Fumo passivo, Oms: "E' un potente cancerogeno"

 

MILANO - Il fumo passivo entra ufficialmente a far parte delle sostanze del 'Gruppo I' dell'Organizzazione mondiale della sanità, quelle sicuramente causa di cancro per gli esseri umani. Negli uomini aumenta il rischio di tumore del 30 per cento, nelle donne del 20, mentre sul lavoro i casi di tumore collegati al fumo passivo sono il 16-19 per cento del totale.

Lo ha spiegato il 28 ottobre Annie Sasco, direttrice dell'Unità di  Epidemiologia per la prevenzione del cancro dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione al seminario su Fumo passivo e luoghi di lavoro. Dati scientifici e strumenti d'intervento che si è svolto all'Istituto tumori di Milano.

Sasco ha reso noti per la prima volta i dati che saranno pubblicati fra qualche mese nella Monografia sul fumo prodotta dallo Iarc, organismo che opera all'interno dell' Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) col compito di effettuare ricerche per il controllo del cancro.

Per il fumo passivo è a rischio più di un italiano su 4 (26,5%). Sono infatti oltre 15 milioni i fumatori passivi, le persone che non fumano ma convivono con un fumatore in famiglia. E i fumatori passivi poi sono soprattutto i bambini, prime vittime. Il 50 per cento degli under 14, secondo i più recenti dati dell'Istat, vive con una 'ciminiera' in casa con gravi pericoli per la salute. 

Il fumo passivo insegna a fumare - Secondo l'Istat, infatti, chi è esposto fin da piccolo alle sigarette dei genitori "imita il modello parentale con maggiore facilità rispetto a chi è vissuto in famiglie di non fumatori". Se infatti nessuno dei genitori fuma, su 100 giovani soltanto il 15,5 per cento consuma tabacco; se fumano tutti e due i genitori la percentuale sale a 35 per cento, se a fumare è solo il padre i giovani che seguono l' esempio sono il 27,7 per cento, di più, il 28,5 per cento, se a essere sigaretta-dipendente è la madre. 

I giudici anticipano la scienza - I giudici hanno anticipato gli scienziati e ancora prima ancora che gli organismi sanitari individuassero nel fumo passivo un killer non poche sentenze hanno condannato aziende o datori di lavoro che non hanno preservato i propri dipendenti dagli effetti nocivi del fumo passivo. Per citare solo quelle di casa nostra lo scorso marzo i dirigenti di una banca d'affari sono stati condannati a tre mesi per omicidio colposo per la morte di una dipendente avvenuta dopo un attacco d'asma il 9 settembre 1999. Il decesso era stato agevolato dal fumo passivo, quello dei colleghi che fumavano nella stanza dove la centralinista lavorava. Il contenzioso ora è destinato a crescere. E' di pochi giorni la notizia di una centralinista dell'ufficio di Bari del servizio 187 della Telecom che ha chiesto un risarcimento di 50.000 euro per un 'laringocele' a causa del fumo passivo. La donna nel marzo scorso avere ottenuto dal giudice la condanna della Telecom ad applicare il divieto di fumo ma nonostante questa sentenza i colleghi fumatori non hanno spento le sigarette.