Mal di testa, colpisce bambini sempre più piccoli

 

SPECIALE MAL DI TESTA

MILANO - Oggi il mal di testa cronico colpisce anche i bambini di tre-quattro anni . Nell'arco dell'ultimo triennio le cefalee di cui soffrivano per lo più piccoli intorno ai dieci anni sono diventate sempre più frequenti tra i bimbi in età da scuola materna. Ma curare il mal di testa, anche quello cronico quotidiano, si può.

E' una patologia che si può prevedere, e la prevenzione comincia proprio dalla prima infanzia, spiega Maria Nicolodi , vice presidentessa della Fondazione Sicuteri-Nicolodi per 'la prevenzione e la terapia dei dolori primari e delle cefalee':  "La prevenzione è fondamentale e noi siamo stati i primi nel mondo a parlarne".

La prima cosa, spiega Nicolodi, è vedere se esiste "una presenza genetica familiare che, se c'è, purtroppo incide al 50 per cento sui figli". I segnali d'allarme che indicano una predisposizione dei bambini alla cefalea sono vomito ciclico, dolori legati alla crescita senza che ci sia una malattia vera e propria, marcati disturbi del sonno e del comportamento.

Se si manifestano questi segnali ed esiste una storia familiare, spiega Nicolodi, "bisogna portare il bambino da uno specialista per le cefalee che, con una cura mirata e che non interferisca con gli equilibri di crescita, nell'arco di 2-3 anni lo riesce a curare . A una cura mirata si può anche unire un'alimentazione ricca di sostanze che contengono i precursori naturali dei neurotrasmettitori - yogurt e banane ad esempio ne sono ricchi - che poi l'organismo trasforma, mentre vanno limitati gli acidi saturi contenuti nelle merendine".

Se la prevenzione non inizia in tempo, il 70 per cento dei bambini che soffrono di emicrania sviluppano cefalee gravi, fino alla forma cronica quotidiana . Spiega ancora Nicolodi: "Negli ultimi 2-3 anni si è assistito a uno slittamento verso età più giovani. A 5-6 anni di età si può arrivare a forme severe che richiedono l'assunzione di analgesici". Oltre alle patologie ereditarie, spiega Nicolodi, ne esistono molte che possono essere scatenate da agenti esterni: "videogiochi e troppe attività agonistiche, sia competitive sia conoscitive, che mettono l'organismo sotto stress".

In generale, circa il 15-18 per cento degli italiani soffre di cefalee e il 5 per cento è affetto da cefalea cronica quotidiana, di cui l'80 per cento sono donne tra i 30 e i 55 anni. "Spesso i soggetti affetti da cefalea cronica vengono colpevolizzati, perché si pensa che abusino di farmaci analgesici. E' sbagliato: sono costretti a quest'uso'', spiega Nicolodi. Per il medico "bisogna far sì che la loro condizione di dolore possa regredire in modo da fare a meno degli analgesici, attraverso una farmacoterapia decronicizzante applicata in ambiente ospedaliero. Questi farmaci desensibilizzano le cellule del sistema nervoso, abituate a trasmettere tutti i segnali sensitivi traducendoli in dolore. La cefalea torna ad essere trattabile e sensibile a terapie antiemicraniche convenzionali".

Ma questo tipo di nuova terapia in Italia è possibile al momento solo presso una struttura convenzionata con l'Asl di Firenze, Villa Nova. "Con questa strategia si rimette in pista l'80 per cento dei soggetti affetti da cefalea cronica quotidiana, che avevano subito una vera e propria 'interruzione della vita'".