Posti
al largo del Mar della Cina, nello stretto che collega il Giappone a
Formosa e sommersi a 25 metri sotto il livello del mare, rappresentano per
gli scopritori la testimonianza di una civiltà vissuta oltre 10.000 anni
fa. Le costruzioni,
di enormi dimensioni, hanno suscitato eccitazione e sgomento nella comunità
archeologica internazionale. Le caratteristiche architettoniche di quella
che può essere considerata una colossale struttura, di grandezza
paragonabile a quella della piramide di Cheope, sono accostabili alle
costruzioni mesopotamiche chiamate Ziggurat, piramidi a gradoni,
tipiche dell'area medioorientale. Non possono quindi essere associate a
niente che abbia a che fare con le culture nipponica e cinese a noi note.
In precedenza nessuno aveva fatto caso alla presenza di queste costruzioni
ed il professar Kimura è stato il primo ad aver capito che la struttura
non era opera della natura, bensì dell'uomo. Inoltre, nella stessa zona,
ritrovamenti di altre costruzioni si sono aggiunti alla scoperta
principale, a conferma che, sommerso a poche decine di metri sotto la
superficie marina, un intero complesso architettonico era in attesa di
essere scoperto e fornire una nuova chiave di lettura alla storia della
civiltà orientale e mondiale. Al sito sottomarino si sono interessati
anche il geologo Robert Schoch e l'egittologo John Antony West,
sostenitori dell'esistenza di Atlantide e consulenti per gli approfonditi
studi di Robert Bauval e Graham Hancock, che hanno considerato la
struttura opera della natura. Ma Kimura ha replicato a queste
affermazioni. "Se i gradoni fossero il risultato dell'erosione
causata dalle correnti marine ha dichiarato Kimura lo stesso
fenomeno sarebbe leggibile anche sulle rocce circostanti. La scoperta di
ciò che sembra essere una strada che cinge l'intero complesso, conferma
che è solo opera dell’uomo". Dopo che le immagini del luogo
sono state divulgate, Schoch e West hanno dovuto ammettere il loro errore.
Una piramide di 10.000 anni fa
Una
certa agitazione regna fra gli studiosi giapponesi, in quanto le analisi e
gli studi sembrano confermare che il complesso sottomarino di Ryukyu ha
strette relazioni con le rovine precolombiane ed egiziane.
Forse si trattava di un sito
religioso e cerimoniale che non ha corrispondenze con nessun'altra
architettura sacra dell'estremo Oriente e che si lega invece a siti
archeologici presenti in altre parti del mondo. In particolare, l'intero
complesso sottomarino come progetto architettonico è sorprendentemente
simile alla città Inca di Pachacamac in Perù. Il professar Kimura si
dichiara convinto che il tutto è opera di un popolo molto intelligente
"con un alto grado di conoscenza tecnologica e di cui finora non
avevamo nessuna traccia". Anche l'età stimata del complesso
lascia perplessi; Teruaku Ishi, docente di geologia all'Università di
Tokio, sostiene che la Piramide sommersa potrebbe risalire almeno
all'ottomila a.C.. Altri studiosi la retrodatano addirittura al 12.000
a.C.; come dire, più antica delle piramidi d'Egitto. La corrispondenza
architettonica tra le strutture sommerse di Okinawa e i templi egiziani,
mesopotamici e mesoamericani pone sul tavolo le argomentazioni che gli
studiosi di paleoastronautica hanno sino ad oggi avanzato e che molti
archeologi solo ora iniziano a prendere in considerazione: vale a dire la
presenza di una civiltà planetaria molto evoluta, antecedente il diluvio,
Atlantide o la leggendaria Mu, (oppure ciò che i giapponesi chiamano la
mitica Onogorojima) della cui cultura prediluviana si trovano
tracce nei monumenti megalitici sparsi un po' ovunque nel mondo. Il fatto
che la Piramide di Ryukyu sia posta sotto il livello delle acque è un
indizio consistente del fatto che la civiltà che la eresse scomparve con
il diluvio.
Ingegneria antidiluviana
Una civiltà che in un lontano
passato dovette esercitare una grossa influenza su tutto il globo
terracqueo.
Non
sono altrimenti spiegabili le notevoli analogie tra le costruzioni
peruviane e boliviane e quelle giapponesi. Non è noto a molti infatti che
anche in Giappone sono state ritrovate piramidi a facce levigate. Il 19
ottobre 1996 una spedizione archeologica ha scoperto nel nord del
Giappone, nell'isola di Honsu, in località Hang sul monte Kasagi, una
piccola piramide monolitica e simmetrica, versione in miniatura della
piramide di Cheope. Formata da un unico blocco granitico, misura 4,70
metri di base per 2,20 di altezza e rappresenta un elemento architettonico
del tutto sconosciuto in Giappone; sino ad oggi almeno. La piccola
piramide giapponese non è la sola struttura apparentemente inconsistente
con la classica architettura del Sol Levante. Molti dei lettori
conosceranno le costruzioni peruviane della città di Cuzco con il suo Curichanca,
il recinto d'oro, e la vicina Sacsayhuaman ancora caratterizzata da
lunghe file murarie. L’ingegneria inca era contraddistinta dalla capacità
di saper assemblare blocchi monolitici e giganteschi con una tecnica ad
incastro che non ha corrispettivi validi in epoca moderna. Queste
costruzioni hanno vinto la sfida del tempo, superando anche forti eventi
sismici, pur essendo costruite senza alcun cementificante. Il segno di una
tecnica superiore ancora oggi enigmatica. Il sistema ad incastro non è
solo prerogativa del centrosud America. Le piramidi e i templi egiziani,
la piattaforma del tempio di Baalbek in Libano, le fondamenta del tempio
di Gerusalemme, oggi visitabili dalla parte cristiana della città sacra
presentano la stesse caratteristiche, da molti ricercatori addebitabili ad
una cultura antecedente il diluvio, in un periodo compreso tra il 10.000 e
il 15.000 a.C.. Peculiarità incredibilmente presenti nelle mura di cinta
del palazzo imperiale di Tokio, anch'esse formate da blocchi monolitici
perfettamente incastrati l'uno nell'altro, come per le costruzioni inca e
caratterizzate dalla medesima tecnica ingegneristica. Tra i resti del
palazzo è stata inoltre trovata una piccola porta, versione in scala
ridotta della Porta del Sole di Tiahuanaco in Bolivia, e come quest'ultima
sovrastata da un idolo il cui originale è stato distrutto dai bulldozer
durante gli scavi. È una statua, per stile, assimilabile agli idoli a
tutto tondo peruviani. Il sistema con cui è assemblata la porta,
caratterizzato da tre blocchi monolitici, sembra collegarla ai Dolmen
europei e soprattutto ai Triliti che formano l'intero complesso di Stonehenge.
