Benzina Verde
La tecnologia "senza
piombo" sta a significare che qualcos'altro viene addizionato alla
benzina per mantenere lo stesso numero di ottani. Ciò che non è stato
ben chiarito è che sin da circa il 1970, il contenuto di piombo nella
benzina ordinaria è stato ridotto.
Ci sono tre gruppi principali di sostanze che le compagnie petrolifere
usano al posto del piombo.
1) Aromatici: composti organici basati sull'anello di benzene, un anello
di carbonio 6 con tre legami doppi delocalizzati, benzene, toluene, xilene,
ecc.
2) Olefine: composti organici con legami doppi.
3) Ossigenati: composti organici contenenti atomi di ossigeno.
L'ente statunitense che si occupa della protezione ambientale (EPA) ha
preso di mira cinque sostanze inquinanti dell'aria per la loro tossicità:
il benzene e il butadiene 1.3 sono le prime due in cima alla lista. Sono
ambedue altamente cancerogene. Ora sorge una domanda: quale è l'attuale
composizione delle benzine con piombo, di quelle normali senza piombo, e
super senza piombo? In Australia ed Inghilterra le compagnie petrolifere
non sono tenute a fornire nessuna informazione circa il contenuto chimico
in piombo.
Uno studio indipendente effettuato dal Dott. Michael Dawson dell'Università
di Tecnologia di Sydney mostra come nella benzina normale il contenuto
totale di idrocarburi aromatici era del 27.7% ed il livello di benzene al
2%. Ma per la benzina senza piombo tale contenuto di aromatici era del
29.2% ed il livello di benzene al 2.1%. Perbacco! Significa che il
contenuto di aromatici ed i livelli di benzene sono molto simili tra
benzina normale e quella verde.
La benzina senza piombo standard ha un numero di ottani più basso, di
circa 91, laddove quella con piombo ha un numero di ottani di 96 o
maggiore. Il componente di piombo aggiunto è appena sufficiente a
incrementare il numero di ottani da circa 91 ad oltre 96. Quella super
senza piombo ha un numero di ottani pari a 96, pertanto ha un contenuto di
idrocarburi aromatici, come pure di benzene, molto più basso di altre
benzine. Questa analisi della benzina australiana fu effettuata prima del
1 Gennaio 1995: i livelli di piombo erano a 0.3 grammi per litro. Dopo
questa data, i livelli massimi furono ridotti a 0.2 g/l, il che significa
che è stata impiegata una maggior quantità di additivi alternativi
(aromatici, compreso benzene e/o olefine). Così oggi la benzina con
piombo potrebbe contenere anche più additivi alternativi della normale
senza piombo.
Il terzo gruppo di sostanze alternative per aumentare gli ottani sono gli
ossigenati. Un importante sottoprodotto della loro combustione è l'acido
aldeide. Così sembra che gli ossigenati siano meno tossici del benzene.
Il cancerogeno benzene è un economico sostituto per il piombo.
Il Dott. Arthur Chesterfield-Evans un esperto nella salute occupazionale,
ritiene che il pubblico sia stato fuorviato dalle dichiarazioni che
eliminando il piombo dalla benzina, i suoi effetti negativi sulla salute e
sull'ambiente si sarebbero ridotti. L'EPA statunitense afferma che la metà
di tutti i casi di tumore potrebbero essere messi in relazione con
l'inquinamento dell'aria. Il Dott. Dawson si domanda: "come mai alle
compagnie petrolifere è consentito sostituire un cancerogeno per una
neurotossina?" il cancerogeno è rilasciato nell'aria che respiriamo,
mentre la neurotossina che lo sostituisce viene fuori dagli scarichi, come
ossido di piombo o cloruro di piombo e cade vicino alla strada.
Il Proff. Roger Perry, capo del Sydney Melanoma Unit, del Royal Prince
Alfred Hospital, dichiara: "Il benzene è un agente altamente
cancerogeno. E' causa di tumori ai polmoni, al fegato, ai reni, alla pelle
e di leucemia".
La questione ha uno sfondo di tipo chimico: le benzina verde contiene
grandi quantità di MTBE necessario come additivo antibattimento (al posto
del piombo). L'olio per motori contiene un additivo, lo zinco ditiofosfato
(ZDTP), del quale non si può fare a meno in quanto garantisce la longevità
dell'olio stesso. Se MTBE e lo ZDTP interagiscono sotto l'azione del forte
calore si va incontro a qualcosa di catastrofico: si possono formare
estere fosforico e componenti similari che rientrano nel gruppo dei gas
nervini (Tabun, Sarin, E-605, ecc).
