Siamo
ormai alle soglie del 2003, e ancora nel mondo si sente parlare di guerra di
religione, espressa in maniera più o meno sottile secondo il livello culturale
e spirituale di un paese.
Molti
studiosi asseriscono che la religione sia una realtà indispensabile per
l’essere umano e che senza di lei non potrebbe vivere. Questa cosa è
certamente vera soprattutto alla luce degli studi di scienziati che affermano
che la religione è
insita in un gene.
E’
logico credere che nel gene umano, non sia riportata la religione precisa per la
quale quell’uomo sente l’attrazione, infatti, al di là delle conoscenze
scientifiche, in ogni paese l’individuo si assoggetta, sin da piccolo,
ad una specifica religione.
Da
questa breve analisi scaturisce una domanda: esiste veramente una
o
“la”
religione giusta ? O invece ogni religione si confà ad una espressione
storico-culturale di levatura mentale e spirituale tipica di una società
specifica ?
Sarebbe
una realtà apprezzabile se l’uomo di oggi conoscesse tutte le religioni
e l’essenza delle stesse.. Ma purtroppo non è così.
Se
l’essere umano comprendesse meglio la realtà spirituale dei propri simili,
si sentirebbe sicuramente più sereno; scomparirebbero le faziosità ed i
fanatismi integralisti basati su un sapere creduto
“vero” e tutti si sentirebbero più benevoli poiché l’Altissimo (
se così lo si vuol chiamare)
è lo stesso per tutti.
Se
si riflette a fondo del perché di tante religioni, ci torna in mente la
costante divisione fra
razze, fra diverse spiritualità e fra varie tipologie socio-culturali..
Da questa analisi potremmo dare una spiegazione del
nascere e proliferare di molte religioni; ognuna delle quali si manifesta
in una società con uno specifico pensiero.
Molti
sono stati i precursori per l’unione delle religioni nel corso della storia,
che purtroppo sono rimasti semplici idealisti, impossibilitati a manifestare
persino il proprio pensiero. Infatti l’ambiente sociale non era ancora maturo
a sentire, e più che mai
a comprendere, la realtà dell’UNO inteso quale unica manifestazione al
di sopra dei conflitti di religione o di eventuali interessi. Conflitti
che molto spesso hanno legato la politica di uno Stato al sentimento
religioso.
Il
discorso di unione fra stato e religione non deve essere
una realtà logica se intesa quale aspetto trascendente del sentire
umano.
Ne
deriva che soltanto attraverso una conoscenza sia scientifica che religiosa, si
è portati a comprendere come le manifestazioni comportamentali di carattere
spirituale rispondano ad un realtà "“genotipica"
che si
estrinseca
in uno
specifico modo, a causa di
influenze umane e non,
conformi alla tipologia del paese di nascita del credente.
La
giustezza di quest’ultima asserzione ci conduce ad una conclusione:
i parametri di trascendente, di mistero, di fede o di
credenza ,
altro non sono che realtà fenomeniche umane
dettate da un bisogno psico-fisiologico
che serve all’uomo, soprattutto per allontanare
se stesso dalla paura dell’incognito e del mistero.
Alessandro
D’Angelo