Introduzione
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L’inquinamento
elettromagnetico è, nell’opinione comune, uno tra i temi maggiormente
avvertiti, che crea ansia e preoccupazione. La sua "intangibilità"
e la sua "invisibilità" lo rendono ancor più preoccupante.
Quando ci troviamo sotto ad un torrido sole avvertiamo immediatamente come
calore il bombardamento energetico a cui siamo sottoposti, almeno per la
parte relativa ai raggi infrarossi (quelli che scaldano). Talvolta viene
suscitata una reazione di difesa del nostro organismo che inizia a sudare.
Quando, invece, siamo bombardati da onde elettromagnetiche emesse da campi
elettromagnetici, non abbiamo bisogno di alcun allarme (non ci accorgiamo
di essere "trapassati" da queste onde di energia) e tanto meno
un meccanismo di difesa. Questo fenomeno somiglia molto a quello della
radioattività: le
onde energetiche ci colpiscono senza che noi possiamo accorgercene e
soprattutto senza poterci difendere.
In mare, al di sotto di strutture metalliche off-shore dove viene
realizzata la protezione catodica (cioè con corrente impressa) contro la
corrosione, si sono verificate nei pesci patologie come tetano neuronale e
disturbi dell’orientamento.
Tutto questo rende centrale il problema dei campi elettromagnetici nella
politica ambientale del futuro, anche per la stretta connessione con gli
aspetti della salute umana.
Colpisce particolarmente il silenzio attorno a questo tema e la mancanza
di una normativa europea ed italiana che preservi la salute degli uomini e
protegga l’ambiente, fornendo limiti di esposizione e distanze di
rispetto da queste fonti di inquinamento.
E’ dunque necessario applicare a questo tema il principio precauzionale,
cioè si devono assumere norme di sicurezza, limiti di esposizione che
mettano la società in condizione di tutelare in primo ruolo la salute dei
bambini, quella degli uomini, l’ambiente e le biodiversità. A tal
proposito alcune indicazioni contenute nel presente lavoro, integrate con
i molti ed aggiornati riferimenti bibliografici, possano essere di ausilio
a quanti ritengano di doversi e volersi preoccupare di un tema così
importante, dalle dimensioni planetarie ed in continua espansione.
Negli ultimi cinquant’anni l'utilizzo dell'energia nucleare ha
focalizzato l'attenzione generale sui pericoli per la salute costituiti
dalle radiazioni ionizzanti.
Di recente, però, è stato posto all'attenzione pubblica un nuovo
problema: quello delle radiazioni non ionizzanti e della loro interazione
con l'uomo e l'ambiente. Il termine "radiazione non ionizzante",
NIR (Non Ionizing Radiation), sintetizza tutte quelle forme di radiazioni
elettromagnetiche la cui interazione con la materia produce effetti
primari diversi dalla ionizzazione (che non determinano cioè rottura dei
legami atomici e molecolari).
Sono considerate sorgenti NIR, da un punto di vista prettamente biomedico,
anche i campi elettrostatici, i campi magnetostatici ed il passaggio di
energia attraverso la materia sotto forma di vibrazioni ultrasoniche.
Le NIR che destano maggior interesse negli studiosi, per i loro possibili
effetti sull'uomo, sono le ELF (extremely low frequency), onde a
bassissima frequenza (30-300 Hz) e le RF/MW (radiofrequenze e microonde),
con banda di frequenza comprese tra 300 MHz e 300 GHz.
Se è vero che la biosfera, nella sua accezione più generale, è
quotidianamente sottoposta a radiazioni elettromagnetiche comprese in
tutto lo spettro, dalle basse frequenze fino alle radiazioni cosmiche, ivi
comprese le microonde di origine tellurica e planetaria e le onde
radioelettriche provenienti dal sole, è altrettanto vero che il repentino
sviluppo di nuove tecnologie, operanti in questo campo di frequenze, ha
fatto aumentare in maniera oltremodo significativa la densità di queste
radiazioni nel nostro ambiente.
Intorno al 1950, infatti, si rilevavano al suolo dei paesi occidentali
appena 10 pW/cm nello spettro di frequenze da 100 kHz a 300 GHz, mentre
attualmente si misurano valori da un milione a un miliardo di volte più
alti, a causa del rapido sviluppo delle telecomunicazioni.
Nel campo delle microonde, la diffusione della telefonia radiomobile, le
strutture della quale richiedono l'allestimento di una vera e propria rete
di antenne emittenti su tutti i territori coperti dal servizio, comporterà
anch'essa un significativo incremento dell'esposizione a queste
radiazioni.
Per quanto concerne le basse frequenze, l'utilizzo sempre maggiore
dell’elettricità e lo sviluppo di nuove tecnologie elettriche
sottopongono una parte crescente della popolazione a elevati campi
elettromagnetici.
Se gli effetti termici dell'esposizione alle NIR sono ormai ben noti,
inducendo di riflesso vari organismi internazionali a proporre valori e
limiti di esposizione, del tutto controversi sono gli effetti atermici. Di
tali tematiche si sono diffusamente interessati, a partire dal 1979,
numerosi studiosi, i quali hanno rilevato un sostanziale incremento delle
patologie tumorali nelle popolazioni maggiormente esposte alle radiazioni
elettromagnetiche.
La risposta normativa all'inquinamento elettromagnetico è stata
sino ad oggi alquanto frammentaria ed inadeguata, sia in Italia che
nella maggior parte degli altri paesi.
In questo dossier vengono considerate due tipologie di elettrosmog, e
precisamente quello indotto dai campi elettromagnetici a bassa frequenza,
ed in seguito l’inquinamento elettromagnetico associato alle alte
frequenze.
Aspetti
Sociali
top
Gli ultimi due decenni vedono,
nei paesi più industrializzati, sorgere e diffondersi dei movimenti
ecologisti, attenti agli effetti sulla salute umana (tumori in
particolare) derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici a
bassissima frequenza (50-60 Hz) generati dalle linee di trasmissione e
distribuzione dell'energia elettrica.
Uno dei primi movimenti di opposizione sorge nel 1987, a seguito della
costruzione di una linea elettrica a 230 kV, nell'isola di Vancouver, da
parte dell'azienda elettrica canadese Bc Hydro.
Paul Brodeur, giornalista del New Yorker, illustra nel 1989, in una serie
di articoli, i risultati di indagini epidemiologiche che indicano
associazioni positive tra patologie neoplastiche e abitanti presso linee
elettriche, e le stesse ricerche, nel 1990, mettono in evidenza rilevanti
incidenze di tumori in gruppi ristretti residenti vicino ad impianti di
distribuzione dell'energia elettrica.
Una rassegna degli articoli di Brodeur dell'89, che lo critica aspramente
per avere basato le sue analisi soprattutto sui risultati positivi degli
studi, tralasciando quelli negativi, è sicuramente sintomatica del
conflitto in corso tra industria elettrica ed opinione pubblica circa la
fondata preoccupazione per i possibili rischi legati all'esposizione ai
CEM (campi elettromagnetici).
Morgan e Nair, ricercatori della Carnegie Mellou University, si occupano,
in un loro recente articolo, tra l’altro, anche dei finanziamenti
stanziati da vari enti statunitensi per gli studi sugli effetti biologici
dei campi elettromagnetici a bassissima frequenza. Essi riportano il
parere di diversi commentatori, tra cui Brodeur, (espressamente citato
come autore di un libro sull'argomento), i quali ritengono che l'Electric
Power Research Institute (EPRI), importante istituto di ricerca finanziato
dall'industria elettrica statunitense, sia prevenuto, e che i risultati
ottenuti dai ricercatori finanziati da questa organizzazione non siano
veritieri. Nell’articolo si asserisce anche che, per recuperare
credibilità, l'EPRI ha istituito uffici propagandistici con scienziati
esterni, e ora consente ai ricercatori finanziati di pubblicizzare i
risultati dei loro lavori senza preventiva approvazione dell'istituto; e
tra questi ve ne sono molti che hanno evidenziato correlazioni positive.
Anche in Italia si sono costituiti, negli ultimi anni, vari comitati di
cittadini che, coordinatisi nel CONACEM (Coordinamento Nazionale dei
Comitati per la tutela dai Campi Elettromagnetici), in più riprese, si
sono dichiarati contrari alla realizzazione di nuove sorgenti di
elettrosmog tra le quali gli elettrodotti.
Oggi questa esperienza delle singole unità di base è finalmente sfociata
in un coordinamento di Associazioni che hanno unito le loro forze per
intervenire sul delicato problema.
Il nuovo soggetto, ALCE (Associazioni in Lotta Contro l’Elettrosmog)
creato da GREENPEACE, Codacons, SAMBA, WWF, Bambini Senza Radiazioni,
Conacem Caereinsieme, Conacem Montecompatri, Comitato di Pescara, e molti
altri che si stanno continuamente aggiungendo, è operativo sia sul piano
politico (stiamo seguendo da vicino la Legge Vigni, in discussione alla
Commissione Ambiente della Camera, sintesi degli otto disegni di legge
sulla materia elettrosmog) sia sul piano operativo della lotta contro le
ingiustizie quotidianamente perpetrate nel settore da chi trasporta
energia elettrica e da chi installa stazioni radiobase per la telefonia
cellulare o per le trasmissioni radio – televisive.
