreti sapendo ogni cosa prima della generazione umana, tu ricompensi
ognuno secondo il suo agire. Tu sai, Signore, che sono stata condotta in
giudizio senza motivo, ma ecco che tutti mi guardano sostenendo la mia
condanna. Guarda dal cielo e vedi la mia pochezza e a chi, senza motivo,
mi è contrario, rivela che io non ho commesso nulla di ciò". [A50]
I principi dei sacerdoti dissero a Giuseppe: "Che cos'è ciò che
vediamo? Hai preso una fanciulla vergine da custodire in casa tua, e ecco
che è incinta". Rispose
Giuseppe, dicendo: "Viva il Signore Dio, ch'io sono puro a suo
riguardo". Gli disse il sacerdote: "Non invocare il Signore con
una bugia; Dio infatti è verace! Dì piuttosto la verità! Tu
hai, invero, carpito le sue nozze senza notificarlo ai figli di Israele, e
non hai voluto piegare il tuo capo sotto la mano del Dio onnipotente
affinché benedicesse la tua discendenza. Ora, rendi Maria vergine come
l'hai ricevuta dal tempio del Signore Dio". Udito
questo, Giuseppe restò zitto. Celava infatti il segreto che gli era stato
svelato da Gabriele, angelo di Dio, e rivolto al cielo rendeva grazie a
Dio. [A51]
Gli disse il pontefice Abiatar: "Viva il Signore! Ora vi farò bere
l'acqua della prova del Signore affinché quando bevete si manifesti il
vostro peccato". Diede
dunque ordine e portarono dal santuario un'idria data da Mosè ai figli di
Israele piena dell'acqua di cui si parla nella Legge del Signore. Questa
è l'acqua che denuncia i peccatori: a chi la assaggia dopo aver mentito,
Dio gli farà apparire un segno sulla faccia e un tumore sul femore
destro. Si radunò allora una moltitudine senza numero dei figli di
Israele, e anche Maria fu condotta al tempio del Signore. I sacerdoti, i
suoi genitori e i parenti, piangendo, dicevano a Maria: "Confessa ai
sacerdoti il tuo peccato, tu che eri come una colomba nel tempio di Dio e
ricevevi il cibo dalle mani di un angelo". [A52]
Giuseppe fu dunque chiamato nuovamente all'altare e gli fu data l'acqua
della prova. La bevette sicuro, fece per sette volte il giro dell'altare
senza che apparisse in lui alcun segno di peccato. Allora lo santificarono
sacerdoti e ministri, assieme al popolo, dicendo: "Beato te, giacché
in te non fu trovato reato alcuno". [A53]
Così, chiamarono Maria e le dissero: "Che scusa puoi addurre? Se no,
qual segno potrà apparire in te maggiore del concepimento apparso nel tuo
ventre? Essendo Giuseppe apparso puro, a te domandiamo soltanto questo:
confessa chi è colui che ti ha ingannato. E' meglio che ciò sia
manifestato dalla tua stessa confessione, piuttosto che l'ira di Dio ti
tradisca in mezzo al popolo, facendo scaturire un segno sulla tua
faccia". [A54]
Maria allora con fermezza e senza paura, disse: "Se in me vi è
qualche macchia o qualche peccato, se vi è stata in me qualche
concupiscenza, il Signore mi smascheri davanti a tutto il popolo, di modo
che io mi possa purificare da tutto, quale esempio di emendamento". E
avvicinatasi all'altare del Signore, prese, sicura, l'acqua della prova,
dicendo: "Sicura e allegra mi avvicino a quest'acqua vera". La
bevette, compì i sette giri e non fu trovato in lei n‚ segno n‚
vestigio di peccato. [A55]
Dritta davanti a tutti, si dice che abbia pronunciato queste parole:
"Acqua giusta, acqua vera, acqua buona e amabile, che palesi
chiaramente i peccatori, mentre liberi da morte gli innocenti, acqua
soccorritrice della mia vita, in me sei acqua pura e senza macchia, e
bevanda piacevole, ti ringrazio della mia casta verginità e
dell'immacolato concepimento. Acqua perenne, io madre vergine ti benedico,
giacché fu riservato a me il segno di Dio, il battesimo di luce".
Detto questo, un improvviso splendore apparve sulla sua faccia, e il suo
volto fu così trasformato che i figli di Israele non potevano guardarla. [A56]
Allora tutti i principi e il popolo, vedendo la sua bellezza, restarono
ammirati dall'esito del processo, stupirono e guardando il concepimento
del suo ventre presero ad agitarsi con discorsi diversi. Alcuni riferivano
questo alla santità, mentre altri l'accusavano di cattiva coscienza.
