Fumo, ottimi risultati dal vaccino anti-nicotina

 

ROMA - Danno buoni risultati i test sul primo vaccino anti-sigaretta, un preparato in grado di produrre anticorpi contro la nicotina, e che potrebbe rappresentare la svolta per chi proprio non riesce a smettere di fumare. E' ben tollerato ma soprattutto funziona, bloccando sia il meccanismo della dipendenza che quello dell'induzione al fumo. L'annuncio è stato dato oggi, 6 novembre, a Roma, dov'è in corso il Congresso nazionale dell'Unione italiana di pneumologia. Secondo gli scienziati americani che due settimane fa hanno chiuso il secondo studio su 20 volontari, si tratta di un risultato importante, anche se è presto per parlare dell'arrivo del vaccino sul mercato.

Una passo decisivo per dimostrare che questo primo vaccino contro il fumo impedisce alla nicotina di raggiungere il cervello. Spiega Walter Canonica, presidente del congresso: "Già dopo una settimana il vaccino è in grado di indurre una buona risposta anticorpale, che dura circa 60 giorni". La nicotina agisce a livello cerebrale su recettori specifici, che causano il rilascio di sostanze come la dopamina, un neurotrasmettitore chimico. "Questo - spiega Canonica - controlla meccanismi importanti, come la dipendenza e l'induzione del desiderio. Da qui l'idea di un vaccino che induca anticorpi capaci di bloccare la nicotina nel sangue".

"In futuro potrebbe essere in spray, iniettabile o sublinguale - continua Canonica - e ripetersi, magari una volta l'anno, come il vaccino antinfluenza. Ma sono necessari ulteriori studi per avere idee più chiare su durata e modalità di somministrazione, e auspichiamo vi partecipi anche l'Italia". Oltre ad aiutare a smettere, aggiunge Giovanni Viegi, epidemiologo dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, il vaccino potrebbe essere un'arma per evitare le ricadute, magari abbinata ai farmaci già disponibili e alla psicoterapia.  "A mio avviso - aggiunge Canonica - il vaccino potrà avere un risultato immediato soprattutto per i fumatori con scarsa dipendenza. Per gli altri, invece, potrebbe essere impiegato successivamente, una volta superata la fase di astinenza, per prevenire le ricadute, dopo che i farmaci oggi disponibili non sono più efficaci".