Ad esempio uno di questi comitati si è opposto, nel comune di Rimini,
alla costruzione da parte dell'ENEL dell'elettrodotto Forlì-Fano; a tal
proposito è stato sviluppato da due importanti ricercatori italiani,
Cesare Maltoni e Morando Soffritti, uno studio sull'inquinamento
elettromagnetico a bassissima frequenza.
In Italia l’attenzione pubblica, nei confronti del problema costituito
dai danni sanitari provocati dai CEM, ed in particolare di quelli prodotti
dagli elettrodotti, è più recente, rispetto agli altri stati europei ed
agli USA.
Dal momento che la sensibilità della pubblica amministrazione verso il
problema è ancora da affinare, considerando che l'Italia è strutturata,
dal punto di vista elettrico, con oltre 60.000 km di linee ad alta
tensione, che si sviluppano lungo circa 5.500 km quadrati (3% del
territorio nazionale), si comprende come la mobilitazione popolare sia di
fondamentale importanza per la tutela della salute dei cittadini, e per
porre un calmiere ai piani di espansione tecnologica incontrollata delle
grandi industrie elettriche. Un riesame globale della situazione
energetica italiana, infatti, non mancherebbe di suggerire sostanziali
processi di
razionalizzazione.
Classificazione
delle sorgenti di campi elettromagnetici (CEM) top
La velocità di propagazione
delle onde elettromagnetiche nel vuoto, e le leggi della fisica che
governano queste grandezze sono identiche, indipendentemente dalla loro
lunghezza d'onda o frequenza. A seconda della frequenza dell'onda però,
si determinano diversi modi d'interazione della stessa con la materia.
L'emissione delle onde, il loro assorbimento e la loro propagazione in
mezzi materiali dipendono, infatti, dalle condizioni fisiche e dalla
natura delle sostanze emittenti ed assorbenti o di quelle che consentono
la propagazione.
La radiazione elettromagnetica a RF (radio frequenze) e MW (microonde) è
da sempre presente sulla terra come fondo naturale, generato
dall'emissione del sole della terra delle galassie ed, in generale, da
qualunque corpo naturale con temperatura diversa dallo zero assoluto.
L'esposizione ai campi elettromagnetici della popolazione è da attribuire
essenzialmente, negli ambienti di vita, alle emissioni provocate da
impianti per teleradiocomunicazioni e radar (RF e MW), dalle sorgenti
domestiche, e dalle linee di trasporto e distribuzione dell'energia
elettrica.
Nelle tabelle seguenti sono riportate le principali sorgenti di campi
elettromagnetici - fra parentesi è indicata la natura dell'elettrosmog
prodotto, cioè se si tratta di campi ad alta frequenza o a bassa
frequenza (AF ed BF) - alcune delle quali verranno trattate singolarmente
ed in maniera molto più estesa e con riguardo particolare alle
problematiche sanitarie ad esse connesse, nonché l'intero spettro delle
radiazioni di nostro interesse .
Campo
Elettromagnetico ad Alta Frequenza
AF
|
Campo
Elettromagnetico a Bassa Frequenza
BF
|
Forni
a microonde
Impianti di allarme edifici
Impianti di allarme aeroporti
Rilevatori di metalli
Trasmettitori radio televisivi
Onde lunghe e medie
Onde corte
UKW; VHF – TV; UHF – TV
Televisori
Computer
Macchine industriali per riscaldamento
Macchine industriali per saldatura
Macchine industriali per indurimento
Saldatura
Vulcanizzazione
Essiccamento dielettrico
Trasmettitori per CB
Telefoni cellulari (TACS GSM)
Radiotelefoni
Telefoni senza fili
Interfoni
Impianti radar
Apparecchi per magnetoterapia
Apparecchi per redioterapia
Apparecchi per Ipertermia
Apparecchi per Marconiterapia
|
Trazione
elettrica Ferroviaria
Linee elettriche ad alta tensione
Trasformatori
Quadri elettrici domestici
Scaldabagno elettrico
Coperte elettriche
Elettrodomestici per la cucina
Apparecchi per il bricolage
Televisori
Computer
Macchine industriali per riscaldamento
Macchine industriali per saldatura
Macchine industriali per indurimento
Saldatura
Vulcanizzazione
Essiccamento dielettrico
Produzione dell’alluminio
Elettrolisi del cloro
|
Principali
sorgenti di campi elettromagnetici (CEM) e rispettiva frequenza.
Oggetto
della misura
|
Campo
elettrico
|
Campo
magnetico
|
Rasoio
elettrico
Spazzolino elettrico
Frullatore
Aspirapolvere (a 10 cm)
Asciugacapelli in funzione
Asciugacapelli collegato
Macchina da scrivere elettric.
Radio
Tubo a fluorescenza
Lavatrice (sui comandi)
Ventilatore
Ferro da stiro
Lampadina (100 w a 10 cm)
Fotocopiatrice in funzione
Fotocopiatrice accesa
Frigorifero (motore)
Registratore (10 cm)
Televisore (comandi)
Giradischi
Telefono
Interruttore (10 cm)
Spina (non funzionante)
|
30
V/m
50 V/m
80 V/m
50 V/m
20 V/m
80 V/m
3 V/m
100 V/m
-
100 V/m
1 V/m
60 V/m
60 V/m
80 V/m
1 V/m
-
90 V/m
120 V/m
100 V/m
8 V/m
50 V/m
60 V/m
|
100
m T
90 m T
70 m T
60 m T
20 m T
20 m T
10 m T
8 m T
8 m T
5 m T
1 m T
4 m T
3 m T
2 m T
1 m T
2 m T
1.5 m T
1.1 m T
1 m T
50 nT
30 nT
-
|
NOTA
: Con m T si intende micro Tesla, cioè 10 – 6 Tesla per il campo
magnetico; con nT si intende nano Tesla cioè 10 – 9 Tesla sempre per il
campo magnetico; V/m è indica in Volt al metro la intensità del campo
elettrico generato;
Effetti
sulla salute umana dei campi elettromagnetici a bassa frequenza
top
-
A partire dagli anni ‘70,
sono stati sviluppati molti studi, finalizzati alla determinazione di
un nesso causale tra campi ELF (campi elettromagnetici a frequenza
molto bassa) e patologie tumorali; la grande maggioranza di queste
ricerche sono state commissionate per dimostrare il danno indotto
dalle onde elettromagnetiche generate da linee elettriche e/o altre
installazioni elettriche.
L'Istituto Superiore della Sanità (ISS) nel 1989 ha prodotto un
rapporto, intitolato "Linee ad alta tensione: modalità di
esposizione e valutazione del rischio sanitario", nel quale
veniva presentata una sintesi della letteratura scientifica
disponibile e venivano formulate quattro conclusioni:
-
esistono
elementi per ritenere che l'esposizione ai campi ELF accresca i rischi
di neoplasie, anche se ciò non è ancora dimostrato in termini
convincenti (non c'è ancora una omogeneità' di pareri, specie in
campo medico).
-
qualora
si stabilisca un nesso di causalità tra l'esposizione ai campi ELF e
l'insorgere di patologie tumorali, risulterà esposto a rischio non
solo chi abita in prossimità delle linee elettriche ad Alta Tensione,
ma anche l'utente di energia elettrica a livello domestico. Le
ricerche in corso in diversi paesi europei, negli USA e in CANADA
porteranno, nel giro di qualche anno, a fornire risposte esaurienti ai
quesiti aperti.
-
Tenuto
conto delle attuali incertezze e del fatto che gli studi di
laboratorio hanno finora fornito scarsi elementi a sostegno
dell’ipotesi che i campi ELF possono essere associati ad un aumento
di incidenza dei tumori, si ritiene che i dati epidemiologici oggi
(1989) disponibili non possano essere assunti a base di processi
decisionali e di misure di sanità pubblica.
In un secondo rapporto, sempre prodotto dall’Istituto Superiore
della Sanità nel 1995, ed intitolato "Rischio cancerogeno
associato ai campi elettromagnetici a 50/60 Hz", la posizione
viene palesemente modificata, sulla base di risultati di ricerche
epidemiologiche e sperimentali, condotte da prestigiosi Istituti di
ricerca internazionali.
Le considerazioni finali di tale lavoro sono abbastanza ambigue ed
esprimono, probabilmente, la necessità di conciliare una situazione
di emergenza sanitaria, con le presunte incertezze dei dati
scientifici disponibili e con gli enormi investimenti finanziari a cui
si dovrebbe far fronte alla luce di una presa di coscienza circa la
pericolosità, per la popolazione, di tale forma di inquinamento.
Il rapporto cita testualmente: "il quadro che emerge dalla
letteratura scientifica esaminata depone nel complesso a favore di una
associazione positiva fra esposizione a campi a 50/60 Hz e leucemia
infantile".