Maria allora, vedendo che il sospetto del popolo non era stato
completamente fugato, con voce alta affinché tutti potessero sentire,
disse: "Viva il Signore Dio Adonai degli eserciti in cospetto del
quale sto; fin dalla mia fanciullezza io non ho mai conosciuto uomo, n‚
lo conoscerò, poiché già anteriormente avevo stabilito questo in cuor
mio e fin dalla mia infanzia avevo fatto voto al mio Dio di restare in
quella integrità nella quale egli mi ha creato; in lui confido per vivere
soltanto per lui, per servire soltanto lui senza macchia, fino a quando
vivrò". [A57]
Tutti allora baciavano le sue ginocchia e la supplicavano di perdonare i
loro maligni sospetti. Disse
dunque il sacerdote a Giuseppe: "Dio ti ha dimostrato giusto, in te
infatti è apparsa la giustizia". Così disse pure a Maria:
"L'Altissimo ti ha dimostrata giusta, Maria, e in te si è constatata
la verità e la virtù di Dio. Ora, avendo il Signore, che conosce le cose
occulte, manifestato in voi tutta la verità e allontanato da voi un falso
crimine, anch'io non vi condanno". [A58]
Tutto il popolo esaltò Maria e i sacerdoti, i principi del popolo e le
vergini la condussero, con esultanza e gioia, in casa sua, acclamando e
dicendo: "Sia benedetto il nome del Signore poiché ha reso manifesta
la sua verità a tutto il popolo di Israele". [A59]
Nascita di Gesù. Uscì in quei giorni un editto di Cesare Augusto affinché
ognuno partisse in fretta per il suo paese per il censimento di tutti i
beni tanto suoi che della moglie, dei figli, dei servi e delle serve, e
per la indicazione dei poderi, degli armenti e del denaro a essi dovuto, e
della mobilia della loro casa, e affinché ognuno si iscrivesse nel luogo
ove era nato e desse il censo e il tributo. [A60]
Uscito questo ordine in tutta la Giudea sotto il preside della Siria
Cirino, Giuseppe, fabbro, che prima si chiamava Moab, dovette partire per
recarsi a Betlemme con i suoi figli e con Maria, sua sposa, che egli aveva
ricevuto dal tempio del Signore. Giuseppe, infatti, e Maria erano della
tribù di Giuda e del paese [A61] Mentre erano in cammino, lungo la
strada, Maria disse a Giuseppe: "Davanti a me vedo due popoli, uno
che piange e l'altro che ride". Giuseppe le rispose: "Resta
seduta sul giumento e non dirmi parole inutili". Dinanzi
a loro, apparve allora un ragazzo grazioso che indossava uno splendido
abito, e disse a Giuseppe: "Perché hai detto che erano parole
inutili quelle che hai udito a proposito dei due popoli? Lei ha visto il
popolo giudaico che piangeva perché si è allontanato da Dio, e il popolo
gentile che rideva perché si è avvicinato al suo Dio; come Dio aveva
promesso ai nostri padri Abramo, Isacco e Giacobbe. Poiché è giunto il
tempo nel quale, per mezzo della discendenza di Abramo, la benedizione è
data a tutte le genti!". E così dicendo, si sottrasse ai loro occhi. [A62]
Giuseppe poi andò innanzi verso la città, e lasciò Maria con suo figlio
Simone, poiché, essendo incinta, camminava più lentamente. Entrato
in Betlemme, suo paese, mentre stava in mezzo alla città, disse:
"Nulla di più giusto dell'amore verso la propria città! Essa è,
infatti, il riposo di ogni uomo: Betlemme, buona casa di Davide, re e
profeta di Dio!". [A63]
E girando, vide una stalla isolata e disse: "Bisogna che io alloggi
in questo luogo; mi pare che sia il ricovero di pellegrini. Qui io non ho
n‚ ospizio n‚ albergo dove possiamo fermarci". Osservandola
attentamente, disse: "Certo, l'abitazione è piccola, ma è adatta ai
poveri; soprattutto è lontana dai rumori degli uomini e non può quindi
nuocere a una donna partoriente. E' dunque necessario che io mi fermi in
questo luogo con tutti i miei". [A64]
Così dicendo, uscì fuori, guardò sulla strada ed ecco che stavano
avvicinandosi Maria con Simone. Quando lo raggiunsero, Giuseppe disse:
"Figlio, Simone, perché sei giunto così tardi?". Rispose:
"Se non ci fossi stato io, signor padre, Maria avrebbe indugiato
ancora di più; essendo gravida, si fermava spesso lungo la strada per
riposarsi. Lungo il cammino ho sempre avuto la preoccupazione che la
sorprendesse il parto. E ringrazio l'Altissimo che le ha concesso di
resistere. Poiché, a quanto suppongo e come ella stessa afferma, il suo
parto è imminente". Detto questo, fece fermare il giumento e Maria
discese dalla bestia. [A65]
Giuseppe disse allora a Maria: "Figliola, hai sofferto molto per
causa mia; entra dunque e abbi cura di te. E tu, Simone, porta l'acqua,
lava i suoi piedi, e poi le darai il cibo e farai ciò di cui avrà
bisogno secondo il desiderio dell'anima sua". Simone fece quanto gli
aveva ordinato suo padre e la condusse nella grotta che all'ingresso di
Maria assunse la luce del giorno, illuminandosi quasi fosse l'ora sesta. [A66]
Lei poi, dentro se stessa, non cessava mai di rendere grazie. E Simone
disse a suo padre: "Che pensiamo che succeda a questa fanciulla?
Parla per tutto il tempo tra sé e sé". Rispose Giuseppe: "Non
può parlare con te perché è stanca del cammino. Perciò parla con se
stessa: ella rende grazie". Avvicinatosi a lei, disse: "Alzati,
signora figlia, sali sul lettuccio, e riposa". [A67]
Così dicendo, uscì fuori. Poco dopo, Simone lo seguì e gli disse:
"Affrettati, signor padre, vieni al più presto! Maria chiede di te,
ti desidera molto. Penso che il suo parto sia vicino". Giuseppe gli
rispose: "Io non mi allontano da lei. Ma tu, che sei giovane, corri
presto, entra in città e cerca un'ostetrica che venga dalla fanciulla; a
una donna partoriente è molto utile un'ostetrica". Rispose Simeone:
"In questa città io sono sconosciuto: come posso trovare
un'ostetrica? Ascoltami, signor padre: so e sono certo che il Signore ha
cura di lei ed egli le procurerà un'ostetrica, una balia e tutto quanto
le è necessario". [A68]
Mentre dicevano queste cose, ecco venire una ragazza con il seggiolone con
il quale si soleva prestare aiuto alle donne partorienti, e rimanere lì
ferma. Al vederla, si meravigliarono, e Giuseppe le disse: "Figliola,
dove vai con questo seggiolone?". Rispose la ragazza: "La mia
maestra mi ha mandato in questo luogo, essendo andato da lei un giovane
con grande fretta, a dirle: Vieni presto ad accogliere un nuovo parto,
poiché una fanciulla partorisce il primogenito. Udito questo, la mia
maestra mi ha mandato innanzi a sé. Ecco, infatti, che lei mi
segue". Giuseppe guardò e la vide venire. Le andò incontro e si
salutarono a vicenda. La ostetrica gli disse: "Uomo, dove vai?".