I menhir di Nabeyama
Se, infatti, le recenti scoperte
archeologiche hanno rivelato incredibili corrispondenze con monumenti
americani, medioorientali ed egiziani, colpisce il fatto che anche
l'architettura bretone e celtica, trovi i suoi corrispettivi in Giappone.
Nella foresta di Nabeyama sono stati rinvenuti, sempre nel 1996, due Menhir
affiancati, elementi del tutto sconosciuti alla cultura giapponese. Si è
appurato che i megaliti dell'antica cultura neolitica europea e bretone in
particolare avevano lo scopo di segnalare, come un vero calendario, i
principali eventi astronomici, dalle eclissi ai solstizi, e su questi le
popolazioni scandivano il loro ritmo di vita. Gli studiosi di
paleoastronautica sapranno che il tempio megalitico bretone di Stonehenge
ha un'origine ancora oscura e la sua data di costruzione viene
continuamente anticipata. Anche in Egitto è stata scoperta, proprio
quest'anno, una struttura simile, risalente al 7000 a.C., formata da
monoliti di 3,6 metri di diametro e oltre 2 metri d'altezza disposti in
circolo e perfettamente allineata nordsud, estovest e con
il solstizio d'estate. Il fatto che queste costruzioni siano presenti in
luoghi così distanti e in tre continenti differenti, Asia, Europa ed
Africa, riconduce alle stesse ipotesi formulate per le costruzioni
piramidali nipponiche. Una cultura sviluppata ha agito da impronta a
livello planetario in un lontano passato, per poi sparire improvvisamente.
La radice comune
Se queste costruzioni si
trovassero in Perù o in Bretagna, nessuno avrebbe dubbi sulla loro
origine. Che significato dare a queste perfette corrispondenze? La
risposta deve per forza di cose considerare che America, Asia ed Europa
furono in un lontano passato legate da una cultura estremamente evoluta.
La presenza in terra giapponese di questo tipo di architettura conferma
che Atlantide deve essere realmente esistita e che essa estese il suo
dominio anche in Estremo Oriente o quanto meno influenzò con la sua
conoscenza le popolazioni vicine. È un dato di fatto che sta emergendo
con forza grazie alle nuove scoperte, molto più di quanto ancora gli
archeologi siano pronti ad ammettere. Come si spiegherebbe altrimenti
l'esistenza in Giappone di elementi estranei alla cultura estremo
orientale, ma perfettamente inseribili in contesti culturali così lontani
quali quelli precolombiani, medioorientali ed europei? Se il Giappone
nella sua storia conosciuta mai venne a contatto con queste popolazioni,
dove va cercata la radice comune? Probabilmente in una realtà cancellata
dalle acque devastatrici di una catastrofe di 10.000 anni fa, che solo ora
sta restituendoci un'antica memoria storica sepolta nel buio dei secoli.
La Lemuria di Francis Drake
Che il Giappone facesse parte,
migliaia di anni fa, di un antico impero scomparso, era già stato
ipotizzato nel 1968 da W. Raymond Drake nel suo libro Spacemen in
the Ancient East, in cui il Sol Levante viene inserito all'interno
dei continente di Lemuria. Drake scrive che i primi coloni del Giappone
erano uomini di razza bianca, custodi della conoscenza lemuriana. La
bandiera del Sole nascente, simbolo dei Giappone, rappresenterebbe ancora
il sacro simbolo di Lemuria. "Come gli lndù, i Cinesi e gli
Egiziani, i Giapponesi hanno avuto ben dodici dinastie di imperatori
divini afferma Drake che hanno regnato per 18.000 anni,
suggerendo una dominazione di origine cosmica. Gli etnologi concordano sul
fatto che i primi antenati dei Giapponesi erano uomini bianchi che
soggiogarono gli autoctoni Ainu, oggi quasi dei tutto scomparsi, iniziando
così la stirpe Yamato. Analisi linguistiche suggeriscono che la lingua
giapponese ha affinità con il babilonese". Ciò conferma che non
sono i soli monumenti a fornire le tracce di una radice culturale comune
di epoca antidiluviana tra le popolazioni dell'antichità.
Anno di
pubblicazione: 2002 - © di Adriano
Forgione
Fonte: Notiziario UFO n. 20 (Settembre 1998)
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