Nel rapporto viene inoltre individuato nel valore 0.2 m T (microtesla
ovvero 10-6 tesla, ove tesla è l'unità di misura del campo
elettromagnetico) il limite oltre il quale si determina, in un quadro
complessivo che contempla eventuali cofattori, un aumento del rischio
di leucemia infantile.
Un passo del rapporto, che suscita allarmismo circa le effettive
capacità dell’ISS di rendersi garante della salute pubblica, è
costituito dalla seguente affermazione:" Le azioni preventive
debbono essere commisurate alle certezze disponibili sul piano
scientifico ...tenendo conto del fatto che l’esistenza di margini di
incertezza impone di trovare un equilibrio fra il criterio
dell’efficacia dell’intervento ed il principio
cautelativo..."
In sostanza, l’ISS ritiene ancora valida l’impostazione giuridica
finora adottata, per cui i limiti da osservare devono tenere conto
solo degli effetti acuti (termici) dell’esposizione.
Alla luce di quanto in precedenza esposto, molto interessanti appaiono
le seguenti considerazioni consistenti nell’intervento del dott.
Pietro Comba, Direttore del Laboratorio di Igiene Ambientale
dell’Istituto Superiore della Sanità (nonché coautore del rapporto
ISTISAN), al Convegno organizzato dalla Regione Veneto nel dicembre
‘96, nel contesto dell’approvazione, da parte della Regione
stessa, della Legge Regionale che regolamenta i nuovi impianti, i
limiti espositivi e le priorità di risanamento.
Questo documento, in pratica, viene a costituire un compendio al
Rapporto ISTISAN 95/29; tale aggiornamento viene stilato alla luce dei
nuovi documenti scientifici pubblicati nel 1996, dai quali viene ancor
più confermato il fatto che: "il quadro che emerge dalla
letteratura scientifica esaminata depone nel complesso a favore di una
associazione positiva fra esposizione a campi a 50/60 Hz e leucemia
infantile, in corrispondenza di esposizioni superiori a 0.2-0.3m T."
Nel corso di questo intervento, Comba mette in risalto l’esistenza
di un secondo insieme di studi relativi a sintomatologie di tipo
soggettivo. Vengono segnalate ricerche che riportano disturbi
neurologici e circolatori, alterazioni ematologiche, con cefalea,
affaticamento, irritabilità, disturbi del sonno; tutti questi sintomi
sarebbero da attribuire all’esposizione a campi elettromagnetici
prodotti da installazioni elettriche.
Vengono citati studi che documentano depressione, sintomi
dermatologici, vertigini, formicolii, debolezza, difficoltà
respiratoria, sudorazione, palpitazioni, perdite di memoria. Nel
prosieguo dell’intervento il dott. Comba osserva ancora:
"Questo insieme di studi, pur caratterizzato da una certa
frammentarietà e, soprattutto dall’assenza di protocolli
standardizzati quali quelli utilizzati nelle ricerche sulle leucemie
infantili, sembrano indicare un fenomeno reale che merita un’attenta
valutazione. In Italia, casi di questo genere sono stati segnalati a
Milano, Rimini, Civitavecchia, Cerveteri ed in alcune altre località."
Sempre nel prosieguo del discorso, il dott. Comba evidenzia che il
livello di campo magnetico medio nelle aree urbane è dell’ordine di
0.1m T e che..."secondo l’Istituto Svedese per la Protezione
dalle Radiazioni, nei casi in cui i livelli espositivi eccedono i
livelli normali più di dieci volte, si potranno adottare misure per
la riduzione del campo magnetico, purché tali riduzioni si possano
ottenere ad un costo ragionevole. In questo scenario, le situazioni
caratterizzate da esposizioni superiori a 1 m T sarebbero dunque
candidate con priorità ad interventi di risanamento....Se la finalità
dell’identificazione di un fattore di rischio per la salute è il
suo abbattimento, il principio cautelativo entra nella definizione di
evidenza sufficiente, e si valorizzano le associazioni riproducibili
anche in assenza di conoscenze sui meccanismi biologici sottesi;
questo è un approccio rilevante soprattutto per i fattori di rischio
precedentemente non riconosciuti...Ad avanzamenti parziali delle
conoscenze possono quindi corrispondere avanzamenti anche parziali
delle azioni di sanità pubblica.".
Il primo passo verso un’associazione positiva tra danni alla salute
umana e campi elettromagnetici a frequenza di rete (50-60 Hz) viene
effettuato nel 1972, allorché ricercatori sovietici resero noti i
risultati di molteplici studi condotti su operatori addetti alla
manutenzione di interruttori, in stazioni elettriche ad alto
voltaggio; furono rilevati numerosi disturbi non specifici. Già in
quel periodo, in URSS, erano state emanate norme per i lavoratori che
operavano in prossimità di tali installazioni elettriche. Queste
leggi contenevano pesanti limitazioni circa la permanenza umana in
luoghi ove fossero presenti campi elettromagnetici prodotti da
installazioni ad alta tensione. I limiti fissati da tali normative
risultavano fino a 1000 volte inferiori rispetto a quelli in vigore
attualmente nei paesi occidentali.
Come già osservato, alla base di queste normative vi era una
fioritura di studi, - circa 320 -, condotti su operai che vivevano o
lavoravano in prossimità di linee elettriche ad alta tensione. Le
risultanze di queste ricerche, (pubblicate da Asanova, Irivova, Fole,
Krobbava e Sazaniva), evidenziavano l’insorgenza di molteplici
disturbi non specifici come impotenza, scarsa redditività sul lavoro,
insonnia, vertigini, vomito, emicrania, spossatezza che venivano a
cessare nell’istante in cui terminava l’esposizione ai campi
prodotti dalle linee.
Gli autori della ricerca notarono, anche, una variazione della
struttura e del numero dei globuli bianchi e rossi, modificazioni
della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca.
Il biofisico americano A. Marino ha evidenziato un legame tra
l’esposizione ai campi elettromagnetici e l’inibizione della
crescita in animali e uomini. Lo studio, condotto in un istituto
medico di Syracuse nello stato di New York, ha evidenziato, anche, che
in una fascia di 150 metri di distanza da linee ad alta tensione si
verificavano variazioni della composizione del sangue e del battito
cardiaco. Disturbi comportamentali sono stati riscontrati entro una
fascia di 300 metri.
In Australia, nel 1990, è stato sviluppato un metastudio, il quale ha
cercato di conglobare tra loro tutte le ricerche fino ad allora
eseguite (11 sui tumori infantili e 35 su esposizione nell’ambiente
di lavoro). Un raddoppio dei casi dei tumori infantili è stato
evidenziato per esposizioni superiori a 300 nT (nanotesla
sottomultiplo del sistema di numerazione metrico decimale pari a 10-9
tesla).
Nell’ambito di un confronto tra limiti fissati da varie normative,
è interessante evidenziare che, sulla base di numerosi studi
medico-scientifici condotti in questi ultimi anni, sono state emanate,
da organismi internazionali di tutela della salute dei lavoratori e
della popolazione, normative tecniche che fissano dei valori limite di
esposizione che non dovrebbero essere superati negli ambienti di vita
o di lavoro. Talune di queste disposizioni sono state fatte proprie
dalle normative di qualche paese.
E’ importante notare come, per le basse frequenze, i limiti
evidenziati dalla tabella tengano esclusivamente conto degli effetti
termici indotti dalle onde elettromagnetiche, cioè del riscaldamento
dei tessuti ad opera dell’energia in esse contenuta. Sono
tralasciati, invece, gli effetti cronici che sopraggiungono anche e
soprattutto per intensità dei campi elettromagnetici.
Gli studi sinora condotti sono stati strutturati in 3 modi:
Indagini epidemiologiche sull'uomo
studi a lungo termine sugli animali
studi a breve termine sugli animali e sistemi cellulari.
La maggior parte delle ricerche sono state sviluppate per indagare lo
sviluppo tumorale come possibile rischio sanitario per l'uomo esposto
ai campi elettromagnetici.
Esposizione
residenziale e tumori infantili
top
Nel 1979, fu pubblicata, a cura
di Wertheimer e Leeper, la prima ricerca sulla correlazione tra campi
elettromagnetici a frequenza di rete e patologie neoplastiche.
Lo studio in esame viene commentato nella rassegna di Coleman e Beral ed
in una pubblicazione dell’EPA (Environmental Protection Agency), da
importanti ricercatori, tra i quali Morgan e Nair, Florig, Savitz ed
altri.
Wertheimer e Leeper evidenziarono casi di tumore infantile in abitazioni
prossime a "configurazioni elettriche ad alta corrente", ovvero
linee di distribuzione elettrica suscettibili di produrre campi
elettromagnetici superiori alla media.
La struttura dello studio fu del tipo "caso-controllo". Furono
analizzati "casi" costituiti da ragazzi con meno di 19 anni di
età, deceduti per tumore fra il 1950 ed il 1973. Il loro certificato di
nascita era del Colorado ed avevano vissuto gran parte della loro vita
nella zona di Denver.