Egli rispose: "Cerco un'ostetrica ebrea". Gli domandò la donna:
"Sei tu di Israele?". E Giuseppe: "Io sono di
Israele". La donna domandò: "Chi è la fanciulla che partorisce
in questa grotta?". Rispose Giuseppe: "Maria, che mi è stata
data in sposa e che è stata allevata nel tempio del Signore". Gli
domandò l'ostetrica: "Non è tua moglie?". E Giuseppe: "Mi
è stata data in sposa, ma ha concepito dallo Spirito santo".
L'ostetrica insiste: "E' vero ciò che tu affermi?". E Giuseppe
a lei: "Vieni e vedi!". [A69]
L'ostetrica. E entrarono nella grotta. Giuseppe le disse: "Va, visita
Maria". Volendo penetrare nell'interno della grotta, ebbe paura perché
vi splendeva una grande luce, che non venne mai meno, n‚ di giorno n‚
di notte, per tutto il tempo che Maria restò là. Giuseppe, dunque, disse
a Maria: "Ecco che ti ho condotto l'ostetrica Zachele che sta fuori,
davanti alla grotta e per il troppo splendore non osa e non può
entrare". All'udire ciò, Maria sorrise. E Giuseppe le disse:
"Non sorridere, sii prudente. E' venuta infatti per visitarti, caso
mai avessi bisogno di medicina". Le ordinò di entrare e si fermò
davanti a lei. Avendo
Maria permesso di essere visitata per più ore, l'ostetrica a gran voce
esclamò: "O Signore, gran Dio, abbi pietà! Poiché non si è ancora
mai udito n‚ visto n‚ sospettato che le mammelle siano piene di latte
e il nato maschietto dimostri che sua madre è vergine. Nel neonato non vi
è alcuna contaminazione di sangue, nessun dolore appare nella
partoriente. Ha concepito vergine, vergine ha partorito, e dopo avere
partorito rimane vergine". [A70]
Siccome l'ostetrica tardava nella grotta, Giuseppe entrò e l'ostetrica
gli andò incontro. Uscirono fuori tutti e due e trovarono Simone che se
ne stava là ritto; le domandò dunque Simone: "Signora, come va
dunque la fanciulla? Può avere qualche speranza di vita?". Gli
rispose l'ostetrica: "Uomo, che dici mai? Siedi e ti narrerò una
cosa meravigliosa". E, alzati gli occhi verso il cielo, con voce
chiara, disse l'ostetrica: "Padre onnipotente, com'è che ho visto un
miracolo che mi stupisce? O quali sono le mie opere per le quali sono
stata resa degna di vedere i tuoi santi misteri? Tu hai predisposto che la
tua serva giungesse qui proprio in quel momento per vedere le meraviglie
dei tuoi beni, Signore. Che cosa farò? Come posso raccontare le cose
viste?". Simone le disse: "Ti prego di accennarmi quanto hai
visto". E l'ostetrica a lui: "Non ti sarà celata la sintesi di
molti beni. Sta dunque attento alle mie parole e conservale in cuor tuo. [A71]
Quando entrai per visitare la fanciulla, la trovai con la faccia volta
verso l'alto, fissa al cielo, e parlava tra sé. Penso che pregasse e
benedicesse l'Altissimo. Mi accostai a lei, le dissi: "Dimmi, figlia,
senti qualche dolore o c'è qualche punto delle tue membra che è
dolente?". Ma come se non sentisse nulla e fosse un solido masso, se
ne stava immobile guardando fissa in cielo. [A72]
Lo stupore della natura. Nel più grande silenzio, in quel momento si sono
fermate tutte le cose, con timore: infatti, cessarono i venti, non dando
più il loro soffio, non s'è più mossa alcuna foglia degli alberi, non
s'è più udito alcun rumore di acque, non scorsero più i fiumi, non ci
fu più il flusso del mare, tacquero tutte le fonti di acqua, non risuonò
più alcuna voce umana: c'era un grande silenzio. In quel momento, lo
stesso polo cessò l'agilità del suo corso. Le misure delle ore erano
quasi tramontate. Con timore grande, tutte le cose tacevano stupite,
mentre noi eravamo nell'attesa della venuta della maestà del termine dei
secoli. [A73]
Approssimandosi, dunque, il momento, la potenza di Dio apparve
palesemente. La fanciulla che stava guardando verso il cielo diventò
bianca come la neve: si approssimava, infatti, il compimento dei beni. Uscì
fuori la luce, e lei adorò colui che aveva partorito. Il bambino
rifulgeva tutt'intorno come il sole e il suo aspetto era puro e giocondo,
perché apparve solo come pace che tutto placa. Nel momento in cui nacque,
si udì la voce di molti esseri invisibili che dicevano all'unisono:
"Amen". Questa luce nata, si è moltiplicata e ha oscurato, con
lo splendore del suo chiarore, la stessa luce del sole, e questa grotta si
è riempita di uno splendido chiarore e di un odore soavissimo. Questa
luce è nata così come discende dal cielo la rugiada sopra la terra. Il
suo profumo è olezzante più di ogni profumo di aromi. [A74]
Io rimasi stupita, meravigliata, e fui presa dal timore: guardavo infatti
nel mirabile splendore della luce che era nata. Questa
luce, concentrandosi a poco a poco, si è fatta simile a un bambino:
subito si è prodotto un bambino come sogliono nascere i bambini. Allora
mi feci ardita, mi chinai e lo toccai, lo presi, con gran timore, nelle
mie mani; ma rimasi esterrefatta perché in lui non c'era il peso di un
uomo nato. L'ho guardato: in lui non c'era alcuna macchia, bensì come una
rugiada dell'Altissimo aveva il corpo tutto nitido; leggero a portare,
splendido a vedere. Mentre grandemente mi stupivo che non piangesse come
sono soliti piangere i bambini appena nati, e lo tenevo, guardandolo in
volto, egli mi sorrise con un sorriso giocondissimo. Aprì gli occhi, mi
fissò acutamente e subito, dai suoi occhi, uscì una grande luce come un
grande lampo". [A75]
All'udire queste cose, Simone disse: "Donna beata, che sei stata
degna di vedere e annunziare questa nuova visione e santità! Io sono
felice di avere udito questo e anche se non ho visto, ho tuttavia
creduto". L'ostetrica gli disse: "Ho ancora da manifestarti una
cosa meravigliosa da suscitare il tuo stupore". Simone rispose:
"Manifestala, signora, perché io godo all'udire tali cose". L'ostetrica
gli disse: "Nel momento in cui ho preso il bambino con le mie mani,
ho visto che aveva un corpo pulito e non macchiato con sudiciume come
suole accadere agli uomini quando nascono; ed in cuor mio ho pensato se
per caso non fossero rimasti altri feti dentro la matrice della fanciulla.
