FORSE
SCENDERA' LA DISOCCUPAZIONE
Centomila nuovi
posti di lavoro. Sono possibili subito, in Italia, soprattutto al Sud, con le
attività legate alla produzione di idrogeno e alle fonti rinnovabili. E in
prospettiva le opportunità occupazionali possono arrivare sino a un milione,
se il nostro Paese saprà passare dall'attuale fase di de-industrializzazione
a quella di una re-industrializzazione ambientale, legata a un modello di
sviluppo sostenibile, nel campo dell'auto come in quello dell'energia.
Il Cnr, l'Enea, l'Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con la
Bmw, indicano la concreta possibilità per l'Italia di avere un ruolo da
protagonista nella futura (speriamo non troppo) economia dell'idrogeno, quella
che nascerà da un ricorso alternativo ai combustibili fossili. E proprio la
Bmw, uno dei più avanzati costruttori di auto al mondo, crede nella
diffusione dell'idrogeno come alternativa a benzina e gasolio, ed è presente
in partnership internazionali anche per creare un sistema di produzione e
infrastrutture per la distribuzione.
Ma andiamo per ordine. L'idrogeno è in assoluto il combustibile più pulito
quando è prodotto da fonti rinnovabili: cioè irraggiamento solare, vento,
biomasse (rifiuti, prodotti alimentari di scarto, eccetera). Le possibili
applicazioni sono aerei, auto, moto, navi. La diffusione è ancora limitata
per problemi tecnici legati alla produzione, che richiede impianti costosi. Ma
la soluzione non è lontana. E l'Italia può giocare una partita di primo
piano nell'energia di domani: ha infatti grandi risorse in termini di energie
rinnovabili. Il nostro potenziale globale è intorno ai 550.000 GigaWatt/h
l'anno di energia elettrica (basti pensare che oggi il consumo totale italiano
di corrente è di 305.000 GigaWatt/h all'anno).
Grazie a questo potenziale è possibile produrre idrogeno in modo totalmente
compatibile, circa 7.100.000 tonnellate l'anno. Le strade percorribili:
processo di elettrolisi (scissione dell'acqua in idrogeno e ossigeno grazie
all'elettricità), termolisi (scissione diretta dell'acqua in idrogeno e
ossigeno nelle giuste condizioni di temperatura e pressione), processi
termochimici (attraverso energia solare) o bio/termochimici (estrazione di
idrogeno dalle biomasse).
Bene: le sole attività di ricerca e sviluppo e di produzione dell'idrogeno
dalle fonti rinnovabili possono creare in Italia, con tecnologie
immediatamente applicabili, oltre 70.000 posti di lavoro, il 70 per cento nel
Mezzogiorno. Inoltre, lo sviluppo delle infrastrutture e dei sistemi di
stoccaggio, trasporto e distribuzione, può creare altri 30.000 posti di
lavoro. Quindi, uno scenario a breve termine (nel periodo di tre anni) di
oltre 100.000 nuovi posti di lavoro, calcolati utilizzando i parametri
occupazionali del Libro Bianco dell'Unione europea.
Ma in prospettiva gli sbocchi professionali possono crescere da 600.000 a
1.000.000, in funzione del livello tecnologico raggiunto e dalle attività
manifatturiere che riescono a nascere dallo sfruttamento delle fonti
rinnovabili. Nel dettaglio: da 400 a 550 mila posti nella produzione,
stoccaggio e distribuzione di idrogeno da irraggiamento solare; da 50 a 100
mila da impianti idroelettrici a bassissimo impatto ambientale; da 50 a 150
mila da energia eolica; e da 100 a 200 mila nuovi posti di lavoro
dall'idrogeno ottenuto con le biomasse.
A queste proiezioni bisogna aggiungere i posti di lavoro legati ai sistemi di
utilizzo dell'idrogeno: pile a combustibile, generatori di elettricità per
uso stazionario e, ovviamente, il settore automotive. La strada intrapresa
dalla Bmw, per esempio, che ha scelto di utilizzare il nuovo propellente nella
combustione interna del motore, richiederà specialisti nella progettazione di
propulsori adatti al ciclo dell'idrogeno, capaci di massimizzare l'efficienza
energetica.
Ma anche dalla strada parallela delle "fuel cell", cioè le auto che
funzionano a energia elettrica prodotta a bordo dalla ricombinazione chimica
dell'idrogeno, si attendono qualificati sbocchi professionali: esperti di
elettronica, di chimica, di matematica. Le premesse ci sono: la Ford (che per
ora con la sua Focus Fuel Cell ha lasciato a piedi i giornalisti del Times
sotto un acquazzone) prevede di essere pronta a produrre in serie entro il
2010. E scommette che nel 2020 le auto a idrogeno saranno più numerose di
quelle a benzina e gasolio. Chissà, vedremo.
testo di Pino Pignatta
Alessandro
D'Angelo