I "controlli" furono determinati attraverso gli archivi
anagrafici, organizzati per mese di nascita e distretto, selezionando i
ragazzi i cui certificati di nascita seguivano immediatamente quello del
ragazzo-caso: in tal modo, veniva automaticamente escluso il controllo,
qualora risultasse del ragazzo-caso.
Furono così esaminati 344 casi e 344 controlli.
Dopo aver formulato uno schema di classificazione semplificato, basato
sulla misurazione di campi magnetici, gli autori calcolarono la grandezza
relativa del campo magnetico, nelle abitazioni, mediante la
misura-surrogato delle configurazioni dei cavi.
I cavi di distribuzione primari (13 kV) furono classificati come
"grossi" o "sottili". I " cavi grossi" sono
progettati per il trasporto di elevati carichi elettrici (alti amperaggi).
Le case furono classificate a seconda che avessero configurazione ad alta
corrente (HCC), oppure una configurazione a bassa corrente (LCC).
Una casa era classificata come "HCC " se una delle seguenti
condizioni era verificata:
Era a meno di 40 metri da cavi primari grossi o da un fascio di 6 o più
primari sottili;
Era a meno di 20 metri da fasci di 35 primari sottili o da cavi ad alta
tensione (50-30 kV);
Era a meno di 15 metri da cavi secondari (240V) che uscivano direttamente
da un trasformatore.
Per quanto riguarda la distribuzione elettrica esterna alle case, la
"configurazione dei cavi" venne codificata con l’assunto che:
1.Le caratteristiche delle linee di distribuzione esterne (dimensione dei
cavi, numero delle diramazioni, ecc.) fossero predittive del flusso di
corrente nei pressi dell'abitazione;
2.La combinazione flusso di corrente-distanza dall'abitazione fosse
predittiva dell'esposizione a lungo termine degli abitanti della casa.
È ancora una volta opportuno ricordare che i materiali costruttivi delle
case schermano efficacemente i campi elettrici, ma non quelli magnetici.
Alla luce di questa codifica, gli autori notarono che una grande quantità
dei casi di cancro era stata riscontrata in case classificate come HCC,
esposte mediamente a campi magnetici più elevati.
La sproporzione era ancora più evidente se ci si riferiva a casi e
controlli che avevano vissuto nella stessa casa dalla nascita in avanti.
L' aumentata incidenza dei tumori, associata con l'occupazione di case a
maggiore esposizione magnetica, era nell'ambito di 2-3 volte, con un certo
gradiente di dose-risposta correlato ai livelli di esposizione.
A tal proposito, il rischio relativo di leucemia per case localizzate in
prossimità di configurazioni ad alta corrente rispetto ad una vicino a
configurazioni a bassa corrente, fu stimato ad un livello 3,
statisticamente significativo.
Per i tumori del sistema nervoso centrale la stima fu di 2.4, sempre
statisticamente significativa; il rischio di linfoma fu alto ma non
significativo statisticamente, a 2.1.
Lo studio fu oggetto di diverse critiche di tipo metodologico; la
principale fonte di dubbio derivava dal fatto che la valutazione
dell'esposizione al campo magnetico, non era basata su misure dirette di
quest’ultimo nelle abitazioni.
A riguardo, è interessante analizzare il parere di Savitz, famoso
epidemiologo statunitense, il quale, nel contesto di un progetto di
ricerca sulle linee elettriche sovvenzionato dal Dipartimento della Salute
dello Stato di New York, ebbe il mandato di verificare il lavoro di
Wertheimer e Leeper.
Nella parte finale, del rapporto sul lavoro di Wertheimer e Leeper, Savitz
osserva: "la relazione tra i campi e i cablaggi (cioè la
disposizione dei conduttori di energia elettrica nello spazio circostante
quello abitativo) è molto complessa e vi sono molti altri fattori che
influenzano l'esposizione al campo magnetico (ad esempio il cablaggio
interno alla casa, il sistema di messa a terra degli apparecchi
utilizzatori, tipo degli apparecchi utilizzatori).
Pur tuttavia, è stato osservato che la codifica da parte degli autori dei
cavi di distribuzione prediceva in maniera esauriente i campi magnetici
misurati e si è dimostrata essere un utile supporto di diagnosi dei campi
medi a lungo termine, se non dei livelli misurati istante per
istante".
Più avanti, Savitz prosegue cosi’: "l’altra principale
limitazione dello studio era l'assenza di informazioni sui potenziali
fattori di confondimento, come il fumo materno o l'uso di raggi X.
La scarsità di determinanti noti del tumore infantile rende difficile
valutare e controllare l'apporto dei confondenti, ma la piccola probabilità
di una relazione stretta tra i potenziali fattori di confondimento e la
codifica dei cavi, argomenta contro un forte apporto dei
confondenti".
Successivamente, Myers ed altri hanno elaborato alcuni dati preliminari
estrapolati da uno studio sui tumori infantili sviluppato nello Yorkshire
in Inghilterra.
In questo studio, la misura dell’esposizione veniva effettuata valutando
la distanza delle case di nascita dei "casi" e dei
"controlli" da linee elettriche aeree, e formulando stime per le
abitazioni distanti meno di cento metri dalle linee.
I "casi", più spesso, vivevano a meno di cento metri dalle
linee, ma le esposizioni dai campi magnetici calcolati non erano
differenti per casi e controlli che vivevano all'interno di questa
distanza.
Il commento di Savitz su questo studio mise in risalto che la totalità
delle ricerche, fino a quel momento pubblicate, era basata su diagnosi
rappresentative del campo; egli asserì inoltre che Myers, nel fornire uno
schema semplificato per la valutazione dell’esposizione, poteva aver
formulato un modello con un basso grado di affidabilità.
In seguito Tomenius ha effettuato uno studio sui tumori infantili nel
distretto di Stoccolma in Svezia. In questa ricerca, la misura dei campi
magnetici generati da linee elettriche ed altre sorgenti, fu eseguita per
le abitazioni ove erano nati ed erano stati diagnosticati tutti i casi di
tumore osservati nella contea di Stoccolma, nei 15 anni intercorsi dal
1958 al 1973, per le persone di età compresa tra 0 e 18 anni.
Lo studio fu limitato a 716 casi, che avevano una abitazione nella contea
sia al momento della nascita che della diagnosi.
Un equivalente numero di controlli fu accostato ai casi in accordo col
distretto religioso di nascita, l'età ed il sesso.
Fuori da ogni abitazione fu annotata la presenza di costruzioni elettriche
(conduttori ad alto voltaggio da 6 a 200 kV, sottostazioni, trasformatori,
ferrovie elettriche e metropolitane), nel raggio di 150 metri. Inoltre fu
misurato il campo magnetico a 50 Hz davanti all'ingresso principale di
ogni abitazione.
Conduttori visibili da 200 kV furono notati in 45 delle 2098 abitazioni in
esame e furono trovati con una frequenza doppia tra i casi rispetto ai
controlli.
Il campo magnetico misurato davanti all'ingresso delle abitazioni variava
tra 0.0004 e 1.9 microtesla (m T), con valore medio di 0.069 m T.
Il campo magnetico era più alto (valore medio di 0.22 microtesla) nelle
abitazioni con conduttori a 200 kV visibili, che in quelle senza cavi in
vista.
Campi magnetici da 0.3 microtesla o più furono misurati in 48 abitazioni
e furono trovati due volte più frequentemente tra i casi che tra i
controlli.
La differenza era più pronunciata per le abitazioni di soggetti affetti
da tumori del sistema nervoso (rapporto di rischio 3.7) e minore per le
leucemie. Limitando l'analisi ai soggetti che hanno vissuto nella stessa
abitazione fin dalla nascita, il rischio relativo di cancro delle persone
che vivevano in case con campi magnetici misurati maggiori di 0.3
microtesla era pari a 5.4, statisticamente significativo.
I risultati non erano correlati alla distanza delle abitazioni dai cavi a
200 kV, all'interno della fascia dei 150 metri.
Tomenius quindi commentava: "ciò può indicare che non c'è una
relazione dose/risposta tra l'incidenza del tumore e la distanza dai cavi
all'interno di una certa distanza soglia, e che questa distanza è
maggiore di 150 metri".
Tomenius proseguiva dicendo: "il numero di abitazioni con tumore più
alto dell'atteso, tra le abitazioni con campo magnetico maggiore (maggiore
di 0.3 microtesla), è coerente con la ipotesi di un effetto causale del
campo magnetico, ma il risultato può essere dovuto a qualche altro
fattore correlato al campo magnetico".
Savitz, commentando questo studio, osservava che la decisione di dividere
le esposizioni sopra e sotto la soglia di 0.3 microtesla non è spiegata e
ciò potrebbe avere un importante effetto sui risultati stimati, poiché
le abitazioni dei casi e dei controlli avevano la stessa esposizione
magnetica media.
"Pur tuttavia - conclude Savitz - questo studio fornisce un ulteriore
evidenza per un possibile ruolo eziologico dei campi magnetici nei
confronti dei tumori infantili".