Ciò, infatti, suole accadere alle donne nel parto, correndo così
pericoli e venendo meno. Subito perciò chiamai Giuseppe e consegnai il
bambino nelle sue mani; mi sono poi accostata alla fanciulla, l'ho
toccata, e l'ho trovata monda dal sangue. Come riferirò? Che dirò? Non
trovo il bandolo! Non so come posso raccontare tanto splendore del Dio
vivo. Ma tu, Signore, mi sei testimone che l'ho toccata con le mie mani e
ho trovata questa fanciulla che ha partorito, non solo vergine dal parto,
ma anche... dal sesso di un uomo maschio. In quel momento ho gridato a
gran voce glorificando Dio, e sono caduta bocconi ad adorarlo. Dopo sono
uscita fuori, mentre Giuseppe avvolse il bambino nelle fasce e lo depose
nella mangiatoia". [A76]
Simone domandò: "Ti ha dato una qualche mercede?" Rispose
l'ostetrica: "Sono io piuttosto che le debbo mercede, ringraziamento
e preghiera; e ho promesso di offrire a Dio un sacrificio immacolato poiché
si è degnato fare sì che io fossi spettatrice conscia di questo mistero.
Io, infatti, offro il dono di me stessa, in luogo dei doni che si offrono
nel tempio del Signore". Così
dicendo, ordina alla sua discepola: "Prendi il seggiolone, figliola,
e andiamo. Poiché oggi la mia vecchiaia ha visto una partoriente senza
dolori e una che ha partorito vergine, se pure questo si ha da dire un
parto! Nel mio animo io suppongo, invero, che lei si sia abbandonata alla
volontà di Dio che perdura nei secoli". E così dicendo, se ne andò
con quella. [A77]
Le ostetriche. Ed ecco che mentre camminavano si fece loro incontro
un'altra ostetrica di nome Salome, e si salutarono. L'ostetrica le disse:
"Ho una cosa nuova da dirti, Salome!". Quella rispose: "Di
che si tratta?". L'ostetrica le disse: "Una vergine ha partorito
un maschio e la natura della vergine rimase chiusa, il che una volta parve
difficile". Salome le rispose: "Viva il Signore! Se proprio non
constaterò io stessa, non crederò che una vergine partorisca". E
quella, all'ostetrica: "Andiamo assieme da lei". Entrate da
Maria, Salome le disse: "Allargati, figlia, affinché io ti esamini e
sappia se è vero quanto mi ha riferito Zachele". Avendo Maria
acconsentito, quella scrutò diligentemente e trovò che era proprio come
le aveva detto l'ostetrica. [A78]
Quando però estrasse la sua mano destra dall'ispezione, per il
grandissimo splendore, subito le si inaridì; iniziò a dolersi con
veemenza e, piangendo, gridava: "Guai alla mia iniquità e incredulità!
Io infatti ho tentato il Signore, ed ecco che la mia mano brucia dal
fuoco". Piegate poi le ginocchia davanti al Signore, disse:
"Signore, Dio dei miei padri, ricordati di me, poiché io sono della
stirpe di Abramo, Isacco e Giacobbe. Non compiere ora questo prodigio per
i figli di Israele, e restituiscimi ai tuoi poveri, Signore. Tu sai che io
ti ho sempre temuto e nel tuo nome ho sempre prestato loro ogni cura e ho
sempre curato tutti i poveri senza eccezione e ogni volta che ebbi a
sopportare delle tribolazioni, la mia ricompensa l'aspettai sempre da te.
