DAL  LIBRO  UNA  STRISCIA  DI  CIELO

 

 

      Amerigo Mariani nasce  a Grottammare dove il vento gioca volentieri con le barche a vela che sonnecchiano sulla riva in attesa  di salpare verso mete sconosciute. Analogamente il poeta:  che lo troviamo in silenzio ad ammirare la realtà della natura in continua trasmutazione. Egli proprio dalla riflessione e dal silenzio riesce a estrinsecare sillogi  arricchite da una lunga esperienza letteraria.
     Egli  a colloquio con questi intrecci  di tenore antico manifesta la realtà umana e non . Tutta  la raccolta di poesie è ricca di inserimenti naturali che donano all’insieme natura-amore-vita  sentimenti che conferiscono una chiarezza interiore notevole.

 

NASCE  UNA  POESIA

 

Mentre la fantasia rincorre i sogni

Provo ad inserirci dentro i miei travagli.

Su questo gioco che diverte un mondo

Felici le mie idee vagano e vanno

Fino a posarsi sopra a più corolle,

ove immaginativa molto cara

sempre aiutata dall’amata musa

riesce  a coordinar poesia leggiadra

 

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LUPO

 

Vortica la tormenta

In fra le gole,

a monte e a valle,

v’è tanta quiete intorno

da conciliare il sonno.

 

Un animal non dorme,

il famelico lupo

che,  corrucciato, scende a valle.

Ulula e s’interrompe;

richiama i suoi compagni,

non vuol trovarsi solo nell’avventura.

 

A tratti annusa l’aria, poi riprende

Con pensier costante;

ha fame da saziare.

E mentre trotterella

Sogna un gregge.

 

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RUGGIADA

 

Lacrime luccicanti del mattino,

come brillate voi

ultime stelle della notte andata

discese  giù  con l’ombre  della sera.

 

Il sole vi concede libertà,

i primi raggi vi portano in cielo

per riapparire poi  un altro mattino.

 

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MARE  E  GABBIANI

 

Stamane ti mostri agitato

Hai cirri schiumosi

Che sembrano armenti spauriti;

su essi fan gioco i gabbiani:

i voli  gioiosi

rimpinzano i ventri,

lanciando all’intorno

grida stridenti.

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MONTAGNA

 

Montagne impervie,

scoscese, bianche solitarie gole,

nate per convogliare

in lontani mari

sudori e umori  di montagna madre

voi riposate un po’

quando la terra

torna a coprirsi d’una coltre bianca.

Ma il sonno non è lungo:

a primavera,

dalla montagna se ne va il candore

cessa il riposo, la natura è desta.

 

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ACQUA

 

Acqua viva che sgorghi

Frusciante e fresca

Dalle pendici del pietroso monte,

quanto sei cara tu

alla gente nostra;

nel tuo cammin disseti

uomo, natura e terra,

Ti sciogli al caldo,

diventi vapore,

non disdegni

a dispensar calore;

ti geli al freddo

e sempre tanto giovi

a conservare cose

al dì di poi.

 

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PIETRE  CONSUNTE

 

O voi pietre consunte

Inerti, senza vita e senza pianto,

testimoni di tante umani sorti,

di cenere vi siete fatto manto,

raccontateci un po’ del mondo morto,

come viveva l’uomo in tempi antichi,

quando portar la vita alla vecchiezza

più  che audace impresa  era prodezza.

O pietre addormentate da millenni

Fateci intraveder  la storia antica,

dideci quanta umanità contrita

poggiò sopra di voi

l’evanescente peso della vita

per poi tornare verso il mondo giusto.

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BEATA  RONDINELLA

 

Beata rondinella,

anch’io vorrei

peregrinar veloce come te

e aver come tu hai

buona accoglienza in casa

lontana, in remoti lidi;

t’invidio rondinella

quando penso

che tu puoi assaporar

morte lontana

solinga e senza pena

per la natura tua ch’è peregrina;

tu passi il mare con disinvoltura

e, al tuo apparir

sei sempre benvenuta.

Tu porti  con te

Primavera e fiori

E sempre fai fiorir

Novelli amori.

 

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TEMPORALE

In mondo di azzurro mostrava il cielo ieri;

stamane l’azzurro è  fuggito,

il mare ribolle di onde inquete,

si sente lontano

il pianto del vento,

ondeggian le foglie,

strappate, abbruttite.

L’azzurra giornata  è cambiata

In cappa di pece.

Il pensiero ci porta a domani,

a un mondo di sole,

al dolce respiro del verde e del mare.

 

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L’ULTIMO   MONDO

 

I nostri piedi,

che domani saranno un pugno di polvere

vivono già con essa

con la polvere delle strade petrose,

viandanti instancabili

vanno verso Cristo

sulla strada dell’Eternità,

aventi per meta una luce radiosa,

oppure un buio eterno.

Arriveremo al cospetto di Colui

che libera dalla morte i morti,

là, la nostra  anima

avrà l’ultimo tremito,

i nostri occhi scuoteranno il cielo

alla ricerca di un dolcissimo angelo,

l’angelo raccoglitore,

e, guai se al suo posto

dovessimo trovar alati grifi

ad indicarci

la strada della perdizione.

 

di   Amerigo Mariani