Lo studio di Savitz fu pianificato per controllare, il precedente studio
di Wertheimer e Leeper del 1979 ed i suoi risultati, sostanzialmente in
accordo con quelli del primo studio, hanno rafforzato molto, nel mondo
scientifico internazionale, la validità della correlazione positiva tra
esposizione ai campi magnetici a frequenza di rete ed insorgenza di
neoplasie.
Lo studio di Savitz è uno studio "caso-controllo", progettato
per valutare la relazione tra esposizione ai campi magnetici e lo sviluppo
dei tumori infantili. I casi elencabili consistevano in tutti i 356
residenti di Denver, con età compresa tra 0 e 14 anni, ai quali era stata
diagnosticata qualsivoglia forma di cancro tra il 1976 ed il 1983.
Pur essendo identica l'area geografica esaminata, non si presenta
sovrapposizione tra i due casi, dato il periodo diverso di osservazione.
I controlli furono selezionati con chiamate telefoniche a numeri casuali,
per approssimare la distribuzione dei casi per età, sesso ed area
telefonica di appartenenza.
L'esposizione delle persone fu caratterizzata attraverso misure di campo
elettrico e magnetico in casa sotto condizioni d'uso di "bassa"
ed "alta" potenza elettrica, e mediante codici di configurazione
dei cavi assunti come misura, surrogato dei livelli medi di campo
magnetico a lungo termine.
Fu trovato da Savitz che i campi magnetici, misurati nelle condizione di
"bassa" potenza, avevano una debole associazione positiva con
l'incidenza del cancro, con valori di fattori di rischio di 1.0, 1.3, 1.3,
1.5 per quattro intervalli di esposizione al campo magnetico in
progressione di intensità.
Dividendo il numero di casi-controlli in osservazione, col valore di
soglia per il campo magnetico fissato a 0.2 microtesla, si determinano
valori di rischio, oltre questo valore di induzione magnetica, di 1.4 per
tutti i tipi di tumore, e più alti per le leucemie, linfomi e sarcomi dei
tessuti molli. Nel caso di condizione d'uso ad "alta" potenza
non si rilevano correlazioni positive.
I codici di configurazione dei cavi associati ai campi magnetici maggiori
sono più comuni nelle abitazioni dei casi che in quelle dei controlli.
Confrontando, inoltre, le due codifiche più alte con le tre più basse si
ha un rapporto di rischio di 1.5 per tutti i tipi di tumore.
Il confronto delle abitazioni aventi la codifica più alta, direttamente
con quelle con la codifica più bassa, incrementa i rapporti di rischio,
che diventano, però, meno precisi statisticamente: si ottiene 2.3 per
tutti i tumori, 2.9 per le leucemie, 3.3 per i linfomi.
Nelle considerazioni finali dello studio, Savitz afferma testualmente:
"questo studio fornisce qualche indicazione che le esposizioni
residenziali ai campi magnetici sono più alte per i casi di tumore
comparati con i controlli, basandosi su misure dei campi magnetici in
condizioni d'uso di bassa potenza elettrica".
Nel prosieguo della discussione, Savitz esamina varie tipologie di fattori
confondenti dei risultati (come ad esempio la densità di traffico vicino
alle case), per concludere, infine, che i campi magnetici restano la base
più plausibile per le associazioni osservate nel cancro.
Alla luce dei risultati evidenziati dal suo studio, Savitz riferisce che
è molto improbabile che i risultati degli altri studi sul tumore
infantile siano stati alterati da confondenti.
Prosegue, poi, osservando che i risultati delle sue ricerche sono
coincidenti, nel complesso, con le risultanze "positive" degli
studi di Wertheimer e Leeper e di Tomenius, anche se molte delle
deduzioni, specifiche, non collimano esattamente.
Più avanti, Savitz raffredda il suo tono, osservando che, sebbene il suo
studio abbia molti punti in comune coi rapporti precedenti, sarebbe
erroneo interpretare la lettura sull'argomento come una serie di risultati
positivi replicati: "una più valida interpretazione - dice ancora
Savitz - sarebbe una letteratura di risultati suggestivi ma non conclusivi
(singolarmente e nel complesso)".
L’autore sostiene, inoltre, che vi sono ancora pochi dati che forniscano
un supporto sperimentale che descriva la dinamica eziologica dei campi
magnetici, nei confronti della promozione delle patologie tumorali, ma
anche che cresce il riconoscimento che questi campi hanno effetti
biologici a particolari intensità e, parimenti, stanno evolvendo delle
teorie sulla possibilità di un effetto di promozione del cancro.
Quest'ultimo punto è molto importante, perché molte delle perplessità
iniziali sulla possibilità che i campi elettromagnetici ELF causino lo
sviluppo del cancro, derivano dal fatto che queste tipologie di onde
elettromagnetiche non hanno capacità ionizzante e quindi non possono
spezzare direttamente i legami chimici del DNA di una cellula sana per
renderla, eventualmente, di tipo neoplastico. In realtà la possibilità
di influenzare il processo di duplicazione a catena delle cellule
tumorali, originato da una prima cellula resa maligna per un'altra causa,
rende il campo elettromagnetico "non ionizzante" plausibile come
agente promozionale nel processo di sviluppo di un tumore.
Savitz fa ancora delle considerazioni interessanti, affermando che
l'assenza di un effetto carcinogeno dei campi ELF dimostrato in
laboratorio, chiaramente indebolisce le inferenze che si potrebbero trarre
dagli studi epidemiologici. "Tuttavia - prosegue ancora - gli esempi
storici delle scoperte epidemiologiche di carcinogeni biologicamente
"implausibili" come il fumo di tabacco, il benzene e l'arsenico,
dovrebbero essere presi in considerazione, poiché queste scoperte furono
all'ultimo seguite (piuttosto che precedute) da conferme di
laboratorio."
In fine, Savitz osserva che, sebbene esistano consistenti limitazioni
nella conclusività dei suoi dati, i risultati incoraggiano a sviluppare
la ricerca sul ruolo eziologico dei campi magnetici nei confronti della
promozione del tumore infantile, dando quindi anche una implicita
valutazione di validità scientifica ai precedenti risultati
"positivi" di Wertheimer, Leeper e Tomenius.
Sorgenti
elettromagnetiche ad alta frequenza
top
Le principali sorgenti di campi
elettromagnetici ad alta frequenza di rilevante impatto sanitario ed
ecologico sono: i telefoni cellulari, i forni a microonde, i
videoterminali, gli apparecchi televisivi e gli impianti di trasmissione
radiotelevisiva. Analizzeremo nel dettaglio i telefoni cellulari.
Nelle vicinanze immediate di emettitori radiotelevisivi, così come di
impianti radar, possono esservi notevoli densità di potenza; i valori
possono essere talmente elevati da causare danni termici come disturbi al
sistema nervoso, offuscamento del cristallino e sterilità. Al fine di
evitare questi effetti è opportuno osservare distanze di sicurezza dalle
sorgenti in questione: l’ufficio federale tedesco per la protezione
dalle radiazioni raccomanda, a tal proposito, l’osservanza delle
distanze minime (riportate di seguito in tabella), dipendenti dalla
capacità dell’emettitore.
Sorgente
di radiazioni
|
Potenza
|
Distanza
raccomandata
|
Trasmettitore
TV banda IV/V
|
100
KW
|
45
m
|
Trasmettitore
radiofonico a onde ultracorte
|
500
W
|
9.5
m
|
Stazione
centrale rete D (digitale)
|
8
canali a 50 W
|
4.76
m
|
Antenna
radiorentabile 13 GHz
|
0.5
W
|
1.78
m
|
Stazione
radiofonica rete C (analogica)
|
23
canali a 8 W
|
1.78
m
|
Forno
a microonde
|
600
W
|
0.25
m
|
Telefoni
cellulari
top
Gli
ultimi anni, sono stati teatro di una costante crescita del mercato della
telefonia cellulare (Tacs e GSM) e dello sviluppo di numerosi impianti di
trasmissione, necessari per la copertura del servizio sul territorio
nazionale.
Sono, anche queste, sorgenti, molto diffuse e, come risulterà evidente in
seguito, pericolose dal punto di vista sanitario, di microonde. Le
frequenze utilizzate dai segnali per le trasmissioni radiomobili, variano
da 450 (rete analogica) a 1800 MHz (rete digitale), quest’ultima
modulata con basse frequenze. Le potenze di emissione, dai terminali
telefonici, raggiungono 25 W al massimo.
In questo panorama che, da un lato, pone la collettività di fronte ad una
nuova, quanto affascinante, forma di comunicazione telefonica e,
dall’altro, vede gli enormi investimenti nel settore delle industrie
delle telecomunicazioni, si assiste ad una preoccupante sottovalutazione,
da parte sia degli utenti del servizio che, cosa più grave, dei
produttori, degli eventuali effetti sanitari legati all’utilizzo di
questa forma innovativa di comunicazione telefonica.