Le marmitte catalitiche delle auto a benzina emettono gas tossici. Il
problema è particolarmente critico dopo che l'auto ha percorso circa
15.000 chilometri.
Fonte: NEXUS
NEW TIME edizione italiana n° 1
Olio di colza
Questo
lavoro scientifico dimostra, dati alla mano tre cose agghiaccianti:
1) il numero dei morti per inquinamento da auto e caldaie, in Italia, è
misurabile in decine di migliaia ed è in aumento. Un solo esempio: la
mortalità per malattie polmonari è passata da 20 casi ogni 100 mila
abitanti nel 1972 a quasi 180 nel 1999.
Nelle maggiori città italiane vengono costantemente superati i limiti
imposti dalla legge sulle percentuali di veleni presenti nell'aria.
2)
L'altro punto è che esistono le premesse tecnologiche per eliminare
l'inquinamento del sistema dei carburanti derivati dal petrolio a partire
da domani mattina.
I
motori diesel potrebbero funzionare perfettamente a olio di colza e quelli
a benzina a metano, gpl, o metanolo. Questi carburanti sono disponibili,
hanno un costo inferiore ai derivati del petrolio e non comportano
sensibili perdite di efficienza delle auto, anzi l'olio di colza è
migliore del gasolio tanto che la Volkswagen lo usa sulle auto da
competizione (e vince).
La sostituzione dei derivati del petrolio con bio-carburanti ridurrebbe
dell'90% l'inquinamento tossico nelle città. Aspettando le auto
elettriche questa è l'unica soluzione immediatamente praticabile.
...
Tutti
sappiamo che l'inquinamento fa male.
Ma non tutti danno la stessa valutazione della gravità degli effetti
dell'inquinamento.
Se chiediamo alla gente per strada:"Qual'è la minaccia più grave
per la nostra società?". Molti risponderanno che c'è l'emergenza
droga, gli immigrati, la disoccupazione..."
Anche
se la coscienza ambientalista ha fatto in questi anni passi da gigante non
sono molti quanti si rendono conto della gravità della situazione. In
particolare è poco sentito il problema del danno costituito dal sistema
auto-velocità-carburanti tossici.
E non è un caso visto che per decenni le multinazionali dell'auto hanno
investito miliardi in una vera e propria campagna di disinformazione. Solo
recentemente la Ford, ha smesso di finanziare la fondazione che aveva
proprio lo scopo di togliere credibilità agli scienziati che sostenevano l'esistenza di un nesso tra effetto serra, danni al clima e sistema
dell'auto, arrivando persino a negare che si sia di fronte a un drammatico
cambiamento del clima.
L'esempio della Ford è stato seguito a ruota dalle altre maggiori case automobilistiche americane.
Non solo: l'Oms francese ha cambiato i criteri di elaborazione dei dati
sulle cause di morte e ne è risultato che l'inquinamento, e in
particolare l'uso di benzina e gasolio, sono la prima causa di morte in
quel paese. Contemporaneamente la Ford e la Mercedes si stanno buttando
sul motore a idrogeno e la Daewoo mette sul mercato l'auto elettrica (ma
solo in Giappone).
....
Il nocciolo della situazione è che si sta per cambiare sistema ma che
alcuni paesi lo faranno più lentamente di altri e questa lentezza avrà
un costo mostruoso in termini di vite umane, costi sociali e anche sul
piano della vitalità economica dei paesi: la Fiat, ancorata com'è a
vecchi criteri speculativi e protezionisti del "sistema auto",
rischia di essere fatta a pezzi dalla concorrenza di chi saprà convertire
rapidamente i propri prodotti.
La situazione sta evolvendo con una velocità che fino a ieri era
conosciuta solo nel settore dell'informatica e dei telefoni cellulari. Il
presidente della Ford, ha annunciato che metterà sul
mercato un'auto con un motore a idrogeno.
Questo è un fatto col quale solo gli stupidi possono non fare i conti.
Ma torniamo ai danni del sistema-auto.
Il primo elemento ormai indiscutibile, è che l'inquinamento da auto è la
prima causa di morte nei paesi industrializzati. E' falso che sia il
tabacco la prima causa di morte. Infatti il tabacco è solo una concausa.
Lo dimostra il fatto che nelle province italiane meno densamente popolate
si vive fino a 5 anni di più che nei centri urbani e certamente non perché
si fumi di meno.