Dalla vedova e dall'orfano non ricevetti mai nulla e non ho mai rimandato
un povero a mani vuote. Ed ecco che io sono stata resa misera per la mia
incredulità, avendo audacemente provato la tua vergine che partorì una
grande luce, che dopo il parto restò vergine". [A79]
Mentre diceva queste cose, apparve davanti a lei uno splendido giovane, e
le disse: "Salome, avvicinati al fanciullo e adoralo. Allunga la tua
mano e toccalo, ed egli la risanerà. Egli è, infatti, colui che ti
salverà, il salvatore del mondo e la speranza di tutti coloro che credono
in lui". Salome si avvicinò subito al fanciullo e gli disse:
"Signore, ti posso toccare o prima ti devo adorare?". Mentre
adorava il bambino, toccò le frange dei panni che lo fasciavano, e subito
la sua mano fu risanata. Uscita
di fuori, prese a magnificare i grandi prodigi che aveva visto e
sperimentato, e come era stata guarita, sicché molti credettero alla sua
predicazione, e dicevano: "Questo fanciullo è figlio di Dio! In
Israele è nato un re!". [A80]
Ma mentre l'ostetrica e Salome camminavano lungo la strada, si udì una
voce che diceva: "Salome, guardati bene dal dire le cose meravigliose
che hai visto, fino a quando il ragazzo entrerà a Gerusalemme". [A81]
Apostrofe a Betlemme. Giuseppe, avanzandosi dalla grotta nell'atrio,
disse: "O città nuova! O parto peregrino! Come io sia diventato
padre non lo so! Perché ecco che oggi mi è nato un figlio che è il
Signore di tutti". Così
dicendo, uscì fuori sulla strada affermando: "E' giusto che io oggi
cerchi qualcosa per il nostro vitto, tanto più che è il natale di questo
ragazzo. Credo, infatti, che questo giorno sia celebrato nei cieli con
grande gloria e che ci sia gioia per tutti gli arcangeli e per tutte le
virtù dei cieli. E' dunque giusto che io solennizzi questo giorno nel
quale è apparsa in tutta la terra la gloria di Dio". [A82]
I pastori. Mentre parlava così, vide venire dei pastori che parlavano
l'un l'altro, dicendo: "Ecco che abbiamo girato attorno a tutta
Betlemme e non abbiamo trovato, al di fuori, quanto ci è stato detto.
Entriamo dunque e cerchiamo qui nelle vicinanze". Giuseppe domandò
loro: "Avreste un agnello da vendere, o delle galline o delle
uova?". Essi risposero: "Con noi non abbiamo nulla del
genere". Neppure erbe di campi o formaggio?", domandò ancora
Giuseppe. Gli risposero: "Uomo, perché ci deridi? Siamo venuti per
un'altra grande cosa e tu ci interroghi su cose venali!". Disse
loro Giuseppe: "Qual è il motivo per cui siete venuti?".
Risposero: "Se l'ascolti, ne rimarrai stupito". Disse loro
Giuseppe: "Se me lo direte, io vi dirò una cosa meravigliosa che ho
nel mio ricovero". [A83]
I pastori gli dissero: "La notte scorsa, mentre sedevamo a fare la
guardia sul monte, la luna si è levata fulgida come un giorno sereno.
Come d'abitudine, noi badavamo alle nostre greggi per via dei ladri e dei
lupi e ci raccontavamo delle storielle, altri cantava, e ci si distraeva
vicendevolmente. In quel momento, eravamo molto allegri. Mentre,
tra noi, le cose andavano così, ci è apparso un personaggio grande e
potente che veniva dall'Oriente. Venne a noi rifulgente di splendore
divino e attorno a lui abbiamo visto una grande moltitudine di quadrighe;
a questa vista, fummo presi da grande spavento e siamo caduti bocconi. Ma
quello, con grande voce, ci ha detto: "Non temete, pastori! Perché
ecco che io sono venuto da voi ad annunziarvi lo splendore di Dio e un
grande gaudio, non solo per voi, ma per tutti i popoli; perché oggi è
nato Cristo il Signore, che è il salvatore di tutte le potestà dei cieli
e degli uomini. Ecco, si è manifestato oggi in Betlemme, città di
Davide. Andate dunque e lo troverete avvolto in fasce e posto in una
mangiatoia. Egli è il figlio di Dio venuto a dare la vita eterna alle
genti e a tutti coloro che credono in lui". Dopo
che egli ci disse queste cose, abbiamo udito le voci di molti angeli che
nei cieli cantavano e dicevano: "Gloria a Dio negli altissimi e pace
in terra agli uomini di buona volontà". Cantando, dicevano queste e
molte altre cose; perciò siamo venuti qui per ammirare questo e vedere il
dono di Dio, secondo quanto ci è stato detto". [A84]
All'udire ciò, Giuseppe disse: "Non mi accadrà che io vi celi
questo mistero. Venite dunque e vedete. Ecco che questo ragazzo che è
nato si trova nel mio ricovero. Egli è Cristo, il Signore!". Gli
dicono i pastori: "Uomo benedetto, mostraci codesto ragazzo".
"Venite e vedete", dice loro Giuseppe "dove è stato posto,
in una mangiatoia". E andarono insieme. Guardarono nella mangiatoia,
videro il fanciullo e, prostratisi, l'adorarono. Dissero
poi a Giuseppe: "Abbiamo visto il ragazzo pieno della grazia di Dio,
e abbiamo adorato il suo arcano. Egli, guardandoci, ha sorriso
amabilissimamente, mutando sempre aspetto con espressioni diverse. Prima
si è mostrato giocondissimo, poi austero e tremendo, poi soavissimo e
umano, e poi di nuovo piccolo e grande. Appena aprì gli occhi una gran
luce emanò da essi e un soavissimo profumo dalla sua bocca". Gli
dissero dunque: "O felicissimo uomo, quale figlio ti è nato per
salvarti! Siccome ti sei degnato di riceverci in pace, ci hai permesso di
entrare in casa tua e vedere lo splendore di Dio, ti preghiamo di venire
in compagnia di tutti noi, per gioire insieme, poiché noi tutti, pastori,
offriamo doni a Dio onnipotente. Ti preghiamo perciò: non ti sia oneroso
venire a banchettare con noi". [A85]
Giuseppe disse loro: "Avete fatto bene a parlare così. Io ringrazio,
ma non è giusto che io venga con voi lasciando il ragazzo con sua madre;
sappiate però che io sono con voi". I pastori gli risposero:
"Poiché così ti è piaciuto, noi partiamo e ti manderemo un
abbondante dono di latte e formaggi freschi". "Andate in
pace!" disse loro Giuseppe. E quelli se ne andarono pieni di gioia
glorificando Dio e asserendo di avere visto angeli nel mezzo della notte
che inneggiavano a Dio, e di avere udito da loro che era nato il salvatore
degli uomini, che è Cristo il Signore per mezzo del quale sarà
ristabilita la salvezza di Israele. [A86]
Presepio e magi. Era allora il terzo giorno. Alla mangiatoia si trovavano
il bue e l'asino che, genuflessi, l'adoravano. Si adempì allora quanto
era stato detto dal profeta Isaia: "Il bue riconobbe il suo padrone,
e l'asino la mangiatoia del suo Signore". Questi stessi animali lo
mantenevano in mezzo e, genuflessi, l'adoravano; e si adempì così quanto
era stato detto dal profeta Abacuc: "Ti manifesterai in mezzo a due
animali". E
rimasero in quello stesso luogo tre giorni con il bambino. Nel
sesto giorno entrarono in Betlemme e quivi terminarono il settimo giorno.