Un campanello di allarme, in tal senso, è costituito dalle seguenti
dichiarazioni dell’ufficio federale tedesco per la protezione dalle
radiazioni : "Nei prossimi anni, il numero dei telefoni cellulari
crescerà in tutto il mondo ed in particolare nella Repubblica Federale
Tedesca. Tale sviluppo porta, come conseguenza, un forte aumento dell’elettrosmog
ad alta frequenza. Nel caso che i telefoni cellulari provochino dei danni
sanitari, una gran parte della popolazione potrebbe esserne colpita. A
questo si aggiungono i possibili danni provocati dalle stazioni di
trasmissione."
Dall’analisi dei possibili danni alla salute, derivanti dalle microonde
e, più in generale, dalle radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza,
si è messo in evidenza come l’interazione tra l’organismo esposto e
l’energia trasportata dall’onda produca effetti variabili con la
frequenza delle radiazioni. E’ stato segnalato il fenomeno che, per
particolari frequenze dell’onda incidente, produce concentrazioni
dell’energia in zone circoscritte del corpo (hot spots o punti caldi).
L’ausilio delle reti digitali per le comunicazioni radiomobili, genera,
evidentemente, un maggior risalto circa il problema dei punti caldi, in
quanto la potenza emessa dal terminale radiofonico è commisurata alla
qualità dell’ascolto e, inoltre, l’antenna del telefonino è molto
prossima alla testa. E’ quindi maggiore il rischio che le onde, che
interferiscono con il cranio e con i suoi organi (occhi, orecchie,
cervello), generino un incremento delle temperatura, e di conseguenza
un’influenza negativa sulle cellule dei tessuti irradiati.
I costruttori di apparecchiature cellulari, d’altronde, non garantiscono
l’assenza di effetti sanitari sull’uomo, e, a tal proposito, la
"Commissione di difesa dalle radiazioni non ionizzanti" tedesca
ha prodotto un opuscolo informativo sulla protezione dalle radiazioni
elettromagnetiche indotte dai cellulari.
Questo documento afferma testualmente: "non esistono esperienze sul
lungo periodo riguardanti gli effetti sull’uomo dell’inquinamento
elettromagnetico ad alta frequenza e bassa intensità. Tali ricerche non
potrebbero, obiettivamente, essere presenti, in quanto, per indagini reali
circa questi argomenti, molti soggetti dovrebbero essere sottoposti, per
molto tempo, alle radiazioni realmente presenti..."
Alla luce di questa documentazione, la Commissione esorta vivamente gli
utenti del servizio radiomobile a non usare il telefonino se non per
questioni importanti e per tempi brevi. La Commissione medesima consiglia,
inoltre, di tenere la testa a una distanza di sicurezza dal cellulare che
varia col tipo di rete utilizzata e con la potenza di trasmissione
dell’apparecchio.
La corretta osservanza di queste note precauzionali dovrebbe assicurare
l’assenza di fenomeni termici e di riflesso di lesioni dei tessuti a
stretto contatto con l’antenna. Di seguito è riportata la tabella con
le distanze minime consigliate.
FREQUENZA
|
POTENZA
MASSIMA
|
DISTANZA
MINIMA
|
450
MHz analogico
900 MHz analogico
900 MHz digitale (GSM)
1800 MHz digitale (DCS 1800)
|
Fino
a 0.5 w
Fino a 1 w
Fino a 5 w
Fino a 20 w
Fino a 0.5 w
Fino a 1 w
Fino a 5 w
Fino a 20 w
Fino a 2 w
Fino a 4 w
Fino a 8 w
Fino a 20 w
Fino a 1 w
Fino a 2 w
Fino a 8 w
Fino a 20 w
|
Nessuna
distanza
Circa 4 cm
Circa 20 cm
Circa 40 cm
Nessuna distanza
Circa 5 cm
Circa 25 cm
Circa 50 cm
Nessuna distanza
Circa 3 cm
Circa 3 cm
Circa 8 cm
Nessuna distanza
Circa 3 cm
Circa 7 cm
Circa 12 cm
|
L’Agenzia
federale tedesca per la difesa dalle radiazioni, oltre alle precedenti
raccomandazioni, circa le distanze minime consigliate, precisa che i
costruttori di terminali radiomobili dovrebbero fare in modo che i
cellulari in funzione in prossimità del corpo, non emettano energia ad
alta frequenza i cui effetti sul corpo siano quelli nefasti, già
analizzati (cateratta, disturbi cerebrali).
Nella sfera degli effetti non termici, vanno segnalate le dichiarazioni
del dott. Karl-Einz Braun Von Gladiß, in occasione del congresso
internazionale sull’elettrosmog, tenutosi ad Hannover nel 1993.
"I processi vitali vengono regolati tramite impulsi elettromagnetici,
la cui intensità è addirittura minore alla soglia di rumore considerata
in elettronica. Tutti i processi non volontari del nostro corpo, le
funzioni del sistema vegetativo, dei bioritmi e dell’equilibrio, sono
pilotati da segnali elettromagnetici. Una molteplicità di disturbi sono
generati dalla distorsione dei campi elettromagnetici naturali e
dall’influenza sui loro rapporti naturali (interferenza fisiologica).
Negli esseri umani, la funzionalità, al massimo del rendimento, dei
processi vitali non volontari è garantita, in natura, dall’assenza
della percezione sensoriale nel campo delle frequenze non visibili.
Le sorgenti antropiche di radiazioni elettromagnetiche operano in un campo
di frequenze che rientra in quello in cui, attraverso impulsi naturali, si
concretizza la regolazione dei processi vitali.
La permanente esposizione ad onde elettromagnetiche può essere causa di
molteplici sintomi tra i quali insonnia, emicrania, disturbi cardiaci,
irritabilità, modificazioni comportamentali, depressione, disturbi
ormonali ecc.
Se la risposta dell’organismo a questa esposizione cronica fosse, ad
esempio, l’ingrigimento dei capelli, si avrebbe una chiara relazione
causale tra esposizione ai campi e sintomatologie indotte; purtroppo, nel
caso dei campi elettromagnetici, gli effetti non risultano avere carattere
di specificità, ma si sviluppano tramite schemi e patologie che risultano
riflessivi di fattori di stress analizzati nel corso di diagnosi
patologiche millenarie. Sono, questi, sintomi la cui presenza è
ricorrente anche in occasione di altre cause come infezioni, stress
psichico, avvelenamento ecc.
Gli effetti di queste esposizioni si concretizzano, in maggior parte,
nella variazione di funzionalità di alcune zone cerebrali che controllano
gli organi dell’equilibrio ed il sistema vegetativo, ovvero tutte quelle
funzioni del corpo i cui meccanismi di azione non sono volontari. E’
quindi evidente che, in presenza di sorgenti artificiali di campi
elettromagnetici, si possono generare disturbi del sistema circolatorio,
del ritmo circadiano, della regolazione ormonale e altre funzioni simili,
la cui gestione è regolata automaticamente e che risultano essere in
stretta relazione con fattori esterni di origine elettromagnetica".
Il commento del dott. William Ross Adey, uno dei maggiori ricercatori del
VA Medical Centre a Loma-Linda California, circa l’esposizione a
sorgenti elettromagnetiche artificiali, appare molto significativo, nel
contesto delle precedenti osservazioni. "...non è solo speculazione
il fatto che i sistemi biomolecolari reagiscano anche a campi
elettromagnetici di debole intensità e la circostanza che il
riscaldamento dei tessuti non è in alcun modo alla base di tale
influenza".
Lo stesso Adey è del parere che gli effetti sugli organismi umani dei
campi elettromagnetici ad alta frequenza si manifesterebbero influenzando
i seguenti organi:
- il sistema immunitario (ad es. attività dei linfociti T)
- lo sviluppo del feto durante la gestazione
- i recettori delle membrane cellulari
- la crescita delle cellule e la sua regolazione
- la ghiandola pineale, ovvero l’organo del sistema endocrino che
gestisce i rapporti tra le funzioni cerebrali ed il sistema ormonale.
Le apparecchiature cellulari non determinano solo influenze a livello
biologico, ma costituiscono ulteriore motivo di preoccupazione in quanto
la loro natura, elettromagnetica, può inficiare il corretto funzionamento
di altre apparecchiature. Il problema della compatibilità
elettromagnetica è molto sentito in questi ultimi anni, soprattutto per i
problemi tecnici che i terminali radiomobili possono generare in alcune
classi particolari di macchine, come, ad esempio, gli elettrostimolatori
cardiaci (pace-maker), le apparecchiature per la dialisi ed altri
strumenti medici.
Al riguardo, è da segnalare il caso della Scandinavia dove, nella maggior
parte degli ospedali, è proibito l’uso di telefoni cellulari. Problemi
di questa natura sono stati lamentati dai produttori di protesi acustiche
i quali, presso la Commissione Europea, hanno denunciato l’esistenza di
disturbi avvertibili anche a 3-5 metri di distanza. E’ poi noto il caso
delle compagnie aeree le quali, in seguito a problemi di interferenza tra
i segnali emessi dai telefonini e i sistemi di controllo del volo, hanno,
nella loro quasi totalità, proibito l’utilizzo di tali apparecchi.
