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Ogni
cosa, e
l'uomo stesso
è soggetta
alla provvidenza
divina.
ma
ciò non
implica che
tutto avvenga
di necessità
e che
il disegno
provvidenziale escluda
la libertà
dell'uomo. Tale
disegno stabilisce
non solo
che le
cose accadano,
ma anche
il modo
in cui
accadano. In
altre parole,
tale "disegno"
preordina le
cause necessarie per
le cose
che devono
accadere necessariamente
e le
cause contingenti
per le
cose che
devono accadere
contingentemente. Così
fa parte
della provvidenza
divina l'azione
libera dell'uomo (Summa
Theologicae I, Q, 22 a,
4). "La
libertà dell'uomo non è
tolta dalla
predestinazione alla
beatitudine eterna.
A questa
visione di
Dio l'uomo
non può
giungere con
le sue
forze naturali
e deve
quindi essere
indirizzato da
Dio stesso.,
" Tommaso
prosegue:" ma
con ciò Dio
non necessita
l'uomo: poiché
fa parte
della predestinazione
che è
un aspetto
della provvidenza,
che l'uomo
attinga liberamente
la beatitudine
alla quale
Dio liberamente
lo ha
scelto. Il
testo della
Summa Theologicae
prosegue: "provvidenza e
predestinazione suppongono
la prescienza
divina, con
la quale Dio
prevede i
"futuri contingenti",
cioè le
azioni dovute
alla libertà
umana. La
prescienza divina è
certa e
infallibile poiché ad
essa sono
presenti anche
le cose
future; perciò vede
svolgersi in
atto quelle
azioni libere,
che, non
essendo come
tali necessitate dalle
loro cause,
sono per
l'uomo imprevedibili.
in Dio,
che è
l'eternità stessa;
tutto il
tempo è
presente e
sono quindi
presenti anche
le azioni
future degli
uomini. Egli
(Dio) vede
le azioni,
ma col
vederle non
toglie ad
esse la
libertà, come
non la
toglie chi
vi assiste
nel momento
in cui
esse si
compiono" (Ib., I,2,q, 113, a. 3)
muove tutte
le cose
nel modo
che è
proprio di
ciascuna di
esse; così
nel mondo
naturale Egli
muove in
un modo
i corpi
leggeri, in
altro modo
quelli pesanti,
per la
diversa natura
degli stessi."
Tommaso prosegue:
"Perciò Dio
muove l'uomo
alla giustizia
secondo la
condizione propria
della natura
umana. L'uomo ha
per propria
natura, il
libero arbitrio
e, in
quanto ha
libero arbitrio,
il movimento
verso la
giustizia non
è prodotto
da Dio
indipendentemente dal
libero arbitrio:
e Dio
infonde il
dono della
grazia giustificante
in modo
da muovere,
insieme con
esso, il
libero arbitrio
ad accettare
il dono
della grazia"
Al
libero arbitrio
dell'uomo è
dovuta la
presenza del
MALE nel mondo .
San
Tommaso ammette
la dottrina
platonico-agostiniana della
non sostanzialità del
male: il
male non
è che
mancanza del
bene. Ora
tutto ciò
che è,
è bene
ed è
bene nel
grado e
nella misura
in cui
è; ma
poiché l'ordine
del mondo
richiede la
realtà anche
dei gradi
inferiori dell'essere
e del
bene, i
quali appaiono
(e sono)
deficenti e
quindi cattivi
rispetto ai
gradi suoperiori,
così può
dirsi che
l'ordine stesso
del mondo
richiede il
MALE. Questo
si presenta
è di
due specie:
PENA e
COLPA. La PENA
è la
deficienza della
fiorma
"la
colpa (o
peccato) è
l'atto con
cui l'uomo
sceglie deliberatamente
il male,
cioè agisce
in modo
disforme dall'ordine
della ragione
e della
legge divina"
L'uomo è
dotato della
capacità di
scorgere il
bene e
di tendere
al bene.
Come infatti
c'è in
lui la
'disposizione' (abitus) naturale
a intendere
i principi
speculativi, dai
quali dipendono
tutte le
scienze, così c'è
la disposizione
naturale ad
intendere i
principi pratici,
dai quali
dipendono tutte
le azioni
buone. Questo
'habitus' naturale pratico
è la
'sinderesi', che
ci dirige
al bene
e ci distrae
dal male;
l'atto che
ne deriva
da questa
disposizione e
che consiste
nell'applicare i
principi generali
dell'azione ad
un'azione particolare
prende il
nome di
'coscienza (Summa Th, I,
q.79, a. 12-13).
Su
questo 'HABITUS' generale
dell'intelletto pratico
sono fondate
le virtù,
a
questo proposito
San Tommaso
chiarisce il
carattere di
indeterminazione e
di libertà
che è
proprio dell'ABITUS.
le POTENZE
o FACOLTA'
naturali sono
determinate ad
agire in
un unico
modo: non
hanno scelta
né libertà,
ma agiscono
in modo
costante ed
infallibile. Le
potenze razionali,
invece che
sono proprie
dell'uomo, non sono
determinate in
un unico
senso; possono
agire in
più sensi,
a seconda
della loro libera
scelta; e
perciò la
scelta che
esse fanno
del senso
in cui
agiscono produce
una disposizione
costante, ma
non necessaria
né infallibile,
che è
l'ABITUS' , (Summa Th. II,
1, q. 55, a. 1)