I fumatori muoiono perché vivono in città e si respirano, prima delle
sigarette, i gas di scarico di auto e caldaie.
E non si può sottovalutare il fatto che sono in aumento verticale asma e
allergie che hanno come causa evidente la qualità dell'aria e dei cibi.
Quello che è successo è che l'inquinamento e in particolar modo
l'inquinamento da auto è diventato un elemento peggiorativo per tutte le
patologie degli abitanti delle grandi città.
Il
premio Nobel Rubbia ha dichiarato che per ogni litro di carburante
consumato nelle grandi città la collettività sostiene un costo di 1400
lire in spese sanitarie (medicine, ricoveri, assenze dal lavoro).
Questi dati terrificanti sono però solo un aspetto del problema.
C'è l'inquinamento determinato dalla
produzione dei carburanti: estrazione, trasporto (petroliere che si
spaccano nell'oceano), raffinazione, esalazioni che colpiscono i benzinai
(una delle categorie professionali più colpite da tumori e malattie
respiratorie). C'è l'effetto serra: il riscaldamento del clima, nuove
malattie, insetti cattivissimi, tornadi, scioglimento dei ghiacciai,
aumento del livello del mare...
E se non bastasse c'è il dramma degli incidenti d'auto.
E qui l'Italia è in testa a tutte le statistiche. 1200 morti all'anno e
circa 2000 paralizzati e grandi invalidi a causa degli incidenti. La
velocità è la prima causa di morte per le persone sotto i 20 anni. Su
due persone paralizzate una ha avuto un incidente con un motorino. Siamo
infatti il paese dove correre in auto è quasi un diritto costituzionale.
Negli Usa il limite di velocità è drasticamente posto sotto i 100 km
orari, in Francia chi supera i limiti si vede sequestrare l'auto con un
atto giudiziari immediato, visto che a bordo delle auto della polizia
della strada viaggia un pubblico ufficiale con delega giudiziaria.
In Italia abbiamo visto i benefici effetti di quei pochi mesi nei quali il
Ministro Ferri pose il limite di velocità a 110 km orari e fece qualche
cosa per farlo rispettare. Diminuì drasticamente il numero e la gravità
degli incidenti, diminuì addirittura del 30% il consumo di carburante
sull'autostrada, il traffico risultò più fluido e diminuirono i tempi
medi di percorrenza. E questo nonostante i giornali della cordata della
Fiat, Corriere della Sera in testa, si sbracciassero a togliere credibilità
all'iniziativa fornendo le dislocazioni dei rivelatori di velocità della
polizia e consigli su come
invalidare le foto dei rivelatori fotografici di velocità, spruzzando
lacca per capelli sulla targa dell'auto.
Fu una vera vergogna e dopo poco il provvedimento fu ritirato e si tornò
alla tolleranza consueta verso i virili birbaccioni che vanno a 150.
...
Il Ministro Ferri, peraltro beccato pure lui a infrangere i limiti di
velocità con la sua auto blu, ebbe un'idea semplice: annunciò
l'istituzione di una squadriglia di auto, senza contrassegni della
polizia, che avrebbero viaggiato a velocità legale munite di videocamere
atte a riprendere tutte le auto che le avessero superate. Datemi 100 di
queste auto con cinepresa e l'autorità per sequestrare l'auto
a chiunque superi di 20 km orari i limiti e vi azzero i morti per
incidenti in 3 settimane.
Lo slogan potrebbe essere:" Puoi correre per mille chilometri, poi
però ti piglio e vai a piedi."
L'altro elemento che rende assurda l'attuale situazione è che fin da
domani mattina potremmo tagliare nettamente i consumi di carburanti
derivati da petrolio.
Ovviamente la nostra aspirazione sta in una totale riconversione del
sistema dei trasporti: auto elettriche, auto piccole che si possano
caricare sui treni, stazioni ferroviarie adatte a questo scopo,
rinnovamento del sistema dei trasporti su rotaia, su acqua (abbiamo una
rete di porti, fiumi e canali navigabili che è stata completamente abbandonata ma che potrebbe essere
rapidamente riattivata con risparmi enormi).
Si tratta di cambiare filosofia, puntare su soluzioni nuove: disponibilità
di noleggio di automezzi a prezzi incentivati, motorini elettrici, piste
ciclabili, centri urbani chiusi al traffico, privatizzazione dei servizi
di trasporto pubblico...E anche il riscaldamento con i pannelli solari e
la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolico, maree,
sole) potrebbe svilupparsi enormemente visto che siamo tra quelli che in
Europa hanno più sole e tra quelli che lo usano di meno.