Altre apparecchiature di uso comune come computer, hi-fi, registratori di
cassa, televisori, elettrodomestici o, addirittura, i sistemi elettronici
per automobili, possono subire l’influenza delle microonde emesse dai
telefoni cellulari.
Alla luce di quanto in precedenza analizzato, emerge chiaramente come gli
enormi capitali investiti nel campo della telefonia cellulare e i futuri
sviluppi economici costituiscano un freno notevole ai fini del
riconoscimento delle pericolose conseguenze sanitarie e dei problemi
tecnici. Infatti, nel caso venissero adottate serie misure precauzionali e
provvedimenti sanatori di situazioni in essere, e non solamente nel campo
delle alte frequenze, numerosi paesi potrebbero avere ripercussioni
notevoli a livello economico. Fortunatamente la mobilitazione popolare sta
prendendo maggiore consistenza, soprattutto all’estero, in relazione,
anche, a questi problemi; sempre più cittadini, infatti, si stanno
adoperando affinché siano bloccate le installazioni di ripetitori per
telefonia cellulare, e a tal fine risultano numerose le denuncie ed i
ricorsi agli organi giudiziari preposti.
Appare importante, in questo senso, il seguente pronunciamento del
tribunale amministrativo di Gelsenkirchen (Germania), del 18 febbraio del
1993 (5L 3261/92): "...è convinzione di tale corte, che, in base
alle attuali conoscenze, deve essere considerata la possibilità che
l’uomo, a causa degli effetti non termici dei campi ad alta frequenza
modulati a bassa frequenza della rete D1 (Rete Cellulare Tedesca), possa
ammalarsi e che tale probabilità cresca col numero delle esposizioni; il
momento dell’apparire dei sintomi, il tipo ed il decorso delle malattie
è, tuttavia, completamente imprevedibile come pure le possibilità di
ristabilimento". Nel documento viene, inoltre, affermato: "...in
virtù dei qui descritti riferimenti alla costituzione, la considerazione
degli interessi determinanti deve portare come conseguenza una
interruzione temporanea della rete telefonica cellulare D1".
Risanamento
delle situazioni di inquinamento elettromagnetico; rilevamento e bonifica
top
La prima, e più logica,
precauzione che si può adottare consiste nell’allontanamento di tutte
le possibili fonti di inquinamento elettromagnetico (apparecchi elettrici,
cavi, impianti elettrici). In presenza di manifestazioni patologiche,
sarebbe consigliabile far effettuare delle misurazioni strumentali negli
spazi abitativi, tese ad individuare, ed eventualmente eliminare, le cause
di inquinamento. Questa opportunità di risanamento è confortata dal
repentino miglioramento sanitario, dei soggetti colpiti, osservato in
migliaia di casi, che si è manifestato come conseguenza della bonifica.
In tabella riportiamo un elenco delle cause più comuni di elettrosmog,
dei loro effetti sanitari e delle contromisure tipicamente applicabili.
Questi dati sono il risultato di oltre 3500 rilevamenti effettuati, in
ambienti di vita e occupazionali, dalla S.I.R.E. (Società Internazionale
Ricerca Elettrosmog) e dall’Istituto di Bioarchitettura di Rosenheim.
Prodotto
o impianto
Elettronico
|
Disturbi
alla salute indotti o incrementati
|
Rimedi
|
Coperte
elettriche
|
Disturbi
del sonno, emicranie,disturbi delle funzioni cardiache, fobie,
depressione, irritabilità, rischi per il feto o per la
partoriente
|
Utilizzare
la coperta per scaldare il letto e staccare poi la spina al
momento di coricarsi
|
Lampade
ad incandescenza
|
Cefalee,
rischio di tumore al cervello, disturbi alla vista, difficoltà
di concentrazioni, astenia, irritabilità, impotenza
|
Distanza
minima consigliata 1.5 m. Non utilizzare per quanto possibile,
lampade ad incandescenza
|
Forni
a microonde
|
Carenze
visive, immunodeficienza, rischi per la gestante ed il feto,
rischio di neoplasie
|
Distanza
minima dall’apparecchio in funzione: 2 metri
|
Radiosveglia
elettrica
|
Problemi
di insonnia, alterazione del ritmo cardiaco, rischio di
neoplasie cerebrali, cefalee mattutine
|
Distanza
minima 1.5 metri. Utilizzare sveglia a batteria
|
Linee
ad alta, media, bassa tensione
|
Insonnia,
mal di testa, irritabilità, rischi per la gestante ed il feto,
fobie, rischi di tumori solidi e liquidi, alterazione del ritmo
cardiaco, depressione, formicolii
|
E’
necessario un rilevamento specifico per determinare i possibili
rischi, e i rimedi conseguenti
|
Televisori
|
Cefalea,
ansia, disturbi visivi
|
Distanza
minima: 2 m
|
Telefoni
cellulari, walkie-talkie, telefoni senza fili
|
Possibili
lesioni cerebrali, disturbi visivi, cateratta, alterazioni
metaboliche e comportamentali
|
Mantenere
la distanza più grande possibile dall’antenna, telefonate
brevi
|
Computer,
macchine da scrivere elettriche
|
Cefalee,
problemi gastrici, rischio per le gestanti e il feto, neoplasie
gastroenteriche, difficoltà di concentrazione, depressione,
alterazioni ormonali, allergie, disturbi visivi
|
Distanza
il più possibile elevata, osservare pause orarie, usare schermi
a bassa emissione
|
Materasso
ad riscaldabile
|
Insonnia,
mal di testa, tremore, alterazione delle funzioni cardiache,
irascibilità, astenia, depressione, fobie
|
Riscaldare
il materasso prima di coricarsi e poi staccare la spina
|
Macchine
da cucina, ferri da stiro, macchina da cucire
|
Disturbi
del sistema nervoso, alterazioni cardiache, disturbi
intestinali, vertigine, fobie e depressione
|
Utilizzare
apparecchiature dotate di messa a terra, fare molte pause e al
termine dell’utilizzo staccare la spina
|
Lampade
alogene
|
Rischi
di leucemie e tumori cerebrali, immunodeficienze, disturbi alla
vista
|
Distanza
minima: 1.5 metri
|
Letti
elettrici
|
Insonnia,
cefalea mattutina, disturbi cardiaci, dolori reumatici,
irascibilità, formicolii, fobie, depressione, astenia
|
Installare
un disgiuntore di corrente
|
Riscaldamento
elettrico e scaldabagni
|
Ansia,
cefalee mattutine, insonnia, fobie, depressione, alterazioni del
ritmo cardiaco
|
Distanza
minima. Amche dal cavo di corrente 1.5 m
|
Trasformatori
ad alta tensione, cavi elettrici sottorranei salvavita
|
Insonnia,
mal di testa, disturbi del sistema nervoso, formicolii, disturbi
cardiaci, astenia disturbi comportamentali, difficoltà di
concentrazione
|
E’
necessario un rilevamento specifico per determinare i possibili
rischi e i rimedi conseguenti
|
Babyphon
|
|
Distanza
minima 2 metri, limitare l’uso di questi apparecchi
|
Lampade
da scrivania o comodino
|
Cefalee,
disturbi nervosi, difficoltà di concentrazione
|
Utilizzare
solo lampade dotate di messa a terra
|
I dati
riportati si riferiscono agli apparecchi più diffusi sul mercato. Solo
una misurazione strumentale può dare indicazioni più dettagliate, circa
le cause di elettrosmog negli ambienti di vita e sulle intensità di
esposizione. Basta un poco di attenzione, nell’analisi di circostanze
specifiche, per sanare una situazione di inquinamento pericolosa. Ad
esempio è da non sottovalutare, nel collegamento alla rete elettrica di
un apparecchio, la polarità della spina, collegata al circuito. Se
l’interruttore (unipolare) dell’apparecchio si trova collegato alla
fase in cui passa corrente la situazione è sicuramente più favorevole
che non nel caso di collegamento al conduttore di ritorno (neutro):
l’apparecchio ed il cavo emettono campi elettrici inferiori rispetto al
caso di collegamento dell’interruttore, al neutro.
Con l’ausilio di un rilevatore di campi elettrici si può evidenziare la
situazione nella quale il campo è inferiore e, quindi, agire di
conseguenza. Negli Stati Uniti, a questo scopo, sia le spine degli
apparecchi che le prese dell’impianto elettrico sono dotate di contatti
e fori morfologicamente diversi; in tal modo, il collegamento può
avvenire solo nel modo corretto.
Circa la formazione dei campi elettromagnetici, da parte di installazioni
elettriche, una drastica riduzione, circoscrizione o eliminazione dei
campi stessi è ottenibile con i seguenti accorgimenti:
schermature.
realizzazione e disposizioni particolari delle installazioni.
disgiuntori.
Analizziamo queste misure singolarmente.