Nell'ottavo giorno fu eseguita la circoncisione ed ebbe il nome con il
quale il fanciullo era stato chiamato dall'angelo. Quando giunse il giorno
della purificazione ebbe luogo l'offerta dei poveri, dato che per loro non
era possibile l'abbondanza dei ricchi. [A87]
Dopo pochi giorni, cioè nel tredicesimo giorno... guardando lungo la
strada, Giuseppe vide una folla di viandanti diretti alla grotta. [A88]
C'era, infatti, anche un'enorme stella che splendeva sulla grotta dalla
sera al mattino: una stella così grande non era mai stata vista
dall'inizio del mondo. Gli stessi profeti che si trovavano a Gerusalemme
asserivano che questa stella segnalava la nascita del Cristo promesso per
la restaurazione non solo di Israele, ma di tutte le genti. [A88a]
Dall'Oriente, i magi vennero a Gerusalemme portando grandi doni, e subito
interrogarono gli Ebrei dicendo: "Dov'è il nato re degli Ebrei? In
Oriente è, infatti, apparsa la sua stella; noi abbiamo conosciuto la sua
apparizione e siamo venuti per adorarlo". Questa notizia venne alle
orecchie del re Erode, lo turbò e lo atterrì così fortemente che mandò
una missione dagli scribi, dai farisei, e dai dottori del popolo per
domandare dove, secondo i profeti, doveva nascere il Cristo. Quelli gli
risposero secondo quanto è scritto, e cioè che il capo che ha da reggere
il popolo di Israele, uscirà da Betlemme di Giuda che non è la più
piccola fra le grandi città di Giuda. Erode li chiamò a sé e domandò
loro attentamente come era loro apparsa la stella. Li congedò poi,
pregandoli di indagare attentamente e di tenerlo informato del
ritrovamento affinché anche lui potesse andare ad adorarlo con molti e
diversi doni importanti. Ripresa
la strada, apparve la stella e quasi li guidò, precedendoli, fino a
quando giunsero ove si trovava il fanciullo. Vedendo la stella provarono
la più grande gioia. [A89]
Al vederli, Giuseppe disse: "Chi sono costoro che vengono qui da noi?
Mi sembra che vengano da lontano e che si avvicinino qua. Mi alzerò e
andrò incontro a loro". E, mossosi, disse a Simone: "Costoro
che vengono mi pare che siano àuguri: non stanno fermi un momento,
osservano e discutono tra loro. Ma mi pare anche che siano forestieri: il
vestito è diverso dal nostro vestito, anzi la loro veste è amplissima e
di colore scuro; hanno berretti (frigi) sul capo e sarabare alle gambe.
Ecco, si sono fermati, mi hanno guardato, vengono di nuovo qua". Quando
giunsero alla grotta, Giuseppe disse loro: "Chi siete?
Ditemelo". Ma quelli, audacemente, volevano passare, dirigendosi
all'ingresso. Disse
loro Giuseppe: "Per la vostra salvezza, ditemi: chi siete, perché vi
dirigete così dentro il mio ricovero?". Essi risposero: "Perché
la nostra guida è entrata qui davanti a noi. A proposito di quello su cui
ci interroghi, ci ha mandato qui...". Giuseppe disse loro: "Vi
prego di dirmi per qual motivo siete venuti qui". Quelli gli
risposero: "Ti diciamo che è la comune salvezza. [A90]
Abbiamo visto in cielo la stella del re degli Ebrei e siamo venuti a
adorarlo, perché sta scritto nei libri antichi a proposito del segno di
questa stella: quando sarà apparsa questa stella, nascerà il re eterno
che darà ai giusti la vita immortale". Giuseppe disse loro:
"Era conveniente che prima faceste ricerche a Gerusalemme, poiché il
santuario del Signore è là". "Siamo stati a Gerusalemme"
gli risposero, "e abbiamo reso noto al re che è nato il Cristo e che
lo cercavamo. Ma questo ci rispose: "Io non so dove sia nato".
Subito però mandò a chiamare tutti gli interpreti delle Scritture, tutti
i maghi, i principi dei sacerdoti e i dottori. Giunti da lui, li interrogò
dove sarebbe nato il Cristo. Quelli risposero: "In Betlemme di Giuda.
Così infatti è scritto a suo proposito: e tu Betlemme terra di Giuda,
non sarai la più piccola tra i principi di Giuda, perché da te uscirà
un capo che reggerà
il mio popolo Israele". All'udire questo, noi abbiamo capito e siamo
venuti a adorarlo. Poiché anche la stella che ci era apparsa, ci ha
preceduto da quando siamo partiti. Uditi quei discorsi, Erode però ebbe
paura e occultamente si informò da noi sul tempo dell'apparizione della
stella; e alla nostra partenza ci disse: "Fate diligente ricerca, e
quando lo avrete trovato, fatemelo sapere affinché anch'io venga e
l'adori". [A91]
Lo stesso Erode ci diede il diadema che portava sul capo, questo diadema
ha una mitra bianca, e l'anello regale ornato da una gemma, sigillo
incomparabile, mandatogli in dono dal re dei Persiani, ordinandoci di
offrire questo dono al ragazzo. Lo stesso Erode promise di offrirgli un
dono, se ritorneremo da lui. Presi
i doni, siamo partiti da Gerusalemme. Ed ecco la stella, che ci era
apparsa, ci ha preceduto da quando siamo partiti da Gerusalemme sino a
questo luogo, entrando poi in questa grotta nella quale tu stai e non ci
permetti di entrare". Giuseppe disse loro: "Io non mi oppongo più.