Siamo convinti che si sia all'inizio di un cambiamento radicale e
rapidissimo della situazione, ma realizzare questa rivoluzione richiederà
comunque qualche anno. Se ci fossero la coscienza e la volontà politica
però si potrebbero prendere da subito misure in grado di modificare
sostanzialmente il tasso di inquinamento derivante da auto e
riscaldamenti, abolendo mediatamente l'uso di carburanti derivati dal petrolio.
Tutte le auto a gasolio circolanti oggi in Italia potrebbero essere
convertite con un costo irrisorio a olio di colza. Tutte le auto a benzina
potrebbero essere convertite ugualmente ad alcol (vi ricordate il progetto
di Gardini?) o a gas (gpl). Lo stesso discorso vale per le caldaie
domestiche.
E sarebbe anche un'opportunità straordinaria dal punto di vista economico
e della lotta alla disoccupazione. Bisognerebbe mettere a coltura enormi
quantità di terreno che oggi è abbandonato perché la Comunità
Economica Europea paga fior di soldi per ogni ettaro lasciato incolto. Si
tratterebbe di costruire nuovi centri di produzione per i bio-carburanti,
e molto lavoro per convertire i mezzi. Intanto, intraprendendo la via
della riconversione globale del sistema dei trasporti, si otterrebbero
enormi vantaggi sul piano della bilancia dei pagamenti, che è strangolata
dal costo del
petrolio che importiamo. E, globalmente, passare dal trasporto individuale
su ruote a quello su rotaie e su acqua significherebbe creare centinaia di
migliaia di posti di lavoro in Italia.
Il mercato dell'auto infatti ha proporzionalmente meno addetti, in quanto
produrre auto comporta meno operatori che gestire un sistema che
sostituisca il trasporto individuale e quello su gomma.
Inoltre le auto che usiamo in Italia sono solo in minima parte prodotte in
Italia, la stessa Fiat produce all'estero una quota importante dei
componenti dell'auto. Quindi il diminuire degli acquisti di auto in Italia
avrà effetti minimi sulla nostra disoccupazione mentre l'investimento sui
trasporti collettivi e pubblici avrà un effetto enorme sull'occupazione.
E lo stesso discorso vale per la necessità di creare centinaia di
migliaia di micro laghi e di piantare miliardi di piante e concimare i
boschi, e ricreare l'humus laddove è stato eroso, se vogliamo contrastare
l'effetto serra e la modificazione del clima.
Qualcuno dirà:"Si è giusto, sarebbe bello ma non si può fare, è
impossibile!"; Ma l'esperienza ci mostra che neanche questo è vero.
A Los Angeles, grazie a misure severe sull'uso dell'automobile e sui
livelli di inquinamento tollerati, stanno vivendo l'estate meno inquinata
degli ultimi 50 anni.
Città come Copenaghen da anni tollerano un bassissimo numero di auto
private, grazie a una tassazione durissima, e ottengono con trasporti
veramente efficienti e l'uso di massa delle biciclette (nonostante il
freddo polare) una qualità dell'aria e della salute dei cittadini,
veramente invidiabile.
In Svizzera, Austria, Australia e Nuova Zelanda alcune cittadine stanno
sperimentando l'abolizione totale del trasporto individuale in aree di
notevoli dimensioni.
Vorrei dilungarmi sull'urgenza e sull'improrogabilità di queste scelte. E
sulle responsabilità che avrebbe un governo che scegliesse oggi, ancora
una volta di non agire per non disturbare la lobby del petrolio e
dell'auto.. Ma credo di non poter aggiungere nient'altro di sostanziale se
non il fatto che, come è accaduto per l'industria del tabacco, ci
impegneremo nei prossimi anni a far pagare alle multinazionali dell'auto e
del petrolio e ai governanti che le hanno pedestremente servite, i danni
del disastro ambientale e della strage che stiamo subendo...
Estratto da http://www.cacaonline.it/
Il 26 giugno di 2000 c'è stata una conferenza stampa a Cervia nella quale
Dario Fo e Franca Rame hanno presentato Il libro bianco sull'inquinamento
di A. Ferrara, N.Cerino, G. Rosafio realizzato con il patrocinio e la
collaborazione della cattedra di Malattie Respiratorie dell'Università di
Siena e del Centro Studi Ambiente e Ricerca.
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