Schermature
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Un’opinione diffusa e,
parimenti, errata consiste nel fatto che un decremento del campo
elettromagnetico sia ottenibile diminuendo il potenziale elettrico di un
apparecchio. Da un punto di vista tecnico questa strada è facilmente
percorribile, stante l’esistenza di apparecchiature elettriche a
tensione di esercizio pari a 6 V, 12 V, 24 V, mentre da un punto di vista
sanitario, nulla è più inutile: infatti, al diminuire della tensione di
utilizzo, aumenta, a parità di potenza assorbita, la corrente elettrica e
il campo magnetico. Come sappiamo, il campo magnetico, a differenza di
quello elettrico, è difficilmente schermabile, (sia dal punto di vista
tecnico che economico), e inoltre diventa più intenso all’aumentare
della mutua distanza dei cavi elettrici di alimentazione.
E' possibile però, allorquando si pianifica il progetto di
un’abitazione, adottare semplici accorgimenti che consentono una
riduzione notevole dei campi elettromagnetici. Per le situazioni abitative
già esistenti, spesso disastrose sotto questo punto di vista, non è
difficile trovare cavi elettrici nelle pareti che, col passare del tempo,
hanno perso le loro capacità isolanti; questa circostanza favorisce la
dispersione di correnti parassite nelle mura, con conseguente formazione
di campi elettrici di notevole intensità. Quando si manifestano queste
situazioni, è consigliabile rinnovare l’impianto elettrico dotandolo di
un’efficace messa a terra: se ciò non fosse, per qualsiasi motivo,
possibile, si possono tinteggiare le pareti con vernici a base di sostanze
conduttrici le quali, tuttavia, offrono una schermatura solo per i campi
elettrici. Per i campi magnetici, si possono utilizzare materiali speciali
(ad es. mumetal) reperibili presso negozi specializzati. Occorre tenere
presente, comunque, che questi materiali non hanno efficacia del 100 % e,
quindi, il loro utilizzo deve essere limitato ai soli casi in cui non si
presenta alternativa tecnica e/o economica.
Esistono, altrimenti, in commercio, delle coperte schermanti da mettere
sul letto per difendersi dai campi elettrici. In questo caso, bisogna fare
molto attenzione al corretto uso di questa coperta: in primo luogo,
bisogna assicurare la messa a terra della coperta affinché questa risulti
realmente efficace; bisogna, poi, fare molta attenzione alla provenienza,
in quanto a localizzazione della sorgente, del campo elettrico poiché
l’azione della coperta può risultare nulla o, addirittura, negativa nel
caso in cui la fonte di inquinamento (ad es. una prolunga) si trovi sotto
il letto, e la coperta schermante sopra le persone che dormono. In questo
caso, infatti, le linee di forza del campo elettrico saranno attirate
dalla coperta, e il corpo dei malcapitati sarà investito da un intenso
campo elettrico. Quando, invece, la sorgente del campo si trova al di
sopra della coperta schermante, il dormiente, che ovviamente riposa sotto
la coperta, è in posizione neutra.
In commercio esistono, anche, cavi schermati che impediscono la formazione
dei campi elettrici intorno ad essi: l’utilizzo, insieme a questi cavi,
di scatole di derivazione schermate, permette di realizzare impianti che
non irradiano campi elettrici all’interno dell’abitazione; ciò
rappresenta un provvedimento efficace purché, ovviamente, non si
utilizzino prolunghe che vanificherebbero lo sforzo tecnico ed economico
sostenuto. Per le case già costruite si consiglia l’utilizzo di un
disgiuntore di corrente (vedi oltre).
Realizzazione delle installazioni
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Qualora sia possibile, nella progettazione di un
appartamento, pianificare l’impianto elettrico, sarà bene far passare i
cavi elettrici solo in alcune pareti; ad esempio, nel caso di appartamenti
comunicanti è consigliabile utilizzare le pareti comuni per il transito
dei cavi elettrici, posizionando in prossimità delle mura libere le zone
"vita" corrispondenti a:
zona letto della camera matrimoniale
zona letto della camera dei bambini
zona soggiorno ove sarà collocato il divano
Ovviamente, tali zone dovranno essere sgombre da qualsivoglia
apparecchiatura elettrica che possa produrre inquinamento
elettromagnetico. Si ricorda, inoltre, che gli apparecchi andrebbero
collegati alla rete in modo che il loro interruttore interrompa la fase
diretta e non il neutro dei cavi di alimentazione. In questo caso,
infatti, il campo elettrico verrebbe irradiato nello spazio coperto dalla
lunghezza del filo di alimentazione, sino all’interruttore; qualora,
invece, l’interruttore agisse sul neutro, il campo elettrico
irradierebbe lungo tutta la lunghezza del conduttore di alimentazione
dell’apparecchio. Per la soppressione dei campi elettrici si possono
utilizzare, altrimenti, cavi schermati.
Disgiuntori
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Nelle camere ove si pernotta è consigliabile l’installazione di un
disgiuntore di corrente. Questo dispositivo disalimenta, annullando la
tensione elettrica, tutte le apparecchiature o le prese collegate, quando
non sono in funzione. Il potenziale elettrico viene ripristinato
allorquando si infila la spina o si accende l’apparecchio. Viene, in
questo modo, evitata la produzione di campi elettrici e magnetici quando
gli apparecchi non sono in funzione. Per l’applicazione di questo tipo
di protezione, la zona in questione deve possedere un’alimentazione
propria. In commercio esistono due tipologie di disgiuntori:
1.disgiuntori unipolari, collegati ad una sola fase.
Poiché nella casa possono esistere circuiti non collegati al disgiuntore
e, quindi, in tensione, potrebbero essere indotte, nei circuiti collegati
al disgiuntore, delle tensioni. Queste tensioni indotte dipendono dalla
mutua distanza tra circuito indotto e induttore e dal grado di
collegamento a terra, di tali circuiti. La presenza di un buon impianto di
terra è, quindi, fondamentale in questo caso.
2.disgiuntori bipolari, collegati sia alla fase che al
neutro.
In generale, sono da preferire disgiuntori unipolari. Bisogna curare,
inoltre, molto bene l’isolamento delle parti elettriche del disgiuntori,
in quanto anche una piccola corrente di dispersione può provocare un
mancato funzionamento dell’apparecchio. Va segnalato, poi, che non tutti
i dispositivi elettrici possono essere inseriti in circuiti serviti da
disgiuntori; in particolare tutti quegli apparecchi che richiedono una
bassa corrente all’atto dell’innesco potrebbero, nel caso in cui tali
correnti non raggiungessero la soglia di taratura del disgiuntore, non
accendersi. Inoltre il disgiuntore non potrà funzionare se, alla rete in
cui questi sono collegati, vengono inseriti apparecchi che hanno un
funzionamento continuato. E’ evidente, quindi, che sveglie elettriche,
radiosveglie e qualsiasi altra apparecchiatura che necessita di
un’alimentazione permanente non può essere presente in tali luoghi.
Alla luce di tutte le situazioni prospettate è comunque importante, onde
evitare di incorrere in errori banali, chiedere la consulenza di un
esperto che realmente inquadri la situazione di inquinamento
elettromagnetico e consigli le più idonee contromisure, (sia da un punto
di vista tecnico che economico), garantendo, al tempo stesso,
l’efficacia delle soluzioni adottate.
GREENPEACE ha chiesto all'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas di
inserire il costo del risanamento sostituendo l’onere nucleare che
abbiamo pagato da sempre nelle bollette dell’energia elettrica che
continuiamo a versare ad ENEL.
GREENPEACE chiede un onere elettromagnetico con cui si abbiamo delle
risorse per pagare il risanamento delle situazioni drammatiche di
inquinamento elettromagnetico causate dagli elettrodotti ENEL e su cui
l’azienda di stato in via di privatizzazione non intende assumersi
nessuna responsabilità per il rimedio del danno da lei causato.
GREENPEACE ed il coordinamento ALCE hanno elaborato delle stime economiche
sul risanamento che verrebbe a costare compatibilmente con le cifre
fornite da ENEL, (principale gestore elettrico in Italia), attorno ai
100.000 miliardi.
Ripartendo gli investimenti in 10 anni, con un meccanismo che chiami in
causa lo Stato per un 30%, l'ENEL per un 30%, ed i cittadini per il
restante 40%, si avrebbe un costo di circa 20.000 lire all'anno a famiglia
per 10 anni. Infatti si potrebbe inserire nella Legge Finanziaria 2000 la
tipologia di intervento e le linee guida e poi programmare gli
investimenti degli anni a venire e, per la parte a carico dei cittadini,
basterebbe agire sulla tariffa. Si potrebbe inserire a fianco degli
inutili e scandalosi oneri nucleari, un onere "elettromagnetico"
per il risanamento delle situazioni pregresse che necessitano per motivi
sanitari di una rapida soluzione.
Ad oggi la rete elettrica che con il Decreto Bersani del 19 febbraio 1999
resta di "nuda proprietà" di ENEL vale così come è circa
6.000 Miliardi di lire. Quando ENEL avrà steso lungo tutti gli
elettrodotti le fibre ottiche della telefonia fissa di Wind la rete varrà
20.000 Miliardi di lire. La manutenzione della rete e la gestione
competono secondo lo schema del decreto Bersani allo Stato Italiano.
Fonte: Greenpeace,
articolo di Aldo Iacomelli)
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