Seguitela perché Dio è la vostra guida; e non solo la vostra ma di tutti
coloro ai quali volle manifestare la sua gloria". All'udire questo, i
magi entrarono e salutarono Maria dicendo: "Salve, piena di
grazia!". E accostatisi alla mangiatoia, guardarono e videro il
bambino. [A92]
Giuseppe, Simone e i magi. Giuseppe disse poi: "Sta attento, figlio
Simone, e guarda quello che fanno questi pellegrini là dentro; a me non
conviene infatti che io li spii". E così fece. E disse a suo padre:
"Ecco, all'ingresso hanno salutato il ragazzo e si sono prostrati a
terra; l'adorano secondo il costume dei barbari e uno alla volta baciano i
piedi del bambino. Che cosa stanno facendo? Non vedo bene". Giuseppe
gli disse: "Guarda bene". Rispose Simone: "Ecco che aprono
i loro tesori e gli offrono doni". "Che cosa gli offrono?",
domandò Giuseppe. Simone rispose: "Suppongo che gli offrano quei
doni che ha mandato il re Erode. Però ecco che dalle loro bisacce gli
offrirono oro, incenso e mirra. Hanno offerto molti doni anche a
Maria". Gli disse Giuseppe: "Questi uomini hanno fatto molto
bene a non baciare gratis il bambino, e non come quei nostri pastori che
vennero qui senza doni". Gli disse nuovamente: "Ecco che hanno
adorato nuovamente il ragazzo. Ecco che se ne escono". [A93]
Quelli uscirono e dissero a Giuseppe: "O beatissimo uomo, ora saprai
chi è questo fanciullo che tu allevi!". Rispose Giuseppe:
"Suppongo che sia mio figlio". Gli risposero: "Il suo nome
è più grande del tuo. Ma forse è così: tu sei degno di essere chiamato
suo padre, perché lo servi non come un tuo figlio, ma come tuo Dio e
Signore; toccandolo con le tue mani tu ne hai riguardo con grande timore e
cura. Non volere dunque considerarci degli ignoranti. Da noi, sappi
questo: colui al quale tu sei stato assegnato come nutritore, è il Dio
degli dèi, il dominatore dei dominanti, Dio e re di tutti i principi e
potenti, Dio degli angeli e dei giusti. E' lui che nel suo nome libererà
tutte le genti, perché sua è la maestà e l'impero, ed egli spezzerà
l'aculeo della morte e sbaraglierà la potenza dell'inferno. A lui saranno
soggetti i re, tutte le tribù della terra l'adoreranno, e lo confesserà
ogni lingua dicendo: "Tu sei Cristo Gesù, nostro liberatore e
salvatore. Tu, infatti, sei Dio, la potenza e lo splendore del Padre
eterno"". [A94]
Magi e stella. A loro disse Giuseppe: "Donde avete saputo questo che
mi dite?". I magi gli risposero: "Presso di voi ci sono delle
Scritture antiche dei profeti di Dio, nelle quali si parla del Cristo,
come ha da essere la sua venuta in questo mondo. Così pure presso di noi
ci sono delle scritture più antiche delle Scritture nelle quali si parla
di lui. Del resto, poiché ci hai domandato donde mai possiamo sapere ciò,
ascoltaci. L'abbiamo saputo dal segno della stella: ci è apparsa infatti
più sfolgorante del sole, sul cui fulgore nessuno ha mai potuto dire
nulla. Questa stella, che è sorta, significa che nello splendore del
giorno regnerà la stirpe di Dio. Essa non girava nel centro del cielo
come sogliono fare le stelle fisse e i pianeti, che quantunque osservino
un certo corso di tempo, essendo immobili e di incerta provenienza sono
sempre dette erranti: solo questa non è errante. Pareva, infatti, che
tutto il polo, cioè il cielo, non potesse contenerne la grandezza; ma
anche il sole non ha potuto oscurare lo splendore della sua luce come fa
per quello delle altre stelle. Anzi lo stesso sole si è fatto più debole
di fronte allo splendore della sua venuta. Questa stella, infatti, è
parola di Dio. Quante sono le stelle, altrettante sono le parole di Dio. E
parola di Dio è il Dio ineffabile. Come ineffabile è questa stella: essa
appunto ci fu compagna lungo la via che abbiamo percorso per venire a
Cristo". [A95]
Disse dunque loro Giuseppe: "Con tutte queste cose che mi avete
dette, mi avete rallegrato moltissimo. Ora vi prego che oggi vi degniate
di restare con me". Gli risposero: "Ti preghiamo di permetterci
di proseguire il nostro viaggio. Il re, infatti, ci ha ordinato di tornare
da lui quanto prima". Ma egli li trattenne. [A96]
Essi aprirono i loro tesori e regalarono a Maria e a Giuseppe doni
ingenti. Volendo essi ripassare dal re Erode, in quella stessa notte
furono ammoniti in sogno dall'angelo del Signore di non ripassare da
Erode. Adorarono il bambino e, con grande gioia, se ne ritornarono al loro
paese per un'altra strada. [A97]
L'ira di Erode contro i bambini. Erode vedendo che era stato illuso dai
magi, ebbe il cuore rabbioso e, pieno di veemente ira, mandò a cercarli
su tutte le vie per prenderli. Ma non potendoli assolutamente trovare,
ordinò che si andasse a Betlemme a uccidere tutti i bambini
proporzionalmente al tempo che era venuto a conoscere dai magi. Ma
un giorno prima che ciò avvenisse, un angelo del Signore apparve in sogno
a Giuseppe, dicendo: "Prendi il fanciullo e sua madre e fuggi in
Egitto per la via del deserto, poiché Erode cerca la vita del
fanciullo". Allora
Giuseppe si levò dal sonno e fece come gli aveva ordinato l'angelo del
Signore. [A98]
L'ira di Erode contro Giovanni ed Elisabetta. Elisabetta, udendo che
Giovanni era ricercato dai sicari per ucciderlo, lo prese, salì su di un
monte altissimo, e cercò con lo sguardo tutt'intorno il luogo ove poterlo
nascondere. Poi gemette e in lacrime esclamò, rivolta al Signore,
dicendo: "Signore Dio, offri tu un riparo affinché questo monte
accolga la madre con il figlio". Il monte era altissimo e lei non se
la sentiva più di salire. Improvvisamente il monte si spaccò e accolse
lei con il figlio; e in quello stesso luogo ebbero una grande luce, giacché
l'angelo del Signore era con loro, li custodiva e nutriva. [A99]
Martirio di Zaccaria. Erode cercava, difatti, Giovanni e mandò i suoi
servi da Zaccaria, dicendo: "Dove hai nascosto tuo figlio?".
