Salmone e alici,
rimedio contro il mal di cuore
Stoccolma, una tavola
rotonda di scienziati fa il punto sulla terapia di olio di pesce per prevenire
e curare
di ELVIRA NASELLI (Repubblica)
STOCCOLMA - Un grammo di olio di pesce concentrato per abbattere del 45 per
cento la percentuale di morti improvvise provocate da arresto cardiaco (in
Italia circa 50000 vittime l'anno). Ma anche una riduzione del 31 per cento
delle morti per ischemia e del 21 per tutte le malattie cardiovascolari. Sono
i risultati dello studio Gissi Prevenzione (Gruppo Italiano per lo studio
della sopravvivenza nell'infarto miocardico), condotto su poco più di
undicimila pazienti reduci da infarto, e presentato ieri in una tavola rotonda
organizzata a Stoccolma da Pharmacia. "La correlazione tra consumo di
pesce grasso, ad alto contenuto di acidi grassi omega 3, e minor rischio di
cardiopatie è significativa, - spiega il professor Arne Nordoy, direttore del
dipartimento di Medicina all'università di Tromso, in Norvegia, - e infatti
gli eschimesi, pur seguendo una dieta tra le più grasse al mondo, hanno un
numero bassissimo di cardiopatici. Gli omega 3 non solo proteggono dalle
malattie vascolari ma sono in grado di modificare favorevolmente le condizioni
che possono scatenare l'arresto cardiaco". Che nel 50 per cento dei casi
si verifica in casa, con difficoltà d'immediatezza d'intervento.
Gli omega 3, dunque, fanno bene al cuore. Già, ma quali? E chi dovrebbe
prenderli? "Se ci sono casi in famiglia di patologie cardiovascolari -
conclude Nordoy - il trattamento preventivo è necessario nelle donne prima
dei 60 anni e negli uomini sotto i 50. Stesso discorso per diabetici e per chi
ha dislipidemie gravi. A tutti gli altri consiglio di mangiare pesce,
soprattutto grasso, come il vostro pesce azzurro o i nostri salmoni, due volte
alla settimana". E, ovviamente, di non fumare, di seguire una dieta
equilibrata e di svolgere attività fisica regolare almeno due volte alla
settimana o camminare per un chilometro al giorno.
Scarso entusiasmo invece per i pesci allevati intensivamente. "Se sono
grassi perché non si muovono, stretti nelle vasche e nutriti con mangimi -
precisa il professor Gianfranco Tajana, del dipartimento Scienze Farmaceutiche
all'università di Salerno - la composizione dei grassi cambia. Meglio i pesci
poveri dei nostri mari, evitando quelli oceanici, a rischio mercurio".
E gli alimenti "arricchiti", dal latte, allo yogurt, alle uova, o
gli integratori? "La concentrazione sarebbe comunque insufficiente -
premette il professor Livio Dei Cas, direttore dell'istituto di Cardiologia
dell'università di Brescia - per non parlare della purezza, della provenienza
e della stabilità del prodotto. Per la terapia servono le pastiglie da un
grammo, con l'85 per cento di omega 3 estratto dal merluzzo; il prodotto dà
garanzie di non contaminazione e di apporto costante del principio attivo. È
da poco in classe A, a carico del Servizio Sanitario Nazionale con
l'indicazione di prevenire le cardiopatie ischemiche". Tanto che
l'American Heart Association, nelle sue linee guida per salvaguardare il
cuore, ha introdotto l'uso, sotto controllo medico, di 1-4 grammi di olio di
pesce concentrato.
Ricerca di Alessandro D'Angelo