Zaccaria rispose loro: "Io sono un ministro di Dio e dimoro nel suo
tempio. Non so dove sia mio figlio". I ministri, ritornati,
riferirono a Erode. Erode
dunque, adirato, disse a coloro che gli avevano riferito questo:
"Zaccaria si beffa di noi perché suo figlio sta per regnare in
Israele con il Cristo". Li rimandò di nuovo da Zaccaria per dirgli:
"Dimmi la verità, dov'è tuo figlio? Non sai che il tuo sangue è in
mio potere?". Giunti dunque i ministri, dissero a Zaccaria le parole
che aveva comunicato loro Erode. Zaccaria rispose: "Dite a Erode:
Zaccaria dice queste cose: io sono un martire del Signore Dio. Se verserai
sangue innocente dentro la dimora del Signore, sarà in testimonianza di
Dio. Dio, infatti, accoglierà il mio spirito". Alle
prime luci, mentre parlava così, Zaccaria fu ucciso. E i suoi figli
ignoravano che egli fosse stato ucciso. [A100]
Ora i sacerdoti avevano la consuetudine di accorrere al sorgere del sole
per il saluto: entrati nel tempio del Signore aspettavano che Zaccaria
uscisse verso di loro per salutarlo e rivolgere la preghiera e l'inno
all'Altissimo. Giunti che furono, si stupirono che non venisse loro
incontro, ed ebbero paura. Uno degli stessi sacerdoti, d'animo coraggioso,
entrò nel santuario di Dio, e davanti all'altare del Signore vide il
sangue coagulato di Zaccaria. Nel tempio si udì poi una voce che diceva:
"Zaccaria è stato ucciso e il suo sangue non sarà cancellato fino a
quando non verrà colui che lo vendicherà". Il sacerdote che era
entrato a vedere, dopo aver visto questo, fuggì fuori intimorito e
manifestò a tutti gli altri sacerdoti quanto aveva visto e udito. Allora
entrarono tutti e, alla vista di quanto era accaduto, fecero un grande
pianto stracciando le loro vesti dall'alto al basso. Ma il corpo di
Zaccaria, a tutt'oggi, non è stato trovato, mentre il suo sangue si
trasformò in pietra sanguigna. Usciti,
comunicarono il fatto a tutte le tribù del suo popolo, e lo piansero per
tre giorni. [A101]
Dopo il terzo giorno, i sacerdoti fecero un consiglio per vedere chi
eleggere al posto di Zaccaria. Gettarono la sorte: e la sorte per il sommo
sacerdozio cadde su Simeone. Era infatti un profeta giusto dell'età di
centododici anni. Egli aveva avuto dal Signore il responso che non avrebbe
gustato la morte senza avere visto prima il Cristo figlio di Dio, in
carne. Quando
vide il bambino, esclamò a gran voce: "Il Signore ha visitato il suo
popolo. Dio ha adempiuto la promessa giurata a Abramo, Isacco e
Giacobbe". E, sollecito, l'adorò. Dopo
lo prese sul suo mantello e, in adorazione, baciava i suoi piedi, dicendo:
"Adesso congeda in pace il tuo servo, Signore, secondo la tua parola. Poiché
i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparato davanti alla
faccia di tutti i popoli; luce per illuminare le genti, e gloria del tuo
popolo Israele". Nel
tempio del Signore c'era pure una certa profetessa di nome Anna, figlia di
Fanuel, che aveva vissuto con suo marito sette anni dalla sua verginità.
Era vedova e aveva già ottantaquattro anni, e non si era mai allontanata
dal tempio del Signore, dandosi a digiuni e a preghiere. Questa, dunque,
avvicinatasi, adorava il bambino asserendo che per mezzo suo doveva
realizzarsi la redenzione del mondo e la salvezza di Israele. [A102]
Giovanni si trovava con sua madre Elisabetta nel deserto, nella fessura
del monte altissimo, e l'angelo di Dio li nutriva. Nel deserto, Giovanni
si irrobustiva. Il suo cibo era poi costituito da locuste di campo e miele
selvatico; il suo vestito era fatto di peli di cammello, e portava ai
fianchi una cintura di pelle. Non beveva vino n‚ birra poiché il santo
messo del Signore, Gabriele, aveva detto a Zaccaria che egli doveva
chiamarsi "Giovanni" giacché sarebbe stato il profeta del
Signore, il primo a essere costituito esortatore delle genti, colui che
avrebbe ricondotto il cuore dei padri verso i figli, e gli increduli al
senno dei giusti. E
predicava nel deserto, dicendo: "Preparate la strada per il Signore,
raddrizzate i sentieri del nostro Dio!". |